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Autore: __aris__    05/02/2015    10 recensioni
C’era una volta un potente mago di nome Harmon, tanto bello quanto crudele, che desiderava la vita eterna sopra ogni altra cosa. Egli viaggiò attraverso molti mondi, ed alla fine trovò la fonte dell’eterna giovinezza in un pacifico regno incantato. Ma la sola acqua non era sufficiente per garantirgli l’immortalità perché servivano anche una lacrima di inconsolabile disperazione ed un di autentica gioia piante da un vero credente, qualcuno che avrebbe sempre creduto nella magia.
C’era anche una bambina, Selene, che tutte le notti era accompagnata in un regno fatato da un bellissimo mago sempre gentile con tutti. Questa bambina crebbe e quando rincontrò il mago e tornò nel regno che visitava da bambina scoprì che egli l’aveva ingannata per anni bramando solo l’ eterna giovinezza. – terza classificata al contest “scegli una carta e scrivi la tua storia” spero vi piaccia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: __Aris__
Titolo: In Dreams He Came
Fandom: originale genere favola.
Personaggi ed eventuali coppie: Selene, Harnom. Coppia het.
Tarocco: luna.
Rating: verde.
Avvertimenti: nessuno.
Introduzione: Esiste un regno incantato che racchiude la fonte dell’eterna giovinezza. Un giorno nel regno arriva Harmon, un potente stregone desideroso di raggiungere la vita eterna: trova la fonte e ne beve le acque ma scopre che l’incontro con la morte è solo ritardato. Perché l’incantesimo funzioni serve una lacrima di pura gioia ed una di inconsolabile disperazione di una persona che creda alla magia e sempre ci crederà. Harmon trova allora Selene, una bambina terrestre che si addormenta ascoltando le favole della sua balia, ed inizia a fare visita tutte le notti nella speranza di ottenere le lacrime mostrandosi come un mago buono ed altruista.
Selene cresce con il ricordo dello stregone buono che le faceva visita nei sogni di quando era bambina, ma cosa farà quando conoscerà la vera natura del mago? -- Storia partecipante al contest scegli la tua carta e scrivi la tua storia. Spero vi piaccia.
Note: nessuna.
 
 
C’era una volta un regno molto lontano in cui regnava l’armonia. La terra era fertile, le stagioni temperate, le acque cristalline e la natura forniva a tutti di che vivere. Gli abitanti di questo regno erano creature magiche: fate, unicorni, folletti ed altri ancora che gli uomini non conoscono: vivevano in armonia, non conoscendo cosa fosse l’ambizione o il desiderio perché avevano tutto ciò che potevano volere.
Tra di loro, tuttavia, viveva un mago che era giunto da un altro luogo spinto dalla brama di trovare l’eterna giovinezza. Egli si chiamava Harmon e, nel mondo in cui era nato, era conosciuto per avere l’aspetto di un angelo ed essere tuttavia tanto potente quanto crudele. Quando arrivò i quel regno incantato si guardò bene dal mostrare la sua vera natura agli ingenui abitanti: capendo che lì avrebbe potuto imparare i più profondi segreti della magia dimostrò buon cuore ed aiutò tutti coloro che andavano da lui. Ben presto il suo altruismo fu premiato e gli fu mostrata la fonte dell’eterna giovinezza: sul crinale di una collina, seminascosta dalla vegetazione rigogliosa, una sorgente d’acqua che sgorgava direttamente dalla roccia e scendeva placida bagnando le piante che la circondavano. Il rivo terminava in lago cristallino circondato dal alberi frondosi che sfioravano l’acqua con le foglie; al centro si rifletteva la Luna.  L’unicorno che lo aveva guidato gli mostrò una coppa d’oro immersa vicino alla riva: Harmon si inginocchiò per raccoglierla e bevve ogni goccia d’acqua che conteneva. Finalmente aveva trovato ciò che cercava e poteva tornare nel suo mondo.
