Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: YukiWhite97    08/02/2015    1 recensioni
Una storia su Ila, un personaggio della mia saga "Lady Helena" a cui tengo molto. Una storia sulla sua vita prima di divenire un Angelo, la storia di una principessa ribelle che cerca in tutti i modi di sfuggire ai suoi doveri, la storia di una vita passata tra il tenero calore dell'India e la diversa realtà dell'Inghilterra. Un cuore d'oro e un animo focoso intrappolati in un fragile corpo, la storia di una creatura destinata a vivere sulle ali della beltà, libera come una farfalla.
Per scrivere questa storia mi sono liberamente ispirata al film "La piccola principessa" tratto dall'omonimo romanzo. Buona lettura ^^
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Agni, Altri personaggi, Nuovo personaggio, Principe Soma Asman Gadal
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lady Helena - The chronicles'
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N.D.A Vi consiglio di leggere con sottofondo questa canzone, ovvero la colonna del filma  cui mi sono ispirata, secondo me da il suo perchè in più alla storia :3
https://www.youtube.com/watch?v=Ne5XjYCXS34

"Il nostro credo, il nostro essere, si basa su una legge chiamata Karma: ogni azione compiuta ha una conseguenza sul futuro, chi compie cattive azioni dovrà espiare le proprie colpe attraverso la reincarnazione, chi invece compie buone azioni potrà unirsi con l'essere supremo, la Trimurti, la quale si presenta in tre forme diverse: Brahma, colui che crea, Vinshu, colui che conserva, e Shiva, colui che distrugge. La nostra ultima tappa è il Moksha, ovvero la liberazione dell'anima dal corpo, raggiungibile soltanto attraverso la preghiera, i pellegrinaggi e le buone azioni. Questa è la vetta che gli dei ci mettono davanti, sta a noi capire quale sia la strada più giusta per raggiungerla. Guardati intorno, Ila, tutto ciò che vedi un giorno sarà tuo, tu dovrai essere il migliore esempio di purezza e devozione ai nostri dei, in quanto principessa e in quanto figura che più di tutti si avvicina alla perfezione... Ila, mi stai ascoltando?"
La piccola Ila, cinque anni appena, si distrasse per l'ennesima volta in seguito a qualcosa che le si era poggiato su una spalla. I suoi occhi color oro guizzarono immediatamente su una leggiadra farfalla dalle ali dello stesso colore dei suoi occhi, e la guardò con curiosità.
"Ila! - la chiamò ancora il principe Soma afferrandola con due dita il mento - Mi stai ascoltando?". La principessa continuò ancora ad ignorarlo visto che la sua attenzione era del tutto rivolta alla farfalla che spiccò il volo alcuni secondi dopo. Fu solo in quel momento che ella si degnò di rivolgergli uno sguardo.
"Padre, avete fatto volare via quella bella farfalla!" - sbuffò Ila a braccia conserte.
"Cosa?! - rispose il principe poggiando la sua fronte su quella della figlia quasi come se fosse stato un bambino capriccioso - Io ti parlo delle meraviglie del nostro credo e tu ti distrai così?"
"Sì, perchè mi ripetete le stesse cose ogni giorno, e poi è noioso!" - replicò facendo una linguaccia.
"E' mio dovere. E poi non lo ripeterei ogni giorno se tu mi ascoltassi attentamente. Inoltre, cosa devono sentire le mie povere orecchie... Noioso?! Agni, ti prego, dille qualcosa anche tu". Il maggiordomo, che fino a quel momento era rimasto seduto in disparte e in silenzio, non poté fare a meno di tirare un lungo sospiro di fronte a quei due.
"Tra te e lei non riesco a capire ancora chi sia il bambino" - disse portandosi una mano sul viso. Udendo quelle parole, la principessa si tirò su andando incontro a quest'ultimo, assumendo il tipico sguardo di chi vuole arruffianare qualcuno.
"Padre, vi prego, mi raccontate una delle vostre storie? Vi prego, vi prego...!"
"Le mie non sono semplici storie - rispose egli passandogli una mano per la lunga treccia violacea - Ma parte della nostra cultura. Comunque, quale delle tante vuoi che ti racconti?"
"Beh - disse pensierosa - Voglio raccontata quella della leggenda sulla luna!"
"D'accordo: - disse cominciando a raccontare - Si narra che un tempo, in una calda notte di luglio, un lupo ululasse disperatamente, così tanto che i suoi lamenti arrivarono ben presto alla luna. 
"Perchè ti lamenti tanto?" - gli chiese la luna.
"Ho perso uno dei miei figlio, il più piccolo... Ti prego aiutami!" - rispose l'altro. Sentendo ciò, la luna iniziò a ingrandirsi, a gonfiarsi e a divenire più luminosa e splendente. Grazie a questo, il lupo riuscì a ritrovare il suo cucciolo, e dopo averla ringraziata mille volte, sparì nella foresta. A quel punto, per premiare la bontà della luna, le fatine del bosco le fecero un regalo: ogni trenta giorni, essa poteva diventare tonda e luminosa, in modo che tutti i cuccioli del mondo potessero alzare lo sguardo e rassicurarsi alla sua vista. I lupi lo sanno, ed è per questo che  ogni volta ululano festosi alla luna piena..
."
Ila lo ascoltò senza interromperlo e senza distrarsi, guardandolo in modo vitreo, quasi assente, come se si fosse completamente immersa nella narrazione di quella favola.
"Vorrei... Sapere anche io tutto queste cose" - disse ad un tratto la principessa con uno sguardo quasi sognante.
"Le saprai, Ila - rispose Agni donandole un'altra carezza - La sapienza e il coraggio saranno con te, poichè un giorno dovrai regnare".
"Lo so - disse tirandosi su e sorridendo - Ma fino a quel momento voglio essere libera e volare come le farfalle". Dopo aver detto ciò, ella si voltò indietro e cominciò a ridere e a correre in direzione del fiume Gange.
"No, no, no, Ila per favore, fermati - provò a fermarla inutilmente Soma - Oh, d'accordo, vai...". Egli tirò un sospiro e chiuse gli occhi, rendendosi conto di quanto oramai fosse diventato apprensivo, e in fin dei conti era normale, Ila era una bambina dal carattere di una tigre, ma aveva una salute e un corpo fragile come quello di una farfalla. Tante erano state le volte in cui si era gravemente ammalata sin dalla sua nascita, poi però miracolosamente tutto passava, e la principessa tornava ad essere forte come prima, desiderosa di giocare e vivere la vita. Ai suoi occhi, ella era come un grande spirito intrappolato in un corpo troppo delicato, uno spirito che molto probabilmente sarebbe stato destinato a grandi cose. Sentì circondarsi le spalle da un braccio che riconobbe all'istante, così come la voce.
"A quanto pare ti è andata male anche oggi, eh?" - chiese Agni dolcemente.
"Già - rispose sospirando - Mi sa che avremo un bel da fare. Ila è una principessa ribelle, ma sono sicuro che un giorno diventerà una sovrana perfetta, dopotutto è nel suo sangue. Anche se non posso non preoccuparmi, è davvero una discola.."
"Ma senti chi parla - replicò l'altro abbracciandolo da dietro - Tu sei sempre stato molto peggio di lei..."
"Appunto per questo - rispose - Beh, è tutto nelle mani degli dei..."

Il cielo dai colori rosso della passione e dell'oro della ricchezza...
L'aria calda  profumata di cocco e di sole...
Gli elefanti che allegramente sguazzavano nell'acqua e le tigri che sonnecchiavano all'ombra, sotto gli alberi...
Gli spiriti che vegliavano sui loro figli ogni mattina con l'alba e ogni sera con il tramonto...
Spiriti che vegliavano dal cielo, dalla terra, dalle acque, dall'aria stessa....
Il profumo di coriandolo, il sole bollente e la terra fresca e verde...
E'... L'India...


