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Autore: barb_s91    07/02/2015    0 recensioni
A volte ritornano.. Ma sarà davvero sempre così? Gli amori, quelli veri, sono destinati a ritornare o è solo un'illusione?
Beatrice ritorna a New York dopo tre anni, in vista del matrimonio di sua cugina. Sapeva in cuor suo che avrebbe dovuto rivivere il suo passato, o quantomeno doveva farne i conti.
Cosa succederà quando si troverà di fronte al suo passato? riuscirà a lottare per il vero amore, o scapperà come è abituata a fare?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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E se arrivassi con un secondo di ritardo? 

Se qualcuno tagliasse prima di te il traguardo? 

Se prendessi la ‘decisione giusta’ un attimo dopo il ‘momento giusto’, quando qualcuno ha già scelto per te?

 

 

Il resto del mese fu una noia mortale in confronto ai miei primi tempi a New York, ma la noia non mi era mai piaciuta così tanto. 

Il lavoro andava a gonfie vele e ormai avevo fatto amicizia con tutti i miei colleghi, che ogni giorno mi portavano a fare aperitivo dopo la chiusura. Harry non si era più fatto vedere e ne sentire dalla sera dell’uscita con Liam, che invece passava ogni giorno dalla gelateria. La mia nuova vita aveva ormai un ritmo ben definito, avevo finalmente una mia routine. Vivere con Mara ed Elis era un sogno; erano sempre gentili e divertenti, mi facevano davvero sentire a casa, anche se mi mancava da morire mia madre. La chiamavo ogni giorno e, anche se non le avevo parlato apertamente di Harry, aveva già intuito qualcosa. Le avevo raccontato di un ragazzo che mi piaceva molto, ma che era uno sciupa femmine, quindi non ero sicura se potermi fidare di lui. 

Secondo lei, quando un uomo s’innamora davvero, da sciupa femmine diventa un romanticone, per mi consigliò di buttarmi, di vivere le emozioni che la vita offre. Parlare con mia mamma mi era sempre tornato utile, perché sapeva dire sempre la cosa giusta. 

Ero arrivata ad un bivio però: testa o cuore? La risposta era ovvia. 

Il mio cuore stava sovrastando la mia testa. Forse avrei dovuto parlargli e dargli una possibilità. 

«Bea – Elis entrò nella stanza, interrompendo la mia lettura di “Romeo & Giulietta” – stasera andiamo tutti al bowling. Vuoi venire?».

«Si, certamente!» sorrisi.

«Però ti avverto, c’è anche Harry». 

Il suo volto era preoccupato, come ogni volta che lo doveva nominare, sapeva che non mi faceva piacere sentire il suo nome. 

Ma ormai avevo preso una decisione e non restava che seguirla.

«Non fa niente. Tanto avevo intenzione di parlare con lui, anche se non immaginavo sarebbe successo così presto» esclamai, inaspettatamente tranquilla.

«Parlargli di cosa?». 

Era incuriosita, cosa normale per mia cugina, che era la curiosità fatta persona.

«Voglio provare a fidarmi di lui anche come più di un amico. Non voglio correre il rischio di perdere qualcosa che potrebbe rendermi finalmente felice, perché qualcuno in passato mi ha fato soffrire. Il passato è passato, ora voglio vivermi il presente».

«Buona idea!» disse mentre mi schiacciava l’occhio, sorridente. 

A quanto pare Elis aveva veramente cambiato idea su di lui. 

Ero impressionata.

 

>>>>>

 

Indossai un vestitino blu a pois rosa di Elis, che mi calzava a pennello, e delle ballerine blu. I mie capelli erano raccolti in una lunga coda di cavallo. Per fortuna Elis mi aveva risparmiato la sua solita seduta di make-up, ma mi aveva obbligato a mettermi la matita nera agli occhi. 

Ero piuttosto nervosa, perché la consapevolezza di rivederlo rendeva tutto ancora più difficile. 

