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Autore: Malia_    30/11/2008    12 recensioni
Noia.. come ogni lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi “normali”, immobili, o forse il termine adatto poteva essere, sì.. “privi di senso”.. la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione perenne.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Non pensavo ci sarei mai riucita.. veramente.. eppure sono qui con il secondo capitolo. WOWWOWOWOW..
Ringrazio le 12 persone che mi hanno aggunto tra i preferiti.. e anche le 12 che hanno commentato!!!! Non pensavo.. questa storia è parecchio impegnativa e io mi sto sforzando tantissimo per creare un Edward un po' diverso. Assicuro che non è facile..
Spero che gradiate.. io ci provo.. PARTECIPATE NUMEROSI.. certo se mi becco commenti negativi lo posso capire, quello che affronto è difficile.




Lezione di biologia.



Stavo rimuginando su me stesso da circa cinque minuti quando la mia mente fu attratta inevitabilmente dal suo nome.
Bella..
Mi voltai senza entusiasmo e notai con divertimento la gentilezza con cui Angela Weber le faceva largo per permetterle di respirare.. ridacchiai sotto i baffi.. la curiosità mieteva parecchie vittime in un piccolo paese come Forks. E dallo sguardo spaurito di quel cerbiattino immaginai che doveva averlo già scoperto da un po’. Sorrisi.. la Weber era troppo buona e troppo timida, pensava che la nuova arrivata fosse esattamente come lei, perciò le aveva fatto da cicerone. Chissà.. forse avrei scoperto anche io qualcosa in più su Bella, visto che molto probabilmente, anzi quasi certamente, avrebbe dovuto sedersi al mio fianco.. ragazza fortunata.. “A lezione con il vampiro”. Pensai abbassando il capo divertito e togliendo le pile di libri che occupavano il posto di fianco al mio.
Bella si destreggiò tra le fila dei banchi come se non avesse mai camminato in vita sua e non sapevo se scoppiarle a ridere in faccia oppure sorridere teneramente della sua goffaggine, ma qualunque cosa avessi in mente di fare venne spazzata via dall’improvvisa folata di vento che la intercettò arrivando verso di me. 
“ Oh Merda.. ”.
La osservai passare accanto a me mentre le mie mani distruggevano il banco stringendolo con troppa forza.. un ghigno di soddisfazione repressa si manifestò veloce sulla mia faccia. Sì..
“Ti voglio..”.
Bella mi lanciò un’occhiata terrorizzata quando i nostri sguardi si incontrarono per pochi istanti. Ma io non me ne curai, doveva esserlo.. doveva avere terrore di me perché non c’era nulla che l’avrebbe potuta salvare, né ora né mai. Se avessi saputo dell’esistenza di quella ragazza l’avrei cercata in capo al mondo per placare la mia sete, per affondare  i miei denti e lacerare quella tenera carne.
La vidi inciampare su dei libri e cadere malamente su un banco. Non la lasciai.. la osservai ossessivo con la coda dell’occhio.. i capelli castani le ricaddero davanti al volto coprendo il suo rossore e il sangue che le coprì l’imbarazzo mi eccitò da morire.
La gola ormai secca, il bruciore insopportabile.. il veleno mi impastava la bocca provocandomi l’acquolina. Non sarebbe mai esistito per me niente di più dolce del suo odore.. e del suo sapore. Cominciai a tremare di piacere.. “Vieni qui..”. 
Tornò indietro dopo aver salutato il professore e si sedette al mio fianco. La guardai famelico.. si chinò sul tavolo senza guardarmi con i capelli ancora di fronte al viso, rigida.. aveva assunto una posa ingobbita. Mi ritirai istintivamente sul bordo della sedia e contrassi i muscoli pronto all’attacco.
Lei ingenuamente si annusò i capelli, aspirando quel vago odore di fragola che emanava il suo shampoo.. peccato che non fosse quello ad aver attirato la mia attenzione. Ispirai forte il suo profumo e la frenesia si impossessò voracemente di me, il desiderio di nutrirmene divenne una necessità fisica insopportabile.
Mi sentii soffocare..
Immaginai di avvicinarmi a lei e scostarle quella massa bruna dal viso, lentamente chinarmi sul suo collo come per baciarla, quel collo bianco, pallido, dove il sangue avrebbe pompato caldo per me la sua linfa, solo per me. I miei denti avrebbero affondato in quella tenerezza aspettando di sentir scoppiare quelle vene, attendendo con ansia che quel bruciore, che come fuoco mi stava divorando, venisse placato dalla sua dolcezza, dai suoi gemiti di dolore. Deglutii..
Voltai il viso dall’altra parte desiderando ancora di poterle circondare le spalle con le braccia, stringerla a me con dolcezza e vederla sorridere.. sì.. e mentre i miei occhi l’avrebbero guardata con intensa smania il terrore si sarebbe insidiato nel suo cuore, avrebbe cercato di divincolarsi inutilmente ormai consapevole della sua fine e io l’avrei uccisa mitigando il mio bisogno.
