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Autore: LaniePaciock    05/02/2015    5 recensioni
Torniamo indietro nel tempo e spostiamoci di luogo: 1943, Berlino, Germania. Una storia diversa, ma forse simile ad altre. Un giovane colonnello, una ragazza in cerca della madre, un leale maggiore, una moglie combattiva, una cameriera silenziosa, una famiglia in fuga e un tipografo coraggioso. Cosa fa incrociare la vita di tutte queste persone? La Seconda Guerra Mondiale. E la voglia di ricominciare a vivere.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Cap.29 Fuori dall’Inferno
 

“Avete chiamato il posto di blocco?” domandò Dreixk al suo segretario al volante mentre attraversavano a tutta velocità la campagna di Berlino diretti all’aeroporto. Dietro di loro la camionetta piena di soldati arrancava un po’, ma riusciva comunque a stargli dietro.
“Sì, Signore!” gli rispose il sottotenente, sterzando all’improvviso per evitare una buca sul terreno e costringendo Dreixk ad aggrapparsi per un momento al cruscotto. “Sono stati avvertiti di non far passare il Colonnello Castle o chiunque di sospetto si presenti. Mi è stato detto che quando hanno chiamato non era ancora passato nessuno che somigliasse alla descrizione del Colonnello o del Maggiore Ryan.” Dreixk annuì piano, gli occhi fissi sulla strada come sperando che così facendo il percorso si sarebbe accorciato da solo. L’eccitazione della caccia gli diede un brivido lungo la schiena. Erano vicini. Poteva quasi sentirlo. Li stavano raggiungendo e al posto di blocco li avrebbero bloccati definitivamente. Ormai aveva Castle in pugno, anche se ancora il caro colonnello non lo sapeva. Quel pensiero gli incurvò all’insù gli angoli della bocca quasi senza accorgersene, facendo così nascere un piccolo ghigno diabolico. Sognava di catturare Castle da anni e tra poco ci sarebbe riuscito. L’agognata meta era così vicina!
Qualche minuto dopo il posto di blocco entrò finalmente nel loro campo visivo.
“Avverti via radio gli uomini di tenersi pronti!” ordinò Dreixk al segretario, trattenendo a stento l’esaltazione. Mentre il sottotenente chiamava il camion dietro di loro con la radio appesa al cruscotto, il colonnello iniziò a scrutare tutt’intorno alle due casupole che facevano da ali alla sbarra in mezzo alla strada. Quando non vide però altri mezzi che due auto parcheggiate in uno spiazzo lì accanto, un terribile sospetto si impossessò di lui. Conosceva bene la macchina di Castle e nessuna di quelle in sosta era la sua. Inoltre era certo che si stesse portando dietro diverse persone, quindi non avrebbe comunque mai preso l’auto. A meno che non fosse una qualche sorta di diversivo. Però non poteva aver sbagliato sul luogo. Le chiamate di Ryan all’aeroporto erano precedenti al suo ultimo incontro con Castle e la loro fuga era stata troppo precipitosa per poter anche solo pensare a un diversivo. Inoltre quella era l’unica strada per quell’aeroporto. Quindi dove erano finiti? Perché non erano bloccati lì? Insomma, quel maledetto colonnello non avrebbe potuto passare attraverso il posto di blocco dopo la chiamata dei suoi uomini, no??
“Soldato!” chiamò Dreixk uno dei due uomini di guardia, aprendo la portiera dell’auto prima ancora che fosse ferma. Il soldato più vicino, un Caporale con un’aria seccata stampata in volto, gli venne incontro strascicando i piedi. “Avete fatto passare qualcuno da qui?” Il ragazzo lo guardò come se fosse stupido, aggrottando le sopracciglia. Un atteggiamento che rischiò di far perdere la ragione a Dreixk.
“Certo, tutti quelli che dovevano passare per l’aeroporto.” replicò scocciato. Con un attimo di ritardo notò la divisa militare, quindi si affrettò a mettersi sull’attenti e ad aggiungere un veloce e nervoso “Signore!”
“Non avete ricevuto la chiamata dei miei uomini??” domandò sconcertato il colonnello mentre iniziava a montargli la rabbia. Il soldato si mosse a disagio sul posto e scosse la testa.
“No, signore, qui non ha chiamato nessuno.”
“Ma non è possibile!!” scoppiò Dreixk furioso, sbattendo violentemente la portiera rimasta aperta e facendo sobbalzare il ragazzo. “Chi diavolo è al comando di questo tugurio, soldato?” aggiunse poi in tono più controllato, cercando di calmarsi.
“Io, Colonnello.” rispose una voce poco lontano. Dreixk si voltò e vide un ufficiale venirgli incontro da una delle casupole mentre si infilava tranquillamente un paio di guanti. Alto, ben piazzato, ricordava vagamente di averlo già visto da qualche parte. Le mostrine dicevano che era un Maggiore. Gli fece il saluto come da etichetta, quindi chiese: “Ci sono problemi?”
“Problemi??” sibilò il colonnello, gli occhi ridotti a fessura. “I suoi uomini potrebbero aver appena compromesso un arresto!”
“Un arresto?” domandò con aria vagamente perplessa il maggiore. “E di chi?”
“Del Colonnello Castle, del Maggiore Ryan e di chiunque fosse con loro!” A quei nomi i due ragazzi di guardiola si lanciarono uno sguardo preoccupato. Il maggiore invece rimase impassibile a fissarlo. “E’ stata fatta una chiamata a questo posto di blocco.” continuò Dreixk lentamente, osservando le reazioni dei presenti e cominciando a intuire qualcosa. Qualcuno stava mentendo. “Siete stati preavvertiti del loro passaggio. Ma i suoi uomini sembrano non saperne nulla, Maggiore. Lei per caso ne sa di più?” L’uomo alzò appena le spalle.
