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Autore: Jay_Blackie    04/02/2015    2 recensioni
"Ciao." Mi saluti con la tua voce innocente. "Come ti chiami?"

Io sospiro esasperato. "Mi chiamo Kei, te l'ho detto migliaia di volte."
Anche il tuo nome è Kei, lo so, non ho bisogno che tu me lo dica.
xXx
"Ti piace la pallavolo?"
"Non particolarmente."
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!!SPOILER!! Se non avete letto il manga fino al campo di allenamento estivo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kei Tsukishima
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il tuo nome è Kei

 

 

Apro gli occhi ancora una volta e sei qui, come sempre.


Sei ancora un bambino. Occhi grandi e pervasi di emozioni, un paio di occhiali neri che li incorniciano, capelli biondi sempre spettinati e sul volto un'irritante espressione di disappunto.

Ti ho forse deluso? Non mi importa e in ogni caso la colpa non è mia.

“Ciao.” Mi saluti con la tua voce innocente. “Come ti chiami?”

“Mi chiamo Kei, te l'ho detto migliaia di volte.”
Mi fai vedere la lingua, poi ridi come se questo fosse un gioco.

Anche il tuo nome è Kei, lo so, non ho bisogno che tu me lo dica. Potresti stare zitto, una volta tanto. Potresti lasciarmi dormire: quello sì che sarebbe un bello scherzo!


Manteniamo il silenzio per un po'; tu dondoli le gambine magre dalla sedia in cui sei seduto, scrutandomi con occhi infantili.


“Ti piace la pallavolo?” Mi domandi come sempre. Sembra che tu non sappia parlare d'altro; sei veramente patetico.


“Non particolarmente.” Rispondo acidamente.
 Tu mi guardi, confuso.

“Prima però ti piaceva.”

“Esatto. Mi piaceva quando ero come te. Ora la trovo abbastanza noiosa.”

Le tue sopracciglia chiare e sottili si alzano, formando piccole rughe cariche di sconforto.


“Non è possibile!” Urli. “La pallavolo è così bella! Con le tue mani puoi fare tanti punti in pochissimo tempo. Poi puoi far paura agli avversari con una bella schiacciata o un muro e poi, poi è così forte!”

Stringo la tracolla della mia borsa e aggrotto la fronte, volgendo lo sguardo lontano dalla tua espressione estasiata. La luce che brilla nei tuoi occhi mi dà sui nervi.
Cala nuovamente il silenzio. Non ho bisogno di guardarti per sapere che sei deluso dalla mia reazione.

“Se non ti piace la pallavolo...” Avanzi dopo poco; in fondo non sei mai stato un ragazzo paziente.
 ”Come mai hai una palla nella borsa?”

Non riesco a trattenere la mia sorpresa. Ai miei piedi la borsa è aperta, tu stai tirando fuori un pallone familiare. È quello che rimane chiuso nel mio armadio da anni. Me lo spingi in mano, tenendolo stretto per essere sicuro che io non lo getti via. Se non fosse per te, quel pallone sarebbe già stato abbandonato nell'immondizia.


Passano i secondi e tu non lasci la presa. Con una smorfia di disprezzo afferro il pallone, iniziando a lanciarlo in aria per poi riprenderlo. Tu mi guardi con un sorriso che ha tutta l'aria di un "te l'avevo detto".


“Vuoi giocare con me?” Domandi ancora.


“Sei proprio uno scocciatore.” Sospiro esasperato.

Nonostante ciò alzo le mani, palleggiando per farti arrivare il pallone sulla testa. Tu sorridi. Sei così contento, i tuoi occhi fanno trapelare un'allegria che non riesco a comprendere. Colpisci il pallone a tua volta ma con quelle tue braccine non riesci ad alzarlo oltre le mie spalle. Rispondo al colpo con un bagher, unendo gli avambracci per offrire una superficie più o meno piatta al pallone, il quale torna docilmente davanti al tuo viso rotondo.


Continuiamo così per qualche minuto, credo. Nel cortile dietro a casa mia risuonano i colpi dei miei bagher, a volte preceduti dai tuoi strani versetti se la palla ti sfugge. Ogni tanto ridi anche, o mi inciti. Io sono silenzioso, dopotutto sei tu che mi hai costretto a giocare. Io nemmeno volevo venire qui. Sei tu a tirarmi sempre indietro.


Improvvisamente fermi il pallone. I tuoi occhi ambrati sono spalancati, fissi sui miei, le tue labbra sottili sono curvate verso il basso.
 “Vedi che ti piace la pallavolo?”

Per poco non ringhio.


“La vuoi smettere?!” Sbotto senza badare a come fai un passo indietro per la paura.
”Non ho motivo per apprezzare la pallavolo!”

