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Autore: Stars Trail    06/02/2015    3 recensioni
C’è un momento di silenzio che grava sulla testa di Tadashi, mentre si chiude alle spalle la porta di una casa che non sarà mai più calda, non sarà mai più piena come lo era nemmeno tre giorni prima.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cass Hamada, Hiro Hamada, Tadashi Hamada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Big Hero 6, Hiro&Tadashi, pre-film, dopo la morte di mamma e papà

C’è un momento di silenzio che grava sulla testa di Tadashi, mentre si chiude alle spalle la porta di una casa che non sarà mai più calda, non sarà mai più piena come lo era nemmeno tre giorni prima. Si appoggia alla porta e sospira, chiedendosi per un momento se sia giusto preoccuparsi degli scatoloni da preparare, dei contratti da slacciare, anziché occupare il tempo a piangere i suoi genitori. Preme con forza le dita sugli occhi, massaggia le palpebre e sospira ancora, trattenendo il fiato per un momento quando i suoi occhi si appoggiano sulla schiena di sua zia, e sull’ammasso di capelli scuri che poggia sulla sua spalla. Hiro ha smesso di piangere da nemmeno cinque minuti, e adesso Tadashi non ha nemmeno la forza di abbracciarlo come sta facendo la zia. Si dà una spinta, avanza di qualche passo, e si ferma affianco a Cass, senza voltarsi, senza dire niente.
Sente le labbra della donna poggiarsi sulla sua tempia. Ha il respiro caldo, rotto dai vani tentativi di contenere il dolore, di apparire forte agli occhi dei suoi nipoti. Tadashi si spinge contro quelle labbra, abbozza un sorriso stanco, e bisbiglia: “Andrà bene.”
Si stupisce delle sue stesse parole. Zia Cass probabilmente prova la stessa identica sensazione, perché lo guarda con occhi gonfi e troppo aperti, prima di ammorbidirsi e accarezzargli la testa con la mano libera. “Andrà bene,” ripete. Tadashi annuisce, si bea di quel breve contatto, e poi guarda suo fratello e il cuore gli si stringe, e le braccia si tendono in automatico verso quel corpicino sfiancato dalle lacrime. Cass non domanda: stringe Hiro in vita e lo allontana dolcemente dal suo corpo, lasciandolo tra le braccia di Tadashi. “Lo porto in camera,” dice con la voce roca, mentre sistema il corpicino di Hiro contro il suo petto, “poi ti do una mano a vedere cosa c’è da portare via.”
Non aspetta una risposta: cammina a passo lento verso le scale che portano al piano superiore, poi, con un colpo di anca, apre la porta della stanza, i letti ancora in disordine, la loro biancheria sporca accantonata in un angolo , vicino ai giocattoli che la mamma avrebbe messo a posto perché loro sarebbero stati comunque troppo pigri per farlo da soli. Lascia scivolare Hiro sul letto, coprendolo come meglio può. Si ferma a guardarlo ranicchiarsi inconsciamente su se stesso e sospira per l’ennesima volta in una manciata di minuti, mentre si fa cadere sul letto e fissa un angolo a caso nella stanza.
Andrà bene? Chi vuole prendere in giro. Affonda la testa tra le mani e cerca di trattenere le lacrime, perché è stanco di piangere, stanco di sentire gli occhi e il petto bruciare, stanco di sentirsi come se la voragine che si è aperta sotto i piedi quando i suoi genitori sono morti stesse per inghiottire anche lui.
Tira su col naso, e inghiotte dolore.

   
 
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