“Non so di che parla.” rispose asciutto. “Non ci sono state chiamate e non è passato nessun Colonnello Castle o…”
“Maggiore Engel,” iniziò uno dei due ragazzi, quello che si era avvicinato per parlare con Dreixk, interrompendolo. “Veramente sono…”
“Caporale Körtig, qualcuno le ha chiesto qualcosa?” lo bloccò bruscamente Engel, lanciandogli un’occhiata che Dreixk avrebbe definito omicida. All’improvviso ricordò dove aveva già visto il maggiore: era stato un sottoposto di Castle qualche anno prima. Lo rammentava perché più di una volta aveva fatto il buffone in caserma, prendendolo anche in giro per i suoi tentativi di incastrare il colonnello. Aveva ancora bene impresso in mente come quel dannato del suo parigrado rideva mentre il suo sottoposto si prendeva gioco di lui. E a quanto pareva lo avevano fatto anche questa volta…
Dreixk strinse i pugni per la rabbia. Poi mentre Körtig, rosso in faccia, tentava di tirare fuori una scusa per non andare contro il suo superiore, il colonnello gli sfilò velocemente la mitraglietta dalla spalla e, prima che il ragazzo potesse fermarlo, con il calcio dell’arma diede un colpo fulmineo e forte allo stomaco di Engel. Veder crollare il maggiore a terra con un gemito, tenendosi la pancia, fece stare meglio Dreixk. Alla fine il colonnello buttò la mitraglietta di lato e tornò verso la macchina.
“Aprite subito questa maledetta sbarra o la farò alzare dai miei uomini.” disse poi duro, facendo bene intendere che lo avrebbe fatto con la forza. I due ragazzi di guardia si lanciarono un’occhiata allarmata e poi guardarono il loro maggiore in posizione fetale sul terreno gelato. Corsero ad aprire senza proferire parola. “Maggiore Engel.” continuò poi Dreixk rivolto all’uomo agonizzante. Engel alzò appena gli occhi e lo guardò con odio tra un respiro affannoso e l’altro. “Preghi che io trovi il Colonnello Castle e che sia troppo impegnato con lui per tornare da lei.” Quindi il colonnello rientrò in auto e ordinò al sottotenente di partire.
 
“Ci siamo finalmente!” esclamò Jenny con un sorriso sollevato, vedendo l’entrata del piccolo aeroporto. Strinse la mano di Kevin e anche lui sospirò di sollievo, lasciandole poi un bacio sulla fronte. Rick invece stentò appena un sorriso. L’aver visto Dreixk così vicino a casa gli aveva lasciato l’amaro in bocca e il ritardo al posto di blocco non lo aveva certo tranquillizzato. Non avrebbe gioito finché non avrebbe visto la coda dell’aereo con sopra Kate e gli altri sparire in lontananza nel cielo ormai a tinte rossastre.
Castle parcheggiò in un punto un po’ nascosto in modo da poter far scendere gli altri in sicurezza. In realtà non c’erano molte persone in giro, solo un uomo e una donna che scaricavano delle valigie da un’auto diversi metri più in là e due ragazzini che giocavano a palle di neve, ma preferiva essere prudente. Dato il freddo, quasi tutti gli altri passeggeri dovevano essere all’interno della struttura in attesa di essere imbarcati.
I tre davanti scesero dal furgone e, mentre Jenny andava ad aiutare gli Esposito, Gates e Beckett ad aprire lo scomparto segreto interno, Rick e Kevin si adoperarono per far uscire Semir dal pertugio sotto il camioncino in cui lo avevano infilato. Il ragazzo pareva un po’ scosso dal viaggio e si reggeva in piedi a stento. Gli altri invece, nonostante la paura per la sosta prolungata al posto di blocco, sembravano stare bene. Prima di incamminarsi, Ryan si tolse rapidamente la divisa nel retro del furgone e si cambiò con abiti civili. Quando ebbe finito, lui e Javier presero Semir sottobraccio e lo sostennero per tutta la breve strada fino all’interno dell’aeroporto mentre gli altri li seguirono trasportando borsoni e valigie.
La sala d’aspetto in cui capitarono era piccola, sovraffollata e puzzava di fumo e chiuso, ma almeno era calda. Mentre gli altri cercavano un qualche punto libero in cui poter far sedere Semir, Castle si affrettò ad andare a comprare i biglietti aerei per tutti. C’era una sola biglietteria, ma per fortuna c’era una sola persona in coda quando la trovò poiché era già quasi l’ora dell’imbarco. Quando arrivò il suo turno, la donna dietro il bancone chiese destinazione, numero di persone e documenti di ognuno dei passeggeri. Rick le passò quindi i passaporti (falsi) degli altri. Si accorse di sudare quando uno dei documenti cartacei gli rimase un po’ appiccicato alla mano, ma non avrebbe saputo dire se era per il caldo umido della sala o per la tensione. La bigliettaia comunque non fece commenti. Trascrisse semplicemente i nomi, controllò che non fossero tra quelli segnalati e diede i biglietti con sopra segnata la destinazione danese al colonnello. Proprio in quel momento chiamarono per l’imbarco. Velocemente Castle pagò, riprese i passaporti e tornò dagli altri, cercando di schivare la massa di persone che si era alzata e lentamente si stava spostando verso l’esterno.
Una volta fuori il gelo si fece subito sentire, facendo rabbrividire Rick. Alzò lo sguardo per cercare il velivolo e vide subito il grande aereo grigio circa duecento metri davanti a loro. Il tratto non era lungo, ma avendo Semir sofferente da trasportare, il gruppo rimase presto in fondo alla fila di persone di attesa di salire sull’apparecchio. Guardandosi intorno, il colonnello notò più lontano un piccolo aeroplano per il trasporto della posta, dove un uomo stava aggiungendo la benzina per il volo vicino a una piccola montagna di pacchi ben impilati. I due mezzi erano gli unici fuori, mentre gli altri, se ce ne erano, probabilmente erano rinchiusi nella serie di quattro grandi hangar posti dietro l’aeroplanino, fuori dalla pista.
“Quindi… è il momento…” sussurrò Kate con tono sofferente quando fu quasi il loro turno di salire, prendendo la mano di Rick. Lui la strinse e si voltò a osservarla. Beckett aveva gli occhi umidi, rivolti al grande aereo davanti a loro.
