Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Ricorda la storia  |      
Autore: Rubber_Soul    06/02/2015    1 recensioni
Lucifero chiuse gli occhi, sospirando, sprofondando sul divano. Basha ebbe l’impressione che non avrebbe più parlato, ma si sbagliava.
“Non puoi capire,” sospirò.
“No sei tu che non capisci. Ti hanno condannato.”
“Proprio così.” Riaprì gli occhi, puntandoli contro Vas. “Non confondere il giustificare con il perdonare.”

Una breve one shot, fra le tante: Basha trova una strana bambina nel proprio giardino e, attendendo un uragano, è costretta a farla riparare a casa propria, dove però nel cuore della notte andrà a bussare un Lucifero che si prepara ad affrontare le Schiere Celesti intenzionate a colonizzare la Terra.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa non è altro che l'ennesima conferma e prova - se mai ce ne fosse stato bisogno, - di quanto adoro Lucifero. Non mi stancherò mai di ripetere che resta uno dei personaggi letterari più belli da plasmare in assoluto, specialmente arrivati al nostro tempo, in cui i "cattivi" sono così di moda e non poi più così elementari. Finalmente abbiamo capito che non si è mai bianchi e mai neri e che anche l'oscurità può avere avuto i suoi momenti di luce. L'importante è non abusare mai di questo, trattandolo come scusa facile dietro cui è uno scherzo nascondersi.
Comunque, parlando della storia... è breve. Una one shot fra le tante che narra uno spaccato fra i tanti che vede come protagonista un Lucifero, sempre fra i tanti. Che sia bello, buono, accattivante o snervante, lurido o candido, non ha importanza: Lucifero resta sempre un valido personaggio.
Il Mio, questo almeno, è ironico e sfacciato. Come credo gran parte lo siano. Il brevissimo racconto non ha una solida partenza, né una solida fine e, contrariamente a come amo trattare gli angeli, è un raiting adatto a tutti. Questa volta un bel verde, il mio primo! Inutile dire che, come sempre, mi sono immaginata un'immensità di scenari per far continuare la storia e in realtà, l'idea iniziale, era quella di collegarla a LVX: idea bocciata, per forza di cose (o anche solo perché son troppo pigra per unirle), e quindi... ecco che concludo. Finalmente.
Spero risulti gradevole, la storia, non Lucifero. A presto!





"Otto demoni ballavano sulla lapide dell'angelo Ismael. Otto demoni ballavano e solo uno restò in piedi.


Sette demoni ballavano sulla lapide dell'angelo Ismael. Sette demoni ballavano e solo uno restò in piedi.


Sei demoni ballavano sulla lapide dell'angelo Ismael, Sei demoni ballavano e solo uno restò in piedi.


Cinque..."


"Ho capito, ho capito." Basha sventolò la mano in aria con impazienza mostrando i piccoli occhi brillanti. "Dov'è l'hai imparata?"

"Non lo ricordo. La conosci?"

Il vento fece battere le persiane di legno marcio sul vetro e un brivido gelò Basha. Fuori si preparavano alla tempesta, nessuno escluso.

"La conosco." Ma non vorrei. "Parlare di demoni in una serata come questa porta male. Non cantarla."

La bambina annuì e tornò a giocare con la sua bambola di pezza. Aveva solo un occhio, la bambola, ed era così sporca e sbrindellata da non avere più una forma precisa. Basha l'aveva trovata nel suo giardino, la bambina, non la bambola, mentre si accertava che la veranda fosse sgombra per la tempesta: aveva cercato di contattare i genitori, ma non ricevendo nessuna risposta aveva deciso di farla entrare in casa propria. Non poteva certo rischiare che il vento se la portasse via.

"Ti piacciono gli hamburger? Pensavo di farli un paio e mangiare patatine. Ti vanno bene?"

La bambina alzò le spalle senza staccare gli occhi di dosso dalla bambola. "Sì."

Basha aveva paura dell'idea di temere una bambina di non più di dodici anni, eppure c'era qualcosa nel suo modo di guardarla che metteva i brividi. Non aveva saputo dirle come si chiama, più correttamente non voleva dirlo, perché le sembrava impossibile che qualcuno non conoscesse il proprio nome.