Ila entrò allegramente nelle acque del fiume, lasciandosi accarezzare la pelle dallo scirocco, mentre la veste color porpora s'inzuppava. In poco tempo altri bambini della sua età la raggiunsero e presero a giocare con lei come se fosse stata una di loro. Ila era conosciuta per essere una principessa, ma non solo. Del suo animo puro e forse quasi santo ne erano a conoscenza in molti,  così come della sua delicatezza, della sua saggezza e dalla sua perfezione. Ella era ciò che di più si avvicinava ad una dea, o forse era addirittura superiore. Sembrava che gli spiriti fossero con lei e che l'accompagnassero in ogni suo gesto o movenza, sembrava che nei suoi occhi color dell'oro ci fosse tutto il bene del mondo. Era una principessa, ma era più umile di qualsiasi altra persona sulla terra, amava la propria casa e il proprio paese, amava essere al centro della magia, cosa in cui credeva fermamente. L'unica cosa che forse non amava allo stesso modo era il suo ruolo: ella era uno spirito libero non adatto per essere incatenato tra quattro mura, il suo unico desiderio era spiccare il volo, vedere e fare cose che nessun altro aveva mai fatto, voleva credere nelle favole e nelle leggende, tanto simili alla stupenda realtà in cui si ritrovava a vivere. Voleva trovare se stessa, e nonostante fosse solo una bambina era già in grado di formulare pensieri così complessi.
Prese a nuotare allegramente con gli altri, ridendo e narrando a gran voce le storie che puntualmente improvvisava, storie d'amore e di impavidi guerrieri che salvavano le loro amate e che lo proteggevano ad ogni costo. Un giorno anche lei avrebbe vissuto una delle sue favole, sarebbe diventata grande e forse un giorno si sarebbe davvero innamorata di qualcuno abbastanza forte e coraggioso da proteggerla dai mali delle terra.... Ma per il momento l'amore era un argomento fuori questione. Dopo un pò si alzò in piedi, e alzando lo sguardo verso il cielo che pian piano si stava tingendo della notte, chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dallo spirito del vento che l'abbracciava dolcemente. I suoi amici la guardarono e risero, Ila era molto ben voluta da tutti poichè in tanti pensassero che ella fosse l'essenza stessa di uno spirito dolce e buono. Poco dopo riaprì gli occhi che aveva precedentemente chiuso e si lasciò scappare un sorriso.
"Principessa Ila, siete così bella!" - le disse poi uno dei tanti bambini intorno a lei.
"Non chiamatemi principessa. Io sono come voi" - rispose.
"No che non siete come noi - disse qualcun'altro - Voi siete una dea!"
"Io... Una dea...?" - chiese battendo le lunghe ciglia ripetutamente. 
"Certo che sì! - disse ancora qualcuno - Voi potete vedere gli spiriti, non è vero? E potete parlare con loro!"
"Non sono solo io a poterli vedere - spiegò tirando un lungo sospiro - Gli spiriti si trovano in ogni cosa, sono intorno a noi, dobbiamo solo imparare a vederli senza aprire gli occhi".
"Siete davvero saggia - disse poi una bambina della sua età - Vorrei anche io essere una principessa"
"Lo sei - rispose ella poggiandole una mano sulla testa - Tutte siamo principesse, tutte le donne lo sono. Anche quelle meno intelligenti, carine o ricche possono risplendere di luce" A quell'affermazione il gruppetto intorno a lei si zittì e prese a guardarla con occhi spalancati e attenti, come se avessero avuto un'apparizione. Furono distratti poi dal barrito rumoroso di un elefante che aveva preso a giocare anch'esso nel fiume, scatenando in loro e nella stessa Ila una sonora risata. Poi però, la principessa si sentì chiamare, e in quel momento capì che per lei era arrivato il momento di andare.
"Adesso devo andare, amici - disse trascinandosi verso l'asciutto - Ci rivedremo!"
"Certo! - salutarono gli altri - Fate un buon viaggio, principessa!". Ila voltò loro le spalle per correre verso la sua dimora, sperando che quell'augurio divenisse realtà.

La notte era oramai quasi calata, e il sole rosso poteva essere ammirato in lontananza dalle finestre, mentre il cielo arancione  e giallo lasciava posto ai colori indaco a blu che si contrapponevano alla reggia della famiglia reale indiana che si avvicinava molto ai colori rosso e oro con sfumature porpora, infatti, molte volte di giorno essa si confondeva con il cielo.
Dopo aver lanciato un ultima, e forse un pò malinconica occhiata a quello spettacolo sublime, Soma fece due passi indietro e si diresse verso Ila, la quale stava già sotto le coperte del suo letto a baldacchino con accanto Agni che come al solito le raccontava una delle sue tante storie.
"E' arrivato il momento di andare a dormire, Ila - disse gentilmente rimboccandole le coperte - Sei contenta che domani partiremo per l'Inghilterra?". La bimba si tirò su, guardandolo in modo serio negli occhi e scuotendo il capo.
"Non tanto - rispose dondolandosi - Non voglio lasciare la mia India. Dobbiamo proprio andare?"
"Sarà solo per qualche mese - le spiegò Agni - Ti farà bene inoltre conoscere un'altra cultura e un altro paese..."
"Ma io sto benissimo qui..."  - sbuffò aggrottando la fronte.
"E' sempre meglio che una principessa conosca anche ciò che c'è al di fuori del proprio paese" - disse poi il principe.
"Però io non sono una principessa - cercò di spiegare ella - Cioè... Lo sono... Però... Penso di non esserlo solo io. Tutte le altre persone buone... gentili... e altruiste possono esserlo... O almeno... Per me essere una principessa vuol dire essere questo.. E io voglio essere quel tipo di principessa....". Sentendo quella frase così profonda e veritiera, Agni e Soma si lanciarono uno sguardo, e quest'ultimo poi poggiò una mano sulla testa della bambina, sussurrandole qualcosa.
"La tua saggezza lascia senza parole anche noi. Tu sei già quel tipo di principessa, anzi sei molto di più: sei il miracolo più bello che gli dei ci hanno mandato". Dicendo ciò le poggiò un dolce bacio in fronte, facendola poi sorridere. 
Con quella frase in testa, Ila si addormentò, lasciandosi andare ai sogni in cui i protagonisti erano i personaggi delle storie che amava ascoltare e raccontare. Il giorno dopo, per lei sarebbe cominciato un lungo viaggio...

La notte passò veloce, e il giorno dopo i caldi raggi del sole bagnarono la terra più bella d'oriente.  Il resto della giornata Ila lo passò a camminare a passi lenti per tutta la sua reggia, mentre tra le mani reggeva Guyja, la sua bambola di pezza preferita in assoluto. Per tutto il giorno stette a fare avanti e indietro per i giardini e i corridoi, lanciando molto spesso sguardi verso l'esterno e verso i colori del cielo che  la facevano sentire a casa. Quella era la sua bella e immacolata terra, e niente avrebbe potuto essere come essa. 
Fu di nuovo sera quando Ila s'imbarcò su una nave che l'avrebbe portata in Inghilterra, quel luogo dal nome strano e che non aveva mai visto. Stringendo tra le mani la bambola, la principessa rimase affacciata a guardare il mare nero che si confondeva con il cielo puntellato di stelle, e dopo poche ore dall'inizio del viaggio poté rendersi conto di quanto l'aria iniziasse a risultare effettivamente più fredda al contrario dello scirocco a cui era abituata. Sospirò, intrecciandosi nervosamente i capelli per l'ennesima volta, era solita a far questo quando qualcosa la preoccupava. Stare lontano dalla sua terra, dai suoi spiriti, dai suoi amici animali, dalla sicurezza che da quando era venuta al mondo l'aveva accolta, era difficile, anche se si trattava di una cosa temporanea. E poi un altro paese, dove non conosceva nessuno, un paese che molto probabilmente era anche freddo... Perchè era soprattutto  il freddo a preoccuparla...
Vedendola con lo sguardo così attonito verso il mare, Agni e Soma le si avvicinarono, distraendola dai suoi pensieri.
"Stai bene, khajana?" - chiese il primo.
"Emh.... Sì... Più o meno..." - rispose titubante.