“Ehi…” sussurrò Castle con un mezzo sorriso, costringendola delicatamente a guardarlo spostandole il mento con la mano libera. “Ci rivedremo prima di quanto pensi.” Lei lo fissò poco convinta, preoccupata e triste insieme. Quell’espressione fece male a Rick come un pugnale nel petto. D’istinto la attirò a sé e la abbracciò stretta, infilando il naso tra i suoi capelli per sentire ancora una volta il suo profumo. Kate si aggrappò allo stesso modo a lui, il volto nascosto nel suo collo. “Devo comprarti un anello nuovo, ricordi?” sussurrò ancora il colonnello con tono divertito quando sentì il semplice cerchietto di metallo che lei aveva al dito graffiarlo leggermente alla base del collo. Stava cercando di strapparle un sorriso anche se lui stesso faticava a farne uno. “E devo portarti all’altare e…”
“Non mi importa.” lo zittì però in un mormorio Beckett, sorprendendolo. Kate aveva la voce appena rotta, come se si stesse trattenendo dal piangere. “Esci di qui vivo, ok?” continuò poi, staccandosi appena da lui per guardarlo negli occhi. “E torna da me. E’ tutto ciò che ti chiedo. Il resto può aspettare.”
Rick le fece un sorriso dolce, quindi la attirò di nuovo a sé, stavolta per un lungo bacio. Aveva il terrore che non avrebbe più potuto farlo. E il calore delle sue labbra non rendeva nulla più facile. Con forza, si costrinse a staccarsi per salutare gli altri. “Ti amo…” le sussurrò comunque prima di allontanarsi.
“Fai attenzione.” gli disse Jenny con le lacrime agli occhi, abbracciandolo forte nonostante il pancione rendesse l’operazione più complicata. Kevin e Javier gli strinsero la mano, poiché stavano ancora reggendo Semir, così come la Gates. L’adolescente dovette limitarsi a un lieve e sincero “grazie” sussurrato e a un sorriso, non avendo la forza di fare altro. Anche Lanie lo abbracciò e il piccolo Leandro gli si aggrappò al collo, nascondendo il visetto dentro il suo collo per l’ultima volta.
“Ci vediamo presto, vero, zio Rick?” domandò speranzoso. Castle non riuscì a dirgli che non aveva idea di quando e se si sarebbero rivisti. Così gli sorrise dolcemente, nascondendogli la sua paura, e gli lasciò un bacio tra i capelli riccioluti.
“Prestissimo.” rispose piano, mentendo pur di non farlo preoccupare. Cercò di non far trasparire dalle sue parole il groppo che gli si era formato in gola e quindi quanto quell’affetto lo stesse sconvolgendo emotivamente. “Devo andare ora.” disse poi a voce bassa, posando Leo a terra. Prima di farlo però, si voltò ancora una volta verso Beckett e le carezzò piano una guancia, spostandole una ciocca di capelli cadutale davanti al viso. “Aspettami.” mormorò con un piccolo sorriso.
“Sempre.” replicò in risposta Kate, alzandosi sulle punte per lasciagli un ultimo bacio a fior di labbra. Rick si trattenne dallo stringerla tra le braccia perché sapeva che poi sarebbe stato troppo difficile abbandonarla. Così rispose al bacio tenendo le braccia lungo i fianchi, quindi indietreggiò di un paio di passi.
“Ora andatevene.” disse rivolto a tutti con un mezzo sorriso, come fosse un ordine scherzoso che però gli stava appesantendo il cuore come un macigno. “Andatevene fuori da questo Inferno.”
“Ci vediamo dall’altra parte.” replicò Ryan, rispondendo a tono con gli angoli della bocca appena sollevati, ma con gli occhi chiari che esprimevano la preoccupazione per l’amico.
Castle li salutò un’ultima volta con un cenno della mano (e un’occhiata dolorosa verso Kate) quindi si voltò per andarsene, cercando di convincere sé stesso a non guardarsi indietro. Aveva fatto a malapena un passo quando, alzando gli occhi, vide qualcosa di strano attraverso le vetrate della sala d’aspetto. Vista la lontananza e il riflesso del sole sul vetro, Rick dovette socchiudere gli occhi e aguzzare la vista per capire cosa avesse attirato il suo sguardo. Quando vide la causa però, sgranò gli occhi e sbiancò. Un gruppo di soldati ben armati era appena entrato nella sala e, nonostante la distanza, riconobbe immediatamente la figura di Dreixk davanti a loro che indicava con gesti veloci ai suoi uomini dove muoversi.
Non ora! pensò terrorizzato Castle. Si voltò di nuovo indietro. C’erano ormai pochi passeggeri in coda, ma i suoi amici, che ora lo osservavano confusi, erano ancora fuori dall’aereo. Non sarebbero mai riusciti a salirvi incolumi. Dreixk avrebbe sicuramente bloccato il mezzo ancora prima che piloti chiudessero il portellone.
Per un attimo Rick entrò nel panico. Sentì il battito cardiaco accelerare insieme alla respirazione, il cervello farsi vuoto. La consapevolezza che non avrebbe salvato Kate acuì il suo terrore. D’istinto portò la mano alla fondina. Il gelido metallo della pistola d’ordinanza contro le dita gli schiarì la mente e lo tranquillizzò. Non era del tutto disarmato, anche se Dreixk e i suoi uomini erano molti più di loro. Probabilmente avrebbe perso, forse sarebbe morto, ma almeno avrebbe combattuto. E con un po’ di fortuna si sarebbe portato Dreixk con sé nella tomba.
Con questo nuovo proposito in testa, Castle iniziò a guardarsi attorno freneticamente alla ricerca di un punto da cui sparare senza essere un bersaglio facile. Poi il piccolo aereo per la posta entrò nel suo campo visivo e si bloccò. Forse non era tutto perduto. Forse c’era un’alternativa. Non era un grosso aereo quello, ma era comunque abbastanza grande da trasportare una decina di persone. Era perfetto.
Prima ancora che potesse pensare ai pro e contro di quella scelta, Rick agì. Prima che qualcuno potesse fermarlo, si fiondò di nuovo verso Kate e gli altri.
“Dobbiamo andarcene!” esclamò velocemente mentre i suoi amici lo guardavano ancora confusi e sorpresi per quell’improvviso cambio d’umore. Castle fece un cenno a Esposito e gli indicò il piccolo aereo postale poco lontano. “Espo, sai guidarlo?” chiese svelto. Javier osservò l’aeroplanino per un secondo, quindi annuì. “Ottimo. Andiamo.” concluse allora Rick, spingendo Kate dalla schiena e prendendo Leandro in braccio perché tutti si muovessero a seguirli.
“Ehi, voi!! Dove andate??” gli urlò dietro uno dei piloti dell’aereo, vedendoli correre in mezzo all’aeroporto.