Si alzò con la pesante vestaglia che gli ricadeva sulle gambe, trascinandosi verso il cucinotto. Avrebbe usato il fornellino da campeggio per cucinare la carne, non si sarebbe di certo azzardata ad accendere il gas con la pioggia che minacciava di titar giù il pianeta stesso.

Aveva fatto la spesa una settimana prima, attaccando i reparti di scatolame, carne salata, cereali e latte e così avevano fatto tutti gli abitanti dell'isola. Non sapevano quanto sarebbe durato questo caos, ma erano isolani e gli isolani non si facevano trovare impreparati.

Ne' tanto meno trovano bambine sconosciute nei propri giardini, se per questo.

Mangiarono in silenzio e a lume di candela seduti nel piccolo salotto. La bambina restò sul tappeto con la bambola in grembo, sotto lo sguardo preoccupato di Basha. Avrebbe voluto non averla mai trovata, si sentiva in colpa perché non faceva altro che pensarlo, eppure le bastava guardarla giocare con quella raccapricciante bambola per convincersene.

"Ricordi il tuo nome adesso?"

Ma la bambina cosse la testa, distrattamente. Era apatica, silenziosa, snervante nel suo silenzio. Basha finì il suo piatto, poi si alzò per andare al lavello: non vedeva l'ora che fosse il tempo per coricarsi, magari domani mattina, con la luce, tutta questa sensazione sarebbe sparita.

Raccolse e lavò tutto velocemente e non appena l'orologio indicò le nove andò a preparare la stanza alla bambina. L'avrebbe fatta dormire nella sua camera perché non ne aveva un'altra, mentre lei si sarebbe sistemata sul divano. Non le dispiaceva a dire la verità, saperla in una stanza chiusa era preferibile che saperla qui.

"Ti ho preparato la stanza, ti va di andare a dormire?"

Ancora un cenno della testa. L'accompagnò fino in camera, la guardò mentre si metteva sotto le coperte e poi, tirando un gran sospiro di sollievo, tornò in salotto.

Al contrario di quanto avesse pensato non fu poi così difficile prendere sonno, scivolò velocemente fra i tentacoli della notte, lasciandosi cullare dal rumore della pioggia.

Quando si svegliò era ancora notte e la tempesta aveva preso il sopravvento: la pioggia era divenuta furiosa e il vento imperversava trascinandosi dietro tutto quello che raccattava lungo la strada. I vetri delle finestre vibravano, gli alberi cercavano di tenersi aggrappati al terreno, ma le loro foglie venivano strappate e trascinate via. Basha, ne era sicura, avrebbe trovato sul vialetto di casa almeno una palma, una dozzina fra sedie e panche e, come sempre, così tanti teli e abiti da poter aprire un mercatino delle pulci.

Si alzò per bere un bicchier d'acqua, si sentiva la gola secca nonostante l'aria umida. Prima di andare al lavello però controllò la bambina: dormiva profondamente rannicchiata su se stessa stringendo quella bambola maledetta.

Dopo aver bevuto si costrinse a tornare sul divano, nonostante non volesse dormire. Erano quasi le tre del mattino, ma si sentiva abbastanza riposata da poter affrontare una nuova giornata. Stava quasi per riaddormentarsi quando sentì bussare. In un primo momento credette di stare sognando, ma quando sentì una voce provenire da fuori balzò istintivamente in piedi domandandosi come fosse possibile.

Si accostò alla porta con cautela. "Chi è?"

"Un viandante. Chiedo ospitalità."

Basha restò con il fiato sospeso. Era notte e fuori nessuno avrebbe potuto attraversare la strada senza rischiare di essere trascinato via dal violento vento.

"Può aprire, gentilmente?" domandò la voce maschile dall'altra parte. Nonostante il rumore della tempesta a quell'uomo non serviva urlare, la sua voce arrivava chiaramente all'orecchio di Basha. Era calda, bassa e accattivante.

"Gentilmente signora. Fa freddo qui fuori."

Fa freddo? "Come sei finito qui?"

"Mi hanno lasciato cadere. Non hanno fatto nulla per fermarlo, sono restati a guardare come se fossi un estraneo."