Era passato parecchio dall’ultima volta che l’avevo visto, ma l’effetto che aveva su di me non sarebbe stato sicuramente differente. Elis entrò nella stanza in tutta la sua bellezza: indossava un paio di short, una canottiera attillata azzurra e un paio di converse di jeans. Era radiosa e visibilmente felice, ormai lei e Niall facevano coppia fissa. Erano adorabili insieme ed estremamente dolci e si vedeva che si desideravano molto. Ero molto felice per loro, si meritavano a vicenda e sicuramente il loro amore sarebbe durato a lungo.

«Stai benissimo, Elis» dissi sorridente.

«Anche tu. Sei bellissima! Sei pronta?».

«Si» dissi facendo un profondo sospiro.

Il bowling non era molto lontano da casa, infatti scendemmo a piedi. Dopo una decina di minuti eravamo arrivate, e anche per prime, visto che non c’era nessuno davanti all’ingresso.

«Chi siamo stasera?» dissi martoriandomi le pellicine delle mani, visibilmente nervosa.

«Io, tu, Liam, Niall ed Harry con due loro amiche».

Mentre Elis pronunciava i loro nomi, questi spuntarono da dietro l’angolo. 

Sembravano tre adoni, completamente diversi gli uni dagli altri, ma veramente bellissimi. Non riuscivo ancora a capire come a due di loro piacessi io, cosa mai ci trovassero in un’asociale e apatica come me. 

Si avvicinarono con il loro portamento fiero e il mio sguardo cadde immancabilmente su Harry.

Come potevano un paio di semplici jeans e una felpa rendere un ragazzo così bello? 

Il mio sguardo si spostò poi verso Liam, che sembrava piuttosto rilassato, nonostante la presenza di Harry. Dietro di loro vidi due ragazze, altrettanto belle e alte. Avevano dei vestitini molto provocanti di colori altrettanti estrosi. Non sarei riuscita mai a vestirmi come loro, mi sarei sentita a disagio, anche perché notai che i passanti non potevano fare a meno di girarsi a guardare il loro di dietro, e ciò avvalorava la mia tesi. 

I tre ragazzi si fermano davanti a noi, sorridenti. Prima venni salutata da Niall e poi da Liam; Harry era dietro di loro e, non appena gli altri due si spostarono per salutare Elis, me lo ritrovai davanti.

«Ciao Harry» dissi sorridente.

«Ciao» disse anche lui altrettanto sorridente, ma nel suo sguardo vidi qualcosa di diverso, forse preoccupazione, dispiacere, ma non ne capii il motivo. 

Nel frattempo le due ragazze ci avevano raggiunto e si posizionarono davanti a me ed Elis. Riconobbi subito i loro volti, una volta avvicinate; erano le due ragazze che avevano cercato di flirtare con Harry quella sera in discoteca. 

Tenta di non far trapelare il mio disgusto per quelle due e di stamparmi in viso un’espressione presentabile; ma la rabbia che cercavo di reprimere, saliva ogni secondo di più. Scoprii che la più alta si chiamava Denise, che era molto bella: occhi azzurri e capelli castani a caschetto. Aveva un viso molto fine e sofisticato e sembrava anche simpatica, nonostante la sua aria da cheerleader. L’altra si chiamava Amber, ma non era bella come Charlie, nonostante fosse indubbiamente molto carina. Aveva i capelli molto lunghi biondi, palesemente tinti, e due grandi occhi castani; il suo sguardo era meno dolce. 

La cosa che però mi infastidì di lei, rendendomela ancora più antipatica, fu il fatto che continuava a scrutarmi attentamente con aria di sufficienza.

«Amore, entriamo?» mentre disse quelle parole afferrò il braccio di Harry e gli stampò un bacio sulle labbra. 

Rabbrividii e mi irrigidii contemporaneamente. 

Avevo un motivo in più per dire che, non solo Amber mi stava antipatica, la detestavo. Avevo ancora gli occhi sbarrati, fissi su di loro; ero scioccata. 

Fino a qualche giorno fa lui mi voleva, mi aveva detto tutte quelle cose, e ora stava con questa ragazza involgarita dalla voce stridula? 

La cosa che mi faceva più imbestialire era che Harry non si era fatto scrupoli nel portarla, sapendo della mia presenza. L’aveva fatto di proposito, ne ero sicura.