“Rick, che succede??” domandò Kevin preoccupato, continuando comunque a procedere velocemente e a tenere Semir insieme a Esposito. Il colonnello comunque non ebbe bisogno di rispondergli. In quel momento infatti, il primo colpo di arma da fuoco fu sparato contro di loro. Abbassarono tutti la testa d’istinto. Nessuno urlò di dolore quindi non smisero di correre e anzi accelerarono il passo (per quanto possibile tra bambino, ferito, donna in gravidanza, borsoni e valigie).
“FERMATELI!!” Il comando di Dreixk arrivò fino a loro, a quasi trecento metri di distanza. Erano già a un terzo del percorso dall’aereoplanino, ma la loro velocità era ridotta rispetto a quella dei soldati. Di quel passo li avrebbero comunque raggiunti.
Realizzando quel pensiero, Rick tirò fuori la pistola dalla fondina.
“Copriti le orecchie!” ordinò a Leo. Il bimbo fece subito come richiesto, portandosi le mani alle orecchie e accucciandosi di più contro il colonnello. Quindi Castle si voltò a metà all’indietro per qualche attimo e sparò tre colpi alla cieca, senza mai fermarsi, per rallentare gli inseguitori. Non appena si voltò di nuovo in avanti, notò con la coda dell’occhio Ryan fare lo stesso con la pistola che aveva nascosta sotto il maglione.
“Più veloci!” urlò Rick, ma non seppe se qualcuno lo sentì a causa dei ripetuti colpi di mitraglietta intorno a loro. Per fortuna l’arma dei soldati era poco precisa e, essendo in movimento, la mira era ancora peggiore. “Leo, ora ti metto giù.” disse velocemente e con un po’ di fiatone al piccolo, che lo guardava con gli occhi sgranati, spaventato, le mani ancora sulle orecchie. “Tu devi correre velocissimo ed entrare nell’aereo, capito?” Leandro annuì solo quindi, quando Castle esclamò “Ora!”, saltò praticamente giù dal colonnello e iniziò a correre più veloce che poté. Lanie si affrettò a prendere per mano il figlio per essere sicura che non rimanesse indietro. Mancavano solo centocinquanta metri.
“CASTLE!!” urlò Dreixk dietro di loro. La risposta di Rick furono altri colpi di pistola indirizzati direttamente a lui e un paio dei suoi uomini più vicini. Gli parve di vedere un soldato cadere al suolo, ma non aveva tempo di sincerarsene.
All’improvviso Javier lanciò un gemito di dolore e quasi inciampò a terra, ma un attimo dopo si riprese e continuò a correre, sempre tenendo Semir insieme a Kevin. Castle però, appena dietro di loro, vide chiaramente Espo zoppicare e lasciare una sottile scia di chiazze di sangue a terra, derivanti dalla macchia rossa che gli si stava allargando sui pantaloni chiari all’altezza del polpaccio sinistro.
Rick si voltò di nuovo e sparò verso i suoi inseguitori, ma questa volta cercò di mirare. Aveva un altro caricatore e la pistola di riserva attaccata appena sopra la caviglia, lo stesso per Ryan, ma era tutto ciò che avevano e non era certo un arsenale. Fortunatamente un altro soldato di Dreixk gli fece il favore di cadere gemente a terra. Tornò a guardare avanti: solo cento metri.
“Maggiore Ryan, mi dia la sua pistola!” La voce imperiosa della Gates fece voltare Rick sorpreso verso di lei. Non le aveva mai sentito quel tono.
“Gates, non posso…” cercò di replicare Kevin con il fiatone, correndo, sparando e insieme tenendo anche Semir.
“Me la dia!” L’ordine della donna, che gli correva parallela, per un attimo lasciò di stucco Ryan. Poi però, prendendo atto delle troppe cose che stava cercando di fare insieme, si decise a lasciarle l’arma. Non appena la Gates prese la pistola, si fermò e si voltò verso i loro inseguitori.
“VICTORIA!” urlò Jenny terrorizzata, vedendola bloccarsi all’improvviso.
“Continuate a correre!” ordinò Rick, fermandosi pochi passi dopo la Gates e iniziando anche lui a sparare ai soldati. Con suo sommo dispiacere mancò per due volte Dreixk, ma almeno un altro soldato cadde a terra. Vedendo che le prede avevano iniziato ad affilare le zanne, Dreixk fece riparare i suoi uomini dietro un mucchio di valigie ancora da imbarcare, lasciando a Rick e gli altri un momento per respirare.
“Che diavolo pensavi di fare??” esclamò Castle nervoso alla Gates, tirandola per un braccio dietro il mucchio di pacchi postali poco lontano. Nello stesso momento in cui loro si nascosero lì, Kate e gli altri raggiunsero l’aeroplanino e iniziarono a buttarci dentro i borsoni. Non vide traccia dell’omino che poco prima stava mettendo il carburante all’apparecchio. Probabilmente era scappato. “Andiamocene!” aggiunse Rick agitato, controllando intanto che gli altri salissero incolumi sull’aeroplanino.
“Andate voi.” replicò in risposta Victoria. Era estremamente seria. Non si era neanche voltata verso di lui. Tutta la sua concentrazione era verso le valigie dietro cui erano accovacciati i soldati. Appena ne vide un paio uscire, subito si mise in piedi, pronta, le braccia tese in avanti. Castle non fece in tempo nemmeno a parlare che con due colpi la donna li aveva stesi entrambi a terra. La guardò a bocca aperta. “Mio marito mi aveva insegnato a usare pistola e fucile quando eravamo giovani.” si spiegò la donna riaccovacciandosi a terra, vedendo la sua espressione. “Quando andavamo a caccia tornavamo sempre con una preda.” aggiunse poi con un piccolo sorriso triste e nostalgico sulle labbra nonostante il momento. Un altro soldato doveva aver tentato di uscire allo scoperto, perché in un attimo la Gates si era sporta dai pacchi e aveva già sparato un altro colpo. Stavolta mancò l’uomo per un soffio.
“Gates, forza…” ritentò Rick, sfruttando quel momento di pausa. Aveva il fiatone per la corsa e l’adrenalina. Non uscì più nessuno dalle valigie, quindi Dreixk doveva essersi accorto che mandare i suoi uomini avanti allo sbaraglio non era esattamente la mossa migliore. In ogni caso si sarebbe ripreso preso, riorganizzando meglio i soldati. Era il momento di andarsene. Nello stesso attimo il motore del piccolo aereo emise un forte brontolio e il motore iniziò a far girare le pale, quasi li stesse chiamando a sé dicendogli di sbrigarsi.
