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Autore: _Branwen_    07/02/2015    1 recensioni
«Se si trattasse di un cacciatore come noi, non avrebbero chiesto il nostro aiuto e non ci avrebbero ingaggiato, perché mai ci si dovrebbe affidare a qualcuno che non è del posto, se c'è qualcuno che vive qui e che ha le nostre capacità; di chi si tratta davvero?»
«Lo scoprirai molto presto, ho conservato il numero di telefono per ogni necessità, è una ragazza in gamba.»
[...]
«Dipartimento di medicina legale di Los Angeles, è la dottoressa Del Dongo all'apparecchio. Con chi parlo?»
Trovata, a primo colpo, l'accento era inconfondibile, come il timbro della voce di lei. Aveva proprio avuto fortuna.
Genere: Generale, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Lucia
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Wake up call.



Lucia aveva ancora il coraggio di prepararsi un tè caldo, mentre quell'afosa notte nella città degli angeli gli aveva fatto venire voglia di un'altra birra ghiacciata.
Fu questa la prima cosa che pensò Dante non appena si svegliò da un breve riposo su un divano che aveva trovato scomodo sin da subito, sia per dormire sia per... restare svegli.
I rintocchi di un pendolo erano l'unico suono oltre al frusciare di pagine lette, girate in avanti e indietro, per capire qualcosa che poteva essere sfuggito a una prima lettura, osservando anche meglio le fotografie. La ragazza dai capelli rossi era ancora a lavoro e, mentre aspettava che l'acqua bollisse, si alzò dal tavolo e prese con sé un fascicolo sottilissimo; iniziò a sfogliarlo, appoggiandosi sul piano cottura con un'espressione dubbiosa in viso.
Secondo quanto era riportato dalle note del dottor Armando García Lopez, la giovane trovata strangolata una settimana prima all'interno di un parcheggio privato di camion adibiti al trasporto di alimentari era morta per overdose, non per via delle lesioni fisiche, e le analisi sul feretro confermavano quest'ipotesi all'apparenza così chiara, eppure così poco convincente, almeno per i genitori della vittima che non si accontentavano che il decesso fosse stato liquidato con tale causa.
Non si spiegava altrimenti il motivo per cui chiamarono Dante, che abitava sull'altra costa degli Stati Uniti, chiedendogli, imploranti, di indagare sulla morte della loro unica figlia.
È bastato che dicessero che Blanca – questo era il nome della ragazza – prima di morire aveva scritto un biglietto in cui annunciava che li avrebbe finalmente raggiunti e non avrebbe più udito i loro lamenti per tutto il giorno per far sì che l'acchiappademoni dicesse a Lucia di voler andare a Los Angeles per dare un'occhiata. Lei aveva acconsentito, preparando anche un suo bagaglio, sentiva che poteva essere d'aiuto.
Se si considerava poi la morte di altri due giovani coetanei della prima vittima, deceduti in circostanze simili e che avevano lasciato un messaggio uguale a quello di Blanca, a distanza di una giornata l'uno dall'altro, il mistero si infittiva, ma sembrava che le perizie medico-legali non aiutassero granché a dipanare la matassa.
Dante aveva ricevuto le copie delle autopsie effettuate dal padre del terzo ragazzo, Michael, e anche una copia del biglietto scritto da Michael stesso.
Tutto questo non era sufficiente.
«Questi decessi sono tutti uguali, è possibile che ci sia davvero un filo conduttore tra tutti» disse a voce alta Lucia, mentre Dante si avvicinò al frigorifero; aprendolo, non trovò alcuna birra, ma si arrangiò con del succo di frutta.
«Lo penso anch'io, e da domani inizieremo a parlare coi familiari, cercando di estrapolare il maggior numero di informazioni possibili.»
«Anche la più banale potrebbe essere importante; erano degli adolescenti, quindi forse erano molto fragili, potevano conoscersi, frequentare luoghi in cui si incontravano, chi può dirlo...»
«Chissà, è un'ipotesi da non scartare, come anche quella che questo bigliettino sia solo un tentativo per depistarci. L'acqua bolle» esordì in aggiunta Dante e provvedette a spegnere il fornello, versare l'acqua dal bollitore nella tazza e a porgerla a Lucia.
«Grazie. Cosa ti fa pensare che il biglietto possa essere un depistaggio?» Lucia prese nella mano libera il foglio scritto – si supponeva – da Michael e lo esaminò.
«Il tratto è molto... tremolante, incerto, mi sembra. A te cosa pare?»
«Tremolante, dici? Potrebbe essere, mica era affetto da qualche malattia, lo dice la cartella clinica legata all'autopsia? Non ricordo.»
Lucia lasciò il suo tè e tornò al tavolo, prendendo la scheda di Michael Sinclair e non trovando nessuna patologia legata al movimento o che potesse giustificare dei tremiti mentre si scriveva.
«Niente, stando a quanto dice qui il giovane soffriva d'asma, non di Parkinson. Se non sbaglio è quella la malattia che dà i tremori involontari.»
«Credo di sì, anche se non sono un medico.»
«I medici che si sono occupati dei corpi... potremmo anche parlare con loro.»

