The Nekodachi
Il raggio di sole che filtrava dal foro del soffitto lì in alto aumentò di intensità;
probabilmente la nebbia si era diradata completamente.
Eppure la più grande fonte di luce rimaneva il cristallo viola al centro della sala.
I frammenti di cui era composto fluttuavano silenziosamente. A pochi metri c'era la Nekodachi di Ai,
intenta a studiare l'altro felino tigrato che aveva di fronte.
-Oh... allora c'è qualcuno che non si è dimenticato della sua esistenza.- rispose lui con tono tranquillo.
-Lei... chi è?- chiese ancora Ai dopo qualche istante.
-Elvis.- disse semplicemente. "Un nome inglese?" pensò la piccola.
Cominciò poi ad oscillare la coda spazientita. Stava perdendo del tempo prezioso,
doveva trovare Conan e riportarlo indietro.
-Io... io sto cercando un Nekodachi. E' piccolo come me e ha gli occhial-...- Ai non finì
la frase quando si ricordò che gli occhiali li aveva lei perché erano rimasti
nella radura del parco. In quel momento, guardando la lente, si rese conto
che il segnale era talmente vicino che il puntino rosso lampeggiava.
-Ah... quindi sei tu la sua fidanzata... capisco... se mi segui ti porterò da lui.-
-Cosa?!- la scienziata si abbassò sulle zampe anteriori e ruotò le orecchie
all'indietro con fare guardingo. Lui sapeva dov'era!
-Calmati piccoletta, ti avrei restituito il tuo amico comunque... se vuoi seguirmi...-
Senza aspettare risposta si avviò verso l'uscita e imboccò le scale a sinistra.
Ai rimase stordita dalla sua noncuranza e tranquillità. Che faccio? Mi devo fidare? Lui conosce questo posto meglio di me, potrebbe condurmi in una trappola...
Alla fine decise di seguirlo. Forse si stava preoccupando troppo, magari non l'aveva rapito lui...
La Nekodachi dal ciuffo ramato cominciò a salire le scale e
raggiunse quello
strano personaggio. I gradini si snodavano circolarmente, come un
enorme scala
a chiocciola che girava intorno al salone principale. Ai
cercò di
scorgere la fine oltre la figura scura di Elvis davanti a lei, ma le
scale
sembravano infinite.
-Come dicevo, credevo che ormai tutti avessero dimenticato l'esistenza
del
cristallo...- iniziò lui senza preavviso.
Ai posò lo sguardo sul corpo slanciato di Elvis ed
esitò prima di rispondere:
-Come può pensare una cosa del genere? Nessuno
potrà mai dimenticare di come il
cristallo abbia unito gli umani a noi Nekodachi-
-Vuoi dire il contrario.-
La Nekodachi più giovane si fermò sorpresa, una
zampa ancora a mezz'aria.
L'altro percepì dalle orecchie che lei aveva interrotto la
scalata, si fermò
anche lui e si girò verso Ai.
-Che... che differenza fa?-
Elvis la guardò con i suoi occhi di ghiaccio.
-C'è un enorme differenza.-
La piccola lo guardò stranita. Lui continuò:
-Siamo stati noi Nekodachi ad
essere stati catapultati in questo universo. La storia racconta che
Cristoforo Colombo e il suo Nekodachi abbiano toccato il pezzo di cristallo nello
stesso istante. Se così fosse però, perché
siamo stati noi a comparire nel loro mondo,
e non loro nel nostro? Perché i due universi non si sono
direttamente fusi insieme? Questa è una domanda che si sono sempre chiesti
coloro che son venuti prima di me-
Gli occhi di Ai erano rotondi come enormi palle da tennis.
Posò finalmente la
zampa sullo scalino.
-Ma lei... lei chi è?- chiese per la
seconda volta. Il nome
non le bastava più.
-Sono il guardiano del cristallo.-
Silenzio.
-Io... non pensavo...- Ai scosse il capo incredula.