Ma di cosa parla?

"Se non vuole aprire non fa nulla."

Basha sentì dei passi sul portico, ma non furono molti. Non abbastanza da essersi allontanato molto, ma il vento copriva tutto e poteva benissimo sbagliarsi.

"Entrerò da solo."

Fu certa di stare sognando, nonostante questo però balzò indietro e corse in cucina a prendere un coltello. Rischiò di scivolare a terra mentre curvava verso la credenza, ma si aggrappò con le unghie al legno laccato. Quando si voltò verso l'ingresso c'era un uomo completamente bagnato dalla pioggia, indossava un lungo giaccone di pelle che gocciolava a terra e in mano aveva una freccia che scintillava al buio. Argento, probabilmente.

"Cosa... cosa, chi è?" Stringeva così forte il coltello da sentire il manico spellarle la pelle.

L'uomo camminò fino al divano, lasciò cadere il giaccone a terra, poi sedette bagnato fradicio accavallando le lunghe gambe con naturalezza. Basha lesse calma e intelligenza nei suoi occhi grandi e grigi, ma fu proprio questo che le fece capire la gravità della situazione. Uno squilibrato, un ladro, non avrebbe mai fatto un gesto simile, non si sarebbe mai seduto tranquillamente a sedere, non la starebbe mai, mai guardando come se aspettasse pazientemente qualcosa.

"Siedi Basha e parliamo. Quel coltello non ti servirà a niente."

Ma Basha continuò a restare in piedi, impietrita, con il coltello alzato stretto in mano. Aveva voglia di urlare, ma era sicura che non le sarebbe uscito di bocca neppure un fiato. Fece un grande sforzo per abbassare la mano, però non sedette.

"Come vuoi, io lo dicevo per farti stare comoda."

"Chi sei?"

L'uomo alzò le spalle divertito, "Non capisco perchè per voi sia così importante dare un nome proprio alle persone. Potrei dirti qualsiasi cosa e ne saresti soddisfatta, vero?" Si riempì i polmoni d'aria e fece un lungo e silenzioso respiro. "Ti dirò la verità, Basha. Sono qualcuno che chiunque conosce, sono una leggenda, un capro espiatorio, un corpo senza anima. In effetti sono il Male stesso a sentire molti. Ti basta questo. Basha? No, te lo leggo in faccia che non ti basta, ma inizi a capire. Capisci anche se non vuoi, perché voi uomini avete la tendenza a rifiutare tutto ciò che è strano, che non arriva alla vostra portata, che resta al di là del velo. Eppure dentro di te unisci i puntini, per non parlare della bambina che dorme nella stanza a fianco che ti terrorizza forse più di quanto stia facendo io." Si sfilò gli stivali, aveva i calzini fradici come il resto, eppure non sembrava infastidito dagli abiti appiccicati sulla pelle.

"Adesso, se non ti spiace, mi farei una doccia. Non mi da fastidio essere bagnato, ma sono stanco di tutta quest'acqua. Hai qualcosa che potrei indossare? Fa nulla, metterò questi abiti ad asciugare sulla stufa, nel frattempo resterò in accappatoio. Il bagno posso cercarlo benissimo da solo, grazie."

Si alzò mollemente e sparì nel corridoio sotto lo sguardo incredulo di Basha. Che fare adesso? Svegliare la ragazzina e provare a fuggire? Ma con questo tempo non era sicura che fosse una mossa saggia. Avrebbe allora dovuto chiamare qualcuno e restare ad aspettare? Ma le comunicazioni era certamente tutte interrotte.

Se penso troppo non risolverò nulla. Sarebbe stato opportuno muoversi e affrontare la tempesta, piuttosto che quell'uomo. Il vero dubbio era cosa fare della bambina, non era poi così sicura di volerla portare con se.

Decise che avrebbe rischiato, così corse in camera e travolse la bambina costringendola ad aprire gli occhi. "Svegliati, velocemente."

Ma quando la piccola aprì gli occhi la spinse via con una forza imprevedibile, saltando via dal letto come un grillo e scappando in via dalla stanza.