“Va con loro, Castle!” gli disse la donna senza tener conto delle sue parole, indicandogli l’aeroplanino. “Hanno più bisogno di te che di me.”
“Ma... la tua famiglia…” tentò ancora Rick. Non poteva credere che avrebbe abbandonato così suo marito e i suoi figli. Che non avrebbe neanche tentato di tornare viva da loro. Ma lei gli sorrise, come se andasse tutto bene. Un altro sorriso dolce e triste che Castle non aveva mai visto e che gli fece comprendere ciò che in realtà già sapeva, ma che non aveva voluto credere.
“La mia famiglia è morta.” rispose la Gates. “Mesi fa.” Rick rimase a fissarla immobile, incredulo che lei avesse tenuto un segreto del genere per tutto quel tempo. ‘Sono in un posto più sicuro.’ gli aveva detto una volta. ‘La mia famiglia è più al sicuro ora di quanto lo sia mai stata.’ aveva ripetuto poco prima che lasciassero l’appartamento di Ryan. Ora capiva perché. E capiva anche perché lei non era più andata a trovarli.
“Victoria…” mormorò piano, cercando di trovare delle parole adatte che non gli vennero. La donna scosse la testa.
“Lei vuole sempre salvare tutti, Colonnello.” disse più dolcemente di quanto l’avesse mai sentita, ripetendo quasi alcune parole che gli aveva già detto mesi prima: ‘Lei vorrebbe salvare tutti, signor Castle. Anche se è impossibile.’ Rick sentì una stretta al petto e non fu capace di rispondere. “Ora vada.” ripeté alla fine Victoria, indicando l’aereo. “Qui purtroppo non c’è più posto per noi. Vada con loro.” Poiché Castle rimaneva ancora immobile, la donna dovette scuoterlo per una spalla, tornando al suo abituale modo di fare sbrigativo. “Vi copro io le spalle, ma ora vada, signor Castle! Vada!” A quelle parole urgenti, Rick si costrinse ad alzarsi. Prima di andarsene però le lasciò il suo caricatore pieno per la pistola, quindi iniziò a correre verso l’aeroplanino. Non appena si mosse all’aperto sentì nuove scariche di proiettili volare attorno a lui, ma allo stesso tempo gli fu facile individuare i colpi singoli dell’arma della Gates, che gli stava comprendo la fuga. Si costrinse a non voltarsi e accelerò il passo.
Castle corse quegli ultimi metri più velocemente che poté. Non appena lo videro arrivare, Kate e Ryan gli spalancarono il portellone laterale per farlo salire.
“Sbrigati!” gli urlò Kevin allarmato, facendogli segno con la mano mi muoversi. Un attimo dopo però Rick lo vide cadere all’indietro e per un momento gli si fermò il cuore. Beckett si voltò a controllare se stesse bene, quindi fece un cenno veloce al colonnello a indicargli che stava bene per tranquillizzarlo. Era così vicino che poté vedere lui stesso Ryan steso all’interno del velivolo che tentava di rialzarsi tenendosi un braccio mentre Jenny e Lanie cercavano al contrario di tenerlo giù e allontanarlo dal portellone aperto.
“CASTLE!!” L’urlo di Dreixk arrivò contemporaneo a un proiettile che gli passò a un soffio dalla testa e andò a conficcarsi nella lamiera dell’aeroplanino. D’istinto, Castle si bloccò. Era a meno di un metro dal portellone e da Kate. Aveva il fiatone e i polmoni gli bruciavano, ma i suoi occhi erano concentrati su quelli terrorizzati della donna, esattamente di fronte a lui, ma fortunatamente riparata dalle pallottole di Dreixk dal metallo dell’aereo. Lui invece era completamente esposto, poiché anche le ali del velivolo erano dietro di lui invece che tra lui e l’altro colonnello. “Getta l’arma e voltati!” comandò ad alta voce Dreixk. C’era una chiara nota di compiacimento ed esaltazione nella voce che sovrastava senza problemi il frastuono dell’aereo.
Rick rimase per un momento immobile. Poi mimò uno ‘scusa’ con le labbra a Beckett e, mentre lei scuoteva energicamente la testa in segno di diniego, buttò di lato la pistola. Quella cadde malamente a terra, anche se, dato il frastuono, il colonnello non sentì il rumore. Poi Castle si girò verso il suo parigrado con le mani alzate. Appena lo fece, il suo sguardo venne catturato da una massa scura a terra poco lontano, vicino ai pacchi postali. Ci mise un paio di secondi prima di capire che era la Gates, riversa al suolo in una pozza di sangue. Gli si contorse lo stomaco. Avevi ragione, Victoria… pensò. Non avrei mai potuto sperare di salvarvi tutti.
Rick strinse i pugni con rabbia e contrasse la mascella. Aveva sbagliato di nuovo. Tornò a fissare Dreixk con odio. Se solo fosse stato un po’ più vicino, gli si sarebbe scagliato contro. E un solo pugno questa volta non sarebbe bastato a placarlo. Il naso violaceo che gli aveva procurato qualche ora prima non sarebbe mai stato sufficiente. A quella distanza però, sarebbe stato fortunato a fare metà del percorso prima che lui premesse il grilletto e gli sparasse. Non aveva alcuna intenzione di dare quella soddisfazione a Dreixk.
“Complimenti, Dreixk!” esclamò allora con tono ironico, cercano di calmarsi e di pensare lucidamente al da farsi. Ogni sua possibilità di restare a Berlino era stata bruciata dall’arrivo del colonnello e dei suoi uomini. Dovevano averlo capito anche i suoi amici e per questo non erano ancora partiti. Il problema è che se restavano lì ancora a lungo, rischiavano di partire con il buio o non partire affatto. “Mi hai preso!”
