Il quinto Horcrux - TomAVRiddle
Quella
stolta di Helena
aveva detto che il diadema era lì, in una foresta
dell'Albania, e probabilmente
Tom, o come ormai era definitivamente noto, Voldemort,
esaminò a vista e con
incantesimi più foreste di quante ne avesse in
realtà quel paese. Ne aveva
viste di paludose, umide, fitte e sconfinate, ma a quanto pare il fine
della
sua ricerca non era né lì, né in
nessuna altra foresta da lui vagliata in
precedenza.
Quando
giunse ai limiti dell’ennesimo bosco, per
la frustrazione appiccò il fuoco, e solo dopo essersi
accertato che la foresta
fosse totalmente compromessa, si Smaterializzò in un vortice
nero.
Prese
corpo su un burrone e rifletté: forse
Helena l'aveva preso in giro? Forse c'erano altre foreste che gli erano
sfuggite? Qualunque fosse la risposta, Tom non accettava di essere a
soli due
Horcrux dal compimento del suo progetto e di avere così
tante difficoltà, ma
presto ammise che non lo avrebbe accettato neppure se fosse stato il
primo.
Abbassò
il cappuccio nero per avere libertà di
visione e i suoi tratti deformati presero forma. I capelli erano molto
meno
fitti di un tempo, il naso leggermente appiattito, la carnagione
pallida, ma
non innaturale, e poi c'erano gli occhi: erano di un rosso che
probabilmente
non esisteva in natura, a ogni Horcrux l'intensità andava
aumentando. Si guardò
intorno: dal burrone si vedeva un paesaggio sconfinato, il mare da un
lato, un
lago, un bosco e una cittadina dall’altro. Con lo sguardo
tornò immediatamente
indietro: un bosco. Nuovamente si Smaterializzò. Nel volo la
sua eccitazione
crebbe come un bambino che non vede l'ora di scoprire cosa vi sia nel
proprio
pacco regalo. Non appena si Materializzò, ancor prima che il
mantello toccasse
terra, avvertì un potere magico. Le sue labbra sottili si
mossero appena in un
accenno di sorriso. Cercò, cercò e
cercò ancora, girò angoli, guardò le
chiome
degli alberi svettanti, ispezionò perfino le tane degli
animali, ma del diadema
non c’era traccia.
La
rabbia cresceva, perché nonostante sentisse
il potere magico dell'oggetto non riusciva a trovarlo; era esasperato.
Dopo
mezz'ora si fermò esausto e gridò dalla
frustrazione. Gli alberi intorno a lui
si piegarono verso l'esterno e l'erba si carbonizzò. Un
riflesso del sole che
tramontava proiettò un'ombra piccola e di sicuro non
appartenente a uno degli
alberi che si allungavano per terra. Non appena Tom la vide
sgranò gli occhi e
iniziò a cercare la fonte dell'ombra, una lacrima di
sollievo solcò il suo viso
ceruleo. Era un piccolo, meraviglioso diadema argentato con quattro
diamanti e
uno zaffiro al centro. A passo spedito si avvicinò a esso e
lo prese tra le
mani. Non ebbe neppure il tempo di assaporare la vittoria, quando una
voce
maschile lo disturbò:
"Signore,
c'è stata una specie di
esplosione, sta bene?"
L'uomo
era decisamente impaurito e lo fu ancora
di più quando Tom abbassò il cappuccio e
mostrò il viso. Non appena il Babbano
constatò le svariate anomalie, iniziò a scappare.
Tom estrasse la bacchetta e
sferzò l'aria dicendo: "Recido"
L'uomo
continuò a correre per un paio di metri,
ma poi la testa si staccò dal corpo, cadde e venne seguita
dallo stesso.
"Io
sto benissimo, schifoso Babbano! Lo
stesso non si può certo dire per te."
Disse
calciando il corpo e la testa giù per un
pendio.
Tom
rifece il rituale già fatto svariate volte.
Il sangue, il pentagono, la pozione, il dolore lacerante... Tutti i
dieci anni
erano finalmente stati ricompensati, tutta la fatica era servita a
qualcosa,
ora ne mancava solo uno. Soddisfatto, urlò:
"Ardemonio!"
La
foresta bruciò. Urla di persone e animali, ma
soprattutto del fuoco demoniaco, risuonarono nelle orecchie di Lord
Voldemort
che si Smaterializzò, pronto a incontrare i suoi fedeli
Mangiamorte.
Note:
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