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Autore: DavidCursedPoet    04/02/2015    0 recensioni
Beh, che dire? Questo è il mio primissimo tentativo di scrivere una storia. Essa è ambientata in una Terra di mia invenzione(di cui pian piano verrà descritta la geografia, quando, non lo so ancora, il tutto procede molto a rilento).
La storia si svolgerà prevalentemente nella città di Crismael(capitale del regno di Crismael, appunto, dominata da una monarchia parlamentare, in cui la classe militare detiene tutto il potere politico, basata sulla falsa riga della Germania del secondo Reich) e nei suoi domini. La suddetta città è in guerra con la città indipendente di Koh(dai tratti più democratici), che si trova ad oriente.
I protagonisti della storia sono due nobili rampolli, Reily e Seherin. Il primo è membro di una di quelle famiglie che detiene il potere; l'altra, invece è una prigioniera politica di Koh che è stata portata a Crismael.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una vecchia casa abbandonata era tutto ciò che erano riusciti a trovare per passare la gelida notte tra le colline lungo la strada che conduceva a Koh  da Crismael. 
Reily era sicuro che nessuno fosse sulle loro tracce: il servo che aveva permesso loro la fuga era stato profumatamente pagato per mantenere il silenzio. 
Erano solo in tre le persone a conoscenza della sua decisione di fuggire: Reily stesso, la sua compagna di viaggio, Seherin, ed il servo. 
Dopo aver chiuso la porta ed averla barricata con alcuni mobili di legno usurati,il giovane si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, rivolto a Seherin, che ansimava per la fatica, di fronte a lui. 
“Non avrei mai pensato che potessimo arrivare a questo punto, sai?” ammise Reily, mentre si sedeva su uno sgabello per rilassarsi, gli occhi castani semichiusi per lo sforzo del viaggio: avevano camminato per un giorno e per una notte, senza sosta. Dopo aver attraversato un valico fra le montagne che circondavano la sua città natale, Crismael, si erano concessi solo pochi minuti di pausa, per rifiatare, e poi, di nuovo in marcia. 
“La scelta è stata tua, e sai benissimo che non avrei mai rifiutato un’occasione simile per tornare a casa. La mia amata casa! Non sai quanto mi manca…” confessò la ragazza, sdraiandosi sul gelido pavimento in pietra, con la manica del vestito di seta prese ad asciugarsi dal sudore che colava dalla fronte. Reily si stava chiedendo se fosse davvero quella la ragione per cui erano fuggiti.
Non ci credeva: d’altro canto, aveva sempre fatto di tutto perché lei venisse trattata come un’ospite d’onore nella sua casa, e non come una prigioniera. “Senti, Seherin…” disse, con un filo di voce. L’aveva chiamata per nome, e dalle sue parti, pronunciare il nome di una persona, specialmente quando questa era l’unica a poterlo sentire, significava che si voleva intraprendere un discorso di vitale importanza, ed in effetti, erano queste, inizialmente, le intenzioni del giovane. 
Seherin alzò lo sguardo, e, con un lieve sorriso, fece cenno di proseguire a parlare, ma lui scosse la testa, e si avvicinò a lei gattonando e le sussurrò “Fa molto freddo da queste parti di notte…” Si fermò di fronte a lei e fissò i suoi occhi chiari per pochi secondi, mentre lei guardava altrove; quando si voltò, rispose “Sì, hai proprio ragione!”
Avrebbe voluto abbracciarla, Reily, ma non lo fece: a lui le manifestazioni di affetto erano del tutto estranee, non conosceva esattamente il loro significato, e, sebbene fosse convinto di provare affetto per più di una persona, tendeva ad evitare il contatto fisico con chiunque, forse per paura di essere respinto, forse perché pensava che un abbraccio fosse una dei più grandi gesti d’amore nei confronti di un’altra persona. “L’abbraccio” diceva “vuol dire abbandonare sé stessi sulle spalle di un altro, cedere ad un altro individuo parte della propria essenza, non va mica preso alla leggera.”
E cadde il silenzio. 
Per alcuni minuti Reily non udì altro che il vento di bora che imperversava all’esterno: era proprio gelido l’inverno nella zona continentale. Dopo che si fu riposato abbastanza, e che Seherin si fu addormentata sul pavimento, decise di cercare qualcosa di utile in quel rifugio di fortuna, ma tutto ciò che trovò erano posate e vecchi cenci luridi, “Non che me ne possa far qualcosa” realizzò, e si affrettò a riporli lì dove le aveva prese. 
Tornato a sedersi, appoggiò la schiena ad una parete, si rannicchiò e, con la testa fra le ginocchia, chiuse gli occhi, pronto a dormire. 
In verità, non ebbe nemmeno il tempo di addormentarsi, che una luce distante illuminò leggermente la stanza, prima completamente buia, il rumore del trotto di alcuni cavalli disturbò la quiete notturna, delle voci familiari lo fecero urlare di disperazione. E Seherin si svegliò, con un sussulto, e portandosi le mani agli occhi per strofinarli, sbottò “Ma cosa urli?”.
“Ci hanno trovati…Il nostro viaggio si conclude qui.” Reily si alzò pian piano e porse la mano a Seherin per farla alzare a sua volta; proprio in questo momento un brivido le percorse la schiena: “Aprite la porta”, queste le parole che si sentirono, la voce così vicina e conosciuta, ma al contempo così sentenziosa e distaccata. “Penso che sia giunto il momento che ti assuma le tue responsabilità, Reily. Torniamo a casa.” Non c’erano più possibilità: l’edificio doveva essere stato completamente circondato; Seherin aveva iniziato a piangere e singhiozzare, riteneva, infatti che l’avrebbero uccisa, una volta tornati a Crismael: sarebbe stata lei ad addossarsi la colpa della fuga, facendo in modo che tutti pensassero che il giovane Lord Reily si fosse lasciato sedurre da un esotico e nobile ostaggio di Koh. 
Reily si avvicinò alla porta, le tempie pulsanti per l’agitazione, infine, dopo alcuni secondi di esitazione, con tono sottomesso, si dichiarò sconfitto “Apro subito, padre mio.”
Lentamente fece da parte tutta la mobilia che aveva ammassato per sbarrare l’ingresso quando erano arrivati. Non appena ebbe terminato, annunciò: “Entrate pure, è aperto adesso.” 
I cardini arrugginiti cigolarono, la porta si aprì.

Note: Questa è la prima parte del mio racconto. Spero vi risulti interessante, cari i miei 4 e 20 lettori. Ovviamente, sono apertissimo a qualsiasi tipo di critica, consiglio, spunto per migliorare. 
   
 
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