“Oh, ho fatto molto più di questo!” gli urlò di rimando l’altro con in faccia stampato un ghigno soddisfatto. “Ora tutti sapranno chi sei davvero!” continuò facendo un passo in avanti, senza smettere di puntargli la pistola addosso. I suoi rimanenti uomini si spostarono lentamente a ventaglio intorno a lui in modo da tenere sott’occhio Castle, bloccando anche ogni tentativo di fuga. Un paio si spostarono anche verso il davanti dell’aeroplanino e puntarono le armi contro il pilota, quasi sicuramente Javier, perché non si muovesse. “Non il simpatico e divertente Colonnello Castle,” Dreixk pronunciò il suo nome con una smorfia schifata. “Ma il traditore e bugiardo che sei sempre stato e che nessuno ha mai visto tranne me!”
“Che occhio d’aquila…” borbottò Rick nervoso. “Va bene, ti ripeto, mi hai preso!” disse poi a voce più alta, sovrastando il rumore dell’aeroplano. “Hai vinto. Ora lascia perdere loro e verrò con te senza alcuna storia!”
“CASTLE!!” urlò Kate angosciata dietro di lui. Il colonello le fece immediatamente segno con la mano di stare tranquilla.
“Verrò con te!” continuò senza badare a Beckett, gli occhi fissi su Dreixk. “Ma lasciali andare!”
“E perché dovrei farlo?” domandò divertito l’altro colonnello. “Vi ho tutti in pugno.”
“Andiamo Dreixk!” replicò Castle con un tono quasi seccato che nascondeva la disperazione che stava provando. Doveva assolutamente convincere quel bastardo a lasciar perdere gli altri. Una goccia di sudore gli accecò per un attimo un occhio. Scosse la testa per toglierla e solo in quel momento si accorse che non solo stava sudando, ma anche che il suo cuore stava battendo a un ritmo furioso. Aveva paura. Era letteralmente terrorizzato, ma non doveva assolutamente mostrarlo a Dreixk. “Che fastidio vuoi che ti diano?” continuò poi. “Lasciali stare. Hai già me ed è tutto quello che volevi, o sbaglio?” Per un momento Dreixk non fiatò, pensieroso. Per un momento Rick si concesse di sperare.
“Sai cosa?” domandò alla fine retorico Dreixk con un mezzo ghigno maligno che distrusse completamente la piccola speranza di Castle. Era troppo credere che avesse un cuore. “Visto che c’è ancora vivo almeno uno degli uomini che ha interrogato il tuo piccolo amico bugiardo e lo stampatore falsario, credo che mi farò dare qualche suggerimento su come trattare i tuoi altri amici…” A quelle parole, Rick fece d’istinto un passo indietro verso il portellone aperto dell’aereo, come a voler proteggere l’ingresso. Un brivido di orrore e rabbia gli passò attraverso la schiena sapendo di essere impotente, di non poter aiutare Kate e gli altri. Si accorse solo in quel momento che Semir stava urlando da dentro l’abitacolo. Che avesse sentito ciò che quel bastardo aveva appena detto?
“Non ti permetterò di avvicinarti a loro!” urlò Rick senza pensarci. “Dovrai passare sul mio cadavere!” Dreixk rise a quelle parole. Una risata fredda, senza gioia.
“Castle, Castle…” lo canzonò sarcastico e maligno. “Non ho bisogno di passare sul tuo cadavere per arrivare a loro. Mi basta passare sul tuo corpo.” Prima che Rick potesse comprendere il significato di quelle parole, Dreixk gli sparò. Castle si sentì spingere una spalla con una forza tale da farlo girare in parte su sé stesso e mandarlo a terra. Il dolore venne l’attimo dopo. Un dolore lancinante alla spalla colpita che lo fece gemere penosamente e raggomitolare quasi in posizione fetale. Fu allora che capì cosa intendesse Dreixk: non gli serviva che fosse morto, ma solo in condizioni di non mettergli i bastoni fra le ruote.
“RICK!!” La voce terrorizzata di Kate lo fece voltare verso il portellone dell’aereo. La donna era già saltata giù ed era ormai su di lui per sincerarsi delle sue condizioni, incurante di Dreixk con ancora la pistola carica e pronta a sparare.
“Kate…!” mormorò preoccupato, cercando di ignorare il dolore. Gli sembrava di avere un tizzone ardente conficcato nella spalla, appena sotto la cicatrice appena formata. Sospettava quasi che gli si fosse riaperta quella non troppo vecchia ferita. “Torna… torna sull’aereo… Vattene!”
“Non senza di te!” dichiarò in risposta Beckett irremovibile, prendendo velocemente un fazzoletto da una tasca.
“Non l’ho ucciso, tesoro.” esclamò Dreixk divertito, senza smettere di puntare loro contro l’arma. “Non lo avrei mai fatto. Lo voglio vivo quanto te per il momento, anche se non per le stesse ragioni…” aggiunse poi con un ghigno.
“Kate… ti prego…” provò di nuovo Rick, stringendo i denti e tenendosi faticosamente la spalla colpita con la mano libera. Beckett stava tentando di tamponare la ferita con il fazzoletto, ma questo era già quasi completamente impregnato di sangue.
“No.” replicò la donna dura senza dargli la possibilità di continuare. Castle deglutì faticosamente e chiuse gli occhi, appoggiando per un attimo il capo sull’asfalto, nel vano tentativo di far sparire il male con la sola forza del pensiero. Cercò di concentrarsi su altro, come i minuscoli granellini di polvere che sentiva finirgli in faccia spinte dalle pale dell’aereoplanino. Però in quel momento sentì anche un’altra cosa: un movimento così lieve all’altezza della caviglia da pensare di averlo solo immaginato. E visto che era in parte schiacciata dal suo corpo, ancora in una mezza posizione fetale, probabilmente era solo intorpidita.
“Ora dì ai tuoi amici di spegnere il motore e scendere, Colonnello Castle.” disse alla fine Dreixk con un mezzo sorriso, indicandogli il piccolo aereo con la pistola quando Rick alzò con fatica la testa per guardarlo. “E poi digli addio.”
