Pioggia di mezza estate
Non so da dove mi è venuta
questa schifezza…ero solo ( sono un ragazzo ma posto con il nik di mia sorella che
legge e basta)ed ho iniziato a scrivere di questa esperienza.
Era Novembre quando lo vidi per la prima volta, in quella
mattina fredda, vuota, grigia…
Entrò in classe interrompendo una noiosissima ora di storia, annunciato da un
lieve “toc-toc” che mi riportò alla realtà.Fece il suo ingresso lentamente,accomodandosi
timido e circospetto nel posto affianco al mio. Teneva la testa bassa, come se
avesse paura di incrociare i nostri sguardi incuriositi.
Osservai quello strano e misterioso individuo: i capelli scuri come l’ebano gli
coprivano quasi interamente il volto, contrastati da una carnagione così
pallida da parere albina. Dalla cortina scura che gli si parava davanti al viso
facevano capolino un paio di enormi occhioni azzurri contestualizzati in un
volto dai lineamenti fini e leggeri, eleganti e vagamente puerili. Seguii i
contorni snelli del suo fisico magro ed efebico,
trascorrendo parecchi minuti ad osservarlo, incantato dal volto diafano e biancastro.
Al termine della lezione mi diressi verso l’entrata, continuando a fissarlo di sottecchi. Era ancora lì immobile, composto sulla sedia con il capo chino tra le mani.
Alzò lo sguardo ed i nostri occhi si incrociarono.
I suoi cobalto nei miei ambrati.
Ghiaccio nel fuoco.
Distrattamente si scostò il ciffo scuro dalla fronte, rivelandomi interamente il volto, fino a quel momento in parte celato.
Non provai mai più emozioni così forti e contemporanee come in quell’istante sfuggevole, tutta via tatuato ed iscritto nella mia mente. Fui come risucchiato in una voragine terminante in un mare turchese, venato da striature glaciali, simili alla schiuma prodotta dal mare in burrasca, dolci e penetranti,che poferivano al suo sguardo di una sensibilità inaudita e sovrumana,una calamità estrema.E la delicatezza sconvolgente con cui questi riflessi si fondevano in un cosmo ceruleo, esteso su tutta la superficie dell’iride dal quale trapelava ogni sua singola emozione, è la più forte senzazione
che mai provai,d’intesnsità pari ai concetti più effimeri ed affascinanti dell’universo tali la vita e la morte.
Interruppe il contatto visivo che avevo stabilito tornando a fissarsi mogio le vans nere, l’asciandomi un senso di stupore e vuoto.
nelle giornate sucessive nessuno tentò di avvicinarlo.
Ogni mattina, silenzioso e quasi meccanicamente, si posizionava nel banco vicino al mio, aprendo i libri e ripassando la materia dell’ora successiva.
Non una parola ne un gesto di troppo,pareva dovesse risparmiare energia.
Tanti quante le curiosità che avevano i miei compagni riguardo il nuovo arrivato iniziarono a sorgere i pettegolezzi. A metà dell’anno era ormai chiaro che non si sarebbe mai integrato con il resto del gruppo,per volere sia suo che dei nostri coetanei.Si crearono così due fazioni : una composta per lo più da ragazze,che ridacchiavano emettendo gridolini strozzati ogni tal volta il suo sguardo cadesse su loro; l’altra formata da un numero notevole di ragazzotti invidiosi del fascino misterioso del nuovo arrivato che insultavano ogni qual volta era loro possibile.
Non mi schierai ne a favore ne contro una delle due parti. Non perché mi mancasse il coraggio di andare contro corrente o altro.
Io ero il suo compagno di banco e tanto bastava. Non mi era indifferente nella maniera più assoluta,ma il nostro rapporto era basato per lo più da sguardi o semplici gesti.Le parole sono frutto di incomprensione e caos ed ho sempre ritenuto che il mondo fosse troppo rumoroso…noi non contribuivamo a quel baccano di voci. Ecco tutto.
Dal canto mio lo fissavo continuamente,tentando di leggere e decifrare le espressioni del suo volto costantemente piatto e malinconico.Non ne ero innamorato e non mi faceva pena come alle mie compagne, semplicemente credo che sviluppai un certo rispetto verso di lui che pur di non mischiarsi tra la folla e perdere se stesso nel tantativo di farsi accettare aveva preferito rimanere…solo.
Solo , ecco cos’era.
Non aveva amici, forse non voleva neanche averne.
Solo.
La tristezza e la malinconicità che m’infondeva quel volto erano
incalcolabili,così come le emozioni che sapeva donare in ogni suo gesto.
Rimase nella
nostra classe fino alla fine di maggio, successivamente il prof ci accennò che
aveva cambiato scuola per problemi di famiglia.
Quel ragazzo
lasciò un segno incancellabile nella mia vita…fu come…fu come la pioggia
d’estate che violenta ed improvvisa si abbatte sul suolo,lasciandovi solchi
profondi.
Ma come tutti
sanno, la pioggia estiva pur se forte
ed imprevedibile è breve…molto…
Vi è mai
capitato di incontrare una persona capace di scombinarvi e sconvolgervi la
vita?
Che una volta
scomparsa vi lascia un senso di consapevolezza e gratitudine misto a
malinconia?
Io si.
E quel
ragazzino così piccolo che pareva indifeso,dagli occhi troppo grandi ed il
volto scavato,perennemente silenzioso ed isolato irruppe nella mia vita come…
la pioggia di mezza estate…dissolvendosi…senza lasciare traccia.
In questo
momento lontano un’anno mi torna alla mente quel giorno, il giorno in cui fece
la sua comparsa per la prima volta
nella mia vita ed in quell’aula. Quel giorno così simile a questo,
freddo, buio, vuoto…
La sua immagine mi rimarrà per sempre nel cuore, grazie a quel ragazzo vidi per
la prima volta la solitudine, uno realtà così orrenda che fino ad allora non avevo mai conosciuto.
La
solitudine.