"Sicura, Ila? - chiese il secondo - Non mi sembri convinta... Vedrai che l'Inghilterra non è poi tanto male..."
"Sto bene sul serio! - disse stringendo di più la bambola - E' Guyjia ad essere triste! A Guyjia mancano già il sole e il rosso del cielo!"
"Ah, capisco - disse il principe attirandola a se - Ma Guyjia non ha motivo di essere triste. Dovrà stare lontana da casa solo per poco. E poi in Inghilterra ci sono anche delle cose belle... Per esempio... in inverno c'è una cosa simile alla nostra sabbia.. Però è bianca e ghiacciata... E si chiama neve..."
"Sabbia bianca e ghiacciata?"- chiese in un sussurro.
"Sì - rispose lui sussurrando a sua volta - Lì è tutto diverso, le case, le persone, e poi... Poi fanno delle feste bellissime in cui le ragazze vestono con dei lunghi abiti... Molto diversi da quelli che indossi tu... E soprattutto... in queste feste si danza tutta la notte..." - dicendo ciò, egli prese in braccio Ila, e come se fossero stati trascinati da una musica silenziosa iniziarono a danzare e a ridere mentre si stringevano teneramente.
"Oh, voi due - disse Agni - Vi sembra il caso?"
"Perchè? - disse Soma fermandosi a guardarlo per poi rivolgere lo sguardo alla figlia  - Io sto solo danzando con la mia principessa. Tumase pyara karata, Ila. Mi raccomando, ricordati di sorridere, sempre e comunque".
"Vi voglio bene anche io, padre - rispose la bimba accoccolandosi a lui e lasciandosi lentamente trascinare dai sogni - Sì, me lo ricorderò...".  Un'altra notte così passò, tra sogni e dubbi per la piccola principessa che tra non molto si sarebbe ritrovata in un posto nuovo.

L'Inghilterra era proprio come se l'era immaginata, ovvero completamente diversa dall'India. Non c'era terra, non c'erano animali, non c'era un fiume in cui fare il bagno, non c'erano alberi alti tanto da non poter vedere la fine, l'aria era fredda, pungente e umida,  così come il sole, e tutt'intorno era costantemente bagnato di pioggia, per non parlare poi del caos: tutti correvano di qua e di la facendo un gran chiasso, e questo aggiungeva un'altra nota negativa al suo già stato di confusione. Strinse le mani ad entrambi i suoi genitori, mentre Guyjia si trovava legata alla sua schiena con delle fasce colorate, di solito i bambini venivano portati così dalle proprie madri nel suo paese. I suoi occhi guizzavano curiosi in ogni angolo, talmente tanto che più di una volta dovette fare attenzione a non affondare con i piedi nelle profonde pozze d'acqua, anche se c'è da dire che i suoi movimenti così poco fluidi erano causati anche dal suo abbigliamento, si era dovuta infatti mettere addosso qualcosa che la coprisse meglio, data la sua cagionevole salute non sarebbe stato saggio non coprirsi per bene. La cosa che più la sorprese però furono le persone: non somigliavano ne a lei ne a nessun altro che avesse mai conosciuto, in genere in India la gente era più o meno uguale, con gli stessi lineamenti e la stessa pelle ambrata. Qui invece vedeva passare bambine della sua età candide, bionde e con gli occhi azzurri, vestite come bambole di porcellana.... ora che ci pensava perchè non esistevano bambole di porcellana con la pelle scura come Guyjia? Non pensava fossero meno belle di quelle con la pelle chiara... Comunque quello fu uno dei tanti pensieri che le attraversò la mente mentre si ritrovava a camminare spedita verso chissà quale metà.
"Padre, dov'è che stiamo andando?"- chiese rivolgendosi al principe.
"Vedrai, Ila. Sono dei nostri vecchi amici, inoltre lì dove stiamo andando potrai fare amicizia con una bambina della tua età" - rispose egli. La principessa fece un cenno col capo, chiedendosi poi come sarebbe stato avere un'amica di un altro paese e chiedendosi se avessero avuto qualcosa in comune. Poco dopo, arrivarono dinnanzi una villa maestosa, molto diversa dalla sua reggia, ma era comunque molto, molto bella. Quando fecero il loro ingresso, furono accolti da un paio di personaggi strani, tra cui uno che in teoria sarebbe dovuto essere il maggiordomo, e poi da un ragazzo giovanissimo che evidentemente era il padrone di casa, e su cui Soma si catapultò subito stringendolo calorosamente.
"Ciao migliore amico! - lo salutò - Come stai?"
"Sto bene, però adesso ti dispiacerebbe lasciarmi? - chiese il ragazzo per poi rivolgere il suo sguardo verso Ila - Eh, lei è vostra..."
"... Figlia, esatto! - disse il principe sorridendo a stringendosi ad Agni - Siamo stati bravi, vero? Anche se detto tra noi, la stragrande maggioranza del lavoro l'ho fatto io..."
"Cosa? E perchè?" - replicò Agni.
"Perchè l'ho partorita io, è ovvio - rispose l'altro a braccia conserte - Tu hai lavorato cinque minuti e via, al contrario mio.."
"Oh... Smettetela, mi mettete in imbarazzo!" - sbottò la bimba strizzando gli occhi.
"Ah, bene, vedo che è molto intelligente - disse il ragazzo - Io sono il conte Ciel Phantomhive. Tu come ti chiami?"
"Ila... Ila Yasmine Kadar!" - sorrise per poi distrarsi improvvisamente, accorgendosi di una piccola figura che si nascondeva dietro il conte.
"Oh, scusami - disse Ciel trascinando da dietro di se qualcuno - E' un pò timida. Lei è Helena, mia figlia, ma puoi chiamarla Nelly se ti viene più comodo". La principessa guardò con attenzione la bambina che aveva davanti, rendendosi conto di quanto fosse opposta a lei, aveva la pelle chiarissima, i capelli neri e gli occhi di due colori diversi, però come lei stringeva una bambola tra le mani, solo che era di porcellana, e come la proprietaria era bianchissima e in più aveva bei riccioli biondi. Le sembrò però sin da subito molto carina.
"Ciao - disse andandole incontro - Sono Ila". L'altra non rispose subito, la guardò prima per un pò, quasi incuriosita. Poi prese ad avvicinarsi ad ella, e dopo aver allungato timidamente una mano le sfiorò il viso con un dito. 
"Mmm.... Perchè sei sporca?" - chiese Nelly guardandosi il dito.
"Io... Sporca?" - chiese mettendosi le mani sul viso.
"Nelly, Ila non è sporca, la sua pelle è proprio così" - le fece notare il conte. Le due bambine si lanciarono uno sguardo di curiosità reciproco, e poco dopo si ritrovarono nel giardino della villa, sedute sul prato a parlare a giocare come se fossero state amiche da sempre. Nelly si rivelò essere poi molto simpatica e allegra, anche se nessuno poteva superare il carattere spensierato ed esuberante della principessa. 
"Lo sai che la tua bambola è molto bella?" - chiese poi quest'ultima all'amica.
"Grazie - rispose l'altra - Si chiama Emily. La tua invece?"
"Guyjia! - rispose per poi assumere uno sguardo pensieroso - Mmm. Qui non avete bambole come le mie...?"
"Credo... Di no... Qui le bambole sono tutte come Emily..." - rispose.
"Oh, capisco - rispose Ila - Da me invece sono tutte come Guyjia"
"Beh, sono belle entrambi" - disse la piccola lady sorridendo.
"E' vero. Guyjia ha appena trovato un'amica. E anche la principessa Ila ha trovato un'amica!"
"Emily è contenta - disse la lady guardando attentamente le due bambole - Ma Emily è la prima volta che vede qualcuno di diverso da lei. E anche io. Non ho mai visto nessuno con il tuo aspetto, per questo poco fa pensavo fossi sporca"
"E' perchè sono indiana - le fece notare - Anzi, sono una principessa indiana"
"Principessa? - chiese sgranandogli occhi - Nel tuo paese quelle come te possono essere delle principesse?"