Provai, per la seconda volta nella mia vita, gelosia nei confronti di un ragazzo; ragazzo che poteva benissimo essere mio, ma me l’ero fatto scappare come una stupida. 

Ero arrabbiata, soprattutto con me stessa, per aver perso la mia opportunità, sempre per colpa delle mie stupide congetture mentali. 

Riuscii finalmente a distogliere lo sguardo da quell’orrida scena e notai che tutti mi stavano guardando; Elis era quella preoccupata, evidentemente non se l’aspettava nemmeno lei. Ripresi i sensi e, senza guardare nessuno in faccia, mi diressi verso l’entrata. 

Sentivo dietro di me dei passi, mi stavano seguendo, per fortuna.

«Aspetta Bea – riconobbi la voce di Harry, dietro di me, ma non avevo la minima intenzione di voltarmi e affrontarlo – fermati!» urlò. 

Mi afferrò la mano e fui costretta a fermarmi, aveva una presa troppo forte, che non potei contrastarla. 

«Che vuoi?» dissi, dandogli ancora le spalle.

Sentivo il suo sguardo fisso su di me, allentò la presa senza però lasciarmi la mano.

«Ragazzi, voi entrate. Io e Bea dobbiamo parlare un attimo. Stiamo arrivando» disse a voce alta ai ragazzi dietro di noi. 

Senza aspettare risposta mi sorpassò e, con ancora la mia mano nella sua, mi portò in una piccola strada adiacente al bowling. 

Sentii la voce stridula di Amber che gli gridava: «Dove stai andando, amore? – fece una pausa, in attesa di una risposta, ma vedendo che questa non arrivava, continuò – fai presto amore?». 

Brutta oca dalla voce stridula!

«Quindi Harry, che cosa vuoi?» dissi infuriata, a braccia conserte.

«Voglio sapere il perché di questa reazione».

«Tu ti presenti qui con la tua nuova fidanzata, sapendo che ci sono io. Io sono quella che tu hai preso in giro come tutte le altre – dissi gridando – menomale che finalmente hai trovato qualcuno per cui vale la pena provare». 

Mi sentivo distrutta, dovevo andarmene da questa strada buia. 

Feci per andarmene, lo sorpassai, ma lui mi afferrò di nuovo, e io non mi opposi, troppo avvilita per divincolarmi.

«Perché ti comporti così?». 

La sua espressione era esausta, stremata.

«Perché sei uno stronzo!». 

Le parole mi uscirono dalla bocca prive di filtri; questo per me era davvero troppo. 

Mi lasciò la mano, così potei correre dentro e catapultarmi in bagno, avevo bisogno di stare da sola. 

Avrei ricordato per sempre la sua espressione indecifrabile, ma visibilmente distrutta. Non capivo il motivo del suo dolore; era stato lui a scegliere di stare con lei. Non mi aveva dato nemmeno il tempo di pensare. Non dovevo essere poi così importante, se ero stata sostituita così presto. Sostituita da una ragazza obiettivamente antipatica e svampita, ma perfetta per il suo stile di vita. Avrei cercato di accettare questa nuova situazione, anche se ne avrei sicuramente sofferto. Mi sentivo una vera cretina: volevo una cosa che poteva benissimo essere mia e allora non l’ho voluta, e ora che era troppo tardi, la volevo con tutta me stessa.

Sperai di non rivederlo più, cosa impossibile, ma almeno così sarebbe stato più facile togliermelo dalla testa, nonostante la voglia di averlo davanti e poterlo baciare di nuovo era incontrollabile. Purtroppo avevo acquisito la consapevolezza che lui non era adatto a me, o forse era il contrario: io non ero adatta a lui. 

Non volevo credere, però, di essere stata solo un’altra sua banale conquista, perché il modo in cui ci guardavamo non era normale, i nostri sguardi dicevano esattamente il contrario. 

Ma ormai avevo deciso: avrei ascoltato la mia testa.

 

>>>>>

 

Ero chiusa da non so quanto tempo in uno sporco e puzzolente bagno, sapevo solo che non volevo più uscirne. Mi sembrava strano che Elis non mi avesse ancora chiamato. 