-Beh, non sono mica il primo... come dicevo un attimo fa, ci sono stati
molti altri Nekodachi prima di me.-
-Ma il suo... il suo umano dove...?
-...Morto.-
La Nekodachi ebbe un brivido. Di solito gli umani e i Nekodachi
morivano nello
stesso istante. Forse qualcuno l'ha ucciso?
Per gli
umani e i Nekodachi
perdere l'altro era una cosa orribile. La scienziata
cominciò a provare
simpatia e ammirazione per il Nekodachi che aveva di fronte.
-Il tempio... pensavo fosse in America.- esclamò Ai
incuriosita, assetata di
sapere.
-I presidenti di tutto il mondo si riuniscono ogni tot di anni per
decidere la
nuova collocazione. Con il tempio in continuo spostamento, i curiosi e
gli
eventuali vandali non sanno mai dove andare a cercarlo.
Perciò i rappresentanti
di ogni stato si incontrano in gran segreto e si decide sempre per un
posto
isolato. Poi il papa benedice il prescelto che farà da
guardiano.-
-Perché prima non mi ha fatto avvicinare
al cristallo?- chiese ancora
lei.
-L'aura magica che lo circonda è altamente dannosa.- Elvis
fece per
voltarsi verso gli scalini pronto a continuare la scalata,
quando il suo
muso si oscurò, attraversato da chissà quali
pensieri. Si rivolse di nuovo ad
Ai: -Ah, dimenticavo. Se possiedi degli oggetti elettronici, ti
pregherei di
spegnerli. Le onde magnetiche interferiscono con l'aura del cristallo-.
Il guardiano ricominciò quindi a salire. La piccola
tirò fuori il suo badge dei
giovani detective dal ciuffo sotto il collo e se lo rigirò
tra le zampe per
qualche secondo; decise poi di spegnerlo. La scienziata
sospirò e si
incamminò per raggiungere il Nekodachi.
Dopo interminabili minuti, Ai riuscì a vedere uno sprazzo di
luce davanti ad
Elvis. Quest'ultimo una volta arrivato al pianerottolo si ritrasse a
sinistra
davanti alla porta, per lasciar passare la piccola Nekodachi.
Immediatamente
sulla destra c'era un tavolino nero con sopra delle bottiglie d'acqua
di vetro.
Ma la cosa che fece trasalire Ai era la presenza di tante piccole celle
dal
lato opposto, tutte in fila, mentre il corridoio principale si
estendeva fino
all'orizzonte, apparentemente infinito, circoscrivendo
l'intera sala
principale. C'era anche una seconda fila di celle sopra le
prime. La
scienziata si avvicinò alle celle a bocca aperta, incapace
di agire
diversamente a causa della confusione che si stava creando nella sua
testa.
-D-... dov'è Conan?- balbettò infine, un brutto
presentimento che si insinuava
in lei.
-Oh, come ti ho detto prima, ti restituirò il tuo amico
appena ho finito con
lui.-
Ai si voltò di scatto verso di lui, il cuore che batteva
all'impazzata.
-Cosa... cosa gli vuole fare??-
Elvis con calma glaciale prese una chiave appesa al muro e
aprì lentamente la
cella più vicino a lui. -Diciamo che ho bisogno di lui per
salvare il nostro
mondo.-
-Si... si spieghi!!!- esclamò lei con voce stridula. La
simpatia che aveva
provato prima per quel personaggio era scemata in pochi attimi.
-Ehyyy ma sei proprio tu!-
La Nekodachi drizzò le orecchie sorpresa, gli occhi ancora
spalancati, e girò la
testa verso chi aveva appena parlato. In una delle celle collocate sul
secondo
piano c'era un Nekodachi che avrà avuto l'età di
Shinichi, il pelo color caffè
e un ciuffo sbarazzino in testa. Heiji Hattori.
-Tu sei... tu sei l'amico di Edogawa-kun!- disse lei sempre
più spaventata.
-Ehssì, sono io! Ma guarda un po', che ci fai qui?-
Ai lo ignorò e si girò nuovamente verso Elvis,
frastornata. -A... a che gioco
sta giocando?!-
Ma il Nekodachi si era spostato. Era tornato sull'ultimo scalino e
teneva la
porta con la zampa.