A quelle parole Castle sollevò gli occhi su Kate, angosciato. Avrebbe voluto dirle che gli dispiaceva, che doveva andarsene, che avrebbe dovuto proteggerla, che era colpa sua, che voleva sposarla, che voleva un’altra notte e un altro giorno con lei, che voleva una vita con lei… Avrebbe voluto dirle di nuovo che la amava. Ma non gli uscì nulla. La sua bocca pareva essere diventata all’improvviso asciutta e incapace di spiccare parola. Però non fu solo quello a impedirgli di parlare, anche se lo capì con un secondo di ritardo. Fu l’espressione di Beckett. Non era rassegnata, impaurita o altro. Al contrario, era decisa. Rick poteva quasi sentire i muscoli tesi di lei dal braccio poggiato sopra il suo petto. E il suo sguardo… il suo sguardo pareva determinato, concentrato su qualcosa che a lui sfuggiva. Poi però il viso di Kate cambiò di nuovo. Fece un piccolo sorriso a Castle, come per tranquillizzarlo, quindi spostò leggermente lo sguardo verso il portellone aperto dell’aeroplanino senza farsi vedere. A quel punto mosse quasi impercettibilmente la testa in segno di assenso a qualcuno che, dalla sua posizione a terra, Rick non riuscì a vedere.
“Kate…?” cercò di domandare Castle, ma la donna lo fermò ancora una volta.
“Andrà tutto bene, Rick.” disse con un piccolo sorriso. “Fidati di me.”
“Tesoro, togliti da lì!” esclamò poi Dreixk a Beckett ironico. “Non vorrei dover sfigurare quel tuo bel faccino o quel corpo da favola!” I suoi uomini ridacchiarono per la battuta. “Anzi, visto che sicuramente hai dato un assaggio di te a Castle, magari mi toglierò lo sfizio anche io e ti scoperò prima di ucciderti. Chissà, magari lo troverai anche più piacevole di…” Kate non lo lasciò finire. In quell’istante infatti si alzò in piedi fulminea e si voltò di scatto verso Dreixk, le braccia tese in avanti e una pistola tra le mani. Rick la guardò incredulo, gli occhi sgranati e la bocca semiaperta. Ci mise un paio di secondi prima di capire che quella era l’arma di riserva che aveva attaccata alla caviglia. Il lieve movimento che aveva sentito prima doveva essere stato quello della donna che gli sfilava la pistola dalla fondina sotto l’orlo del pantalone.
“Scopami all’Inferno, stronzo!” replicò Beckett, sempre puntandogli l’arma contro. Gli uomini di Dreixk si mossero subito intorno a lui, ma nessuno fu abbastanza veloce.
“Ma che diav…?” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare Dreixk prima che Kate sparasse. La pistola esplose un colpo, poi due, tre, quattro. Per un momento Rick temette che nessuno dei proiettili fosse andato a segno, poiché l’uomo era ancora in piedi. Poi però lo sguardo stupito di Dreixk si abbassò lentamente verso il suo petto. Una macchia rossa si stava allargando a vista d’occhio all’altezza del cuore sopra la divisa grigio chiaro. Il colonnello rialzò lo sguardo verso di loro, ancora incredulo mentre iniziava a sbiancare, rendendo più evidente il viola del suo naso. Quindi iniziò a ondeggiare leggermente. A Castle parve quasi di vederlo cadere a rallentatore. Dreixk prima precipitò sulle ginocchia, lasciando andare la pistola a terra. Quindi il suo corpo cadde in avanti.
Per un attimo tutti rimasero immobili, come se fosse stato uno shock troppo grande da comprendere o aspettando quasi che il colonnello si tirasse su di nuovo. Ma non lo fece. Il corpo di Dreixk rimase immobile sul freddo terreno. Morto.
Fu Kate a rompere quella strana e bloccata atmosfera. Dopo aver atteso per capire se Dreixk si sarebbe rialzato, Beckett si riabbassò subito su Rick e lo strattonò per il braccio sano per costringerlo a rimettersi in piedi.
“Muoviti Castle!” ordinò ansimante, quasi avesse corso una maratona. Sfortunatamente nello stesso attimo in cui il colonnello si rialzò, gli uomini di Dreixk ricominciarono a sparargli addosso. Dovettero però subito cercare di nuovo un riparo perché non solo Beckett aveva iniziato a sparargli contro mentre reggeva Castle, ma lo stesso aveva cominciato a fare anche Ryan dal portellone aperto dell’aereo per coprirgli le spalle.
Senza capire bene come, ancora un po’ stordito dagli ultimi fatti, dal dolore e dal sangue perso, Rick si trovò tirato dentro il piccolo velivolo con forza, seguito a ruota da Kate. Un attimo dopo il portellone fu chiuso e la voce di Javier risuonò nella penombra dell’abitacolo.
“Reggetevi!!” urlò Esposito. “Ora si balla!” Castle sentì il rumore del motore salire di giri, la lamiera sotto di lui vibrare e un attimo dopo capì che stavano iniziando a muoversi. “State giù!” gridò ancora Javier e tutti sentirono chiaramente la scarica di proiettili contro l’aereo. Per fortuna il metallo parve reggere. Quella situazione comunque durò pochi secondi, che a Rick parvero un’eternità. Poi a un certo punto il metallo smise di scuotersi sotto di lui ed Esposito finì di lanciare un’imprecazione dietro l’altra contro il culo pesante del velivolo.
Per un attimo tutti rimasero in silenzio, tutti seduti a terra, ancora con il fiato sospeso mentre l’unico suono rimasto era il ronzio del motore. Poi iniziarono a scambiarsi occhiate incredule, la bocca aperta e gli occhi sgranati. Quindi un sorriso, un vero sorriso, si aprì sui loro volti.
“Signori e signore,” esclamò alla fine Javi con tono decisamente allegro. “Qui è il vostro pilota che vi parla. Mettetevi comodi e godetevi il viaggio: siamo ufficialmente in volo verso l’Inghilterra!” Urla di gioia e sospiri sollevati seguirono immediatamente quell’annuncio. Lanie abbracciò stretto il piccolo Leandro e lo riempì di baci su tutto il visetto mentre lui si stringeva alla madre. Poi Leo però si staccò un poco e si voltò verso Semir, appoggiato con le spalle a una delle pareti, e gli prese una mano con un sorriso felice. Lanie fece altrettanto, seguendo l’esempio del figlio. L’adolescente ricambiò entrambi con un sorriso stanco, ma emozionato.
Jenny si aggrappò al collo del marito, incurante della sua ferita al braccio, che avevano coperto con un fazzoletto di fortuna, sopra cui si era appoggiata. Rimasero abbracciati in quella posizione finché Kevin non gemette per il dolore. Solo allora la moglie si staccò, ma solo per scusarsi e cambiare lato in cui abbracciarlo.
