Serie TV > Miami Medical
Segui la storia  |       
Autore: Kytalpha    05/02/2015    2 recensioni
[Miami Medical]
Chris intanto sentì il freddo salirgli sulla schiena man mano che entrava nella tana della morte, fredda, buia, paurosa come gli incubi di quando era bambino.
"Come farò a spiegarlo a Proctor?" Si chiedeva mentre scendeva sempre più in quella trappola, dalla quale, forse non sarebbe mai uscito. "Ed Eva? Lei rischia di uccidermi."
Oramai era dentro, non aveva scelta se non continuare.
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo secondo: You look terrible.



Un Matthew Proctor dall'aria preoccupata entrò nell'ufficio della Zambrano e si mise a sedere alla scrivania di fronte a lei senza proferire parola, intento ad osservarla.
"Si sa nulla di Chris?" Domandò a Proctor con aria stanca, intenta a leggere altre cartelle cliniche.
"Brian, hai presente?" Chiese ad Eva, che annuì. "Vuole vederci, e credo che non ci siano buone notizie." Si fermò vedendo l'espressione di Eva mutare. "Così ti ho portato un po' di terapia." Disse rivelando un sacchetto, dal quale tirò fuori un a bottiglia. Si poteva benissimo osservare e intuire il contenuto.
"Quella è vodka." Sottolineò aggrottando le ciglia la dottoressa.
"Appunto." Rispose facendo l'occhiolino. "Vedi, anche io voglio bene a Chris, vi vedo tutti come dei figli e di conseguenza mi sento responsabile per voi." Versò quel liquido trasparente nel bicchiere che sarebbe destinato a Eva. "Nel caso si fosse cacciato in un guaio." Spostò il bicchiere verso di lei.  
"Sai che non bevo." Rispose secca incrociando le gambe.
"Sai, qualche volta anche il veleno fa del bene." Disse sinceramente, e in quel momento Eva accettò quel drink. Appena lo finì Proctor si alzò e lei fece lo stesso.
Sinceramente? Eva non voleva sapere cosa fosse successo, mentre camminava il suo cervello elaborava ogni scusa possibile per evitare la realtà, ma sapeva che non funziona così la vita. Alla sua mente venne un ricordo, che credeva di aver rimosso per sempre. Vedeva suo padre di fronte ad una bambina di circa sette anni che piangeva, stringendo a se un pupazzo consumato dall'affetto. Sentiva la voce giovane di suo padre consolarla dicendole:"Non cercare scuse per evitare ciò che è successo, affontalo e diventa forte. La mamma sarebbe fiera di te." E in quel momento Eva si forzò, ed entrò nell'ufficio di Matthew.
Videro Brian che stava camminando su e giù per la stanza massaggiandosi le tempie.
"Volevi vederci B?" Chiese Proctor.
"Sì, sì, sedetevi, prego." Indicò due sedie.
"Preferisco stare in piedi... E questo è il mio ufficio." Rispose con un sorriso falso. "Eva, tu no. Seduta."
La donna si sedette contro voglia.
"Allora," Cominciò Brian. "in queste ultime ore sono avvenute molte scosse di assestamento e noi non sappiamo quando smetteranno. Queste piccole scosse hanno causato il crollo della parete portante della voragine, nella quale il nostro collega, Chris Deleo stava operand-"
"Oh piantala Brian, cosa cazzo è successo?!" Sbottò Eva.
"Senza troppi rigiri di parole." L'appoggiò Proctor, sfoggiando un'altro dei suoi falsi sorrisi.
"D'accordo, d'accordo!" Disse Brian. "Il paziente e Deleo stanno bene, ma fin quando queste scosse avranno luogo non possiamo tirarli fuori, e inoltre pochi minuti prima che voi arrivaste... Abbiamo perso i contatti."
"Come perso i contatti?" Chiese Proctor.
"Negli ultimi minuti, quella testa calda ha tagliato il filo per muoversi meglio." Rispose sospirando. "Ma prima di questo, Chris ha espresso il desiderio di riferire una cosa alla dottoressa Zambrano."
Eva uscì dall'ufficio di Proctor correndo, si cambiò velocemente, sbattè la caviglia da qualche parte, prese il piumino e si diresse a piedi verso la voragine, zoppicando sotto una forte pioggia che cadeva dal cielo veloce, come se ogni goccia fosse propensa per il suicidio.
Proctor la inseguì.
"Dove credi di andare Eva?!" Urlò il primario mentre correva più veloce che poteva per raggiungere la ragazza.
"Secondo te?!" Si voltò e Matthew la raggiunse.
Erano faccia a faccia, Proctor vide che stava piangendo.
"Andremo insieme. Serena e gli atri se la caveranno." Disse.

Arrivarono alla voragine, quel maledetto buco nel terreno che pian piano si stava portando via Christopher Deleo.
Alcuni addetti stavano lavorando per liberare la via e far finalmente uscire i due in trappola, ma l'attesa era devastante per Eva. Passarono tre ore infernali, quando finalmente Eva percepì un raggio di luce in quell'oscurità accecante. Vide una barella improvvisata uscire dal buco, poi più niente per trenta minuti, trenta minuti di ansia che sembrarono un'eternità. Una seconda figura uscì, un po' ammaccata, ma riusciva a tenersi in piedi barcollando un po'.
Chris era uscito dalla voragine, cercando la luce come una falena nella notte, ma stava piovendo. La sensazione della pioggia che bagnava le sue braccia spoglie -non ostante provocasse un freddo pungente- gli piaceva poichè lo faceva sentire vivo. Però ora il suo unico pensiero era Eva, voleva abbracciarla, baciarla, dirle che la amava, e che questa esperienza terribile lo aveva cambiato.
Cominciò a ridere alzando la braccia al cielo cercando di toccare le goccie d'acqua che cadevano, quando vide Eva che gli stava correndo in contro.
"Hai un aspetto terribile, lo sai?" Chiese ironicamente.
"Emh..." Cercò di dire Chris.
"Oh sta zitto!"
Infine, sotto la pioggia e quel cielo grigio di novembre, iniziarono a baciarsi. Ogni volta che si fermavano era per ridere istericamente. Il medico notò che la dottoressa piangeva, le accarezzò il viso con la delicatezza di una rosa, e ripresero a baciarsi.

Proctor da lontano osservava l'amore nascere fra i due, mentre la pioggia rendeva tutto meno nitido e offuscato.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Miami Medical / Vai alla pagina dell'autore: Kytalpha