Basha la seguì a grandi passi, ritrovandola rannicchiata sulla poltrona. Improvvisamente sembrava più viva che mai, in netto contrasto con qualche ora prima in cui sembrava uno spettro silenzioso.

"Dobbiamo andare via"

"Non vado da nessuna parte." Replicò la piccola con voce dura. "E neppure tu. Lui dov'è?"

A quel punto Basha sentì ogni energia abbandonarla. “Cosa siete?”

“Sempre le solite domande. Chi siamo, cosa siamo, da dove veniamo, cosa vogliamo, che fine farete, perché adesso e non prima. Siete proprio tremendamente prevedibili e così banali da togliere ogni voglia di avere dei contatti con voi.”

“Non essere maleducata, Vas.” La interruppe l’uomo facendo capolino. Indossava, proprio come aveva detto, l’accappatoio che Basha teneva di scorta: morbido, di spugna color panna.

La bambina, alla vista di quella spettrale figura, cambiò totalmente la sua espressione: un enorme e luminoso sorriso gli comparve sul volto: “Maledetto te, ti aspettavo la settimana scorsa!”

“Mi è sembrato più teatrale scegliere un giorno del genere per farmi vivo.”

Vas alzò gli occhi al cielo, “Gli altri?”

“Verranno, quando sarà il momento. Basha vorresti sederti cortesemente? Sicura di non avere degli abiti per me, vero? Mi sento ridicolo così.”

Vas sorrise con malizia, mentre Basha fece esattamente come le era stato detto: la situazione stava decisamente andando oltre la sua comprensione.

L’uomo si mosse fluidamente fino al divano lasciando una scia di profumo.

“Siamo onesti, che stiamo aspettando?” Vas lo chiese afflitta da una tale noia che Basha inizialmente non capì se diceva a se stessa o all’uomo.

“Che gli uomini vedano la verità. Chi potrebbe mai credere alle nostre parole,altrimenti?”

“Lo faranno”

“Ah si? Proviamo: Basha, cara, hai chiesto il mio nome, dunque eccolo: sono Lucifero, Figlio dell’Aurora, il Portatore di Luce. I più sciocchi mi chiamano Satana, Il Diavolo, Il Caprone, il punto è che cambia l’aspetto, ma non la sostanza.”

Basha si fece piccola, piccola, portandosi le ginocchia al petto per abbracciarle poi con le magre braccia. Improvvisamente si sentiva come nuda, senza protezioni, indifesa e sull’orlo di una crisi di nervi. Non ci credeva, lei, a queste cose, eppure prima aveva esplicitamente chiesto a Vas di non cantare una stupida canzone. E ora guardandolo in quegli occhi sembrava quasi di vedere il cielo grigio che si preparava alla tempesta.


“A questo punto del discorso solitamente una persona inizia a sputare acqua santa e mi lancia contro tutte le croci che trova. Il vero spasso è quando credono di parlare latino, ma ormai quello sono in pochi a farlo, comunque, passando alla fase successiva, dovrei spiegarti che state per essere invasi dalle Legioni Celesti, in poche parole dagli Angeli che tanto amate. Potrebbe sembrare una bella cosa, capisco che in un primo momento voi vi immaginiate bellissimi uomini con una cascata di riccioli biondi e candide ali, ma le cose sono lievemente diverse. Vi colonizzeranno e non saranno tanto morbidi nel farlo perché, anche se nessuno vorrà credermi, Michele non è quel gran santo che si dice in giro. In poche parole siete sfottuti e ancora non lo sapete, e l’unico che può fare qualcosa per proteggervi sono io: Il Diavolo che amate mettere in ogni imprecazione.”

Si fermò per riflettere un attimo. “Capisco tu possa sentirti a disagio, quindi oltrepassiamo i convenevoli. Puoi chiamarmi come più ti aggrada, se vuoi puoi anche provare tirarmi una boccetta di acqua benedetta. Non servirà a niente, ma se ti fa sentire più sicura non ci sono problemi.”

Vas si schiarì la gola, passando lo sguardo da Lucifero a Basha. “Io comunque sono quella che lo sopporta, se dovesse interessare a qualcuno.”