"Tutte possiamo esserlo. Perchè, che c'è di strano?"
"E' solo che... Qui le persone come te non occupano mai un posto importante... Sono sempre trattate come se fossero inferiori o pericolose... Però non so perchè... Qui una come te non verrebbe mai considerata una principessa..."
"Per esserlo bisogna solo esseri buoni - le spiegò sospirando - Però nel mio caso bisogna anche rispettare i  propri doveri, e i propri impegni, e studiare, e pregare... Fortunatamente io riesco sempre a scappare! Di tutte le principesse credo di essere la più ribelle!". Le due si guardarono, scoppiando a ridere poco dopo, era incredibile come, nonostante le differenze, andassero così d'accordo. 
"Sei simpatica, Ila - disse poi la lady - Mi chiedo se... Anche gli altri.... Sono come te..."
"Scopriamolo! - disse alzandosi e porgendole una mano - Nelly, mi fai vedere la tua città?"
"Oh... Sì, certo!" - rispose entusiasta. Fu così che le due piccole e stravaganti amiche, rigorosamente scortate da Sebastian, poterono uscire dalla dimora per perdersi nel caos di Londra. La principessa si guardò intorno più di una volta, stringendo la mano della nuova amica in modo da non potersi perdere, adesso che prestava più attenzione poteva rendersi conto che in realtà le persone che passavano non erano tutte uguali, c'erano persone di ogni tipo, di ogni colore, anche se la cosa più evidente era la differenza fra ricchi e poveri che molto spesso si ritrovavano accanto. Se da un lato c'era qualcuno che chiedeva l'elemosina, da un altro lato c'era chi camminava elegantemente vestito e con il proprio bastone da passeggio. Ila aveva sempre avuto molta compassione per i poveri, o almeno credeva, nel suo paese la vera povertà non esisteva, la maggior parte della gente viveva tutto allo stesso modo. Eppure, grazie a tutto quel via vai di differenze, la curiosità in ella crebbe, eliminando la diffidenza che fino a poco prima l'aveva accompagnata. Era un altro paese, un posto completamente diverso con tante cose belle, ma anche meno belle da scoprire.
Arrivata ad un certo punto, Ila si fermò dopo già circa un ora che camminava, e guardandosi intorno, attirò a se Nelly, sussurrandole qualcosa. 
"Hey, perchè non andiamo un pò in giro per i fatti nostri?" - le chiese.
"Cosa?! - rispose l'altra - Non possiamo, Sebastian ci controlla fin troppo bene, non riusciremmo mai a...."
"Sta tranquilla, ormai sono un esperta nel "fuggire", lo faccio sempre, forza, corri con me...!". Non diede neanche il tempo all'altra di rispondere, che immediatamente l'afferrò per un braccio, iniziando a correre e soprattutto a ridere al pensiero di come il maggiordomo avrebbe reagito quando si sarebbe accorto che le due erano sparite. Scappare, correre, volare libera come una farfalla, erano quelle le cose che voleva, e presto avrebbe trovato il modo di volare più in alto. Dopo una breve corsa di qualche minuto, le due si infilarono per una strada diroccata e buia, accasciandosi poi al suolo per riprendere fiato.
"Ila! - mormorò la lady - Sei pazza, ci metteremo nei guai!"
"Eddai, sta tranquilla - la rassicurò sorridendo - Non ci accadrà niente, vedrai, e poi da sole saremmo in grado di esplorare meglio, no?". Dicendo ciò si voltò, spalancando gli occhi quando si rese conto che ciò che aveva davanti non era soltanto una strada qualunque, ma un vero e proprio cunicolo abitato, o almeno pensava che fosse abitato, visto che dinnanzi ad se troneggiavano quelle che volevano somigliare a delle case ma che in realtà non erano. C'era davvero poca luce, e tutt'intorno aleggiava un odore poco gradevole, la strada era bagnata, umida, quasi puzzava di muffa.
"Ma... Dove siamo?" - chiese la principessa.
"Non sono sicura - risposa la lady alzandosi in piedi - Però questa dovrebbe essere la parte più povera della città. Mi fa paura...". Ignorando questa sua ultima frase, Ila mosse qualche passo in avanti, stringendo tra le braccia Guyjia.
"Che fai? - le chiese Nelly - Non possiamo andare avanti, è pericoloso!"
"Come fai a sapere che è pericoloso se non ci sei mai stata?" - chiese.
"Io... non lo so... Ma tutti dicono così" - provò a spiegarle.
"Appunto, tutti dicono così, e io non credo a tutti" - rispose scrollando le spalle e continuando a camminare. Capendo di non avere altra scelta, la lady prese a seguirla, stringendosi a lei sempre di più a causa della paura che quel luogo tetro e triste le causava. Più andavano avanti e più la strada che adesso si affacciava su un immenso piazzale diventava inquietante e spoglia, anche se finalmente era tornata un pò più di luce. La piazza era circondata da "abitazioni", ma non c'era traccia di nessuno, ne si poteva udire il minimo rumore.
"Ecco... Adesso possiamo tornare indietro?" - chiese Nelly tremando e abbracciando forte Emily.
"Se qui ci sono delle case dovranno esserci anche delle persone - disse guardandosi intorno e ignorandola - Ma dove saranno....?" - fu interrotta proprio dalla lady, la quale le si nascose dietro dopo aver forse visto qualcosa muoversi nell'ombra, qualcosa che le aveva fatto prendere un brutto spavento. Ila seguì lo sguardo dell'amica fisso su qualcosa, ma senza farsi prendere minimamente dal panico disse qualcosa.
"Emh.... Ciao! - disse allegramente - Perchè ti nascondi?". Senza ottenere una risposta, ella spalancò gli occhi, accorgendosi di tre strane figure che lentamente avevano preso a camminare verso la sua direzione, tre figure molto simili a lei e che non avevano nulla di inquietante, anzi, sembravano così spaventate e indifese con quegli occhi sbarrati, tanto che Ila non poté non accorgersene.
"Ciao! - salutò ancora agitando una mano - Finalmente siete venute fuori! Vivete qui? Come vi chiamate?". Quelle che si rivelarono poi essere tre ragazzine poco più grandi di lei, continuarono a fissarla in modo vitreo e con le labbra serrate.
"Forse... Forse non ti capiscono..." - le fece notare Nelly, la quale era finalmente riuscita a farsi un pò di coraggio.
"Ma certo che mi capiscono! - disse andando in contro alle tre, le quali indietreggiarono leggermente - Ciao! Non vi farò del male!". La principessa le guardò meglio, accorgendosi di come in realtà quelle tre somigliassero molto di più a lei che a Nelly, avevano circa gli stessi tratti, e soprattutto gli stessi colori, anche se la cosa che sicuramente non avevano in comune erano i vestiti e gli sguardi. Successivamente, quella che probabilmente era la più grande, si fece avanti tremando, provando a dire qualcosa.
"... C... ciao.." - balbettò.
"Oh, hai visto, ci capisce benissimo! - disse Ila entusiasta - Scusa se vi abbiamo spaventate, pensavo che in questo luogo non vivesse nessuno visto che non c'è anima viva..."
"E' perchè.... Si nascondono tutti..." - le spiegò l'altra.
"Si nascondono? Ma perchè?" - chiese.
"Perchè quelli come no devono nascondersi, non lo sai?"- chiese come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
"No, non lo so! - disse scrollando le spalle - Comunque non ci siamo neanche presentate! Come vi chiamate?"
"Io... Mi chiamo Marja - rispose assumendo uno sguardo più rilassato - Loro invece sono Dalila e Alyn"
"Oh, piacere di conoscervi - disse sorridendo - Lei è la mia amica lady Nelly, io invece sono la principessa Ila!". Dopo aver udito quella frase, le tre rimasero per qualche secondo a fissarla con un velo di curiosità negli occhi.
"Tu sei una principessa? - chiese Marja - E' uno scherzo, vero? Qui, una principessa come te?"
