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Autore: somethingtobelieve    08/02/2015    3 recensioni
uno sfigato che non si fida di nessuno, insicuro, timido e fragile ma allo stesso tempo forte e con carattere da vendere che sbuca fuori nei momenti giusti e un figo di quelli più famosi della scuola circondato da ragazze con un passato oscuro alle spalle, entrambi sembrano ciò che non sono e impareranno ad accettare il comportamento degli altri (soprattutto l'uno quello dell'altro) a non giudicare a prima vista, ad aprirsi con gli altri a crescere, cambieranno e si sbloccheranno dai loro preoblemi e dalle loro insicurezze e si conosceranno pian piano più affondo... AVVISO YAOI se non gradite il genere siete pregati di non leggere, i commenti contrari (offensivi) a questo genere saranno ignorati.
prima fanfiction. siate gentiiiili :3
questa storia contiene anche argomentazioni come il bullismo e il rapporto con se stessi di insicurezza e di fiducia. e l rapporto con gli altri ovvio. spero vi piaccia :)
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Che vuoi fare dopo? - dice alex prendendo un altro sorso di caffè.
- Eh? - risponde Andrea che era in sovrappensiero

- Ho detto.. che ti va di fare dopo? Ti ho portato qua perché non sapevo che altro fare, speravo di farti stare a tuo agio, certo non pretendo che ti stia subito simpatico, ma sembri sulle spine...cosa ti rilassa più della cioccolata calda? - si esprime il più gentilmente possibile, come se stesse parlando a un cucciolo spaventato, e in effetti tranquillo non era.
- Ah...non lo so...ma comunque devo prima finirla poi penso di poter tornare a casa -
- Ma no dai, ti ho praticamente trascinato fin qui e non voglio che pensi ancora male di me...sò che non sembra ma sono una brava persona e vorrei dimostrartelo -
Andrea è imbarazzato, in più Alex ha una voce dolce, profonda e rassicurante. Nonostante ciò ancora non sente di potersi fidare nemmeno di quello che dice...anche se vorrebbe.
- Vabbè fa nulla, grazie sei stato gentile per la cioccolata e tutto il resto...un po avventato ma … devo comunque tornare a casa presto, quindi grazie per l'invito ma non posso propio -
- Perché? I tuoi non ti fanno stare? -
- Si, esatto... -
- Ma hai detto loro la storia del bambino che ti avevo detto? -
- Si, si è che... in genere non posso stare molto fuori, ma tanto non è un problema perché non esco spesso -
- Come mai non puoi stare molto fuori? Hai dei genitori tanto severi? Senza offesa eh...-
- No tranquillo...no è che...mio padre a volte sembra severo ma il problema non è quello...i invece tuoi come sono? - chiede incuriosito perché effettivamente ancora adesso si chiede quale sia la sua storia e il perché di questi suoi strani atteggiamenti.
- Ah... bella domanda... mio padre è morto quando avevo dodici anni e mia madre da allora non si è più ripresa quindi beh è così... in pratica faccio l'uomo di casa hehe – ride un po' come per sdrammatizzare.
- Oh...mi spiace...cavolo...scusa...-
- No ma non devi chiedere scusa! Haha però...non ne parlare in giro, per favore...-
- Ma certo, figurati...non ne parlerei con nessuno...beh ma...no nulla -
- No cosa? -
- Mh...no nulla nulla -
- Ma no dai cosa, dimmi -
- Sei sporco sulla faccia. -