“Non essere permalosa, suvvia. Basha ti presento Vas, petulante quanto preziosa, è al mio fianco da sempre. La chiamate Lilith e a sentire voi è la mia concubina, oppure colei che vuole rubarmi questo fantomatico trono. Ebbene sei la prima a vedere chi è realmente: un bambina che si trascina dietro quella maleodorante bambola.”

“Mi piace”

“Pensa te, non me ne ero accorto.”

Vas socchiuse gli occhietti, “La tempesta durerà tutto il giorno. Michelel aspetterà che si rassereni prima di Cadere.”

“Non ci scommetterei su questo: non vede l’ora di mettersi a predicare quanto io sia pericoloso. Farà velocemente a raccattare preti e fanatici pronti a piantarmi una croce sul cuore.”

“Perché dovrebbero conquistarci?” Sputò fuori Basha sentendosi al centro dell’attenzione.

“Immaginali come alieni. Gli alieni vi piacciono molto.” Vas la guardava con famelica antipatia. “Vogliono di più, si sono annoiati dei Cieli.”

“In realtà,” intervenne Lucifero, “Michele è l’unico con manie di grandezza. Gli altri lo seguono per arginare il problema, da soli contro di lui non potrebbero comunque fare nulla.”

“Nulla?” Vas schizzò in aria come una molla, “Sono Arcangeli, non semplici soldati. E sono in otto contro uno. Smetti di accampare sempre giustificazioni per loro, dannato te.”

Lucifero chiuse gli occhi, sospirando, sprofondando sul divano. Basha ebbe l’impressione che non avrebbe più parlato, ma si sbagliava.

“Non puoi capire,” sospirò.

“No sei tu che non capisci. Ti hanno condannato.”

“Proprio così.” Riaprì gli occhi, puntandoli contro Vas. “Non confondere il giustificare con il perdonare.”

Cadde il silenzio per un tempo che scivolò dall'accettabile all'interminabile. Basha fu tentata di mettersi ad urlare, ma lo sguardo di quel pazzo che si credeva Satana le fece mordere la lingua.

“Pazzo? Io sarei un pazzo? Eccone un'altra!”

Basha spalancò la bocca. “Come...?”

“Telepatia, tesoro” intervenne ancora Vas. “Sempre di grande effetto.”

Un tuono squarciò l'aria, facendo vibrare perfino la mobilia spoglia della casa. Vas saltò sull'uomo, proprio come avrebbe fatto una qualsiasi bambina.

“Oh ma davvero, Vas?” chiese lui scrollandosela di dosso, “Ma quanti anni credi di avere? Dieci? Dodici?”

“Sono quelli che dimostro, rude che non sei altro.”

L'uomo scosse la testa, forse più divertito che scocciato.

“Va a vedere fuori.” Disse improvvisamente con un tono che non permetteva repliche. “Presto.”

E Vas andò, aprì la porta quel tanto che bastava per vedere per poi richiuderla con lo sguardo eccitato come una bambina che pensa di aver appena visto Babbo Natale la notte di Natale.

“Come hai fatto a capire che erano qui?”

Ma l'uomo alzò le spalle, come se avesse appena previsto pioggia durante una tempesta.

“È l'odore, Vas. Lo stesso che non riesco mai a lavare dalla mia pelle.”

Si alzò con un balzo, spogliandosi dell'accappatoio e rimanendo così completamente nudo.

“Vas sii così gentile da aprirmi la porta.”

“Hai intenzione di uscire così?”

“Loro è così che mi hanno gettato sulla stessa Terra che avevamo giurato tutti di proteggere e che proprio adesso invece sembra essere diventata il bottino conteso fra due navi pirata.”

Vas aprì la porta e una sferzata di vento trascinò in casa foglie e residui raccattati in giro.

Basha, incredula, guardò fuori, proprio dietro la figura pallida e completamente nuda dell'uomo e vide qualcosa, una grande luce, e persone in abiti bianchi.

“Ricorda quello che ti ho detto, Basha.” Le rammentò l'uomo camminando verso l'esterno della casa. “Ricordalo, perché dovrete essere voi a combattere per la vostra casa.”

Uscì senza voltarsi indietro, con la stessa arroganza con cui era entrato.

Il Sole Dietro

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Rubber_Soul