Fanfic su attori > Bradley Cooper
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Autore: W_immagineshadow    04/02/2015    0 recensioni
il ritorno ai bei tempi che fuorno molte volte puo essere qualcosa piacevole ma altre volte posso essere davvero estenuanti e dolorose quasi come una tortuna.Bradley questo lo sapeva ma cerca qualcosa che lo spingeva a quel ritorno oltre ai suoi problemi qualcosa che non si sapeva spiegare .... ma forse era solo un suo presentimento.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Il vicolo buio

Orami erano quasi le sei del pomeriggio il sole stava per tramontare e lasciare il posto alla notte, anche se, il sole non si era proprio fatto vedere.
Nuvole grigie infestavano il cielo e sembrava che non se volessero mai andare.
La mia macchina, una vecchio fuoristrada solo buono da rottamare, stava cominciando a fare i capricci.


Il problema era che non cera un carroattrezzi nel raggio di un chilometro su questa dannata autostrada.
Potevo chiedere qualche informazione alla prima stazione di servizio se ce ne fosse una...
Il tempo non sembrava volgere a mio favore ormai mancava poco ad un temprale con i fiocchi così decisi di aumentare un po’ il passo.


Il mio scopo è arrivare sano e salvo al borgo solo al pensiero mi vengo i brividi al ritornare a quel posto orrendo.
Ma dovevo farlo d'altronde non avevo nulla da perdere ed era, forse, l’unica possibilità che avevo per poter lavorare degnamente.
Ricordo ancora quando ero piccolo, avevo solo sette o otto anni, quando d’estate, insieme alla mia famiglia, trascorrevo le mie giornate a girovagare tra i monti e i vicoli del borgo.


A quel tempo ,come ancora tutt’oggi, non avevo praticamente amici sia perché in quel dannato borgo non cera un bambino per metro quadrato e anche per il mio carattere molto timido. Passavo la maggior parte del tempo a sentire i racconti di mia nonna , pace al anima sua, che sembrava non finissero mai a cui, ovviamente , non prestavo un minimo di attenzione.
Non vedevo sempre l’ora di tornare a casa con la mia famiglia.


Un giorno venni sapere che la casa di mia nonna, dopo la sua morte, era stata donata a me come da testamento così, visto che non riuscivo ad aprirmi un dannato studio medico, ne approfittai per aprire , a malincuore , uno nel borgo che, tra latro documentandomi, scoprii che il borgo non aveva nemmeno uno studio medico e che molti per curarsi dovevano andare al ospedale più vicino che è a circa 30-35km di distanza!.




Stava iniziando a piovere e tra non molto sarei arrivato all’ imbocco per il borgo.
Una volta lasciata l’autostrada dovrei intraprendere un percorso fatto solo di curve in salita per arrivare quasi in cima al monte ,per raggiungere il borgo ,e la strada di certo non aiutava.
 Ricordo ancora quella brutta strada ,mezza sterrata e mezza asfaltata ,con il rischio che qualche masso potesse caderti al istante sulla macchina senza nemmeno che te ne desse il tempo di accorgertene.
La strada era senza protezioni e ,come se non maccasse , bisognava ad un certo tratto attraversare un ponte di pietra quasi al collasso.
D’altronde era l’unico modo per arrivare borgo in quanto bisognava attraversare la profonda gola che divideva il monte in due metà.



Finalmente ero arrivato all’imbocco per il borgo tutto procedete , per fortuna , per il meglio anche se la tempesta imperversava e non ne voleva  proprio sapere di darsi una calmata .
Arrivai al incirca alle nove al entrata del borgo per un momento notai meglio quel posto sembrava quasi incastonato nella roccia e le case erano disposte quasi come se fossero un presepe vivente .


Di notte aveva sempre qual atmosfera cupa e misteriosa quasi da film del orrore oserei dire.
Entrai nel borgo e la prima cosa che notai erano i lampioni ,che mi rimasero impietrito, non erano funzionanti a corrente ma bensì a lanterne ad olio.
Continuai per l’unica strada principaleche consentisse il passaggio delle macchine, il resto delle strade erano solo vicoli e vicoletti.
Non era cambiato nulla ;sembrava che il tempo si fosse fermato in questo posto.