"Beh, io non sono di qui infatti - spiegò - Vengo dall'India"
"India? - chiese Alyn, la più piccola - Che cos'è?"
"E'... il mio paese..." - rispose semplicemente. Alyn rimase ancora a fissarla, questa volta sorridendo come se avesse avuto davanti una dea o qualcosa del genere, e lasciando andare successivamente la paura, le si avvicinò, sfiorandole con una mano i capelli.
"Wow... Sei così bella! - disse sorridendo - Non ho mai visto nessuno come te! Vorrei anche io essere una principessa!"
"Lo sei! - rispose - Tutte noi lo siamo, davvero. Per essere una principessa bisogna essere buone, coraggiose e gentili, quindi tutte possiamo esserlo!"
"Non tutte in realtà - intervenne Dalila, la quale fino ad ora era rimasta in silenzio con lo sguardo serio e duro - Forse sarà facile per te, una principessa vissuta tra gli agi. Ma noi non siamo come te, guardaci, non lo vedi dove viviamo? Non lo sai che quelli come noi sono trattati come lo scarto della società? Tu sei fortunata, al contrario nostro"
"Oh, non dire queste cose! - rispose - Fortunata non proprio, cioè, forse sì, ma ammetto che non mi dispiacerebbe essere un pò più libera. Inoltre, chi ha deciso che dovete vivere così? Se non vi piace la vostra vita perchè non scappate?". Le tre si guardarono negli occhi, lanciandosi uno sguardo di tristezza, e dopodichè fu Marja a prendere la parola.
"Non possiamo fuggire - le spiegò mestamente - Noi viviamo per lavorare. Ogni giorno dobbiamo raccogliere del denaro per Salem, colui che ci ha preso in sua custodia e che ci permette di avere qualcosa sotto i denti. E se non lo facciamo.. Beh... lì ci sono le botte... Però purtroppo non dipende da noi... Potremmo rubare, ma proprio no, neanche la fame può portarci a fare una cosa simile..."
"Che.... Che... cosa? - chiese Ila battendo le palpebre incredula - Voi.... Vivete così? Ma... ma non è giusto! Un uomo non dovrebbe mai alzare un dito su una donna, perchè ogni donna è una principessa, e le principesse non vanno neanche sfiorate!"
"Ancora con questa storia? - sbuffò Dalila a braccia conserte - Forse saremmo state delle principessa nel tuo di paese, ma qui dobbiamo sottostare alle regole che ci vengono imposte. Non possiamo scappare, è così che dobbiamo vivere". Sia la principessa che la lady si lanciarono uno sguardo pieno di sorpresa, poichè era incredibile come qualcuno che in realtà fosse più grande di loro solo di pochi anni, parlasse con quel tono di sofferenza come una persona adulta. Ila cercò di trattenere le lacrime dopo aver udito quella triste storia, e cercò nello stesso momento di darsi una spiegazione: da quando era nata aveva solo conosciuto il bene del mondo e delle persone, e mai avrebbe potuto immaginare che esistessero cose del genere all'esterno della sua casa fatta di dolcezza e tranquillità. Pensava che non fosse giusto, pensava che ogni donna, ragazza o bambina dovesse vivere una vita vera e in libertà. Deglutì rumorosamente, ricacciando con forza le lacrime.
"No, non è vero! - rispose strizzando gli occhi - Non l'ha deciso nessuno! E io vi aiuterò a scappare, promesso...!". Ila si interruppe di botto, avvertendo una presenza abbastanza inquietante apparire alle sue spalle. Lentamente si voltò, accorgendosi di come Nelly avesse indietreggiato, al contrario suo che era rimasta immobile e con lo sguardo fisso. Successivamente posò lo sguardo sulle tre, le quali si erano nuovamente strette tra di loro e tremanti come foglie. La principessa aprì meglio gli occhi, potendo scorgere una figura adulta avvicinarsi a loro.
"Ma... che succede?" - chiese Nelly tremando.
"Lui... E' tornato..." - rispose Alyn in un sussurro. Poco dopo, ecco la figura di un qualcuno tanto temuto materializzarsi di fronte a loro. Ila lo squadrò dall'alto in basso, egli era sì adulto, ma sembrava comunque molto giovane, somigliava parecchio a Soma, con la differenza che questo qui aveva gli occhi neri, profondi e anche  abbastanza cattivi.
"Voi tre! - fece egli guardandole - Cosa state facendo qui a perdere tempo, eh? Dovreste lì in strada a lavorare, piccole orfane bastarde! Comunque vi lascerò in pace se il vostro guadagno di oggi sarà quanto meno decente! Marja!". Ella si fece avanti, torturandosi nervosamente le mani e tenendo lo sguardo basso.
"Allora, Marja? - chiese egli afferrandogli il viso e guardandola negli occhi - Dov'è il frutto del vostro lavoro...?"
"Ecco, noi - balbettò - Noi non abbiamo... non abbiamo guadagnato neanche un soldo..."
"Ah, si?" - fece sorridendo, in modo da distrarre un attimo la ragazzina e lanciandole uno schiaffo in pieno viso poco dopo, tanto forte da far trasalire le altre che erano rimaste sbigottite a guardare la scena.
"Sei inutile! - sbuffò - Anzi, siete tutte inutili! Non solo vi ho preso con me e vi permetto di sopravvivere, ma vengo anche ripagato così! Avrei dovuto lasciarvi a marcire come dei cani randagi, brutte..." - s'interruppe ad un tratto, accorgendosi finalmente della "nuova" arrivata a cui non aveva ancora rivolto attenzione.
"E tu chi sei?" - chiese avvicinandosi a lei.
"Stammi lontano! - urlò mettendosi davanti alle altre - E stai lontano anche da loro! Io sono la principessa Ila, e tu non oserai fare del male a me o a loro!". 
"Tu...? Una principessa? - chiese l'altro non riuscendo a trattenere una risata - Fammi il favore! E poi cosa credi, di poter dare ordini a me, ragazzina? Io sono Salem, il principe di questo ghetto e padrone assoluto delle amiche che stai difendendo con tanta ostinazione!"
"Tu non sei affatto un principe! - urlò - Un principe o un uomo non alzerebbe mai un dito ad una principessa come hai fatto tu poco fa!". Ila vide Salem andargli incontro e afferrarla con una violenza inaudita, e dopo l'attirò a se, talmente tanto che ella non poté fare  a meno di guardarlo negli occhi, due occhi che incutevano timore ma che comunque non l'avrebbero fermata.
"Ascoltami bene - disse stringendola per un braccio - Non mi interessa cosa sei, qui comando io! Quindi, se sei venuta qui solo per crearmi problemi ti consiglio di sparire all'istante! Una principessa dovrebbe pensare a giocare, e non a cercare di salvare il mondo, perchè se nessuno fin ora l'ha salvato non ci riuscirai di certo tu!". Dicendo ciò la lasciò andare spingendola via, rivolgendo poco dopo lo sguardo alle altre tre.
"Bene, dovete ringraziare la vostra amica - disse voltandosi - Per oggi sono stanco e quindi  non ho intenzione di perdere tempo con voi. Spero che non vi dispiaccia soffrire la fame, e spero che quando tornerò domani non troverò lo stesso spettacolo di oggi! Passate una buona giornata, "fanciulle"". Dopo aver concluso la frase, Salem si allontanò, sparendo nel buio così come era arrivato. Ila non si era lasciata affatto intimorire da quel tipo, anzi, tutte quelle provocazioni avevano fatto crescere in lei una rabbia e una voglia immensa  di dargli una bella lezione, tutte cose che però per il momento non poteva fare. Nelly le andò incontro.
"Ila! Ti sei fatta male? Ho avuto così paura!" - disse.
"No, non mi ha fatto male! - la tranquillizzò - Ma che razza di persona è quella! Nessuno aveva mai osato anche solo sfiorarmi! Ah, che rabbia, ma chi si crede di essere, la prossima volta non la passerà liscia!". Marja, Alyn e Dalila, dal canto loro, erano rimaste ad osservare in silenzio il coraggio e la sfrontatezza di quella principessa che così dal nulla era accorsa in loro aiuto come una specie di angelo.
