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Autore: _ButterFly98_    07/02/2015    4 recensioni
Avanzavo a passo svelto per le strade cupe e silenziose di Buenos Aires. Pioveva, e la paura di cadere si faceva sempre più intensa, perciò avevo gli occhi impuntati sull'asfalto bagnato, che di certo non aiutava le persone scoordinate. Non amavo il mal tempo, era da un paio di settimane che il ciel sereno era stato ricoperto da grosse nuvole grige che sprigionavano innumerevoli gocce d'acqua, e il tasso di umidità saliva di giorno in giorno. Preferivo il caldo asfissiante e il sole battente, anche se a giudicare dalla mia carnagione non sembrava. Bianco cadaverico; quasi come quello di un vampiro.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                 Capitolo I
Avanzavo a passo svelto per le strade cupe e silenziose di Buenos Aires. Pioveva, e la paura di cadere si faceva sempre più intensa, perciò avevo gli occhi impuntati sull'asfalto bagnato, che di certo non aiutava le persone scoordinate. Non amavo il mal tempo, era da un paio di settimane che il ciel sereno era stato ricoperto da grosse nuvole grige che sprigionavano innumerevoli gocce d'acqua, e il tasso di umidità saliva di giorno in giorno. Preferivo il caldo asfissiante e il sole battente, anche se a giudicare dalla mia carnagione non sembrava. Bianco cadaverico; quasi come quello di un vampiro. Ogni volta che mi osservavo allo specchio non facevo altro che notare le mie imperfezioni: zigomi sporgenti, occhi piccoli e inespressivi, e un viso ricoperto da punti neri. Quella lastra di vetro non faceva altro che rinfacciarmi il mio 'non essere' ma avevo imparato a conviverci anche se il più delle volte avrei preferito nascondermi e rimanere in disparte dal mondo, soprattutto quando i miei coetanei non si risparmiavano commenti spudoratamente cattivi. La cattiveria però, aveva un nome e una folta chioma biondo dorato: Ludmilla Ferro.
Il suo cervello era paragonabile a quello di una formica, ma l'intelligenza di certo, non era la sua dote principale. Un fisico slanciato; curve giuste al posto giusto, un po' troppo sviluppata per una ragazza della sua età. Qualche mese fa, a scuola, girava voce che durante le vacanze estive il suo petto si fosse gonfiato di qualche centimetro, ma erano soltanto voci di corridoio. Nessuno mai si sarebbe permesso di spargere voci infondate sulla Ferro, però era successo e ciò fece imbestialire la tarantola dai capelli biondi. Al suo fianco, si presentava sempre una ragazza bassina, che per guadagnarsi una 'reputazione' accettava gli ordini e gli insulti barbari che le dedicava Ludmilla.
Raggiunsi la fermata del bus. Dovevo trovarmi a casa della mia migliore amica per le cinque anche se avevo già ritardato di quindici minuti. La puntualità non era il mio forte, bastava guardare il mio libretto delle giustificazioni: pieno zeppo di ritardi. Fortunatamente il trasporto pubblico non tardò molto.
Salii facendo sì che il fetido odore di fumo si attacchi ai miei vestiti. Il mezzo era perennemente vuoto, a farmi compagnia c'erano solo due anziane signore sedute vicino la porta d'uscita e un uomo sulla quarantina da cui proveniva la puzza di fumo. Poggiai il capo sul vetro rigato e annebbiato dalla pioggia, contemplando il grigio panorama. Il silenzio regnava, tralasciando i bisbigli delle due anziane, sembrava di essere ad una interrogazione di storia, nessuno fiatava il tutto era molto calmo rispetto agli altri giorni di pioggia.
Francesca viveva in una villetta di fianco ai giardini pubblici. La facciata si presentava con un'elegante muratura in tufo, e una piccola veranda dalla pavimentazione in legno adornata con qualche fiore colorato che, vista la stagione stonava proprio. Avanzai di qualche passo verso il marciapiede, salendo i quattro scalini che portavano alla porta principale. Mi aveva chiesto di venire perché, suo padre si era appena risposato e la sua nuova matrigna non le andava per niente giù. La descriveva come una donna antipatica e snervante, da lei era soprannominata: La matrigna di cenerentola. Conoscevo Francesca da tanti anni ed ero cosciente della sua esagerazione nel giudicare le persone. I suoi si erano separati otto mesi prima dell'imminente matrimonio di suo padre, vista la separazione sua madre era ritornata in Italia, paese di origine della famiglia, lasciando Fran con suo padre in Argentina, le aveva detto che l'aveva fatto per il suo bene ma Francesca sapeva che sua madre era andata via per non far notare la sua sofferenza.