Tornato nel luogo dal qual proveniva, Harmon attraversò i secoli accumulando altre conoscenze ed altro potere ma un giorno scoprì che la morte ancora lo aspettava: i lunghi capelli si ingrigivano, lo splendido volto si deformava e prima o poi anche lui sarebbe morto. Tornò nel regno in cui aveva trovato la fonte e tutti lo accolsero con grande gioia ma il mago non era più disposto a tollerare quelle insignificanti creature così, con uno schiocco di dita, ridusse in polvere tutte le fate ed i folletti che gli danzavano attorno. Ritrovata la cascata magica, distillò tutta la sua magia e la sua sapienza per scoprire come mai l’acqua miracolosa non aveva funzionato: era sicuro di aver bevuto dalla fonte dell’eterna giovinezza, perché gli abitanti di quel luogo non sapevano cosa fosse la menzogna; eppure continuava ad invecchiare e sarebbe morto.
Solo quando la Luna fu al suo zenit scoprì che, perché l’effetto miracoloso si realizzasse, l’acqua doveva contenere un goccia di autentica gioia ed una di inconsolabile disperazione. Harmon si guardò attorno con disappunto: gioia e disperazione non appartenevano a quel luogo perché erano emozioni umane! In oltre affinché la magia funzionasse dovevano provenire da una persona che avrebbe sempre creduto, profondamente ed intimamente, alla magia. Prese un po’ di acqua dalla fonte ed usando le sue capacità divinatorie cercò la persona adatta: creò uno specchio fatto d’acqua nel quale apparve una bambina con gli occhi chiari ed i capelli rossi.
 
 
Londra, età vittoriana
 
Selene Lancashire credeva nelle fate, negli elfi, nei troll ed in tutte le altre creature che sono descritte nei libri di favole da lei tanto amati. Ne leggeva talmente tanti che, per quanti gliene comprassero, i nuovi arrivavano sempre dopo che il precedente era finito. In realtà gran parte del merito era della sua balia, Miss Audry, che prima di addormentare la bambina le leggeva almeno due storie ogni sera.
Selene adorava quando Miss Audry le leggeva le favole per addormentarla, ma ancora di più adorava quando, nel sonno, incontrava il mago Harmon. La prima volta che era venuto a trovarla avevano ballato sui tetti di Londra, tra i comignoli delle case, fino a quando le stelle non scomparvero dal cielo; poi il mago la riportò nella sua camera e le rimboccò le coperte per farla dormire.
Tornerai a trovarmi?” chiese la bambina trattenendogli la mano.
Il mago sorrise gentile. Era talmente bello che Selene ancora stentava a credere che non si trattasse di un angelo: il viso era allungato ma armonioso; aveva gli occhi azzurri e sinceri; le labbra erano semplicemente perfette e pronunciavano solo parole gentili; in fine lunghi fili d’oro gli scendevano sulla schiena. “Credi nella magia?” La bambina fece un violento cenno di affermazione con la testa speranzosa, ed immediatamente un’intensa luce apparve attorno al suo collo. Quando la luce svanì lasciò un pendente d’argento con una pietra blu nel mezzo. “Fino a quando avrai questo ciondolo e crederai nella magia verrò sempre.” Disse prima di usare la magia per addormentarla.
La mattina dopo Selene si svegliò convinta di aver fatto il più bel sogno della sua vita. Saltellò giù dal letto per raccontarlo alla balia ed alla mamma ma si bloccò appena percepì un leggero peso attorno al suo collo.  Guardò in basso e gli occhi si illuminarono di gioia vedendo il ciondolo che le aveva regalato Harmon; lo prese tra le mani e lo strinse a sé come il più prezioso dei tesori: da quel giorno in avanti lo avrebbe custodito come il più prezioso dei tesori.
