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Autore: The Writer Of The Stars    05/02/2015    3 recensioni
Kazuha Toyama ha diciassette anni e una grande passione: la danza. Solo mentre balla si sente completamente in equilibrio, pronta a spiccare il volo ... Ma il mondo della danza può diventare il regno dell'apparenza, dove non si sfugge ai severi canoni della perfezione fisica: la snellezza del corpo, le forme longilinee, le linee pulite ...
Kazuha viene travolta dal fantasma della perfezione, si scopre disposta a pagare qualsiasi prezzo pur di diventare leggera, eterea, fino a perdersi tra i sentieri chiaroscuri dei suoi stessi sogni ...
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“Ti piace tanto, vero?” le aveva chiesto facendo riferimento alla danza, sorridendo sicuro. Kazuha si era limitata ad annuire, sollevando leggermente gli angoli della bocca.
“Si, è così. Da cosa l’hai capito?” gli aveva chiesto, curiosa. Heiji aveva sorriso furbamente, prima di rispondere con dolcezza.
“Dal modo in cui sorridevi mentre eri su quel palcoscenico …” aveva detto, e le guance di Kazuha si erano immediatamente imporporate di un adorabile sfumatura di rosso, che Heiji non aveva detto, ma aveva trovato meravigliosa.
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"Sii forte", le diceva Heiji. E lei ci provava, ci provava davvero. "Sei una guerriera. Non dimenticarlo mai ..."
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-Per il momento resisto. Guardatevi dalle strade buie ...
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ricordi …
 
La gente si affolla, compatta, sui marciapiedi del centro in questo primo vero week-end estivo. Un miscuglio colorato di turisti frettolosi, studenti che recuperano le energie tra un esame e l’altro, famiglie con borse e passeggini e persone, come lei, che si accontentano di gironzolare senza una meta.
Ma l’indolenza non è ammessa. Non oggi. Ha un appuntamento, deve sbrigarsi a raggiungere il parco con le giostre, quello dove giocavano da bambini, ma il tempo è così bello …
Non riesce a trattenere un sorriso  immaginandola predica che le toccherà sorbire da Heiji. Lui, che non rispetta mai gli orari, si aspetta da lei una puntualità assolu …
Si blocca come inchiodata al suolo.
Incapace di distogliere lo sguardo dalla ragazza che avanza verso di lei. È ancora a dieci metri di distanza eppure, anche da laggiù, ammanta di un velo opaco il mondo intorno a sé, sbriciolando il suo recente equilibrio, attirandola a lei come la fiamma viva incanta la falena.
Prima registra la curva del suo gracile collo che si spezza sul delicato osso della clavicola, la punta sporgente della spalla un tempo arrotondata, poi i suoi occhi smeraldini passano molto rapidamente a cercare le braccia, la vita, le caviglie.
Per avere conferma di ciò che la sua anima ha già capito.
Nel suo petto, un orologio impazzito si mette a battere colpi forti e dolorosi.
Sofferenza, eppure anche …
Lei indossa un top bianco e dei jeans troppo larghi. Esageratamente larghi. Tutti i vestiti sono sempre troppo larghi per lei.
Zigomi pronunciati, guance scavate, enormi occhi di un azzurro slavato che le divorano il viso. Arriva alla sua altezza, e Kazuha si siede, anzi si accascia su una panchina, incapace di sostenere la visione della sua fragilità.
Della sua bellezza.
È un uccello morente, più vicina a spiccare il volo di quanto lei non lo sia mai stata. Sente un dolore.
Uno squarcio.
Una ferita mai rimarginata.
La ragazza si è allontanata. Percorre la strada buia oltre le parole, una strada di cui raggiungerà presto l’estremità. I battiti del suo cuore rallentano, il respiro torna regolare. Kazuha si appoggia con la schiena alla panchina e chiude gli occhi.
Ricordi …
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Kazuha Toyama amava la scuola di danza. Amava preparare la sua borsa, infilandovi dentro il body ligiamente pulito e stirato da lei stessa, l’asciugamano e le scarpette morbide, e  crescendo poi, anche quelle da punta. Amava arrivare venti minuti prima della lezione, così da potersi preparare con tutta calma, guardando mano a mano le sue amiche arrivare, e allo scoccare preciso delle 16.30, fiondarsi all’interno della sala prove, pronta per la lezione. Amava il sorriso compiaciuto con cui la sua maestra, la signorina Hikari,la accoglieva ogni volta che la vedeva entrare, e adorava cominciare a fare da sola riscaldamento, in attesa delle sue compagne. Amava il liscio parquet della sala prove, le sbarre di legno chiaro e resistente e la scatola contenente la pece*, in quell’angolino della sala, messa lì quasi come se dovesse essere nascosta. Adorava il suo posto alla sbarra, quello che ormai aveva delineato da anni, seconda partendo da destra. Amava eseguire ogni posizione con calma, seguendo la dolce melodia dei brani classici che Hikari metteva su per la lezione. Amava provare balletti su balletti, amava indossare con tutta calma le sue fidate scarpette da punta e allacciarle con delicatezza e lentezza, estranea al mondo al di fuori di sé. Amava provare variazioni su variazioni, perché quando ballava si sentiva bene; libera, leggera, come i suoi sogni. Ed era bello sollevarsi su quelle vecchie scarpette logore, dal gesso ormai consumato, sentendosi a due metri dal cielo. Le piacevano gli sguardi di approvazione che le lanciava la sua insegnante nel vederla ballare, e in certo senso anche quelle un po’ invidiose di alcune delle sue compagne. Sapeva di avere un qualcosa in più rispetto alle altre, e non perché si sentisse superiore a loro tecnicamente, ma perché quando ballava era felice. Ogni volta che la musica partiva, inevitabilmente sulle sue labbra si delineava un adorabile sorrisetto, che le conferiva un aspetto sereno, quasi etereo nei momenti in cui volteggiava spensierata. Heiji glielo aveva fatto notare una volta, al termine di uno spettacolo.
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“Ti piace tanto, vero?” le aveva chiesto facendo riferimento alla danza, sorridendo sicuro. Kazuha si era limitata ad annuire, sollevando leggermente gli angoli della bocca.


