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Autore: mrsSalvatore    04/02/2015    1 recensioni
Cos'è successo il giorno seguente la battaglia di Hogwarts? Ora che perdite così dolorose gravano su di lui, dove andrà Harry? Il Golden Trio sarà capace di superare anche questo ostacolo?
Dal testo:"Il ragazzo non potè fare a meno di ricordare il momento in cui, sei anni prima, per la prima volta aveva visitato la casa del suo migliore amico, e la sorella di lui dopo averlo notato era arrossita violentemente. Sembrava essere una vita precedente, talmente sbiadito era il ricordo."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Era il giorno seguente la battaglia. Morti e dolori ancora infestavano i pensieri dei sopravvissuti. La gente ancora non riusciva a credere che tutto fosse finito, e che la propria vita dovesse andare avanti. A nessuno erano state risparmiate le perdite, così non c’era uomo che non fosse stato toccato da un lutto.
Era appena l’alba, e il sole non era ancora del tutto alto nel cielo, quando Harry si svegliò. Spalancò gli occhi agitato, preso dal terrore di aver sognato gli eventi del giorno precedente. Si guardò attorno in cerca di conferma, e quando i suoi occhi incontrarono le pareti arancioni e i poster con i giocatori della squadra di Quidditch preferita da Ron, che adornavano la stanza dell’amico, sospirò sollevato. Sbadigliò, ancora in parte assonnato poiché non aveva chiuso occhio, reduce dagli avvenimenti dei giorni passati, e involontariamente si sfregò la fronte, lì dove ancora aveva il marchio che gli ricordava la morte dei suoi genitori. Si ritrovò a pensare a quella cicatrice che lo avrebbe contraddistinto per sempre, e fu felice che da ora in poi non gli avrebbe più procurato fitte doloranti quando meno se lo aspettava.
Sentì Ron bofonchiare qualcosa di incomprensibile e certo di non riuscire più ad addormentarsi, si sporse verso l’amico che dormiva pesantemente affianco a lui, per svegliarlo. Quest’ultimo si tirò sopra la testa il plaid che lo copriva, cercando di far smettere Harry che insistentemente gli strattonava un braccio. Alla fine il rosso si arrese e si stiracchiò indolenzito. Posò immediatamente lo sguardo su una brandina poco più in là e domandò preoccupato:“Hermione dorme ancora?!”
Dalla brandina in fondo alla stanza si levò una voce femminile che, sebbene fosse attutita dalle coperte, lasciava trapelare una nota di stizza:“No, dopo tutto il baccano che fate.” Commentò infatti Hermione.
“Non è colpa mia se hai il sonno leggero.” puntualizzò Ron.
“E di certo non è colpa mia se qualcuno ha russato tutta la notte.” replicò invece la ragazza.
“Sempre di ottimo umore.” disse sarcasticamente il rosso. Andarono avanti a battibeccare per altri minuti e Harry scosse la testa esasperato. Quei due non sarebbero mai cambiati. Quando li aveva finalmente visti rivelarsi ciò che provavano l’uno per l’altro, il ragazzo aveva temuto che d’ora in avanti la loro amicizia non sarebbe più stata la stessa. Poi, divertito, si era ricreduto: erano due eterni bambini.
“Scendiamo a fare colazione?” domandò allora per interrompere i litigi tra Ron ed Hermione che avevano preso la storia del risveglio molto seriamente. La ragazza scoccò un’ultima occhiataccia al rosso, poi si infilò la vestaglia e cominciò a scendere le scale. Gli altri due la seguirono ancora sonnecchianti.
Una volta arrivati in salotto, li accolse quasi tutta la famiglia Weasley, la quale aveva già iniziato a mangiare. Quando Harry si accorse della sedia vuota su cui ci sarebbe dovuto essere seduto Fred, sentì una fitta al cuore. Pensò al dolore che in quel momento doveva provare il gemello, sapere che mai più avrebbe gioito insieme a lui, non avrebbero più riso insieme, non avrebbero più fatto scherzi ai fratelli. Non sarebbero mai invecchiati insieme, e soprattutto non avrebbero più vissuto l’uno al fianco dell’altro. Gli dispiacque così tanto da non poterlo sopportare. Il suo sospetto fu confermato dalla signora Weasley, quando con voce resa roca dal pianto disse “Ginny scende tra poco, e George… non so se farà colazione con noi.”