“ Deve morire.. ora..”.
Lasciai il banco con estrema calma pronto allo scatto, ma fui conscio improvvisamente delle altre venti persone che occupavano l’aula. Come avrebbero reagito quando la loro compagna si sarebbe accasciata a terra dissanguata?
Cercai in fretta una soluzione per quel problema. Il mio respiro era eccessivamente ansante, avevo troppa sete. Vagliai tutte le possibilità.. l’unica e la più semplice da attuare sarebbe stato eliminarli tutti prima che uscissero dall’aula e poi avventarmi su di lei.
Ragionai cauto prima di attuare la mia carneficina.. studiai bene la disposizione della classe e il modo migliore per eliminarli il più in fretta possibile e poi mi sarei completamente dedicato a lei e alla sua paura.
“ Oh Bella.. non sai quanto io ti desideri”.
Tornai a concentrarmi su di lei annusando di nuovo il suo odore.. ma dove era si andato cacciare  quell’esserino così appetitoso durante tutta la mia insignificante vita di privazioni? Ottanta anni di non-esistenza senza mai poter annusare quella fragranza.. senza mai poterne gustare il sapore, dovevo assolutamente rimediare.
Smaniavo di sapere come sarebbe stato toccare quella pelle calda e diafana. Una lieve carezza e il suo sangue sarebbe dolcemente affluito  in lei.. era così facile poterlo scorgere appena al di sotto di quel biancore. Reclinai leggermente la testa all’indietro e uno spasimo attraversò il mio corpo. Smisi di respirare preso dal tormento e dalla frenesia.. e fu quello a salvarmi. Tornai abbastanza lucido da poter comprendere quello che avevo progettato di fare. E il disgusto verso me stesso affiorò, come l’odio per la mia compagna di banco.
“ Cosa ti fa credere che per te deluderei gli sforzi della mia vita?”.
Strinsi i denti e pensai intensamente ad un modo per resistere. Resistere.. resistere… dovevo cercare di imporre a me stesso quella scelta. C’era una possibilità.. non dovevo per forza ucciderla e nutrirmene, non aveva fatto nulla per meritarsi ciò che l’attendeva, era ignara, innocente e piuttosto sfortunata. Non era colpa sua se
 era la mia qualità preferita di sangue.
Decisi perciò di non respirare.. mi avrebbe aiutato a non sentire il suo odore.
Ma fu maledettamente difficile, perché il suo profumo aveva schiavizzato la mia mente e il mio corpo. Ingoiai la saliva.. ancora, ancora, ancora.. mi appoggiai sul tavolo con un movimento impercettibile e cercai sollievo nei miei pensieri. Guardai l’orologio appeso al muro con impazienza, 
una mezz’ora alla fine della lezione. Ce l’avrei fatta?
No, non ce l’avrei mai fatta. E perché avrei dovuto farlo.. era lì, vicino a me, pronta per me, tutto avrebbe potuto concludersi in pochi minuti, l’avrei avuta e tutto sarebbe finito, la mia sofferenza, la mia agonia… ma anche la sua vita.
No, non potevo permettermi di mettere fine alla sua esistenza, dovevo cercare di pensare a qualcos’altro che non fosse il bruciore, la sete, l’eccitazione che mi faceva vibrare e desiderare quel liquido vitale che le apparteneva. Ma così non stavo facendo affatto passi avanti.. decisamente no.
 “Edward forza.. rifletti..”.
Strinsi le mascelle più forte fino a farmi male e vagliai tutti i motivi per cui non avrei dovuto toglierle la vita.. era carina, magari simpatica, forse suo padre l’avrebbe aspettata a casa felice di poterla riabbracciare, avrebbero mangiato insieme, lei gli avrebbe sorriso e bla, bla, bla…  “ Uff..”, non c’era proprio verso.. lo sentivo pulsare nelle sue vene e chiamarmi a gran voce, voleva me, volevo che io me ne abbeverassi.
“ Ragazzina, smettila di agitarti..”.
Era scossa, la mia vicinanza la stava mettendo in ansia..giustamente.
La odiavo, la odiavo con tutto me stesso, con tutto il mio cuore. Perché lei voleva farmi perdere il controllo, voleva che io smarrissi me stesso solamente per un mero desiderio. Non poteva attrarmi in quel modo e continuare a rimanere agitata, avrebbe solo peggiorato le cose. Stupida..
Ero furioso, quel piccolo e insignificante essere era a dir poco banale, privo di un qualsiasi attrattiva, e non riuscivo a concepire il motivo per cui proprio “lei” dovesse avere quel potere su di “me”, io che per anni non ero mai venuto meno alle regole che mi ero imposto.
Guardai ancora l’orologio.. un quarto d’ora alla fine della lezione.