Prima di bussare, strofinai le mani coperte dai guanti sul cappotto, non aveva mai fatto così freddo. Bussai aspettando qualche minuto prima che qualcuno mi aprisse. Sentii la voce di Francesca annunciare che sarebbe andata lei ad aprire, ma così non fu. Mi ritrovai davanti agli occhi una donna sulla quarantina dagli occhi verde smeraldo e un sorriso a trentadue denti, aveva un trucco leggero ma evidente, vestita con abiti comodi ma allo stesso tempo eleganti; una bella donna. Doveva essere 'La matrigna di cenerentola' anche se visibilmente più carina.
-Eleonor, avevo detto che ci sarei andata io- nemmeno il tempo di poter aprir bocca, che la mia migliore amica mi si parò davanti rimproverando con tono scortese la donna. -Oh, scusa cara. Non avevo sentito- si giustificò Eleonor con voce pacata. Presa dalla rabbia la ragazza mi afferrò il polso trascinandomi quasi con violenza in camera sua. Era furiosa, lo capivo dal suo sguardo diventato rosso per la rabbia. Una volta entrate nella graziosa stanza mi gettai a peso morto sulla poltroncina posta vicino alla finestra.
-Non la sopporto!- esclamò la mora chiudendo con forza la porta della camera. Io dal mio canto osservavo la scena divertita, Francesca era partita dal presupposto che Eleonor non le sarebbe piaciuta e di certo non avrebbe cambiato idea, era testarda, quasi quanto me. -Dai Fran, non esagerare. Al primo impatto sembra simpatica- dissi stringendo al petto un cuscino adornato con dei ricami all'uncinetto. -E' questo il punto Violetta! Al primo impatto sembra una brava persona, ma poi quando la si conosce meglio si capisce quanta falsità ci sia nella sua persona!- urlò irritata -Dovresti vederla, mi da ordini come se fosse mia madre! Per non parlare di quel tipo strano e inconsueto di suo figlio- continuò. La mia situazione familiare in certi aspetti somigliava a quella di Fran, la mia però, era abbastanza complicata come situazione. -Dai tempo al tempo, con il tempo ti abituerai alla sua presenza e anche a quella di suo figlio e conoscendola capirai che poi non è così tanto male come la descrivi-.-Parli come se già la conoscessi! E se ti stessi sbagliando? Se lei fosse veramente così? A questo non ci pensi, eh!-. Mi avvicinai a lei con passo felpato, stringendola in un caloroso abbraccio -Vedrai tutto si sistemerà- le sussurrai ad uno orecchio ottenendo come risposta una forte stretta.
Ci staccammo dopo un paio di minuti sorridendoci. Francesca era come una sorella, conosceva praticamente tutto di me più di quanto conoscessi me stessa, per lei ero come un libro aperto, era a conoscenza di ogni minimo particolare anche quello più imbarazzante della mia vita.
-Vado al bagno, intanto tu scegli un film- dissi spalancando di qualche centimetro la porta, annuì dirigendosi verso lo scaffale dei film mentre io uscii a passo felpato dalla porta. Mi guardai intorno, molte cose erano cambiate dall'arrivo di Eleonor. Il muro del corridoio principale del secondo piano era stato abbellito con qualche quadro colorato, vicino ad ogni porta era situata una pianta posta in un vaso in ceramica con delle decorazioni rosse. Continuai a camminare verso il bagno, quando qualcosa o meglio qualcuno mi finì addosso. Durante la caduta chiusi gli occhi per la paura dello scontro fra me e il pavimento non curando il peso della persona sul mio corpo. Il tonfo fu forte, tanto da attirare l'attenzione di Francesca e farla correre in mio soccorso.
-Vilu!- esclamò la ragazza raggiungendo la mia postazione, avevo ancora gli occhi chiusi ma sentii il rumore dei suoi passi. Aprii di scatto gli occhi trovando a pochi centimetri dal mio viso due iridi verdi. L'odore di tabacco si fece spazio nelle mie narici per una seconda volta, rimasi di pietra osservando quel volto pallido.