“Ma se non ti piace perché continui a praticarla?”

“Non ho detto che non mi piace! Semplicemente la trovo inutile e mi è indifferente.”


Sulla tua fronte compaiono piccole rughe di apprensione, di nuovo.


“Ma a me piace la pallavolo.” Sussurri.
La mia testa scatta di lato: non voglio più vedere quel tuo irritantissimo volto. Puoi anche insistere invano, sembrerai solo patetico.


“Io non sono te.” Sibilo a denti stretti.


Inclini la testa, confuso. “Certo che sei me.”


“Non è vero!” Odio come riesci a farmi perdere la calma. “Io sono cresciuto, ho capito cose che tu ancora neghi! Presto capirai.”

Ti strappo il pallone di mano, infilandolo brutalmente nella mia borsa e caricandola sulle spalle. Poi ti volto le spalle ed entro in casa.


È completamente vuota, buia e fredda. Con la rabbia che monta secondo per secondo mi dirigo al piano superiore. 


La porta della stanza di mio fratello è aperta. Da essa sembra scivolare fuori un buio ancora più denso. Stringo i pugni sudati e lascio cadere la borsa a terra. Lentamente mi avvicino, posando una mano sulla maniglia per aprire completamente la porta.


È vuota. Non c'è più nessuno. Akiteru è a l'Università, non torna a casa quasi mai. Giusto.
Mi rimprovero acidamente. Dopotutto, se anche Akiteru tornasse, cosa potrebbe fare? Non può cambiare la realtà e nemmeno cancellare il passato.


Mi addentro nella stanza. Sui muri si intravedono alcuni dei poster di pallavolisti di mio fratello. A terra c'è il trofeo del torneo che aveva vinto alle medie. In un angolo è buttata la maglia della sua divisa. L'intera stanza è pervasa da una pesante aria di sconfitta. Riesco quasi a sentire i singhiozzi. L'angoscia che Akiteru ha sopportato per quei tre anni sembra esondare da ogni oggetto scaraventato a terra.

Sento un triste mugolio alle mie spalle. Sei tu. Hai gli occhi lucidi, brillano nel buio. Le tue labbra tremano e il tuo respiro è affannoso.

Non ti ho mai visto piangere. Osservare le lacrime scivolare sulle tue guance, sfuggendo al tuo controllo, mi prende completamente di sorpresa. La tua voce scossa dai singhiozzi è terribilmente familiare. Possibile che non ci sia nessuno in grado di confortarti? 


Io capisco il tuo dolore. So come ti senti. So che ti senti tradito e che non è quello il motivo per cui piangi. Tu piangi per tuo fratello; piangi perché lui è triste per averti mentito. Piangi perché tutte quelle cose meravigliose come "tutto è possibile se ti impegni" non sono vere. Piangi perché finalmente hai capito e sei cresciuto.


 


 


 

Siedo da solo, circondato da un infinito mare di bianco. Ormai il tempo è quasi scaduto.
Tu non mi guardi. Stai rannicchiato poco lontano, stringendo le tue gambe magre al petto. Non hai ancora parlato da quando siamo entrati in camera di Akiteru.


Infine, quando so che manca pochissimo, alzo il mento.


“Non ho intenzione di tornare qui.”


Tu tiri su col naso. Stai ascoltando, lo so, ma non vuoi che io ne abbia la conferma.
Come lo so? Ovviamente è perché io faccio lo stesso.

“Ora capisci anche tu, quindi è inutile continuare questi incontri.” Faccio una lunga pausa, poi aggiungo: “Se vuoi farmi un'ultima domanda, ti risponderò.”

Non mi parli e nemmeno rivolgi lo sguardo nella mia direzione. Io sospiro e mi alzo in piedi, preparandomi ad andare.


 

“Yamaguchi c'è ancora?” 
Non mi volto. Rispondo solo che sì, Yamaguchi c'è ancora.

“Sei felice?”


Ci penso su per qualche secondo. Non credo tu ti stia riferendo alla tua ultima domanda. Rispondo proprio quando la tua immagine inizia a vacillare e la luce del mattino mi fa strizzare gli occhi.

 

 

 

“Non particolarmente.”

 

 

Nota dell'autrice

Salve! Sono secoli che non scrivo ma ultimamente ho riletto Hiakyuu!! così ho avuto il disperato bisogno di parlare del mio cucciolo: Kei Tsukishima. Io amo quel cretino arrogante :3
Spero si capisca ciò che sta succedendo... Volevo provare qualcosa di diverso da ciò che faccio solitamente, così ho pensato a questa one-shot.
È molto sperimentale come storia e l'ho scritta di getto, però mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Spero vi sia piaciuta e grazie per aver letto!

  
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