Irrigidii maggiormente il mio corpo, una statua di marmo pronta a spezzarsi e la guardai ancora. Mi lanciò un’ occhiata da dietro i capelli, confusa.. ma io non mi mossi, non cedetti, non ricambiai lo sguardo, ero pieno di rabbia e rancore.
“Maledetta..”.   
Strinsi maggiormente i pugni ormai chiusi sotto il banco.. le nocche mi fecero male, ma non mi importò, mi focalizzai sul tentativo di resistenza.
Mi guardò ancora chinando il capo e osservando i miei pugni serrati. Forse pensava che di lì a poco mi sarei avventato su di lei.. sfortunata e perspicace. Ma io non reagii ai suoi occhi curiosi, continuai accuratamente a non respirare. Ce l’avrei fatta.. in qualsiasi modo, ma ce l’avrei fatta.
“ Manca poco..”.
Non mi rimaneva che concentrarmi su ciò che in quel momento Bella poteva pensare di me, almeno mi sarei divertito. Probabilmente mi avrebbe considerato un maleducato.. in mensa l’avevo fissata insistentemente e ora la stavo evitando come se avesse la peste. E infondo non poteva immaginare quanto quel mio patetico tentativo di allontanarmi da lei avesse come scopo quello di salvarla. Avrebbe dovuto ringraziarmi.. e invece stava lì a lanciarmi occhiate scandalizzate sulla mia condotta.
L’ impulso di respirare per annusarla mi costrinse a frenare quei pensieri e deglutii nuovamente obbligando me stesso alla calma e al controllo.. non dovevo lasciarmi trasportare dall’ istinto altrimenti per lei sarebbe stata la fine e non sarebbe arrivata viva al suono della campana.
Mi voltai inconsciamente e rimasi imbambolato a osservarla. Si era accorta che la stavo squadrando? Forse sì.. perché si girò puntando i suoi occhi dritti nei miei e schiuse la bocca totalmente sconvolta. Le sue labbra morbide e carnose impallidirono e Bella si ritrasse come scottata da quello che lesse dentro di me.. cosa dovevo aspettarmi.. che mi saltasse in braccio e mi ringraziasse perché avevo gli occhi iniettati di sangue? Oppure perché avevo sventato il mio tentativo di sgozzarla?
“ Non guardarmi così..”
In quel momento la campana suonò e io mi alzai veloce dalla mia sedia dandole le spalle.. la ignorai  e  come un disperato mi fiondai verso la porta di uscita. Non feci neanche caso alla mia velocità..un grave errore che poteva attirare qualche sguardo indiscreto. Ma sinceramente non potevo occuparmene, dovevo pensare solo ad allontanarmi da quella fonte di guai.
Quando fui abbastanza sicuro di non percepirne più l’odore, cominciai di nuovo a respirare.. e mi sentii sollevato. Non potevo ancora crederci, non mi era mai successa una cosa del genere.. non ero mai stato sul punto di cedere di fronte al richiamo del sangue di un essere umano. Ma lei.. lei.. sapeva di tenero, dolce.. zuccherino. Irresistibile e assolutamente disarmante.
Decisi di saltare le restanti lezioni e aspettare i miei fratelli in macchina, non volevo far assolutamente sapere a nessuno quello che era successo. Solo all’idea di quello che avrebbe potuto pensare Emmett mi innervosii.. quel cretino. Aprii lo sportello della mia Volvo argentata modello S60R e mi rifugiai nel suo abitacolo, grato di quella protezione. Accesi la radio e le note di Debussy saturarono l’aria. Mi rilassai..
Come avrei dovuto comportarmi ora? Non potevo certo incontrare di nuovo Bella. E se fossi andato in segreteria per scambiare l’ora di biologia con un’altra lezione? L’idea mi sembrò piuttosto buona, fattibile, non mi sarebbe stato affatto difficile farlo. Per me un’ora valeva l’altra.
Riflettei di nuovo sullo sguardo innocente che mi aveva lanciato quella ragazzina.. era così spaurito, frastornato. Di nuovo mi sommerse quell’assurdo senso di protezione che avevo provato in mensa. Irrazionale.. ero stato sul punto di ucciderla e ora mi ritrovavo a volerla proteggere da me stesso.
“ La pazzia oggi è di casa Cullen..”.
Avevo paura.. per la prima volta in vita mia avevo paura. Scossi la testa cercando di allontanare quell’emozione. Non potevo permettermelo, io non potevo permettermelo. Non Edward Cullen, dentro di me non poteva esserci spazio per quel sentimento chiamato terrore, perché io non avevo mai fallito nelle mie intenzioni, né avevo mai rischiato di poter cadere.
Scesi veloce dall’auto deciso a farla finita con quella storia e mi diressi verso la segreteria. Entrai chiudendo gentilmente la porta e mi preparai per la mia scenetta sensuale. Sarebbe stato impossibile  resistermi.

   
 
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