Lanie a quel punto si alzò per tornare in modalità infermiera e medicare i feriti, ma prima di farlo andò a baciare Javier alla guida dell’aeroplanino, seguita a ruota da Leandro che voleva abbracciare il padre.
Castle osservò tutto quel tripudio di gioia ancora attonito, come se non fosse lui a guardare davvero quello spettacolo, ma un’altra persona. La spalla gli pulsava forte, ma in confronto a quello che stava provando era solo un dolore sordo e a malapena degno di nota. Ce l’avevano fatta. Si stavano allontanando sempre più da Berlino e dalla Germania. Quell’incubo era finito e presto sarebbero arrivati in Inghilterra. L’essere su un aereo postale avrebbe sicuramente giovato se fossero riusciti a raggiungere le coste inglesi con ancora un po’ di Sole perché difficilmente qualcuno gli avrebbe sparato. Non erano ancora fuori pericolo ovviamente, ma non erano più nemmeno nel minino delle armi e delle macchinazioni di Dreixk e dei suoi uomini.
Dreixk… quello stronzo li aveva quasi fregati. Erano stati fortunati a trovare quell’aeroplanino. Non era nei piani di Rick l’andare via con gli altri, ma non era nemmeno nei piani che la Gates morisse. Il colonnello contrasse la mascella, il respiro ancora leggermente affannoso, lo sguardo perso nel vuoto al ricordo del cadavere della donna. Aveva ragione Victoria: lui avrebbe voluto salvare tutti, anche sapendo che era impossibile. Eppure… eppure, nonostante tutto, anche sentendo le morti della Gates e di Montgomery sulla coscienza, Castle sapeva che non avrebbe cambiato nulla degli ultimi mesi. E l’unica spiegazione a quella riflessione si trovava accanto a lui.
Solo quando quel pensiero gli si affacciò alla mente si accorse che la sua mano aveva stretto per tutto il tempo quella di Kate. Fu come ritornare lentamente a prendere possesso del proprio corpo. Sentì il calore della donna contro la spalla sana a cui era appoggiata, ma anche il freddo metallo dell’aereo sotto di lui. Il ronzio del motore tornò a infilarsi prepotente nelle sue orecchie. La vista si abituò alla penombra dell’abitacolo. Si accorse che l’odore di carta e chiuso doveva aver impregnato ogni cosa tanto era forte. E poi ebbe la chiara percezione di qualcosa di morbido e caldo appoggiato alla sua guancia. Chiuse gli occhi per un attimo per assaporare quella sensazione, ma se ne andò troppo velocemente per i gusti di Rick. Però per lo meno lo costrinse a voltarsi verso Kate, le cui labbra lo avevano appena sfiorato.
Beckett pareva in attesa di una sua reazione. Lo stava osservando con un misto di emozioni dipinte sul viso: impazienza, preoccupazione, eccitazione, tristezza, sollievo. Sopra tutto però c’era altro. Una scintilla solo per lui.
“Ehi…” mormorò Rick con un piccolo sorriso.
“Ehi…” replicò in risposta Kate piano, gli occhi lucidi e le labbra curvate in un sorriso dolce.
“Per fortuna che ti ho insegnato a sparare.” dichiarò il colonnello con tono divertito. Kate alzò un sopracciglio.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato sai dirmi solo questo?” replicò con aria fintamente scandalizzata. Castle fece una smorfia che la fece ridacchiare.
“Hai ragione, ma credo di aver esaurito le altre battute per il momento.” commentò con un sospiro, stringendosi poi la mano sulla spalla ferita con un lieve gemito. “Ma perché sempre la stessa spalla??” borbottò poi in un tono a metà tra l’ironico e il serio, esasperato.
“Forse hai un magnete incastrato lì che attira i proiettili.” ipotizzò Beckett. A quella frase, fu il turno di Rick guardarla con un sopracciglio alzato. Si osservarono immobili per qualche secondo, lei con aria grave e lui scettico. Poi scoppiarono a ridere. Una risata liberatoria dopo tutta la paura e la tensione accumulate nelle ultime ore.
“Dio, finalmente questa storia è finita…” sussurrò Kate sollevata, appoggiando la fronte a quella di Rick e abbracciandolo in modo da non fargli male.
“Ti sbagli.” mormorò in risposta lui, facendo rialzare la donna con aria sorpresa. “E’ appena cominciata.” continuò Rick con un sorriso dolce, innamorato. Lei lo guardò confusa per un momento, poi capì e sorrise a sua volta. Quindi si riavvicinò per baciarlo. Castle non si lasciò sfuggire l’occasione e la tenne stretta a sé, approfondendo il bacio, entrambi incuranti del casino intorno a loro, del sangue che li stava imbrattando, di Lanie che aspettava che finissero di parlare per medicarlo, di Kevin e Jenny che li guardavano sorridenti e di Leandro che, al contrario, aveva distolto lo sguardo da loro con una smorfia schifata.
La loro storia ora poteva davvero cominciare.                                                                                                

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Xiao! :D
Come avevo promesso (oggi è giovedì giusto O.o?) ecco il penultimo capitolo di questa storia!
Purtroppo la Gates è morta (ehi, siamo in guerra qui!), ma anche Dreixk non ne è uscito meglio (gioia e gaudio) e finalmente Castle e compagnia stanno partendo per un nuovo inizio. Voi che dite, ce la faranno? ;)
Il prossimo e ultimo capitolo è nella mia testa da una vita e mezza (più o meno da quando ho cominciato la storia XD) ma è stato rimodellato talmente tante volte che ormai non so più.... D: (no, scherzo, ho perfettamente in mente il cap, solo che devo trovare il tempo di metterlo giù! XD La parte del rimodellamento però è vera!)
Ah, prima di finire piccola nota storica (vi mancavano vero? XD): i voli di linea sono cominciati nel 1910-1913 in Germania e Inghilterra (anche se i primi voli erano effettuati da dirigibili e idrovolanti) e poi nel mondo (ma per i transcontinentali solo dal 1959). Per il resto, non ho idea di come fossero fatti gli aerei dell'epoca, nel senso grandezza, colore e cose del genere. Voi nel caso fate finta di niente, eh? XD (per dire, sapevo che volavano aerei passeggeri perché Indiana Jones si spostava volando XD)
Va beh, taccio ora XD Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto! :)
A presto! :D
Lanie
  
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