Mi accorsi subito perché non avevo ricevuto nessuna chiamata: non c’era campo. 

Cercai, restando nel bagno, di trovare un punto in cui ci fosse linea e, stranamente, fui fortunata. 

Iniziarono ad arrivarmi messaggi a raffica. 

Sei erano da parte di Elis:

 

“Bea, dove sei? Harry è tornato, ma tu no.”

“Dimmi che stai bene!!”

“Bea, cazzo!! Mi rispondi??”

“Dove sei???”

“Bea, non sto scherzando. Tra poco chiamo la polizia.”

“Ti prego, rispondimi.”

 

Gli altri tre erano di Harry: 

 

“Bea, non farci preoccupare così. Siamo tutti in pensiero per te.”

“Dicci dove sei, ti prego Bea.”

“Sono troppo preoccupato. Ti ho cercato dappertutto, ma niente. Bea, ti prego, non fare sciocchezze. Ho bisogno di parlarti.”

 

Non riuscii a trattenere le lacrime, dovute soprattutto agli ultimi tre messaggi. 

Forse era il caso di farmi viva, perciò chiamai Elis, ma non era raggiungibile. 

Purtroppo non mi restava che chiamare la causa dei miei mali.

«Bea, finalmente. Ma dove sei finita?». 

La sua voce era a dir poco preoccupata.

«Nel bagno» dissi singhiozzante. 

La chiamata s’interruppe.

Restai nel bagno confusa, non sapendo cosa fare, come comportarmi. Sarei dovuta uscire, ma non ci riuscivo, non volevo affrontare Elis o Harry. 

Mi richiusi nel piccolo bagno, ormai familiare, e mi sedetti sulla tavoletta del water, rannicchiata. La porta del piccolo bagno femminile si aprì velocemente; sperai fosse una semplice cliente, ma purtroppo quasi istantaneamente sentii un profumo stupendamente familiare e le porte dei vari bagni aprirsi una ad una, fino a quando non fu il turno della mia.

«Grazie al cielo!» disse una voce, ormai perfettamente riconoscibile. 

Non avevo ancora il coraggio di alzare lo sguardo e soprattutto non avevo intenzione di farmi vedere in questo stato, soprattutto da lui. 

Sentii le sue braccia avvolgermi, stringermi, le stesse che mi presero in braccio e mi portarono verso l’uscita. Ad un tratto mi sentii incredibilmente stanca, pesante e sfinita. Appoggiai la testa sul suo petto e mi sentii a casa. Questa consapevolezza mi distrusse, mi fece sprofondare ancor di più nello sconforto. Lui non era mio, l’avevo perso ancor prima di averlo. 

Le lacrime mi inondarono il viso, tanto da farmi singhiozzare, ancora. 

«Non ti azzardare mai più a scomparire così! Mi hai fatto prendere un colpo. Capito?» mi sussurrò vicino l’orecchio sinistro. 

Non ebbi nemmeno la forza di rispondere, ma il suo tono non era arrabbiato, ero solo estremamente preoccupato e dispiaciuto, di sicuro si stava dando la colpa di ciò che era appena successo.

«Bea – continuò – dimmi qualcosa, ti prego». 

Sapevo solo piangere, nient’altro.

«Elis è tornata a casa - lui non si arrese facilmente - pensava che saresti tornata prima o poi; io sono rimasto ore a cercarti qui, nelle vicinanze. Sapevo che eri vicina, me lo sentivo. Mi dispiace che sono stato io a causarti questo, non avrei mai voluto farti del male». 

Aveva lo stesso tono di voce di prima, ancora dispiaciuto, triste.

«E’ quello che stai facendo». 

Finalmente qualcosa riuscii a uscire dalla mia bocca.

«Non pensavo potessi stare male, visto mi hai rifiutato, Bea. Sei stata tu a non voler stare con me> disse con un velo di rabbia nella sua voce.

«Non hai impiegato tanto tempo a rimpiazzarmi, a quanto vedo».

Lui non rispose e restammo in silenzio per minuti, fino a quando non mi poggiò sul sedile della sua macchina, a me sconosciuta. 