"Emh... - disse Marja avvicinandosi a lei - ... Ti ringrazio, davvero, sei stata molto coraggiosa, nessuno fin ora aveva mai osato tenere testa a Salem"
"Quel tizio non mi fa alcuna paura - disse a braccia conserte - Mi ha fatto davvero arrabbiare. Comunque adesso vi fidate di me?"
"Assolutamente sì! - rispose Alyn alzando una mano - Ila è davvero una principessa buona! Voglio diventare come te un giorno!"
"Voi siete già un po come me - rispose inginocchiandosi e prendendo a parlare - Poco fa avevi detto che ti piacerebbe essere una principessa! Beh, lo sei, e lo sei tu Marja, anche tu Dalila! E Nelly, e tutte le altre!"
"Una principessa non dovrebbe vivere in una specie di castello?" - chiese Dalila inarcando un sopracciglio.
"Io vivo in un castello, ma non è detto, una principessa può vivere anche in strada, come nel vostro caso! Oh, a proposito, stavo pensando che forse vi farebbe piacere ascoltare una storia! Io ne conosco tante!"
"Davvero? - chiese la più piccola spalancando gli occhi - Dai, raccontacene una per favore!". Obbedendo, Ila cominciò a raccontare una delle tante favole che conosceva, e dopo un'altra, e un'altra ancora, trascinando per un attimo nel suo mondo sia le  sue nuove amiche che Nelly, le quali erano completamente assolte nella narrazione, tanto che sembrò loro di essere davvero dentro quelle storie. Ila aveva un modo di parlare che riusciva a catturarti, e uno sguardo magnetico e dolce in grado di rassicurarti al primo impatto, era davvero una principessa, perchè il suo cuore appariva così puro e gentile. 
"Ila - disse ad un tratto Nelly - Si è fatto tardi, è ora di andare"
"Oh, dovete proprio? - chiese Alyn - Non potete rimanere?". La principessa la guardò, e dopo averci pensato seriamente su, disse qualcosa alla lady.
"Nelly, vai tu. Io rimango qui con loro" - disse semplicemente.
"Cosa? Ma, ma Ila... non posso lasciarti qui, è pericoloso!"
"E' più pericoloso per loro rimanere senza nessuno a proteggerle! - le spiegò - Non devi avere paura, non mi succederà niente, sarà solo per questa notte! Puoi fidarti di me...?"
"Io... Sì - rispose - Ma come facciamo con i tuoi genitori?"
"Inventati qualcosa! - disse - Oppure semplicemente non parlare, però ti prego, non dire loro che sono qui! Non voglio farli preoccupare, ma sento che ho una cosa più importante da fare!"
"Eh va bene - sospirò - Tornerò domani. Ti prego, non metterti nei guai"
"E quando l'ho mai fatto?" - scherzò. Quello era stato sicuramente un gesto sconsiderato e insensato che soltanto una creatura ingenua e sincera come Ila avrebbe potuto fare. Lei, una principessa cresciuta tra le più belle ricchezze, si ritrovava ora stesa al suolo, stretta alle sue nuove tre amiche che tanto avevano saputo toccare il suo cuore. Ella voleva stare accanto alle persone come loro, voleva anche forse vivere la loro vita, voleva aiutarli, voleva essere gentile con il prossimo, voleva essere una principessa non di ruolo, ma di cuore, e forse pian piano ci stava riuscendo. La notte fredda passò tra chiacchiere e risate, una notte che almeno per quella volta sembrava un pò meno fredda rispetto alle altre.
"Oh, una cosa che mi manca in questo momento del mio paese è il caldo" - sussurrò  Ila stringendo Guyjia.
"Il caldo? Nel tuo paese c'è caldo?" - chiese Marja.
"Certo, un caldo dolce e piacevole" - rispose.
"Puoi raccontarci di com'è dove vivi?" - chiese Alyn sistemandosi meglio.
"Beh - cominciò a dire Ila - L'India è... Come una culla, una culla che ti accoglie dolcemente quando nasci. E' un posto... magico forse... Gli spiriti sono in ogni cosa... E vegliano su di noi come le stelle questa notte.... Il cielo è rosso.... E c'è un fiume dove gli elefanti giocano... Ci sono gli alberi che ti coprono con la loro ombra.... E'... davvero... un... bel posto... dove... vivere....". Ella si addormentò sussurrando quest'ultima frase, e insieme a lei anche le altre che almeno per quella notte i loro sogni sarebbero stati rivolti a qualcosa di più piacevole.

Si svegliò di soprassalto, ritrovandosi da sola. Si guardò intorno in modo confuso, stropicciandosi gli occhi e prendendo in bracco Guyjia. Dalila, Marja e Alyn non si trovavano più lì, molto probabilmente si erano dovute alzare presto per lavorare. Sorrise, pensando che la strada potesse essere un posto piacevole dove passare la notte, quasi come un castello, e molto probabilmente, se fosse dipeso da lei, sarebbe rimasta lì ancora. Però purtroppo, non dipendeva da lei. Trasalì, quando si accorse che una figura, così senza preavviso, le era andata addosso, abbracciandola stretta.
"Ila! - disse Soma abbracciandola - Ti ho trovata finalmente! Dimmi, vuoi farmi morire per caso, eh? Vuoi farmi morire?"
"Padre - disse ancora assonnata - Ma cosa ci fate voi qui?"
"Che ci facciamo qui? - chiese Agni, il quale sembrava abbastanza arrabbiato (cosa grave visto che non si arrabbiava mai) - Ila, ti rendi conto che sei scappata e ci hai fatto stare in pensiero?! E' tutta la notte che ti cerchiamo, si può sapere cosa avevi in mente?"
"Mi dispiace, io non volevo farvi preoccupare, ma non potevo lasciare le mie amiche da sole!" - cercò di spiegarsi.
"Veramente io non vedo nessuno..." - disse Soma inarcando un sopracciglio.
"Ma... ma... E' vero! Sono dovuta rimanere qui per proteggerle!" - disse ancora.
"Ila, adesso basta! - la rimproverò il principe - Guarda che non stiamo giocando, una bambina piccola come te non dovrebbe fare queste cose, soprattutto una principessa! Devi smetterla di scappare e di fare queste stupidaggini...!"
"Io... mi... mi dispiace..." - mormorò abbassando lo sguardo.
"Eh va bene - sospirò Agni che come al solito cercava sempre di andarci con le buone - Ila ha fatto una cosa sbagliata, ma sono certa che non lo rifarà più, vero Ila?"
"Sì, padre..." - rispose la principessa annuendo. 
"D'accordo - disse il principe prendendola in braccio ma cercando comunque di mantenere la sua "freddezza" - Adesso vai dritto a casa a fare un bagno, hai un aspetto orribile! E anche Guyjia, dannazione, non ho mai visto una principessa più sporca di così!". Fu così che la povera Ila fu costretta a sorbirsi una miriade di rimproveri da parte dei suoi genitori, soprattutto da parte di Soma, che come sempre era super protettivo. Sapeva di aver fatto una cosa "sbagliata" e sapeva di aver messo anche in serio pericolo la  propria salute, le dispiaceva il fatto che Agni e Soma si preoccupassero e si arrabbiassero, però in fondo sapeva di non essere completamente dalla parte del torto. Lei voleva stare vicino alle persone più bisognose, voleva proteggerle, perchè in fondo una principessa aveva questo ruolo: proteggere. Proprio con questo obbiettivo fisso in mente, Ila non si lasciò scoraggiare, e nonostante avesse promesso di non rifare più certe cose, avrebbe portato avanti ciò che voleva, con l'aiuto ovviamente della piccola lady che l'appoggiava in pieno. Nei giorni che seguirono, Ila e Nelly fecero altre uscite (rigorosamente di nascosto), e ogni volta che potevano andavano a trovare le loro nuove amiche, adottando ovviamente una tecnica strategica: anzitutto, non dovevano passare la notte lì, visto come era finita l'ultima volta, inoltre, dovevano stare attente a non farsi beccare da Salem, il quale avrebbe poi scatenato la sua ira su quelle tre povere sventurate. La principessa quindi, ogni giorno si ritrovava in quel ghetto che per qualche ora diventava un piccolo angolo di paradiso: ella passava infatti intere ore a raccontare alle sue nuove amiche del suo paese, delle storie e delle leggende che conosceva, di come fosse la vita di una principessa, e pian piano, Dalila, Alyn e Marja cominciarono a desiderare, in cuor loro, di poter vivere anche loro una vita del genere, cominciarono a non accettare più i soprusi e la povertà, perfino Dalila,  la più "negativa", presto si convinse della verità nelle parole di Ila: ogni donna era una principessa, e la principessa che con tanto affetto e sincerità stava accanto a loro, era l'esempio più bello e dolce da seguire. 