“Si, è così. Da cosa l’hai capito?” gli aveva chiesto, curiosa. Heiji aveva sorriso furbamente, prima di rispondere con dolcezza.

“Dal modo in cui sorridevi mentre eri su quel palcoscenico …” aveva detto, e le guance di Kazuha si erano immediatamente imporporate di un adorabile sfumatura di rosso, che Heiji non aveva detto, ma aveva trovato meravigliosa.
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Suo padre l’aveva iscritta a danza quando aveva quattro anni. La scelta era stata dettata non dalla passione o dalla voglia di Kazuha di cominciare una nuova attività, ma da una necessità famigliare e come un aiuto per la piccola. La madre di Kazuha era infatti venuta a mancare solo un anno prima a causa di un brutto incidente d’auto, e nonostante il dolore, il signor Toyama credeva che la piccola bambina avesse bisogno di socializzare con qualche sua coetanea e di distrarsi un po’ da tutte quelle lacrime. Così l’aveva iscritta a danza. All’inizio Kazuha aveva odiato suo padre per quella scelta; detestava dover eseguire i duri esercizi che l’insegnante spiegava loro a lezione e le sue compagne non erano poi tanto simpatiche. Poi un giorno, aveva per caso visto alla televisione un balletto classico. Era “Coppelia”, se lo ricordava ancora. Si era innamorata di quel balletto, e aveva così cominciato a vedere la danza in modo diverso, con meno severità. Poi se ne era innamorata.