Era un’Audi RS 5 coupé grigia, bellissima; probabilmente era la sua macchina, perché sapeva di lui, del suo profumo, ma non era la macchina in cui ero salita in passato. Me lo ritrovai accanto, nel sedile del guidatore, mise in moto e sfrecciammo verso casa.

«Lei non è te, Bea – disse ad un tratto – ma sei stata tu a dirmi che se una storia non provi a viverla, non sai mai come andrà a finire. Tu, in una sera, mi hai insegnato più di qualsiasi altra ragazza io abbia mai conosciuto. Te ne sono grato».

«Mi odio» dissi sussurrando.

«Perché?».

«Perché dicendoti quelle cose, ti ho perso». 

Il silenzio calò di nuovo tra di noi, fino a sotto casa mia; nessuno aveva il coraggio di dire qualcosa. 

Eravamo sconvolti. 

Quando fermò la macchina non potei fare a meno di guardarlo e, nonostante non fosse mio, sentii che qualcosa ci legava, qualcosa di forte. Ora che sapevo cosa provavo per lui, lo vedevo bellissimo e perfetto, come non l’avevo mai visto prima d’ora; non mi aspettavo neanche che potesse essere così dolce e premuroso. 

Lo fissai ancora e un sorriso si fece strada dentro di me, Harry se ne accorse e si girò. 

Ci guardammo dritto negli occhi per un tempo stupendo e infinito. Sentivo un’energia insolita, strana, attorno a noi, simile all’energia che avevo sentito la sera del ballo. Eravamo vicinissimi, solo a pochi centimetri l’uno dall’altro; non mi ero accorta che ci fossimo avvicinati così pericolosamente. Lui mi guardava ancora fisso negli occhi e, continuando ad avvicinarsi, spostò lo sguardo sulle mie labbra. Capii subito le sue intenzioni, perché anch’io avevo voglia di baciarlo, una voglia indicibile. Le nostre labbra quasi si sfioravano, ma subito mi ricordai di Amber e della sua stridula voce. 

Mi bloccai istantaneamente e indietreggiai. 

«No! Non possiamo» dissi di getto.

«Perché?» disse contrito.

«Stai con Amber e io non voglio essere una tua amante, o qualcosa del genere. Io volevo essere tua, solo tua. Ma forse l’ho capito troppo tardi e ti ho perso; ecco perché mi odio».

«Non hai alcun motivo per odiarti. Sei la persona più fantastica che abbia mai incontrato». 

Le sue parole furono per me come una pugnalata. 

Faceva troppo male sentirgli dire queste cose, perché nonostante questo lui non stava con me. Tutte queste belle parole erano inutili alla fine.

«Devo andare» e senza neanche aspettare un suo saluto ero già davanti al portone del palazzo.

Non sarei voluta tornare a casa, avevo paura ed ero distrutta. La serata appena trascorsa era da inserire assolutamente nell’albo delle più brutte serate della mia vita. Con poca convinzione inserii la chiave nella toppa e la girai. 

Vidi subito Elis che mi aspettava, seduta nel divano, con le ginocchia su di esso. Era visibilmente arrabbiata, ma non m’interessava in quel momento; scoppiai in un fragoroso pianto e mi buttai tra le sue braccia. Emisi sonori singhiozzi, e non riuscivo proprio a smettere. Sentivo anche le lacrime di Elis bagnarmi la spalla. Mi sentivo davvero in colpa, doveva essersi preoccupata molto, perché lei non era un tipo che piangeva, non succedeva mai.

«Mi dispiace tanto, scusami» dissi tra un singhiozzo e l’altro.

«Sei una stupida. Non mi sono mai preoccupata così tanto nella mia vita. Se non ci fosse stato Harry a convincermi avrei chiamato la polizia». 

Era disperata. 

«Lo so, perdonami!».

«Harry era così sicuro che ti avrebbe trovata! È riuscito a tranquillizzare anche me. Aveva ragione».

«Si. E’ stato molto carino».