Ila dimostrò ben presto di avere un cuore d'oro, un anima innocente e delle intenzioni nobili, e nel suo piccolo faceva tanto, trascinando per un pò le altre nel suo mondo, facendo intendere in modo implicito che quella non era una vita e che ogni persona doveva lottare per ottenere una propria dignità. Quando poi iniziava a raccontare le favole, le altre rimanevano ad ascoltarla quasi incantate, immaginandosi forse di trovarsi all'interno di quelle storie, perdendosi nello splendore di quella fanciullina semplice e regale allo stesso tempo, un vero angelo disceso in terra. E inoltre, questo era anche un modo come un altro per Ila per fuggire dai suoi "doveri" che sin dall'infanzia volevano portarla ad essere una principessa, quando lei voleva essere la Principessa, coraggiosa e impavida come quelle delle storie che conosceva. Per l'appunto però, se da un lato c'erano i suoi sogni e i suoi obbiettivi, dall'altro c'era la realtà: non era bello agire di nascosto, anche se proprio di nascosto non agiva, visto che Soma sapeva "ma non sapeva". Quando vedeva Ila uscire dalla dimora, era consapevole del fatto che si sarebbe cacciata nei guai, ma nonostante questo non riusciva a dirle nulla, visto che anche lui era abbastanza combattuto tra il "farle rispettare i suoi doveri" o "lasciarla essere libera". Non era mai stato maturo, ma ovviamente era dovuto diventarlo nel momento in cui la principessa era venuta al mondo. Non aveva idea di cosa precisamente facesse fuori a sua insaputa, e già solo questo era un grande motivo per far valere la sua autorità, dall'altro lato però sentiva che se le avesse impedito di fare quello che con tanta costanza stava facendo, non sarebbe stato giusto. Ila era un gran mistero da capire anche per lui, era piccola quanto saggia, con delle idee bizzarre in testa che lo facevano andare fuori dai gangheri, però dopotutto era un miracolo venuto al mondo, e forse i miracoli sono sempre "diversi" dalle persone normali.

Era passata qualche settimana, e come al solito, Ila si apprestava nella sua stanza a scegliere un vestito da indossare per scendere in città. Era sempre una gran faticaccia riuscire a svignarsela, soprattutto con quel maggiordomo che seguiva lei e Nelly ovunque come un'ombra, fuori faceva freddo, e forse iniziava a sentirsi un pò stanca, ma niente l'avrebbe fermata. Si portò un mano sul mento, guardando attentamente i due abiti che aveva poggiato sl letto, uno rosso e uno viola, i suoi colori preferiti e quindi causa di un indecisione, dopotutto, anche se il luogo di ritrovo era la parte più povera della città, voleva comunque essere carina! E magari chissà, avrebbe potuto regalare qualcuno dei suoi abiti alle sue nuove amiche, ne avrebbero avuto bisogno. Probabilmente quello era solo uno dei piccoli gesti che poteva compiere per sollevare le fatiche di quelle tre e di tutte le persone come loro, non era giusto che ci fossero simili ingiustizie in questo mondo,  e se solo avesse trovato un modo più efficace per aiutare gli altri sarebbe stato perfetto.
Qualcuno bussò alla porta, destandola dai suoi pensieri. Poco dopo Soma entrò con un braccio dietro la schiena, lanciandole un occhiata.
"Ti prepari per uscire, Ila?" - chiese.
"Emh - sussultò - Come... come fate a saperlo?"
"Beh - sospirò andandole incontro - Per quanto tu sia diventata brava a scappare, non puoi mai sfuggire ai miei occhi. Comunque non sono arrabbiato, non voglio sapere cosa fai fuori, anche se in realtà dovrei saperlo, ma non ha importanza.  Sei sempre stata uno spirito libero, Ila, provare a fermarti sarebbe inutile"
"Ah... ah, sì?" - chiese sorpresa da quelle parole.
"Sì - rispose - l'importante è che non dimentichi tu chi sei e qual'è il tuo ruolo. Non voglio che perdi te stessa, so quanto la vita di strada sia più eccitante rispetto alla vita di una principessa, però... Non fare sciocchezze... E soprattutto non farmi prendere un colpo come l'altra volta..."
"Oh, siete ancora arrabbiato per quella storia?" - chiese guardandolo in modo quasi supplichevole.
"Forse - disse sorridendo - Comunque non sono qui per rimproverarti, ma per farti un regalo"
"Un regalo? - chiese eccitata correndogli incontro - Ma non è il mio compleanno"
"Lo so, ma penso sia più opportuno dartelo adesso". Dicendo ciò, il principe tirò fuori il braccio, mostrando ciò  che teneva in mano, qualcosa che luccicava come il sole, una luce che poté rispecchiarsi negli occhi color oro della principessa.
"Wow - mormorò - Che cos'è?"
"E'... qualcosa di molto prezioso - le spiegò - Questa è una catenina di vero oro incastonato di piccolissime schegge di diamanti che ci tramandiamo sin dall'inizio del nostro regno. Si dice che sia fatto dello stesso materiale di cui è fatta la casa dei nostri dei. Avevo la tua età quando mi è stata regalata, per cui... Adesso io la regalo a te...E' qualcosa di davvero molto importante per la nostra famiglia..."
"Davvero? Per me? - chiese prendendo l'oggetto tra le mani mentre gli occhi le brillavano - Grazie padre, è davvero bellissima!". Soma la guardò, e dopodichè allungò una mano per accarezzarle il viso.
"Comportati bene, Ila - disse guardandola in modo serio -  Questo sarà il segno che dimostrerà a quale vita appartieni. Non dimenticarti mai chi sei e per cosa sei venuta al mondo. So che è ancora presto per fare questo tipo di discorsi, però... Un giorno prenderai il mio posto quando non ci sarò più, e allora dovrò essere certo che il nostro regno sia al sicuro. Questo significa che dovrai rispettare i tuoi doveri e che dovrai assumerti tutte le responsabilità. Ti do la mia fiducia, ma tu promettimi che comincerai da ora farlo". La principessa ci pensò su un attimo prima di rispondere, poichè non era molto sicura di riuscire a mantenere una promessa del genere, ma comunque come poteva fuggire del tutto e per sempre da quella che era la sua vita?
"Sì - rispose facendo un cenno col capo - Lo prometto"
"Molto bene - disse Soma apparentemente sollevato - Comunque, è meglio che lasci qui la catenina. Non è già raccomandabile che una bambina della tua età vada in giro da sola, figuriamoci con dell'oro addosso".  Dicendo ciò, la principessa voltò il capo, e dirigendosi verso un cofanetto poggiò con cura l'oggetto, richiudendolo subito dopo. 
"Fatto!" - disse sorridendo.
