Note: Buon
compleanno, magnifico et sbadatissimo Dino! >_<
Comunque *coff* ho poco da dire: scrivendo
questa fic mi sono accorta di avere una visione
piuttosto inusuale e contorta del personaggio di Dino…
Non so nemmeno io come spiegarlo e per farmi capire dovrei sciorinare una fila
di nerdate da psicologa che preferirei evitare –
altrimenti vi buttereste giù dalla finestra e non voglio avere le vostre anime
sulla coscienza u.u
Okay, detto questo io vi lascio a questo
OBBBROBBBRIO e ci vediamo – se sarete ancora vivi – al fondo u.u
Doctor Jekyll & Mr. Hyde
‹ Love bites… ›
‹‹ Welcome to the nightmare in my head.
Say ‘Hello’ to something scary.
The monster in your bed…
Just give in and don’t pray sorry.
Welcome to my evil side. ››
Dai suoi uomini, è stimato.
Dai suoi alleati, rispettato.
Dai suoi nemici, temuto.
E ne hanno ben donde: così giovane, Dino è già a capo di una potente
Famiglia come i Cavallone.
Ma Dino non è solo un Boss…
Per natura incline all’operosità, desideravo soprattutto guadagnarmi, tra i
miei simili, la stima dei saggi e delle persone virtuose. Così stando le cose,
come è facile evincere, ero destinato a un futuro ricco di stima e onorificenze.
Certo, in presenza dei suoi picciotti è il Boss dei
Cavallone mentre quando è da solo è lo sbadato e impacciato Dino dallo sguardo
dolce e il grande sorriso…
Certo, a onore del del vero, il mio difetto peggiore era una
certa inclinazione a una vivacità impaziente, che sarebbe stata la felicità di
molti ma era talmente pronunciata in me da rendermi difficile conciliarla con
il forte desiderio che provavo di tenere alta la fronte ed esibire in pubblico
un contegno di eccezionale gravità.
Ma c’è un lato della sua persona che nessuno conosce.
O, forse, non proprio nessuno.
La parte malvagia della mia persona (…) era meno robusta e meno sviluppata
di quella buona, che era stata appena deposta.
(…)
Come il bene traspariva sui lineamenti dell’uno, il male si inscriveva a
grandi e chiare lettere sul volto dell’altro.
Ancora, il male (…) aveva lasciato, su quel corpo, un’impronta di
deformità e decadenza.
Una spinta più decisa delle altre, un gemito più alto dei precedenti e la
schiena del ragazzo sotto di lui si inarca e ogni fibra - ogni muscolo - si
tende come la corda di un violino e quel corpo all’apparenza gracile trema come
un ramoscello scosso dal vento.
In risposta – per ripicca – quello stesso ragazzo gli
morde un labbro con così tanta forza da farlo sanguinare e lo fissa con quei
suoi occhi cerulei.
E Dino quasi ci si specchia. E, a volte, nemmeno si riconosce.
E si chiede come faccia quel ragazzo a non essere terrorizzato…
Nondimeno, (…), non provavo senso di ripugnanza, piuttosto uno slancio di
accettazione.
Quell’uomo ero sempre io.
Ma Kyoya, la tenace Allodola che l’ha
costretto a mostrare quel lato sconosciuto persino a sé stesso, non ha paura di
lui.
E nemmeno delle sue mani sporche e dell’odore di sangue che a volte gli
pervade le narici.
(…) quelle sembianze portavano impressa un’immagine ancora più espressiva
dello spirito che l’abitava, più integra, più viva di quella imperfetta e
divisa che fino ad allora aveva abitato la persona che solevo chiamare me
stesso.
Altri morsi e altri graffi prima che quel piccolo singhiozzo segni la fine
di quel susseguirsi di ansimi e gemiti.
Le braccia non lo reggono e crolla a peso morto sul materasso,
schiacciando Kyoya con il proprio peso e
affondando il viso nell’incavo tra il collo e la spalla del ragazzo.
E solo in quel momento torna a essere il Dino che tutti conoscono.
Così feci subito ritorno al mio studio dove ancora una volta preparai la
pozione e la bevvi (…); fu così che di nuovo tornai a essere Henry Jekyll: la stessa personalità, la stessa statura, lo stesso
volto.
Stimato, rispettato, temuto… ma Dino
non è solo questo.
C’è un lato che nessuno conosce.
Un lato che quando sente Kyoya stringere le
braccia intorno al suo collo e affondare le dita nei suoi capelli prova l’istinto
di marchiare a fuoco quella pelle e urlare a tutti che Lui è solo mio.
E allora affonda i denti nel collo niveo di Kyoya.
E solo la vena che pulsa come impazzita tra i suoi denti e il gemito del
moro riescono a dargli un po’ di pace.
D.P.P.: Deliri Post Partum.
Certo che citare Stevenson così a random è terribile…
Non ti rivoltare nella tomba, pls, che infondo non l’ho fatto per cattiveria…
Se siete sopravvissuti, thank you so much. Sappiate che vi sarò debitrice a vita.
*flip* m(_ _)m
Ma andiamo oltre, che è meglio (semicit.)
Come detto sopra e come penso si sia
capito dalla fic, la mia visione contorta di Dino è
davvero contorta(?): una matassa di pensieri che a spiegare farei le calende
greche e vi annoierei a morte… ^^”
E poi, tentereste di uccidermi. O forse
già volete uccidermi per questo schifo…
…
Occielo.
*scrive testamento*
BENE! Se Quello di Cui Sopra vi ha
trasmesso qualcosa, che sia ilarità, amore, odio, tristezza, angoscia,
felicità, sollazzo, arteriosclerosi galoppante come il mio prof di Diritto&Economia, non esitate a comunicarmelo!
Anche l’arteriosclerosi.
Però vi prego: se mi prenderete a
sprangate avvisatemi. *indossa armatura*
A presto!
Maki