E così era arrivata a diciassette anni in punta di piedi, con un dolce sorriso stampato in volto. Aveva sempre amato la danza, ma non l’aveva mai vista come una costrizione, o un’ossessione. Era la sua passione, la amava, ma non credeva certo che l’avrebbe portata su quella strada buia. Non lo credeva. Ma poi era cambiato tutto.


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Verso inizio novembre, durante una delle lezioni con la signorina Hikari, era venuto a far loro visita il signor Tadaki. Il signor Tadaki era un uomo sulla trentina, dai tratti del viso belli ma indubbiamente falsi; dietro ai suoi modi di fare effeminati ed estremamente melliflui, si celavano tanta malignità e sadismo. Era un coreografo ed un ex ballerino piuttosto famoso, e il giorno in cui la signorina Hikari aveva annunciato loro che sarebbe venuto a farle visita e ad assistere ad una loro lezione, erano rimaste alquanto sorprese. Tutte le ragazze sembravano entusiaste che un talent scout del calibro del signor Tadaki venisse ad assistere ad una loro lezione, ma Kazuha non era stata molto convinta. Si sentiva strana, quasi spaventata dalla prospettiva di venir giudicata da un coreografo di tale livello. Per questo quando quel giorno, durante la lezione di classica era entrato mettendosi a scrutare una ad una le ragazze con occhio indagatore, si era sentita infastidita. Aveva poi chiesto ad ognuna di loro di eseguire un assolo, per poter mostrar lui le effettive capacità delle allieve e obbligatori miglioramenti. Oppure solo per guardarci il fondoschiena, le aveva sussurrato Sakura, sua compagna di lezione e grande amica. Kazuha aveva sorriso un poco, ma il sorriso era scomparso nel momento in cui era toccato a lei esibirsi dinanzi a quel pervertito. Si era esibita con una variazione di Esmeralda che conosceva alla perfezione, e la sua esecuzione era stata molto buona, giacché non aveva commesso alcun errore o altro. Dopo la lezione si erano spostate nello spogliatoio per cambiarsi, e nemmeno il tempo di entrare, che subito si era resa conto di aver dimenticato di nuovo lo scalda cuore in sala prove. Era una cosa che le capitava regolarmente e per la quale le sue compagne la prendevano sempre in giro: dopo ogni lezione, lei continua a danzare ancora per un po’ nella sua testa, e finché non ha rimesso i piedi per terra, non riesce a prestare attenzione alle futili cose materiali …

Era uscita dallo spogliatoio. Il salone si trova alla fine del corridoio, e se aveva sorpreso la conversazione della signorina Hikari e del Signor Tadaki, era stato più per eccesso di discrezione che per invadenza. Sapeva infatti che sarebbero stati intenti a discutere riguardo quanto avvenuto a lezione, e non aveva intenzione di disturbarli. Ma quando stava per oltrepassare la soglia, una frase l’aveva inchiodata sul posto e non aveva potuto fare a meno di ascoltare.

“Ha veramente un talento speciale.” Ha detto Hikari.

“ è vero” ha convenuto Tadaki.“Ha un collo del piede perfetto e si muove con grande fluidità. Perché non si è mai candidata per l’American Ballet?”

Vi era solo lo spessore della parete a separarli, e le parole le arrivarono senza ostacoli, attraverso la porta aperta. Kazuha si sentì arrossire, inconsciamente. Di chi stavano parlando?

“Forse ha paura della lontanaza.”ha ipotizzato Hikari. “Frequentare l’American Ballet significa trasferirsi a New York, in un altro paese, addirittura continente. Non è una decisione che le famiglie prendono volentieri.”

“è un peccato. Quella ragazza ha un vero potenziale e, anche se le tue lezioni sono di altissimo livello,, avrebbe tutto da guadagnare a danzare con ballerini al suo pari.”

“Lo so, ma i suoi genitori non sono d’accordo.”

“Ha provato a convincerli?”

“No. L’avrei fatto, ma Utako non vuole.”