-Dio, Vilu stai bene?- a distogliermi dai miei pensieri fu Francesca, che spaventata mi aiutò a rialzarmi una volta che la persona a me estranea si fosse staccata dal mio corpo. Era un ragazzo, non troppo alto, con un fisico magro; il suo viso era contornato da una leggera barbetta e un ciuffo gli ricadeva sugli occhi. Mi rialzai ancora frastornata dall'accaduto, una banale caduta. -Leòn! Potresti anche essere più attento!- esclamò la mia amica contro il ragazzo che ignorò le sue parole tenendo gli occhi fissi sui miei. Fu un secondo, prima c'era poi non c'era più, era sparito come se si fosse volatilizzato. Sentii Francesca sospirare rassegnata poggiando una mano sulla mia spalla. -Scusalo, oltre ad essere strano e antipatico è anche maleducato! Ma non farci caso, ignoralo- mi rassicurò - Ti sei fatta male? Vuoi del ghiaccio?- domandò con aria preoccupata, negai con il capo ancora distante dal mondo reale. 

-Sono a casa!- entrai in casa poggiando rumorosamente le chiavi sul tavolino vicino all'ingresso. Notai il tavolo da pranzo apparecchiato con diversi tipi di piatti diversi. Camminai verso la cucina dove vidi Olga, la domestica, alle prese con uno sformato di patate al forno. Sorrisi avvicinandomi a lei, poggiandole una mano sulla grossa spalla. -Oh! Piccolina, che spavento!- esclamò portandosi una mano al petto. Olga, oltre ad essere la domestica era anche un'amica di famiglia. La forza portante della casa, colei che manteneva l'allegria con la sua spensieratezza e il suo essere inappropriata. -Scusa, non pensavo fossi così concentrata da non avvertire la mia presenza- mi giustificai prendendo un bicchiere dal mobiletto. In casa dovevamo esserci solo noi due visto il volume alto dello stereo di Olga. Sia papà, sia il suo assistente Roberto, ritenevano fastidioso il genere di musica che ascoltava Olga che il più delle volte si faceva trasportare trasformando la cucina in una sala da ballo. -Papà?- domandai sorseggiando dell'acqua -Ritarderà di qualche ora, aveva lavoro arretrato da svolgere in ufficio. Ceneremo da sole questa sera- rispose afferrando due presine per ritirare lo sformato dal forno. -Va bene, vado in camera a cambiarmi- annuncia prima di ritirarmi in stanza.
Poggiai la borsa sulla scrivania liberandomi della fastidiosa giacca a vento sistemandola sull'appendi abiti. Sospirai passandomi una mano per il viso gettandomi con pesantezza sul letto ben sistemato. La stanchezza incominciava a farsi sentire sempre di più, e la voglia di chiudere gli occhi sopravvaleva su tutto; alzai il busto poggiando le braccia sulle ginocchia stiracchiandomi. Mi liberai degli indumenti più scomodi indossando un semplice pigiama, presi il maglioncino che indossavo pochi minuti prima e lo piegai con delicatezza, quando notai qualcosa di impigliato nella manica destra. Afferrai in ciondolino a forma di sole girandolo e rigirandolo davanti ai miei occhi, tutto mi fu più chiaro quando mi tornò alla mente la scena successa quel pomeriggio a casa di Francesca. Doveva essere il bracciale del ragazzo impigliatosi al mio maglioncino. Sorrisi istintivamente poggiandolo sulla scrivania con l'intenzione di restituirglielo.


Angolo Autrice: Buon pomeriggio a tutti!! *saluta con la mano*. Sono una nuova in questo fandom, anzi su questo sito. Questa che avete appena letto è la mia prima storia (spero interessante) quindi siate clementi con le critiche (per favore). Parto già dal presupposto che non sia una gran storia, il primo capitolo non racconta molto soltanto pochi particolari. La mia Violetta -come in molte altre storie- è abbastanza diversa da come viene descritta nella serie, diciamo che rispecchia più una ragazza dei nostri tempi (non che non lo fosse già) ma si avvicina di più alla realtà. Molti aspetti della storia sono diversi da quella originale in seguito vorrei sottolinearvi la maturità di Violetta a confronto con la Violetta della Serie Tv. Non voglio annoiarvi e trattenervi molto, quindi la finisco qui. 
Grazie a chi ha letto la storia, se volete potete lasciare una recensione :))
Ciao a tutti!!


 
   
 
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