Solo in quel momento il ragazzo si rese conto dell’assenza della fanciulla, era stato troppo occupato a pensare alla perdita del componente Weasley, per notarlo. Quasi leggendolo nel pensiero, Ginny scese le scale, i capelli ramati che le ricadevano disordinati sulle spalle. Anche lei aveva gli occhi rossi di pianto e quando vide Harry, abbozzò appena un sorriso, prima di sedersi al tavolo. Il ragazzo non potè fare a meno di ricordare il momento in cui, sei anni prima, per la prima volta aveva visitato la casa del suo migliore amico, e la sorella di lui dopo averlo notato era arrossita violentemente. Sembrava essere una vita precedente, talmente sbiadito era il ricordo.
Qualcuno bussò alla porta, e quando il signor Weasley si fece da parte, entrarono numerose persone. La maggior parte era membro del Ministero della Magia, ma c’era ancora qualche sopravvissuto dell’Ordine della Fenice. Tutta quella gente era alla Tana per fare le proprie condoglianze per la dipartita del gemello. Harry sentì qualcuno nominare anche Lupin e Tonks e gli fu difficile deglutire, quando pensò al bambino di questi, rimasto orfano dei genitori. Quell’infante sarebbe stato proprio uguale a lui, pensò. Si ricordò inoltre di essere lui, il padrino del bambino, e sorrise flebilmente al pensiero che un giorno sarebbe stato per quell’orfanello ciò che Sirius era stato per lui.
Per qualche minuto fu cortese con tutti. Provò a rendersi partecipe delle conversazioni, ma dopo qualche tentativo, si sentì venire meno. Guardava quei volti provati dal dolore, e pensava agli amici che non avrebbe rivisto mai più. Era tutto così ingiusto da non poterlo sopportare. Si sentì immensamente fuori luogo, e con la scusa di dover prendere una boccata d’aria, uscì in cortile. Fuori era ancora freddo, sebbene l’inverno stesse terminando. Il laghetto era ghiacciato e lungo tutto il perimetro c’erano numerosi arbusti. Harry notò qualche gnomo che si aggirava tra i cespugli e sorrise senza gioia ricordandosi la prima volta che era stato in quella casa. Assieme a Ron e agli altri Weasley aveva imparato come fare per allontanare quei Babbi Natale in miniatura. Quell’estate la casa dell’amico l’aveva sorpreso per la spensieratezza che vi aleggiava, ora quell’alone di morte gli faceva venire la pelle d’oca. Guardò alto nel cielo e una debole luce gli colpì gli occhi. Dovette abbassare lo sguardo perché gli faceva troppo male. E non solo il sole.
Ripensava ancora a quante partite di Quidditch aveva giocato in quel cortile, quando sentì alle sue spalle qualcuno schiarirsi la voce, per segnalare la sua presenza. Harry sussultò appena, ma quando si voltò notò che erano solamente Ron ed Hermione, così tornò a rivolgere il suo sguardo ai campi all’orizzonte.
“Si?” domandò appena, senza grande interesse. Li sentì bisbigliare fitto fitto per decidere chi dei due avrebbe dovuto prendere la parola.
“Ecco…” cominciò Hermione, la voce che lasciava trapelare l’insicurezza per ciò che stava per dire. Tossì appena, per regolare il tono di voce. “Io e Ron, cioè forse più io che Ron, ma ti assicuro che anche lui è d’accordo…”
Harry sbuffò appena:“Hermione per favore arriva al punto.” disse stancamente. La ragazza sospirò pesantemente, probabilmente per buttare fuori tutta l’aria che aveva accumulato per l’ansia.
“Ci chiedevamo dove andrai ora. Ora che Voldemort non c’è più, e i tuoi zii si sono trasferiti.” Concluse piano.
Harry ebbe una fitta al cuore. Si passò una mano tra i capelli e deglutì a fatica. Non ci aveva pensato, nemmeno per un secondo. Durante tutto quel tempo non aveva dormito la notte cercando di capire dove potessero trovarsi gli altri Horcrux, o come avrebbe affrontato Voldemort una volta che gli oggetti fossero stati distrutti. Neanche per un secondo gli era passato per la mente il problema di dove sarebbe andato una volta che tutto fosse finito. Nemmeno credeva che un giorno tutto sarebbe finito!