-Beh io ti lascio piccola. Divertiti.-
-No... aspetti!!-
Ai si lanciò verso la porta, ma il guardiano fu
più veloce e la chiuse a
chiave. Era in trappola.
-No... Mi porti da Conan!!! MI PORTI DA LUI!- urlò Ai
sbattendo violentemente le
zampe sul duro legno.
Nessuna risposta.
-C-... Conan...- la piccola si lasciò cadere davanti alla
porta, le lacrime che
le rigavano il muso.
-Mhhh, avresti dovuto portare più gente se volevi salvarci!-
-CHIUDI IL BECCO TU!- gridò Ai di rimando, la
tranquillità del Nekodachi che le
faceva montare il nervoso. Ma subito si illuminò. Kaito Kid!
Non ebbe il tempo di prendere il suo badge che sentì un
lieve ruggito alla sua
destra. Proveniva dalla cella che Elvis aveva aperto. Tentò
di vedere chi c'era
dentro, ma l'interno era buio come una notte d'inverno cupa e nuvolosa.
Cercò
allora di coglierne l'odore, e la sua spina dorsale ebbe un brivido.
Lentamente
una figura nera si mosse dentro la cella e si avvicinò alla
luce. Ai
indietreggiò più che poté, il pelo
dritto e il cuore impazzito. Il Nekodachi
indemoniato che aveva attaccato lei e l'amato uscì fuori
dall'antro. I suoi
occhi rossi incontrarono quelli della scienziata
e ululò in modo
spaventoso.
Ai riuscì a tornare in sé e si mise a correre
dalla parte opposta della porta,
affiancando il muro. La creatura non esitò e
cominciò a inseguirla, i denti scoperti
e la bava che le usciva dalla bocca.
-Dove vai? E' un vicolo cieco!- Ai sentì l'urlo di Heiji, allora si voltò
indietro, pronta ad affrontare quella bestia. Quest'ultima si
fermò a pochi
metri, la piccola coda cespugliosa che sbatteva da parte a parte.
Digrignò
ancora più i denti, se possibile. Ai si preparò
ad attaccare, ma l'avversario
colpì per primo. Lei lo schivò appena in tempo, e
cominciò a correre per
l'ennesima volta, verso le scale. Appena raggiunta la porta,
cercò
disperatamente di aprirla, girando il pomello più e
più volte. Ma non calcolò
bene i tempi: il Nekodachi maculato fu subito su di lei. La
azzannò per la
collottola e la scaraventò sul tavolino lì
vicino. Le bottiglie che vi erano
sopra caddero e si ruppero in mille pezzi. Gli occhiali le
scivolarono via
dal muso. Prima che riuscisse a mettersi sulle zampe, la creatura la
morse di
nuovo sul collo.
-AHHHHH!- Ai si abbandonò a un lamento di dolore. Poi i suoi
occhi caddero
sulla enorme pozza d'acqua che si era creata sotto di loro. Quello che
vide fu
troppo per lei. In un lampo capì perché Conan
aveva usato il femminile parlando
di quel mostro, quella volta lì al parco. Nel riflesso non
vedeva il Nekodachi.
Vedeva una bambina, con maglietta rossa e gonnellino giallo. Sui
capelli portava
un cerchietto dello stesso colore. La scienziata la riconobbe.
-Yo-... shida... -san...- disse debolmente. Chiuse gli occhi e
l'oscurità l'avvolse.
....
...COLPO DI SCENAAAAAAAA!!!!!!!!!!Ok basta...
AYUMI IS THE BEST EVERRRR!
Ok basta sul serio...
Niente pezzo per far ridere stavolta, mi spiace... siamo in un punto troppo critico!!!!
Il prossimo capitolo sarà ancora più pazzo!! Alla prossima!
PS: Grazie al mio amico Hokuto per avermi aiutato nello scrivere un pezzettino descrittivo!