- Eh? Dove? -
- Lì sul lato...-
- Qui?? -
- No dall'altra parte..! -
- Dove qua? -
- Noo... aspetta! -
Andrea istintivamente prende un fazzoletto di stoffa dalla tasca e gli pulisce il lato della bocca sporco di caffè, dove per altro c'è la ferita che gli ha provocato prendendolo a pugni in faccia. Facendolo però, senza volerlo, fa male ad Alex, che trattiene un attimo il respiro dal dolore, Andrea invece resta come incantato a fissargli il labbro inferiore, tremendamente dispiaciuto. Il rosso allora, per tranquillizzarlo, gli prende il polso della mano che tiene ancora il fazzoletto verso di lui, la abbassa verso il tavolo e senza rendersene conto lascia la sua sopra quella del ragazzo quasi shockato, rimanendo con lo sguardo fisso sugli occhi di Andrea per cercare di rassicurarlo, aspettando un segno. Nota che gli occhi nocciola di Andrea si stanno inumidendo e ha paura che stiano per diventare apatici come suo solito, ma poi finalmente, si risveglia dalla “trance”, si accorge di tutto e torna a sedersi sussurrando – scusa – dispiaciuto, prima di abbassare il volto.
Poi, per non lasciare che la situazione sia avvolta da un silenzio imbarazzante, anche se sconfortato, cerca di riprendere subito la conversazione - Mia madre è molto malata ed è costretta a stare sempre a letto e non voglio che anche mio fratello soffra per quello che le sta accadendo... difatti mio padre mi vuole sempre accanto a lei. Per questo preferisco non uscire... tu hai fratelli? -
- Due sorelline, delle pesti di gemelle. Hanno cinque anni. Mi spiace per...la situazione...non sapevo...e tuo fratello quanti anni ha? -
- Dieci. Anche se il mio è già più grandino abbiamo molte cose in comune a quanto pare.-
- Già. -
- Scusa – chiede di nuovo Andrea
- Ancora? E di che!? Se è per mio pa...- lo interrompe senza farci caso e dice – Ti avevo giudicato male, lo ammetto – fa una risata a bocca chiusa – forse ci siamo incontrati nel modo sbagliato -
- vorrai dire scontrati! - e ci ridono su assieme.
Sono entrambi contenti di veder ridere l'altro e si sentono sollevati dopo queste confessioni. Parlare dei propri problemi li ha avvicinati e aiutati a capire che non sono nemici, ma molto più simili di quanto credessero. E finalmente l'atmosfera si fa più leggera.


