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Autore: Mel_mel98    07/02/2015    2 recensioni
Prima che sia troppo tardi, lasciami raccontare tutto quello che ancora non è stato detto.
Prima che tu te ne vada, lasciami sfogare ancora un po', resta qui con me.
Prima che tutto finisca, che tutto venga dimenticato, fermati a riflettere.
Prima che la Morte venga a prenderci, concedimi di vivere tutta la vita ancora una volta.
~ ~ ~
Per chi, come me, in quelle poche righe dedicate alla morte di Finnick non ha trovato le risposte che cercava.
Per chi pretende un addio come si deve, dalla persona a lui più cara.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Sedeva per terra, davanti alle porte a vetri che la separavano dell'ospedale del distretto 13.
Scossa dal pianto, disperata, non riusciva più a mantenere il controllo.
Perché Finnick era il suo equilibrio, e senza di lui tutto le sembrava più sfocato e senza senso. Aveva così tanta paura.
Paura di averlo perso per sempre.
Paura di non poterlo più abbracciare, paura di non sentire mai più la sua voce, la sua stupenda risata.
Si strinse su sé stessa, come se questo avesse potuto aiutarla a sopportare il dolore.
Era sempre stata debole di nervi, lei.
Ancora adesso, certe volte, si chiedeva come avesse fatto Finnick a riuscire a tirarla fuori dall'Arena.
Lei stessa non se ne capacitava. Come poteva non essere impazzita là dentro? Tutto quel sangue, quella violenza, quel dolore.

Si voltò di scatto, dopo aver sentito una presenza alla sua sinistra.
L'uomo che le si era appena seduto accanto indossava un cappello nero e dei mezzi guanti grigi.
La guardava con uno sguardo misto di superiorità e compassione. Sentimenti che ad Annie non piacevano per niente.
Tanta, troppa gente si era già permessa di guardarla in quel modo. L'avevano definita pazza senza sapere veramente chi fosse.
Guardò l'uomo ancora una volta, non aveva nessuna intenzione di parlare con lui.
A dire la verità, non aveva la forza di parlare con nessuno, in quel momento.
Ma quello continuava a fissarla, imperterrito.
Annie vide i suoi occhi farsi più dolci, le dita raggiunsero le sue guance e asciugarono le lacrime.
Lei rimase per qualche secondo immobile, scioccata.
Poi riprese a piangere più forte di prima. Anche Finnick faceva sempre così, per consolarla.

 

“Andiamo Annie, smettila di piangere.”- disse l'uomo, visibilmente dispiaciuto di non aver ottenuto il risultato sperato.
“Come posso smettere di piangere? Io non ci riesco!”- si lamentò l'altra di rimando.
“Dovresti fare i salti di gioia, invece. Il tuo uomo a quest'ora avrebbe potuto essere in una fogna di Capitol City, a far da spuntino agli ibridi lucertola... Direi che è stato fortunato.”
Annie emise un suono sordo, coprendosi la bocca con la mano. “E questa la chiami fortuna?!”
“Sì, senza dubbio. Laggiù sarebbe morto senza ritegno, quegli essere immondi lo avrebbero divorato senza tanti complimenti. Qui invece ha una possibilità: i medici del 13 sono molto competenti, dispongono di cure specifiche e strumenti adatti.”
“Haymich ma l'hai visto come è messo?!”- urlò Annie, fuori di sé. Sentì un conato di vomito sopraggiungere al solo pensiero. Ma forse era solo colpa della gravidanza.
“Annie, devi mantenere la calma per il bene di entrambi. Devi cercare di non andare fuori di testa, per favore.”- disse l'uomo serio.

Annie strinse i pugni. Parlava bene lui.
Non era sul punto di perdere la persona più importante di tutta la sua vita.
Non aveva un figlio in arrivo.
“Non è così semplice.”- disse soltanto, cercando di controllare il tono della voce.
“Lo so”- si sentì rispondere. E poi nient'altro.
Si sarebbe aspettata qualche incoraggiamento in più.
Qualcosa di più di una semplice frase fatta.

Ma il mentore non sembrava intenzionato ad andare avanti. Aveva smesso anche di guadarla.
“Senti, io non so come aiutarti. Mi hanno mandato qua, ma davvero io non so che fare. Qui la gente pensa di sapere tutto di tutti solo perché sono sopravvissuti alla distruzione totale, solo perché sono riusciti a creare da zero un distretto sotto terra perfettamente funzionante. Ma la verità è che non sanno un bel niente”- Haymich fece un attimo di pausa, e si voltò per guardare la ragazza negli occhi- “Non sanno proprio un bel niente. Credono di sapere cosa sia la vita solo perché hanno rischiato lo sterminio di massa. Ma non capisci veramente quanto importante sia la vita, finché non entri in un'Arena. Dico bene?”- il suo volto era distrutto, magro, scarno.