In un lampo a Dante venne un'idea. Con uno scatto si diresse verso il tavolo e aprì l'altra cartella clinica e controllò ciò che gli era balenato in mente.
Quella calligrafia.
Quella firma.
Sorrise, trionfante, solo per quella piccola scoperta.
Guardò Lucia, la quale si limitò a fissarlo con fare interrogativo.
«Sì, possiamo parlare coi medici e chiedere loro una mano; penso che uno in particolare si divertirebbe anche.»
«Divertirsi? È un cacciatore di demoni che ha scelto di svolgere una professione umana?» Lucia era molto curiosa, non sapeva ci fossero dei colleghi nei paraggi, sarebbe stato interessante avere a che fare con altri metodi di indagine e personalità differenti, oltre al fatto che qualsiasi aiuto sarebbe stato ben accetto.
A primo impatto, sembrava davvero un caso che non offriva indizi sostanziali per poter iniziare a trovare un appiglio da cui partire. Erano delle uccisioni troppo simili.
Un serial killer o una montatura da parte di qualche demone?

D'un tratto però un dubbio fece capolino nella sua mente, riflettendo ulteriormente sulla faccenda. Il sorriso sardonico del suo partner le aveva fatto pensare che la risposta non era così ovvia come si potesse supporre.
«Un attimo, se si trattasse di un cacciatore come noi, non avrebbero chiesto il nostro aiuto e non ci avrebbero ingaggiato, perché mai ci si dovrebbe affidare a qualcuno che non è del posto, se c'è qualcuno che vive qui e che ha le nostre capacità; di chi si tratta davvero?»
«Lo scoprirai molto presto, ho conservato il numero di telefono per ogni necessità, è una ragazza in gamba.»

Una ragazza.
In gamba.

Lucia avrebbe dovuto aspettarselo, ma non se ne curò più di tanto, non era proprio la persona che rinfacciava il passato a qualcuno, specie al suo compagno.
Dante non lo avrebbe mai fatto a sua volta con lei e di questo le era grata.
«Suppongo anche molto carina, vero?»
Dante non poté far a meno di scoppiare in una grossa risata; non c'era astio nelle parole della giovane, ma semplice curiosità.
«Si può dire che è carina. Pensandoci meglio... Secondo me potrebbe piacerti, vi somigliate per certi versi» commentò sincero.
La ragazza sollevò un sopracciglio per il vivo stupore.
«Davvero? Voglio proprio conoscerla!»
«Un attimo che la chiamo.»
«Sono le quattro del mattino, sei sicuro che la troverai a quest'ora?»
«Probabilmente non avrà chiuso occhio stanotte, se è rimasta sempre la stessa» sentenziò tristemente Dante.
Sperava però che la buona sorte avesse iniziato a sorridere alla sua vecchia amica, l'ultima volta che l'aveva sentita non se la passava molto bene.
Nel mentre che l'uomo digitava i numeri, Lucia inserì il vivavoce, non si sarebbe persa l'occasione di ascoltare una ragazza che le somigliava; in cosa, poi... era quello che desiderava scoprire.