Utako! Certo,Utako! Era ovvio che stessero parlando della ragazza dai tratti slavi e dal fisico perfetto, la regina delle nevi, come la chiamavano tutti. Quella ragazza era eccezionale, era scontato fosse lei l’oggetto dei loro discorsi. Si sentì una stupida nel aver pensato anche solo per un minuto di essere lei la tanto elogiata ballerina. Decisa a mettere fine a quel momento, perché origliare era una cosa che lei odiava,prese un profondo respiro, raddrizzando la schiena e preparandosi ad entrare chiedendo scusa per l’interruzione e recuperare il golfino. Ma non ebbe il tempo di muoversi.

“E Kazuha?” ha proseguito Hikari. “Cosa ne pensa di lei?”

“Kazuha?”

“Si, alla sbarra era la seconda dopo Utako. Ha un sorriso meraviglioso mentre danza.”

“Ah si, ho capito di chi stai parlando. È vero,ha un bel sorriso, ma finisce lì! Un bel sorriso. Ha le gambe corte e almeno cinque chili di troppo sul sedere: è questo che le impedisce di muoversi correttamente.”

“Lei è troppo duro!” ha esclamato Hikari.“è vero, Kazuha ha delle forme piuttosto prosperose, ma ha un’ottima tecnica e un’interpretazione e una mimica incredibile quando balla.”

Allora Tadaki  fece una risatina ambigua, sinistra. Derisoria.

“Non sono duro. Esigente e perfezionista si, ma duro no!Come studentessa di liceo quella ragazza va benissimo, ma come ballerina è troppo grassa. La forma fisica prevale sulla tecnica o sul piacere di danzare, non puoi sostenere il contrario. Chiaramente a lei non lo direi mai, ma non vedo perché dovrei nascondere a te quello che penso.”
Ogni parola era stata una pugnalata. Kazuha barcollò all’indietro, alla disperata ricerca di un po’ d’aria che non raggiungeva più i suoi polmoni, finché non era inciampata in una sedia e vi si era lasciata cadere. Lo sapete cosa prova un uccello colpito dagli spari del cacciatore, quando il suo corpo trafitto da mille ferite non gli risponde più, quando le sue piume strappate dai pallini volteggiano in aria intorno a lui, quando le sue ali spezzate penzolano giù, ormai inutili?
Soffre.
Soffre e cade a terra.
 
Quella stessa sera rientrò a casa sua barcollando, ancora sconvolta. Resasi conto che suo padre non fosse ancora rientrato, si chiuse in camera sua, spogliandosi e rimanendo solo in mutandine e reggiseno. Si posizionò davanti al grande specchio in camera sua, rimirando la propria figura.
Il viso: aveva un viso bello, dai tratti delicati, di una dolcezza eterea. Gli occhi erano verdi, grandi e profondi, da potersi specchiare in essi. I capelli color cioccolato erano alquanto comuni, non erano speciali, ma aveva notato che legandoli nella sua classica coda alta, lasciando alcuni ciuffi sparsi sulla fronte, la sua figura otteneva un che di speciale, un misto tra una diligente studentessa e una ragazza un po’ selvaggia. Heiji le aveva detto una volta che sembrava quasi una bambina, con quegli occhioni enormi e quel fiocco colorato tra i capelli. Sapeva che era un complimento, e ripensandovi, arrossì un poco, come accadeva ogni volta che l’immagine di Heiji passava nella sua testa.
Passò al busto, non notando nulla di cui vergognarsi; la pancia piatta, la pelle diafana e delicata, il seno prosperoso ma non ingombrante per una ballerina. Tutto perfetto.
Guardando più in giù … fece una smorfia. Iniziavano le note dolenti. Avvolse un metro alla vita e guardò il numero che risultava. Le sue misure erano più che normali, certo non erano perfette, ma non erano nemmeno un disastro!
Ancora più in giù, poi … nella famiglia Toyama le donne sono robuste. Questo conferiva loro un certo fascino, una mescolanza di femminilità e rusticità, che pur mancando di erotismo, le caratterizza per … poche balle! Ho il sedere grosso. Impossibile sostenere il contrario, pensò. Palpò quella massa colpevole. Voluminosa, ma soda. Scosse la testa. Sarebbe più giusto dire “pienotta” o “cicciottella”. Un borbottio sommesso proveniente dal suo stomaco la destò da quei pensieri, costringendola a lanciare uno sguardo all’orologio. Le 21,30. Avrebbe dovuto fare cena, ma … strinse i pugni con foga, decisa; era troppo grassa? Bene, sarebbe dimagrita! Pensò, infilandosi la camicia da notte e scivolando sotto le coperte. Per quella sera, il suo stomaco avrebbe fatto a meno della cena.