 
Harmon tornò la sera seguente, quella dopo ancora e tutte quelle che vennero portando Selene in un mondo fantastico. Le mostrò il fiume Imn nelle cui acque nuotavano pesci con i colori dell’arcobaleno, la Valle degli Asfodeli Danzanti e la Foresta degli Alberi Parlanti; le fece conoscere le fate, piccole creature simili a farfalle con le ali luminose, e cavalcare un unicorno per il suo ottavo compleanno.
Una sera stavano volando nel cielo sopra una grande piuma creata da Harmon: in quel luogo le stelle brillavano sempre come diamanti e la luna sembrava tanto vicina da poterci arrivare se si fosse saltato abbastanza in alto. Atterrarono in una valle di Faccialuna, fiori che seguono il corso della Luna come fanno i girasoli con il Sole: erano enormi fiori con le foglie e lo stelo verde scuro, la corolla bianca ed i pistilli blu. “Ti ho mai mostrato la danza delle fate?” chiese il mago con voce gentile aiutando Selene a scendere.
La bambina scosse la testa “No.
L’altro sorrise “Allora siamo nel posto giusto: ogni anno in un giorno particolare le fate danzano rivolte alla Luna per chiederle di proteggere il loro mondo.”
Proteggere da cosa?” chiese Selene.
C’è un mago molto potente e crudele che si aggira nell’ombra per trovare qualcosa di molto prezioso custodito qui vicino. Se la trovasse … distruggerebbe tutto pur di raggiungere il suo obbiettivo.” La voce di Harmon era sempre stata gentile, l’espressione serafica: per la prima volta le sentì incresparsi.
E cosa cerca?
Le vedi quelle colline rocciose laggiù?” con il dito indicò un punto preciso all’orizzonte “Lì c’è una piccola cascata, la fonte dell’eterna giovinezza. Ma bere la sola acqua non basta per ottenere l’immortalità e servono altri ingredienti. Il mago di cui ti ho parlato lo ha scoperto a sue spese molto tempo fa uccidendo moltissime creature magiche. Da allora cerca gli ingredienti mancanti ovunque.”
Ma tu non lo puoi fermare?
Harmon assunse un aspetto improvvisamente severo: “La magia non può essere usata per offendere Selene! Nemmeno quando si vuole combattere qualcuno tanto malvagio.”
La bambina abbassò gli occhi “Scusa … non lo sapevo.” Ma il mago non sembrava arrabbiato.
Non importa, sei un umana e non conosci la magia. Non hai nulla di cui scusarti. Adesso guarda avanti!
Selene ubbidì e vide un turbinio di luci librarsi sopra i Faccialuna: i suoi occhi si aprirono per la meraviglia quando si accorse che erano le fate che volavano come fuochi d’artificio in movimento. Si dividevano e poi si riunivano, giravano prima a destra e subito dopo a sinistra; piroettavano verso l’alto e l’attimo dopo turbinavano nella direzione opposta. Ad un certo punto iniziarono a volarle attorno. “Cosa stanno facendo?” chiese al culmine della curiosità.
Ti benedicono affinché il male non possa mai toccarti perché tu sei la cosa più preziosa di questo mondo.”
Perché io?
Perché tu credi alla magia e sempre ci crederai. Per le fate nulla è più prezioso.” Allungò la mano e le sfiorò la fronte con un dito per liberarle la mente “Adesso non pensare.” E magicamente la bambina si librò in aria circondata dalle fate, fino ad arrivare all’altezza del mago. Con il cuore ricolmo di gioia allungò la mano per condividere con lui quel momento ma cadde ed Harmon l’afferrò tra le braccia “Ti avevo detto di non pensare.”
Ma io volevo …
Il mago scosse semplicemente la testa e lei non continuò “Lo so e ti ringrazio.” Poi la posò dolcemente a terra “Le fate hanno fatto lo stesso con me molti anni fa; questo era il tuo momento. Sappi, tuttavia, che mi sento davvero onorato delle tue intenzioni.”