«Dipartimento di medicina legale di Los Angeles, è la dottoressa Del Dongo all'apparecchio. Con chi parlo?»
Trovata, a primo colpo, l'accento era inconfondibile, come il timbro della voce di lei. Aveva proprio avuto fortuna.
«Charlie, cercavo proprio te!»
«Dante... sei davvero tu? In effetti è plausibile che si tratti di te. Di cosa hai bisogno?»
Lo aveva addirittura riconosciuto, non se lo aspettava e la cosa gli aveva fatto piacere.
«Ehi, un attimo, quanta fretta! Non ti va di ricordare i bei tempi andati, mi chiedi subito cosa voglio; andiamo, Charlie, non ti facevo così pratica!»
«Quanto sarcasmo inutile, risparmialo con me, ti prego!»
Charlie avvertì dall'altro capo della conversazione un risolino sommesso, femminile; evidentemente qualcuno ha apprezzato il suo, di sarcasmo e aveva avuto modo di scoprire la veridicità delle voci che le erano giunte. La dottoressa si accomodò nella poltrona, stando bene attenta che non ci fosse nessuno nei pressi del suo ufficio, gettando sguardi attenti alle vetrate che contrassegnavano la sua stanza privata.
Si tolse gli occhiali e li posò sulla scrivania; era stanca e assonnata, ma i cadaveri non decidevano l'orario del decesso, specie se morivano di morte violenta e non naturale.
«Non sei cambiata di una virgola. Sei la solita stronza» il medico scosse la testa, come a dire tra sé “il bue dice cornuto all'asino”, secondo un'espressione tutta italiana.
«Sì, è il mio soprannome, non è una novità; credo che alla ragazza accanto a te però non interessava saperlo.»
«No, mi interessa, invece! A proposito, scusa l'orario improponibile, disturbiamo?» fece Lucia sentitasi chiamare in causa. Dante gli scoccò un'occhiataccia, mentre la giovane s'illuminò in volto con un ampio sorriso, del tutto derisorio, solo per lui.
«No, sono già a lavoro, e se mi avete chiamata qui credo non sia una conversazione di piacere, ahimè. Come posso aiutarvi, ragazzi?» il tono di voce di Charlie, calmo, allegro – persino a un orario indecente – e al contempo deciso, infuse a Lucia una sensazione empatica del tutto positiva sulla ragazza.
E, sebbene non potesse saperlo, anche Charlie aveva avuto quest'impressione verso di lei.
Entrambe sbagliavano difficilmente al riguardo.
«Dritto al sodo, dunque, sei proprio diventata antipatica, Charlie.»
«Dante, sei il primo che non ama tirare le cose troppo per le lunghe, evita di fare il finto nostalgico...»
«Non mi hai ancora detto come mai hai supposto che si potesse trattare di me.»
«Vuoi mettere alla prova le mie capacità deduttive?»
«No, no, non sono io, è la mia compagna che gioca a fare Sherlock Holmes. Ma cosa?!»
Lucia gli diede un pugno sulla spalla e questa volta fu Charlie a ridere, non trattenendosi, avendo sentito il rumore del colpo andato a segno.
«Ma certo, ci credo! Allora... uno: il tuo timbro di voce, ho un buon orecchio e una buona memoria» un fischio e un applauso giunsero all'orecchio della giovane.
«Modesta.»
«Mai supponente e arrogante quanto te» Lucia sogghignò, non aveva mai conosciuto un'altra donna con cui aveva avuto a che fare Dante – a parte Lady e Trish – e che soprattutto gli rispondesse a tono, esattamente come faceva lei. Le stava più simpatica di prima.
«Adesso sei crudele, mi ferisci» replicò lui con un ampio sorriso, che Charlie non poteva vedere; gli piaceva punzecchiare quella ragazza e aveva ragione a dire che somigliava a quella accanto a lui che assisteva divertita alla scena.
Si somigliavano molto, in realtà.
«Come mi dispiace, grande attore melodrammatico, eccoti il punto due: sei uno dei pochi che ha il numero diretto del dipartimento, non lo diamo mai a terzi se non in casi eccezionali. Tu, in aggiunta, hai proprio quello del mio ufficio e di solito si cerca il primario, non uno specializzando.»
Dante sorrise, Charlie non aveva perso il modo di fare che tanto lo aveva colpito e notò che anche Lucia era compiaciuta da lei, anche se aveva avuto modo di sentire un solo scambio di battute.
«C'è anche un terzo punto?»
«Ovviamente. I miei informatori mi hanno parlato di un uomo che ti somigliava, accompagnato da una donna minuta e che giocano a fare il mestiere di beccamorti. Quel mestiere è il mio, che sia chiaro, ma ho pensato potessi essere tu e avendo sentito una voce di donna credo di aver avuto la mia conferma, no?» Charlie sorrise sommessamente, lasciando a intendere a Dante, avendo calcato la parola “informatori”, a chi potesse alludere.
L'investigatore dell'occulto capì anche che non erano cose da dire telefonicamente e, vedendo uno sguardo dubbioso sul volto di Lucia, in un gesto le fece capire che le avrebbe spiegato tutto una volta messa giù la chiamata.
«Però, i miei complimenti. È possibile poterne parlare a voce, con calma, magari davanti a un pasto sostanzioso?»
«Certo, se volete, tu e la tua partner... di cui mi vergogno non aver chiesto il nome... perdonami, come ti chiami?»
«Mi chiamo Lucia, Charlie.»
«Bene, se volete, tu e Lucia potete venire per pranzo a casa mia, per le due e mezza potrebbe andar bene, a voi? Ricordi dove abito, Dante?»
Si scambiarono un'unica occhiata affermativa.
«Sì, a entrambe le affermazioni. Grazie, Charlie. Salutami Armando, se lo senti o lavora ancora lì con te.»
«Potrai salutare mio marito da te nel pomeriggio. A più tardi, ragazzi.»
«Ciao, Charlie, a più tardi.»
Fu Lucia a rispondere, il suo uomo era rimasto stupito dall'ultima affermazione del medico legale.
Non riuscì nemmeno a fare una battuta, e questo era un chiaro segno del notevole sbigottimento.