Nota autrice:
E nonostante abbia una long in corso nella sezione di Dragon Ball, da brava masochista quale sono, cominciò una storia a capitoli anche in questo fandom. Lo so, sono pazza. Ma, anche se non trovo praticamente mai il tempo di aggiornare, ho comunque deciso di provare questo “esperimento” e di buttarmi in una nuova avventura … ah povera me, la vedo male …  By the way, vorrei fare alcune precisazioni su questa nuova storia. Allora, personalmente pratico danza classica da ormai undici anni, ed è una delle mie passioni più grandi. Tempo fa leggevo in Internet un articolo riguardo ballerine che per colpa di questa meravigliosa arte soffrono di problemi alimentari. È così, purtroppo. Per quanto stupenda questa attività sia, alle volte può davvero compromettere la salute di coloro che la praticano. Il mondo della danza può purtroppo diventare il regno dell’apparenza, dove non si sfugge ai severi canoni della perfezione fisica: la snellezza del corpo, le forme longilinee, le linee pulite. Spesso alcune ballerine vengono travolte dal fantasma della perfezione, si scoprono disposte a pagare qualsiasi prezzo pur di diventare leggere, eteree, fino a perdersi tra i sentieri chiaroscuri dei loro stessi sogni. Sia chiaro, fortunatamente non è questo il mio caso (anche se a volte la pena del peso ha sfiorato anche me, lo devo ammettere), e mi era venuta in mente una mezza idea in cui Kazuha pratica danza classica e viene travolta anche lei da questo fantasma della perfezione fisica. Poi una mia amica, grande fan di Demi Lovato, mi ha fatto ascoltare alcune sue canzoni ( non so se conoscete la storia di Demi, non sono una sua fan ma la ammiro molto per aver superato tutto quello che ha passato) e mi sono decisa a buttarmi in questa nuova avventura. Questo era il primo capitolo, come avete notato si delinea già da subito la situazione iniziale di Kazuha. Qui non ho usato specifici termini della danza (a parte pece, che poi spiegherò qui sotto) ma probabilmente dai prossimi capitoli compariranno alcuni nomi che alle non ballerine non risulteranno forse chiari … in ogni caso, don’t worry, inserirò personalmente noti esplicative a fine capitolo. ;)E niente, credo di aver detto tutto. So che con questa storia tratterò un tema alquanto delicato e spero di riuscire a farlo nella miglior maniera possibile, senza offendere la sensibilità di nessuno … se così dovesse avvenire, mi scuso profondamente già da ora.  Vi chiedo inoltre già da ora perdono se non riuscirò ad aggiornare con regolarità, ma purtroppo il tempo per scrivere sta diventando davvero poco … io ci proverò in ogni caso. ;)
Al prossimo capitolo!
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*Pece:Noi la chiamiamo pece, ma si chiama pece greca o colofonia, è una resina vegetale, gialla solida, trasparente, residuo della distillazione delle trementine (resine di conifere). 
Si presenta in pezzi di color ambra, con le punte la schiacciamo e inizia a diventare polvere biancastra. Ha un odore di pino, appunto di resina degli alberi.  serve per non scivolare mentre balliamo, non solo con le punte ma anche con le mezze, è abbastanza appiccicosa.
   
 
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