- allora vuoi uscire? - propone Alex
- Qua si sta bene, fuori fa freddo...hai idea dove altro andare? -
- mmm... veramente nò ma possiamo farci un giro lo stesso -
- ma qua siamo in periferia non c'è molto da vedere -
- hai ragione...-
- Aspetta so io un posto! Ehm... ti da fastidio se andiamo in un comunissimo parco? - chiede Andrea.
- eh perché no? Mi piacciono i parchi -
- allora ti ci porto io in uno -
Alex è sorpreso dalla solarità di Andrea, adesso che ha fatto cadere tutte le barriere sembra un ragazzetto ingenuo sempre col sorriso stampato sulla faccia come un bambino in gita. Si vede che è un ragazzo dolce ed è tenerissimo con quei capelli a spazzola gialli come il sole.
Scendono da un vecchio pullman, che gira per il paese da chissà quanti anni, attraversano due tratti di strada e camminano per un marciapiede verso il parco chiacchierando.
- È il parco vicino a casa mia. Scusa se ti ho portato fin qui ma mi piace ed è bello grande. Per stare a gironzolare fuori penso sia adatto – dice facendo uscire le nuvolette d'aria calda dalla bocca a causa delle basse temperature. Il sole se ne sta già andando via e inizia a fare parecchio freddo. Arrivano finalmente al parco, salgono su una collinetta e si dirigono verso le altalene.
Andrea si diverte a fare un po' su e giù su una, mentre Alex resta appoggiato ad un'asse col suo solito fare da figo e si accende una sigaretta.
- Da quanto fumi? - chiede Andrea che ormai si è lasciato andare e ad ogni cosa che fa ricorda un bambino piccolo, tra il dondolarsi e le domande un po' stupide.
- che ti importa? - risponde. Perché adesso che è entrato in modalità “uomo vissuto” deve fare anche il misterioso.
- Niente in realtà, era solo una domanda. -
- mmm... dalla prima, quindi sono quattro anni –
- Ah! Io non fumerei mai -
Fà un tiro – Ssseh lo dicono in tanti – dice, facendo uscire il fumo dalla bocca mentre guarda il cielo.
- Ma io dico sul serio, a parte che mi fa venire mal di gola …- non finisce in tempo, che Alex gli si avvicina e gli soffia il fumo in faccia per gioco, con un sorrisetto perverso.
Andrea inizia a tossire -*coaf coaf* ma sei scemo?! Smettila con queste cose!!-
- Era solo un scherzo non ti scaldare piccoletto. Non lo faccio più... – ride a bocca chiusa.
- Dì la verità ti diverte darmi fastidio tutto il giorno eh? - risponde infastidito.
- Mh. Diciamo che...è difficile perdere il vizio, ma io sono un lupo buono dai!...- aspetta una specie di approvazione ma il viso severo di Andrea lo costringe a scusarsi, sta volta seriamente ma cantilenando - ...Dai giuro che la finisco, non pensavo te la prendessi tanto, scusa. -
- È che...sei sempre altezzoso e provocatorio... non me la sono presa solo...vacci piano con me -
- Non lo faccio a posta, sei così adorabile che mi ispiri la stronzaggine -
- Non la prendo come un complimento. -
- Invece lo era. Se non me ne fosse fregato nulla ti avrei ignorato dall'inizio alla fine.. ma c'è qualcosa...in quegli occhi...a volte sembra … che tu stia soffrendo interiormente in silenzio. In una maniera assurda. Non so perché ho questa sensazione dall'inizio dell'anno, sopratutto quando ti becco in sovrappensiero sai? -
- Che? Sono...spesso in sovrappensiero? Beh non me ne accorgo -
- Ovvio -
- Comunque non saprei dirti...insomma, tutti abbiamo i nostri dolori, ciò che dici potrebbe essere una frase presa dai cioccolatini, sul serio – dice Andrea volendo rispondere a tono per provare gusto nello spiazzare Alex e i suoi modi orgogliosi di fare.
Ma la cosa non gli funziona perché risulta intimidito da ciò che lui stesso ha detto e continua a toccarsi i polsi mostrandosi come uno insicuro e debole. Tanto che il predatore dai capelli rosso fuoco ne approfitta, afferrandolo per la mascella e avvicinandosi pericolosamente alla sua faccia per dire – Cioccolatini mh? Perché...starei cercando di rimorchiare secondo te?- psicologia inversa, quant'è furbo.
Andrea deglutisce intimorito e imbarazzato scrollandosi la mano di Alex di dosso, ma con gli occhi ancora agganciati ai suoi – N-no che dici – risponde con una specie di risata isterica finendo col guardare in basso.
Gli è sicuramente piaciuto” pensa Alex.


Con Andrea il gioco gli veniva molto più facile, intimorire e affondare. Nella sua insicurezza e con i gesti spavaldi di Alex, Andrea sarebbe facilmente caduto fra le sue braccia o almeno, questo è ciò di cui è convinto.


Ma, a causa dei suoi atteggiamenti assurdi, sono arrivati ad un punto morto della conversazione, perché Andrea è troppo imbarazzato per parlare, così Alex decide di mostrare il suo lato gentile, visto che tirare troppo avanti a fare lo stronzo sembra non funzionare. Butta la sigaretta a terra e la spegne col piede.