Angolino della deficiente.


Ne è passato di tempo, eh?
Ne è passato davvero tanto; questa sezione mi è mancata, tanto, terribilmente.
Talmente tanto da scrivere, quasi con dolore, queste righe, che non hanno fatto male, ma mi hanno fatto star bene.
Tantissimo.
Come potete notare dall'avvertimento, è una one-shot, incompiuta.
Per ora.
Se siete nuovi lettori, vi dico che tempo fa stavo postando qui, sul sito, in questa sezione, una fanfiction, con protagonista Dante e la Charlie qui citata, il mio personaggio originale. Chi mi conosce già, forse sa che Charlie è la bambina di carta a cui sono più affezionata.
In questo periodo davvero buio ho ripreso a scrivere recentemente e la prima cosa che mi è venuta in mente sono state queste parole, così, di getto, con tutta la mia anima.
Volevo permettere a Dante almeno di risentire Charlie, e viceversa. Si può intuire che ho immaginato questo racconto ambientato dopo gli avvenimenti di cui narravo nella precedente storia.
E, perché no, anche di presentarla a Lucia, che reputo la migliore partner di Dante, come collega e compagna di vita.
Quindi... ecco questo scrittino.
Sarebbe bello svilupparlo come storia, far tornare in gioco i miei piccolini con i personaggi che amo, ci penserò, ecco il perché dell'avvertimento "incompiuta".
Per ora vi ringrazio in anticipo se recensirete o mi direte anche una benché minima parola o solo se siete arrivati fin qui.
Grazie davvero,

Barbara.
   
 
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