«Molto carino?? – disse mentre si scostava da me – ti avrebbe cercato in capo al mondo, e non solo perché si sentiva in colpa. È stato molto più che carino! Lui ti vuole sul serio, Bea».

«Sta con quella. Non credo che poi gli importi tanto di me».

«Spero tu stia scherzando. L’ha lasciata lì da sola con Denise per venirti a cercare. Di lei non gliene frega niente. Secondo me lei è solo un banale rimpiazzo per togliersi te dalla testa». 

In effetti, se gli fosse importato di lei, non avrebbe provato a baciarmi e non avrebbe passato ore a cercarmi. 

Forse Elis aveva ragione. 

Ero molto pensierosa e dubbiosa ed Elis se ne accorse.

«Ne sono sicura – disse - non dovrei dirtelo, ma ne sono sicura perché me l’ha detto Niall. Harry gli ha parlato e in poche parole gliel’ha confermato». 

La guardai con gli occhi sbarrati.

«Voi due – continuò – dovreste davvero stare insieme. Perché continuate a farvi del male se in realtà volete la stessa cosa? Questo è masochismo puro!».

«Non lo so».

«Volete stare insieme e lo farete. Te lo impongo!» disse convinta e sorridente.

«E se non fosse la cosa giusta?».

«La cosa giusta è fare quello che il tuo cuore ti dice. Il tuo cosa dice?».

«Che mi potrei innamorare di lui».

«E allora fallo. Non puoi restare a vita nella tua bolla».

«Ho paura di soffrire. E poi cosa dovrei fare? Chiamarlo e dirgli di lasciare Amber?».

«Si, secondo me, anche perché lui non aspetta altro. Però ho uno scenario perfetto alla situazione – e in quel momento cambiò sia posizione che espressione, aveva in mente qualcosa, facendomi preoccupare – ogni anno organizziamo un brunch dove invitiamo tutti i nostri amici e anche la famiglia; quindi io, tu e mamma dobbiamo andarci. Lui sarà lì. Digli quello che provi e ti faccio vedere che tutto andrà per il meglio».

«E se non andasse così? Se lui mi rifiutasse?» dissi spaventata.

«Non lo farà. Ho visto come ti guarda. È pazzo di te, Bea».

«Ok, ci tenterò».

Riuscì a tranquillizzarmi un po’, grazie anche ad Elis, che era rimasta ad ascoltare, senza batter ciglio, i mie piagnistei e le mie paranoie. Mia cugina riusciva a darmi sempre buoni consigli, ma io dovevo trovare da sola la determinazione giusta. 

Dovevo riuscire a dire a Harry quello che provavo, altrimenti me ne sarei pentita amaramente. Dopo lo stato in cui mi ero ridotta non avevo più intenzione di rinunciare a qualcosa che avrebbe potuto rendermi felice. Avrei fatto quello che mi sentivo, sempre. E io volevo lui! Ora ne ero certa. 

Alle cinque del mattina, Elis ed io eravamo ancora nel sontuoso divano del soggiorno a parlare.

«Forse è meglio andare a letto ora, Bea. Domani sarà un grande giorno per te! Devi avere un aspetto smagliante» disse sorridente.

«Si, forse è meglio andare, anche se non ho per niente sonno. Non vedo l’ora che sia domani». 

Mi sentivo radiosa, felice, anche se non ero certa che Harry lascerà Amber, per me. Ma inaspettatamente mi sentivo fiduciosa.

«Dobbiamo essere là alle undici. Saremo nella casa dove c’è stato il ballo in maschera – disse sorridente – vado, ci vediamo domani mattina». 

Fece per andarsene e mi sentii improvvisamente più cupa.

«Elis – si girò all’istante quando la chiamai – posso dormire con te?» e mentre lo dissi mi sentii tanto piccola.

 

«Certo! Non vedevo l’ora che me lo chiedessi» disse con un radioso sorriso.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: 

 

ECCO A VOI IL NUOVO CAPITOLO!!!

Che ne pensate? Bea sembra aver chiarito tutti i suoi dubbi e insicurezze, finalmente!

Cosa vi aspettate nel prossimo capitolo?

 

alla settimana prossima :*

 

BARB <3

 

   
 
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