- Vuoi che ti spingo ? -
- Cosa!?!? -
- Sull'altalena! Hehe a cosa pensavi? -
- No grazie. -
- No sul serio, sono abituato con le gemelline non lo dicevo per male -
- Garda che non ho cinque anni come le tue sorelle, ma solo un anno meno di te! E comunque guarda come ci so andare bene da solo – si dondola forte da costringerlo a scansarsi.
- Ok!Ok... non ti tocco – dice alzando le mani in segno di difesa – comunque dico davvero, magari ho fatto una proposta imbarazzante ma ci sono abituato, a badare alle gemelle e stargli dietro, qualunque cosa facciano. Anche perché ciò che riguarda loro riguarda anche me – dice fra sé e sé quasi senza pensarci.
- In che senso scusa? -
- Beh è complicato da spiegare...parecchio anche...in più non è una storia che mi piace raccontare. Diciamo che... ecco mia madre non si è più ripresa da... -
- Ho capito, non ti preoccupare -
- E da allora mi occupo io di loro...beh, si, mia madre le sveglia, e loro si vestono, e fanno tutto ma...fosse per lei, resterebbero sempre in casa...non è che faccio tutto io perché comunque sono abbastanza grandi da fare le cose da sole, però io le porto al parco o in ludoteca così stanno un po' con altri bambini, dato che non ha voluto più mandarle alla materna -
- Scusa cos'è una ludoteca? Non ne ho mai sentito parlare -
-È un posto di ricreazione per i bambini, hanno tanti giochi e ci sono degli educatori che li fanno divertire. Hai presente? Cantano canzoncine, eccetera...? -
- Si, un po' quelle cose che facevo anch'io alla materna -
- Solo che là non hanno i banchi ma sono comunque contento che gli insegnino anche a stare buoni e composti e a chiedere permesso per andare in bagno... sai cose di questo genere. Senza aver fatto la scuola materna, avevo paura che avrebbero trovato difficili cose come queste una volta andati alle elementari, ma sono dei bravi bambini, alla fine si adeguano -
- Oh hai ragione non ci avrei mai pensato io... come si chiamano? -
- Martina e Valentina. Mamma e Papà le hanno voluti chiamare così -
- Oh, ma è una cosa carina dai! -
- Sai che fantasia...non lo so...si in effetti a tutti piace, ma fossi stato in loro avrei fatto di modo che i loro caratteri si distinguessero fin da subito, sai i complessi dei gemelli? Non vorrei sentissero questa cosa di dovere essere uguali...cioè voglio che si esprimano per quanto diverse sono -
- Non avrei mai detto avessi questi pensieri per la testa...a scuola sembri tutto il contrario, un ragazzo spensierato...questa cosa delle gemelle ti ha come responsabilizzato...sei più avanti rispetto agli altri ragazzi -
- Non che lo volessi -
- Che vuoi dire? -
- Che sono loro fratello e non i loro genitori -
Andrea rimane senza parole. Dopo un po cercando di supportarlo dice – Capisco...dev'essere dura per te... mi spiace...sei comunque un ragazzo molto in gamba e ti fa onore. Ti ammiro per quello che fai – la spudorata sincerità di Andrea lo fa rimanere a bocca aperta, ma lui, che in realtà non vuole“far pena” a nessuno, cerca di cambiare subito discorso, anche se la dolcezza del biondino gli fa sciogliere un po' il cuore.


Adesso che è distratto, Alex comincia a spingere l'altalena ad Andrea, che dopo questo discorso, lo lascia anche fare, sentendosi comunque un po' un idiota. Continuano a parlare per tutto il tempo che resta dell'uscita, prima che Andrea debba tornare a casa. Parlano un po' di tutto, videogiochi, sport, scuola ma anche di cose stupide tanto per ridere e vanno avanti così per giorni e settimane. Ovviamente, cercando di non farsi notare troppo a scuola, d'altronde entrambi avevano la propria cerchia di amici e la propria “fama” e nessuno voleva invadere il territorio dell'altro, però era impossibile non farsi battutine tutto il tempo: non erano vicini di banco, ma si sedevano in file vicine, e, passato un mese, Andrea aveva ottenuto il rispetto di Daniele che ora non faceva più il gradasso assieme ad Alex.
Durante il mese passato c'è stato tutto il tempo perché scomparissero i lividi e qualunque altro segno di lotta, Alex e la sua squadra di calcio avevano vinto due partite su tre e Andrea aveva terminato l'ennesima serie in streaming di un anime sul web e superato un paio di livelli ai giochi sparatutto.
Le temperature sono ancora più basse, tanto basse da rasentare lo zero e fare arrivare la prima nevicata.


