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Autore: Harianne    08/02/2005    3 recensioni
[titolo provvisorio]
Nikolas: un inerme ragazzo vittima di uno shock?
Michelle: la vittima? o la killer?
e Mine? Stefan? Lucas?
Storia ambientata in una specie di presente, senza addentrarci però nella politica di adesso. diciamo che è ambientato in un Alternative Universe.
per chi avesse letto la oneshot "in realtà", l'ho trasformata in questa storia..
Genere: Dark, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vento tra gli alberi.

foglie che stormiscono.





Sembrano parole, quelle che dicono le foglie.

anche se non sembra possibile. parole.

Non che le senta, in realtà.

L'orecchio le percepisce e registra con la sua solita e perfetta regolarità, e il suo cervello quelle impressioni le riceve perfettamente, per mandarle alla fine allo strato superficiale della sua coscienza.

Ma lui non le sente.





Come non sente davvero molto altro, da molto tempo.


L'ha scelto lui questo, ed ormai in realtà non ci fa nemmeno più caso.

Il suo corpo osserva obbiettivamente la realtà accanto a lui, si muove, e si comporta di conseguenza. Autonomamente.

Qualche volta simula anche qualche emozione, per non dare troppa noia a coloro che gli stanno attorno.
Ma in realtà, lui si è ritirato.

Da molto ormai il suo posto non è più lì, il contenitore del suo spirito continua a viaggiare senza problemi, quasi da solo, quasi.

All'inizio, Lui, ha cercato molte volte di abbandonarlo a se stesso.

E in tutte quelle volte si è reso conto di non poterlo fare, e quindi, si è arreso.

E nascosto./p>


Ha preso la sua coscienza, il suo spirito, la sua presenza, la sua consapevolezza, le ha ficcate in una valigia, e si è rifugiato in quel posto, pieno di luce a volte e di buio altre, di impressioni impalpabili, non sul mondo reale.

Si è rifugiato al centro di se stesso, nella pazzia.




E questo, in realtà, tutti lo sanno.

Tutti loro, quelli che gli stavano accanto, lo sanno.

Vive ancora con loro, lo ha sempre fatto, si muove ancora tra la gente.

Loro, quelli stretti intorno a lui, hanno osservato il suo cambiamento.


Pensavano di fare qualcosa, facevano qualcosa, per Lui.

<>In realtà però non facevano nulla, nulla di quello che volevano fare per aiutarlo.

O almeno, non lo facevano nella maniera giusta.


E così, si era andato ritirando.
Lentamente.

Non troppo però, a lui, era sembrato di andare lentamente.

Perché faceva male, e il dolore rallenta il tempo.

Però non era andata, così lentamente.





E tutti se ne erano accorti, e se ne accorgevano tutti.

Quando camminava per strada, anche l'estraneo, anche il turista, tutti.

Lo vedevano, e se lo scordavano automaticamente.

Come lui, adesso, fa con tutto quello che ha attorno.

Come lui, prima, non ha mai fatto.

Forse, in parte, è stata questa la ragione, quella del dolore.

In parte.

"Nikolas" una voce, conosciuta? forse.
"Nikolas!" un'altra. conosciuta? fin troppo.

Un urlo, una scena straziante, per il suo Essere, che tremante, si rifugiò ancora più in se stesso.




Niente di tutto questo trasparì all'esterno




"Nikolas? è sera... vieni in casa, a cena." Automaticamente inizia ad alzarsi.




una mano si tese verso di lui, disperata.

Tentò di prenderla, ma non ci riuscì.

Era ferito, era quasi morto, ma si muoveva ancora, lui.




Attraversa in compagnia della donna, di mezza età, la padrona della voce, la porta della casa.




Un'altro urlo.

E poi più niente./p>

Il silenzio a quel punto era già iniziato a scendere, dentro di lui.
Era a quel punto che aveva iniziato a ritirarsi in sé.




Era stato in quel momento, quando aveva affondato il coltello nel cuore dell'altro, di quello vestito di nero.. e si era girato, disperato, a guardarla.




L'involucro di Nikolas si sta per sedere a tavola, quando, in un barlume di consapevolezza ritrovata, un attimo, il dolore torna.

Pesante.


"Michelle.." sussurra, piano.




E poi, torna ad essere quello che era già, involucro senza speranze ne altro.

Rassicura sua madre, con un sorriso, un sorriso in realtà freddo, e inizia a mangiare.




In realtà, dentro di sé, sta urlando.

ma lui stesso, oramai, non sente più la sua voce, in realtà.

  
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