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Autore: Cocconut_N    06/02/2015    0 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sedicesimo Capitolo

La profeta più generosa della storia, Elizabeta Hedervary. Come i contadini che seminano i semi nella primavera, lei semina la felicità nei cuori della gente. Ma la felicità dell’umanità non è per niente più grande di una torta, se gli altri riesco avere una fetta grande, a se stesso rimane solo quella piccola. E questo glielo disse anche la vecchia Yesenia, la nonna Yesenia ha sempre ragione. Anche se adesso rimane solo dei ceneri nella profondità della terra, Elizabeta si abbassa comunque le guance vicino al terreno, dicendo:
“Questo non è niente…io do un bel destino agli altri, e ci sarà comunque qualcuno che si occupano del mio. Prima o poi ci sarà una persona che lo farà…”
La terra le risponde con un silenzio. Come una bambina che capisce di aver sbagliato e poi di essere perdonato, Elizabeta sorrise, e sospirò, “E quando ci sarà una persona del genere, e chi sarà?”
Elizabeta alza la testa, e vede gli occhi seri di Natalia.
“Beilshimit?”
“Che te ne frega a te?” la zingara scosse la testa imbarazzata, e fece una smorfia alla russa. La studentessa Anya faceva la stessa faccia quando discuteva con gli altri.
“Senti, Anya…Liza! È un tedesco!”
“I tedeschi hanno le corna, o hanno il terzo occhio?”
“Non fare la stupida, Liza. I tedeschi non hanno le corna, e nemmeno un terzo occhio.” Il tono di Natalia inizia a passare da dispregio all’odio, “Ma hanno un cuore di diavolo.”
“Hmm…non riesco nemmeno a vedere cosa c’è dentro alla pancia della gente. E poi anche se hanno un cuore di diavolo, che centra con Beilshimit?!”
“Non hanno a che fare, perché non riesci a capire. Una nazione deve sempre pagare per quello che hanno fatto, come una persona deve occuparsi della propria nazione. A parte la matematica, la materia che vado meglio è la storia, la storia è sempre così.”
“Lo sapevo che la scuola non è una cosa buona, insegnano un sacco di cose così. Io uso i miei occhi e l’orecchio per conoscere le persone, per conoscere Gilbert. Gli occhi e le orecchie di care zingare non mentono mai.”
“Zingari! Zingari!” Natalia strinse la benda, e abbassa i suoi occhi dal colore del mare, “…Estranei per la passione, estranei per la sofferenza, eternamente freddo ed eternamente libero, voi vagate: non avete una patria, non c’è un esilio per voi.”
 
Nuvole celesti, eterni vagabondi! Sorgete dalle poesie di Lermontov, attraversate gli altopiani bavaresi, volate insieme al sole sul Parigi che fiorisce come una rosa, e fino a quando non incontrate i tristi venti di Liverpool, diventando delle fredde piogge continue. Ma ci sarà un giorno, sopra i campi di pomodori e gli alberi di limone, appare di nuovo il vostro corpo. Dalla notte al giorno, vi manda i Pirenei e le Alpi con un saluto agli loro fratelli Appennini. Quanto sono orgogliosi gli Appennini! Come sono belli gli Appennini! Quando si spezzò la spada di Spartaco ai piedi dei monti, gli Appennini sono già degli anziani. Dopo mille anni, Giuseppe Garibaldi con le camicie rosse, guardano con affetto le colline dei fiori: “Ditemi, cari Appennini, perché siete sempre così pieno di vita ed energia con i tuoi giovani fiori?”
La nebbia si estende per tutta la pianura, le luci azzurre annunciano l’arrivo del giorno. Quella cima della montagna è come un’isola sperduta, sta sola sopra le bianche nuvole. Ciò è tutto che riflettono negli occhi scarlatti di Gilbert, sembra che al lontano non ci sono più i compagni che stanno dalla sua parte, non ci sono più i sede centrali, ma solo l’infinita solitudine.
No, c’è anche un Antonio Fernandez svenuto accanto a lui. Gilbert lo nascose tra la paglia che si trova sul carro, invece lui è seduto davanti al carro, osservando il cocchiere col suo cavallo. Altri ventuno membri della prima brigata, compreso l’ammirevole generale Giovanni Zavattini, in questa giornata di merda, dormiranno per sempre su questi campi della periferia di Savona.
E lui, Gilbert Beilshimit, ora è l’unico annunciatore della loro morte. La prima brigata era in trappola, come aveva fatto ad uscire da lì insieme ad Antonio che era gravemente ferito; come aveva fatto nella grotta a scappare dai ricercamenti; come aveva fatto a trovare nel villaggio d’intorno un cocchiere che fidava…tutto ciò, solo grazie alla sua crudele memoria può raccontarlo ai compagni che erano rimasti sulla collina. Ricorda ancora gli occhi cerulei del vice general Francis di quel giorno prima della partenza per la missione, quegli occhi pieno di preoccupazione, quegli occhi pieno di ansia. Gilbert non riuscì più a continuare a ragionare.
Antonio inizia a balbettare qualcosa con una lingua che lui non capisce, Gilbert pensa che sia lo spagnolo. Non importa quanti libri una persona ha letto, e quante terra ha visitato, le uniche cose che riusciva a ricordare quando iniziava a parlare sono solo mamma, papà, pane, acqua, casa, sole e fiore. Solo poi imparò altre parole più eleganti, più sonori e anche più freddi, della propria nazione o anche quei stranieri, per esempio l’identità, le galassie, il teorema di Pitagora, l’invasione e la vendetta.
 