È venerdì e al suono dell'ultima campanella, tutti scappano fuori dalla scuola e fuori dai cancelli per vedere la candida e gioiosa neve, che porta euforia alla maggior parte dei ragazzi. Palle di neve iniziano a volare ovunque beccando anche qualche professore, che assieme al terreno scivoloso, rendono tutto più buffo del solito.
Basta guardare fuori dalle finestre per restare incantati, il bianco soffice e freddo è sulla strada, sui tetti delle macchine, sugli alberi e sugli ombrelli dei passanti, e sui capelli e le ciglia delle persone che le fa sembrare più belle e gioiose. La neve è un tocco di purezza ovunque si posi e riporta tutti all'atmosfera natalizia.


Da un lato della strada ci sono anche Andrea e Alex ognuno col suo gruppo di amici impegnati a tirarsi palle di neve. Sono tutti sorridenti e pieni di voglia di giocare, sembrano tornati bambini. Tutti con i nasi e le guance rosse, il respiro affannoso, intenti a schivare e colpire, con o senza guanti è un divertimento da non perdere, la prima neve!
Ad un certo punto Andrea si allontana, camminando all'indietro, per schivare qualche palla, senza guardare dove stesse andando a finire, difatti sbatte proprio contro la schiena di Alex che stava per colpire un suo amico, ed entrambi cadono a terra, vittime degli altri compagni, che presto si allontanano per continuare la lotta fra di loro.
- Aaah stavo per beccare Daniele dritto in faccia! Sei un guastafeste !! - dice Alex
- Io? Io stavo scappando da Davide! Quello lancia direttamente pupazzi di neve, non palle di neve!!! se mi avesse beccato sarei potuto cadere atterra con un sol colpo! -
- Guarda un po! Invece siamo entrambi a terra strapieni di neve come DUE pupazzi!! La situazione ti suona familiare, per caso?? - e scoppiano a ridere di gusto, lì seduti, con la neve fino alle mutande.
- Hey oggi è venerdì -
- Davvero ?? Non l'avrei mai detto! Grazie Alex per ricordarmi i giorni della settimana, se non ci fossi tu mi dovrei comprare un calendario! -
- haha! No scemo, intendevo chiederti di uscire, non abbiamo organizzato più nulla per almeno...quanto sarà stato un mese? - dice mentre si alzano in piedi scrollandosi la neve di dosso.
- Eh? Ah già … ma con questa neve dove vuoi andare!?-
- Appunto! La neve! -
- Vuoi...vuoi venire di nuovo al giardino vicino casa mia? Quello sarà già ricoperto a quest'ora!! Se non hanno finito la neve i bambini che abitano lì -
- Pff figurati se l'anno finita!! Non prima che arriviamo noi!! -
- hahaha!! Allora vieni!? -
- Si dai a che ora? - Andrea viene colpito da una palla di neve dritta dritta in bocca prima che possa rispondere, e così Alex appena vede il colpevole ricambia con una palla di neve nei jeans. All'altezza del culo.
- Dai fa niente ti scrivo quando sto per arrivare tu fatti trovare pronto! -
- Okay! -


Alle quattro del pomeriggio Andrea, dotato di guanti, sciarpa, cappello, giubbotto stile palombaro e mambot si ritrova in una panchina del giardino ad aspettare Alex guardando verso la direzione in cui dovrebbe arrivare con il pullman. Dopo circa dieci minuti vede da lontano un genitore che porta due bambini per mano uno a destra uno a sinistra, saranno gli ennesimi che vengono in questo parco. Desolato, sbuffa iniziando a pensare che forse dovrà aspettare più di quanto previsto. Le tre figure si avvicinano sempre più, sono due bambine bionde che per la fretta lasciano le mani del genitore, per potersi buttare sulla neve, e la terza figura grida qualcosa tipo “fate attenzione” o “mi raccomando state sempre nei dintorni” continuando ad avvicinarsi verso di lui “vorrà sedersi sulla panchina mentre guarda i figli” pensa Andrea.
La voce era maschile e profonda, l'uomo vestiva un cappotto lungo e marrone con dei grandi bottoni neri e aveva sciarpa e cappello blu, con motivi invernali. Si avvicina lentamente a causa della neve, che è alta fino al ginocchio.
- Scusami, non ti ho avvertito che avrei portato le pesti! –

  
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