Pesavo che la globalizzazione fosse arrivata anche in questo posto sperduto ma mi sbagliavo di grosso.
L’asciai la macchina parcheggiata sul ciglio della strada presi i bagli e l’ombrello per ripararmi dal temporale e mi diressi verso la piccola scalinata per arrivare alla mia nuova casa.


Prima di lasciare la strada principale notai che non vi era nemmeno una macchina parcheggiata forse le avevo chiuse nel garage ?.
Dopo questa domanda , altamente filosofica ,cominciai ad incamminarmi per i gradini e, dopo pochi passi, alzai lo sguardo e la vidi.


Era proprio come me la ricordavo quando ero piccolo un palazzo di due piani di colore giallo canarino ma sembrava che ormai quel colore fosse completamente sparito.
Il balcone era sempre lo stesso un immessa terrazza con una tettoia in legno e al entrata un enorme portone in legno antico proprio come quelli di una volta.


Presi le chiavi dal mio cappotto entrai e trascinai la valigia lungo le scale per saliare al piano dove cerano la cucina le stanze da letto.
Il gesto fu naturale, misi la mano a lato della porta ,e cercai di trovare l’interruttore della luce  ma non cera!!.Cosi presi il mio cellulare dalla tasca per fare un po’ di luce e notai che non cera per davvero!!ma dove sono finito?!!che posto è questo?


Dopo aver lasciato le valigie in cucina andai alla ricerca del contatore ma nulla praticamente non cerca corrente elettrica questo voleva dire niente acqua calda e niente luce.
L’unica cosa certa era il camino che ,grazie a Dio, sembra non essere stato intaccato dai segni del tempo.
Cosi cercai una candela e mi sedetti con le spalle alla finestra guardando il tempo fuori che sembra non volesse proprio dare tregua.
Da casa mia , che strano pensarlo, si vedeva l’intero borgo con tutti i suoi vicoli e vicoletti.
Le case era tutte al buio non ne vedevo nemmeno una con una lanterna accesa.


Notai che ogni singolo vicolo aveva il suo lampione ottocentesco tranne uno.
Perché tutti i vicoli erano illuminati tranne quello lì?.
Ad un certo punto notai che una di quelle case ,vicino al vicoletto buio, si era accesa la lanterna in una stanza almeno era già un segno di civiltà che mi tranquillizzava per un momento avevo pensato di essere il solo essere umano in questo borgo.


Erano quasi le undici e avevo un sonno boia però volevo resistere perché ,prima di andare a letto, volevo andare a vedere al primo piano la vecchia biblioteca della nonna chi sà se è ancora come quella che mi ricordavo?.
Bando alle ciance scesi le scale di corsa apri la porta ed entrai. Rimasi a bocca aperta quando vidi che della biblioteca non cera rimasto praticamente nulla.
Gli scafali erano vuoti cera giusto qualche libro qua e là. Possibile che la nonna voleva buttarli? perché farlo?



Ricordo ancora quando mia nonna fosse attacca ai suoi libri li riteneva “il gioiello più prezioso”.
Una volta tentai di rubarne uno da portare poi a casa ma non ebbi il tempo di entrare in macchina che lei gridava come una pazza “ridammi il mio libro bambino cattivo”.
Si  lo so ,lei non era una di quelle solite nonne che farebbero di tutto per i loro nipoti; era molto restia nei miei confronti poi si ci metteva pure il fatto che avevo una tremenda paura di lei  sembra una strega in tutto per tutto non mi meraviglierei se mi avesse scagliato qualche maledizione dall’oltretomba.



Girovagai ancora per quella stanza fredda e ormai  vuota con la candela in mano quando notai che, sul tavolo vicino ad una finestra, cera un libro rosso tutto impolverato, presi il libro , e il titolo riportata  una lingua a me sconosciuta cera scritto “ omthyt”.
Che lingua era? Forse era un antico dialetto del posto ma per quel che ne so qui si parla solo la nostra lingua; davvero strano.



Ormai troppo stanco per stare al impedì e leggere quel libro decisi di lasciarlo sul tavolo e andare a letto domani mi sarebbe aspettata un dura giornata e un duro risveglio questo poco ma sicuro.

 
 

   
 
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