“Non vi muovete!”
Quella notte, quando erano in trappola, Gilbert aveva sentito questa frase. Questa frase è corta e insensibile, ma era la sua madrelingua; è stata come un assassino travestita da sua madre. Sentiva gli ordini del nemico, i gemiti e i lamenti, riusciva a distinguere chi era del Dublino, chi del Dortmund, chi della sua patria Monaco.
“E quando sentii parlare in tedesco,
mi sentii strano;
non pensai ad altro, se non che il cuore
mi stesse per sanguinare.”
Oh, l’immortale Heinrich Heine! Chi ti ha detto di scrivere le poesie in questo modo? Stai per strappare la mia vita.
“Questo non è niente.” Gilbert disse tra se e se, “Quando Heine scrisse ciò, era da tredici anni che non tornava in Germania. Invece io solo da mezzo anno.”
“Gil…noi…”
Sentì Antonio parlare in italiano, la lingua comune tra i tutti i partigiani, Gilbert si gira verso di lui, e vede la spalla e il petto avvolto da un pezzo di tessuto era ormai diventato rosso, perciò copre lo spagnolo con il proprio giubbino.
“Senti, Antonio. Della prima brigata siamo rimasti solo io e te. Adesso ti sto riportando in montagna, andiamo dalla dottoressa Carlotta.” Gilbert disse velocemente, perché sente bruciare la sua gola e il cuore. Capisce benissimo, che dovrebbe dire qualcosa di conforto per il ferito, ma in questo momento non è una cosa che Gilbert riesce a fare. “Se questo spagnolo piange o sospira, lo rimprovererò visto che non lo posso picchiare…” Pensa disperato.
Ma Antonio non pianse, e non si lamentò nemmeno, vicino alle sue labbra bianca appare delle rughe.
“E… e Lovino?”
“Vedo che ci tieni tanto a lui, dovrebbe stare nelle celle del Gestapo, spero che non è un vigliacco!” Gilbert rispose, “Come mai siamo intrappolati? Chi ha rivelato ai fascisti i nostri movimenti?”
Antonio strinse il veste di Gilbert.
“Non…non è possibile…lui non ci tradirà mai…”Antonio cerca di giustificare Lovino, mentre aspira fortemente, “Lui è un…un bravo ragazzo,  poi…poi non è possibile che…che sa i movimenti dei…dei superiori…”
“Okay, okay, parla di meno, rimani un po’ di aria per quando lo rincontreremo.” Gilbert si pente di aver detto quello parole.
“Lo…lo rincontreremo…sicuramente…”
Gilbert ascolta l’autoconsolazione dello spagnolo fino a quando Antonio si addormenta.
“Se un giorno, quella stupida donna facesse una cosa del genere, mi disprezzo da solo, disprezzo anche il mio amore.”

 
Note:

1) Nelle parole di Natalia “Estranei per la passione, estranei per la sofferenza, eternamente freddo ed eternamente libero, voi vagate: non avete una patria, non c’è un esilio per voi” e  “Nuvole celesti, eterni vagabondi!” sono presi dalla poesia di nome “To the Clounds” di Lermontov, non ho trovato la traduzione italiana di questa poesia infatti l’ho tradotta come mi veniva, se qualcuno lo conosce o riesce a trovarlo mi farebbe piacere che me lo dite, grazie.
2) Invece la poesia detta da Gilbert “E quando sentii parlare in tedesco, mi sentii strano; non pensai ad altro, se non che il cuore mi stesse per sanguinare.” Appartiene alla poesia di nome “Germania, una fiaba d’inverno” di Heine, e come potete capire già nel testo, questa poesia è scritta quando l’autore era fuori da Germania da ben 13 anni.
Angolo della traduttrice:
Ciao a tutti, ecco a voi il sedicesimo capitolo de “La Collina dei Fiori” spero che vi piaccia, ho pensato di cambiare il titolo visto non sembra cosi attraente, però poi ho pensato visto che parla dei partigiani italiani è meglio rimanere così, giusto? Grazie per la lettura. ^^
  
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