Inutile dire che il suo fosse poco più di un delirio senza troppo senso.
Ma Annie rimase in silenzio e si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
Gli Hunger Games ti cambiano fin dentro al midollo delle ossa.
E lei capiva, capiva davvero quello che Haymich le stava dicendo.
“Come posso io dirti di non piangere di fronte alla morte, o al rischio di questa? Entrambi l'abbiamo vista in faccia, ci abbiamo parlato, ce la siamo fatta amica in qualche modo. Entrambi l'abbiamo augurata e procurata a persone della nostra stessa età. Annie, capisco la tua paura. E mi sembra ingiusto dirti di smettere di disperarti”
“Certe volte le lacrime sono necessarie, inevitabili”- lo interruppe lei- “me lo disse Finnick quando mi faceva da mentore.”
Haymich la guardò, ammirato. “Non avrebbe potuto dirti niente di più giusto.”- commentò.

 

“Non mi va che tu mi faccia passare per una senza cuore”
Entrambi trasalirono all'udire di quella voce.
Ritta davanti a loro stava la presidentessa del distretto, vestita della sua solita tuta grigia. “So bene cosa vuol dire perdere qualcuno che ami”- disse in un soffio.
“Ah, ma per favore! Non mi faccia ridere. Mi vorrebbe raccontare che morte per epidemia e morte per mano di un uomo sia la stessa cosa? Ha visto sangue, udito suppliche, pianti di disperazione? Lei non lo sa cosa vuol dire partecipare agli Hunger Games, veder morire decine di persone, solo per il divertimento di qualcun altro. Non può capire per il semplice fatto che suo marito non è stato una vittima di Capitol City.”- rispose acido l'uomo.
La Coin rimase in attimo in silenzio.
Poi si chinò sulle ginocchia. “Te lo assicuro Annie, faremo tutto il possibile per salvare Finnick. Forse non so cosa avete passato durante i giochi, qua al nostro distretto non siamo stati costretti ad una simile tortura. Ma ripeto: so cosa stai passando. Per questo ti chiedo di essere forte, di non perdere il controllo. In questo momento non possiamo permettercelo, non sapremmo cosa fare per darti una mano. Dobbiamo stare all'erta per poter intervenire il prima possibile in caso di bisogno delle truppe a Capitol City.”

Annie annuì, non del tutto convinta. Non sapeva per certo se ce l'avrebbe fatta.
Si sentiva così confusa, così persa.
Le sembrava tutto parte di un orribile incubo.
Ma sentiva la pressione delle sue stessa dita sul palmo della mano.
Purtroppo, quella era la dura realtà.
“Lei non lo sa come mi sento, nessuno di voi può capire. Solo Finnick ci riusciva.”- mormorò, chiudendo gli occhi, come se cercasse dentro di sé la forza per sopportare un dolore troppo grande.

 

“Secondo me dovresti raccontargli dei tuoi giochi, Annie”- disse ad un certo punto Haymich- “Dovresti far capire alla nostra illustrissima presidentessa perché stai così male.”
La rossa ci pensò un po' su.
Da una parte sapeva che ricordare avrebbe fatto malissimo.
Ma dall'altra non aspettava altro.
Nessuno le aveva mai chiesto con sincerità cosa avesse passato nell'Arena.
A nessuno era mai importato veramente. Ma le parole del mentore le erano sembrate sincere.
Nonostante avesse colto il sarcasmo nella sua voce, aveva notato anche una certa curiosità.
Alla fine annuì muovendo piano la testa.
“E lei, signora Coin? Le andrebbe di ascoltare questa storia? Le andrebbe si sentire cosa succede, quando entri dove la Morte abita di casa?”- fece allora l'uomo, enigmatico.
“Ma certo”- rispose quella, dopo qualche attimo di incertezza.
“Allora la prego, si sieda qui con noi. I suoi doveri di presidente potranno aspettare.”
E così il racconto cominciò.
Parole di una ragazza timida, distrutta dal dolore e dall'amore.
Parole ad un tratto gridate, ad un tratto sussurrate.
Il racconto di ciò che la fece sorride, e di ciò che si insediò dentro di lei e le cambiò la vita.

 

 

 

Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Non avete idea di quanto sia nervosa, sono giorni e giorni che lavoro per questa pubblicazione.
Vorrei iniziare queste note partendo dall'introduzione. Lo so, è drammaticamente penosa, mette davvero seria tristezza. Vorrei che non vi spaventaste ecco, non tutta la storia sarà così strappalacrime, anche perché questo è solo il prologo!
Come avrete certo potuto intuire, questa è una fanfiction dedicata a Finnick e Annie perché, come dice una persona che ammiro molto, avrebbero meritato più spazio all'interno della saga.
Citazione questa, che ci riporta immediatamente al titolo: “Raccontami ciò che ancora non so”.
Questa storia è nata appunto per dare più spazio a questi due personaggi, per scoprire lati della loro vita e del loro carattere fino ad ora rimasti nascosti.
Ovviamente i personaggi che entreranno in gioco in questa ff non mi appartengono (tranne qualche piccola eccezione), e questa è solo la mia personale versione dei fatti. Lo dico adesso, per non stare a ripeterlo ogni volta.
Bene, a questo punto, vi lascio liberi :)
Spero di trovarvi in qualche recensione, ci tengo molto a questo lavoro e mi piacerebbe vedere qualche parere.
Ma in ogni caso, grazie comunque a chiunque si arrivato fin qui.
A presto!

Mel

   
 
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