Rimase zitto, non sapendo cosa dire. Si chiese se la domanda dell’amica fosse un modo per dirgli che Ron voleva mandarlo via di casa sua, d’altronde non poteva rimanere suo ospite per sempre. Dopo qualche attimo di silenzio li sentì bisbigliare di nuovo, e questa volta provò un moto di invidia per loro, che ovunque fossero andati, sarebbe rimasti insieme. Alla fine riuscì a formulare una risposta pertinente. “Non so dove andrò.” dichiarò senza giri di parole “Forse affitterò una stanza al Paiolo Magico.”
Pensò che si, avrebbe fatto così. Poi magari più avanti se ne sarebbe andato. Non aveva terminato gli studi ad Hogwarts, ma non aveva in programma di tornarci. Forse sarebbe andato in Romania, come Charlie, gli sarebbe sempre piaciuto studiare i draghi.
“Oh.” disse Hermione, e poi tacque. Harry si decise a chiederle ciò che lo turbava:“Perché volete saperlo? Volete che me ne vada?!” lesse lo sgomento sul viso dei suoi amici ed Hermione protestò prontamente. “No!” esclamò “Volevamo chiederti se ti andava di venire con noi. Insomma, vivere noi tre insieme, in cerca dell’avventura come abbiamo sempre fatto. Credevo ti sarebbe piaciuto.” La voce le si incrinò sul termine della frase. Il ragazzo moro si voltò verso di lei. “ Davvero?” domandò.
“Pensi che siccome ora non servi più per salvare l’umanità, non ti vogliamo più?” domandò Ron ridacchiando.
“No, insomma io pensavo che… oh, al diavolo, certo che voglio venire con voi, Hermione!” Harry sospirò più rilassato. Gli parve così stupido aver pensato che i suoi amici volessero abbandonarlo. Loro non erano solo tre amici, loro erano IL trio, e sarebbero rimasti uniti per tutta la vita. Si voltò verso di loro e riconoscente sorrise, un sorriso sincero, che esprimeva tutto l’affetto che provava nei confronti di quei due ragazzi, un sorriso come quelli che da tempo immemore non faceva.
Hermione parve risvegliarsi da uno stato di trance e battè le mani entusiasta “E’ fantastico!” esclamò con un gridolino “Allora, io torno a casa, recupero i miei genitori, e li faccio tornare quelli di una volta. Poi possiamo iniziare a vedere di qualche posto a Diagon Alley, oppure potremmo addirittura andarcene da Londra! Dopo forse dovremmo cercarci un lavoro… aspettate! Io devo finire gli studi, devo assolutamente finire gli studi!”
Harry e Ron si guardarono scoppiando a ridere. La ragazza continuava a borbottare liste di cose da fare e non dava segno di volersi fermare. Il rosso si girò verso l’amico e abbassando la voce, non abbastanza per far si che Hermione non lo sentisse, dichiarò “Credo che non abbia ancora rivisto le sue priorità.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi scosse la testa divertita e sorrise raggiante di gioia. Harry cinse le spalle a Ron e a Hermione e insieme si avviarono verso la Tana.
Il sole era finalmente sorto del tutto, e per la prima volta da diciassette anni, Harry non aveva nulla da temere.





Se siete arrivati fin quaggiù vi ringrazio di cuore <3
Questa One-Shot la scrissi credo in terza o quarta elementare, appena finii di leggere Harry Potter. L'altro giorno l'ho ritrovata, l'ho letta e ho deciso di sistemarla. Ovviamente è diversa da quella originale (e non solo perchè la scrissi sul retro di una tovaglietta di un ristorante) ma il concetto di per sè è rimasto quello. So che l'idea che Harry, Ron ed Hermione vadano a vivere insieme è qualcosa di molto infantile, ma in fondo avevo nove anni, e per me essere coinquilini era il concetto massimo di amicizia.
Se vi è piaciuta sarei felicissima se lasciaste una recensione piccola piccola. Questa è la prima Fanfiction che scrivo, sia qui sia in tutta la mia vita :)
  
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