Le fate si allontanarono trillando (secondo Harmon era il loro modo di ridere) ed i due iniziarono a camminare tra i fiori. “Harmon?” iniziò Selene dopo meno di dieci passi.
Si?
Tu sei l’unico che vive qui?
Si bambina; in questo regno viviamo solo io e le creature del bosco.”
E lo stregone cattivo …” aggiunse in un sussurro.
E lo stregone cattivo.” Confermò l’altro ricreando la piuma con il pensiero. Anche le ultime fate che li avevano seguiti capirono che per Selene era giunto il momento di andare e volarono via.
Harmon?” chiese ancora appena presero il volo.
Sei molto curiosa oggi! Dimmi bambina.”
Perché mi porti quì tutte le sere? Non devi mai portarci altri bambini?
Il mago rise “Ah! Ecco cos’era! Nessuno e come te. Sei speciale Selene: sei l’unica con un cuore abbastanza sincero per visitare questo mondo.
E potrò venirci sempre? Anche quado sarò grande?
Fino a quando avrai il ciondolo che ti ho donato potrai venire qui ogni volta che me lo chiederai.
Anche quando sarò grande?
Anche allora, se ti farà piacere.
 
Il ciondolo era una sorta di catalizzatore dei poteri di Harmon che gli permetteva di raggiungere la terra tutte le sere, di prendere Selene e riportarla a casa prima dell’alba. Altrimenti avrebbe impiegato troppe energie; troppe anche per un mago potente come lui. Il pendente rendeva tutto più facile perché parte della magia la faceva la pietra stessa, ed avrebbe continuato a farla fino a quando Selene avrebbe voluto seguirlo di sua spontanea volontà. E considerando che lei era entusiasta per ogni cosa che vedeva quello non era un problema.
Il vero problema era che, nonostante gli anni passassero veloci, lui non era riuscito a raccogliere nemmeno la lacrima della gioia assoluta: ogni sera portava Selene in un posto più bello del precedente e lei ne rimaneva incantata, ma mai una volta che avesse pianto quella lacrima! Forse la felicità assoluta e la disperazione inconsolabile erano emozioni troppo complesse per una bambina tanto piccola? Sicuramente crescendo le avrebbe provate. In fondo prima o poi si sarebbe innamorata ed avrebbe conosciuto la gioia e la disperazione. A costo di strappare il cuore dello spasimante sotto gli occhi atterriti della fanciulla.
Fu solo quando Selene perse il ciondolo che la paura di morire riaffiorò in Harmon. Percepì la rottura del vincolo come un CRACK nelle orecchie, anche se non ne identificò subito la causa. Corse alla fonte dell’eterna giovinezza e, proprio come aveva fatto molti anni prima, creò uno specchio d’acqua. Vide Selene giocare con un grosso cane dalle orecchie flosce nel salotto di casa sua; anche se lei non se ne era accorta subito quella dannata bestiaccia aveva gettato il ciondolo in un intercapedine tra il camino ed il muro dove nessuno l’avrebbe mai più ritrovato.
Non poteva crearne un altro e tanto meno tornare sulla Terra!
Tutte le volte che aveva sopportato le migliaia domanda di Selene o gli scampanelli delle fate, gli scherzetti dei folletti; tutti gli anni di pazienza erano stati gettati via da un cane pidocchioso!
In preda all’ira concentrò tutto il suo potere in una sfera di energia che lanciò in alto. Quando non fu più distinguibile dalle stelle nel cielo, si frantumò in un milione di scintille che volarono via in tutte le direzioni per seminare morte e distruzione ovunque avrebbero incontrato il suolo. Se per non morire doveva rimanere in quel mondo allora lo avrebbe plasmato a sua immagine ed avrebbe fatto capire anche al più stupido dei troll che nessuno avrebbe mai potuto contrastarlo.
   
 
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