"D'accordo - sospirò - Adesso vado, farò finta come sempre di non averti visto. Comunque, se passo darti un consiglio, dico l'abito viola, il rosso è troppo vistoso per la tua età". Gli si avvicinò e le porse un bacio sulla fronte, dopodichè uscì, richiudendo la porta. Ila rimase lì, a pensare attentamente alla parole di poco prima: sapeva bene chi lei fosse ed era impossibile dimenticarsene visto che tutti non facevano altro che ricordarglielo. Poi pensò anche che per quanto si fosse sforzata di fuggire, sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe cresciuta e in cui avrebbe dovuto forse smettere di rincorrere i suoi sogni. Scosse il capo. Assolutamente non voleva che accadesse, insomma, non poteva essere entrambe le cose? Non poteva essere una principessa e allo stesso tempo volare libera nel cielo? Davvero si chiedeva perchè una bambina della sua età dovesse farsi di già tutti questi pensieri, ma dopotutto cos'altro poteva fare? Non voleva che un oggetto, per quanto bello e  prezioso, segnasse il suo ruolo e il suo essere, perchè c'era qualcosa di molto più importante che voleva fare.
Voltò il capo verso il cofanetto di poco prima, e prese nuovamente tra le mani la catenina, rigirandola un pò. Una cosa del genere non le sarebbe servita, e poi era oro puro, chissà quante persone  avrebbe potuto aiutare se solo...
"Ma certo! - sussultò - Ora ci sono!". Chiunque altra persona al posto suo non avrebbe mai rinunciato ad un oggetto di inestimabile valore, ma lei era diversa, non avrebbe permesso ad un oggetto di segnare chi fosse, ma avrebbe potuto usarlo per fare un passo verso chi voleva essere. Proprio per questo, dopo essersi infilata il vestito viola, andò a chiamare Nelly, e pochi minuti dopo, le due si ritrovarono furtivamente in strada come ormai facevano da settimane. Ci vollero pochi minuti prima che arrivassero al ghetto, e dopo essersi guardate intorno ed essersi assicurate che non ci fosse nessuno di poco raccomandabile, avanzarono per la strada buia, finchè non scorsero tre figure sedute al suolo.
"Ragazze! - urlò Ila correndo verso le tre - Ho qualcosa per voi...!". Si fermò improvvisamente quando i suoi occhi si posarono sul viso di Alyn, il quale era pieno di lividi e graffi.
"Oh, no! - fece Nelly - Cosa le è successo?"
"Salem l'ha picchiata - spiegò Marja stringendo la più piccola - Quando non portiamo abbastanza denaro è questo che ci succede, purtroppo non tutti sono disposta a fare l'elemosina a quelle come noi...". La principessa le guardò, rendendosi conto di provare molta rabbia nel vedere e nell'udire certe cose, ma forse quella volta avrebbe davvero potuto cambiare le cose.
"Non sarà più così - disse infatti poco dopo - Voi siete stanche di vivere così, vero?"
"Beh, sì - rispose Marja - Ma oramai siamo rassegnate, siamo orfane e povere, non avremmo molta possibilità..."
"Io invece dico di sì" - dicendo ciò, ella tirò fuori la catenina splendente che lasciò senza parola le tre ragazzine, le quali molto probabilmente non avevano mai visto nulla del genere.
"Oh.... Che... Che cos'è?" - chiese Dalila spalancando gli occhi.
"Qualcosa che potrà salvarvi! - spiegò - Se vendete questa potrete avere abbastanza denaro per fuggire, così non dovrete più stare sotto la protezione di quel tipaccio!"
"Ma... Noi veramente - balbettò Marja - Ecco, non so che dire... Ti ringraziamo, ma... ma..."
"Niente ma - disse risoluta - La salvezza è arrivata, principesse. Vedrete, sarà bellissimo, il mondo lì fuori non è brutto come pensate, e magari poi potreste... Ma certo! Potreste venire a trovarmi in India, sono sicura che vi piacerà!"
"Davvero potremmo farlo?" - chiese Alyn, la quale sembrasse avesse ritrovato tutta la luce nei suoi occhi.
"Assolutamente! - disse poggiandole una mano sulla testa - Sarete libere! E forse anche io lo sarò finalmente!". A quell'affermazione, le tre le saltarono addosso, abbracciandola e gioendo per quell'opportunità data da un vero angelo disceso in terra.

Nel frattempo, alla magione Phantomhive, Soma continuava a passeggiare nervosamente avanti e indietro per la camera di Ila, senza un apparente motivo. Si sentiva inquieto, oltre che confuso, non sapeva se si stesse comportando nella maniera giusta, non riusciva a capire se il suo fosse un atteggiamento troppo permissivo, e questo gli dava su i nervi. Poco dopo, Agni entrò, e vedendolo con lo sguardo così attonito non poté fare a meno di chiedergli cosa ci fosse che non andava
"Soma? - chiese - Cosa succede"
"Nulla - rispose sospirando - Sono solo preoccupato, fin ora ho cercato di trattenere le mie ansie, però che razza di padre è uno che lascia la figlia di cinque anni andare in giro per Londra a fare chissà cosa?"
"Ebbene? - chiese sorridendo - In India non te ne preoccupavi"
"Ma Londra non è l'India - disse voltandosi a guardarlo - Inoltre, non so, è come se stessi perdendo il controllo su Ila. E' una principessa, non voglio che perda di vista i suoi obbiettivi..."
"Non lo farà - lo rassicurò andandogli incontro e abbracciandolo - Sai bene anche tu quanto è saggia, per questo non devi preoccuparti, non farà nulla di riprovevole"
"Vorrei avere la tua stessa capacità di vedere il lato positivo delle cose! - sospirò ricambiando l'abbraccio - Oh, beh, non mi pare di avere molta scelta, spero di riuscire a contenere le mie preoccupazioni". Poco dopo, quasi istintivamente, il principe voltò lo sguardo verso il cofanetto dove poco prima Ila aveva conservato la catenina, il quale averebbe dovuto essere chiuso, e invece era aperto, oltre che vuoto. Si avvicinò sgranando gli occhi, mentre una pessima sensazione iniziava già ad impadronirsi di lui.
"Quella discola! - mormorò a denti stretti - Ecco perchè non riuscivo a stare tranquillo, cosa sta combinando? Chiamami subito una carrozza, vado a cercarla!"
"Cercarla? - chiese Agni - Per quale motivo?"
"Tu fallo e basta!" - disse infine, mostrando uno sguardo che non permetteva repliche.

"Vedrete, l'India è bellissima! - disse Ila entusiasta - Vedrete un sacco di cose meravigliose, e poi potrete fare un giro nel mio castello! E conoscerete i miei amici, vederete le tigri, e alberi così alti da non vedere la cima!"
"Davvero?" - chiese Alyn  - Esistono alberi così alti?"
"Certo che sì! - rispose la principessa girando intorno a se stessa - Insieme ci divertiremo un sacco e soprattutto non soffrirete più la fame!". Un aria di festa ed eccitazione aveva circondato il gruppetto, che a causa di questo aveva però dimenticato una cosa fondamentale: il non distrarsi assolutamente e lo stare con gli occhi ben aperti. Poco dopo infatti, la loro animata conversazione fu interrotta dalla persona che meno di tutti speravano di vedere.
"Ah! - sussultò Marja attirando l'attenzione delle altre - Salem!". A quella parole Ila si voltò, ritrovandosi davanti quel ragazzo che detestava e che a quanto pare non era molto felice di vederla.
"Ancora tu? - sbottò egli avvicinandosi minacciosamente a quest'ultima - Mi sembrava di averti già avvertito! Questo non è un posto adatto a te!". La principessa lo guardò meglio,  indietreggiando lentamente e stringendo tra le mani l'oggetto, provando nello stesso momento a nasconderlo.
"Uffa! Lasciaci in pace! - rispose - Non stiamo facendo nulla di male!"
"Osi ancora andarmi contro, ragazzina? - fece guardandola negli occhi - Ti consiglio di sparire, oppure..." - egli s'interruppe,  posando lo sguardo verso il basso, gesto di cui Ila si accorse immediatamente.
"Cos'hai lì?" - chiese.
"Emh, niente, non ho niente!" - rispose agitata.
"Non mi convinci, vieni subito qui!" - dicendo ciò, egli l'afferrò saldamente per un braccio, mentre con l'altra mano riuscì a intrufolarsi nella presa ben stretta della principessa, afferrando con violenza l'oggetto che teneva tra le mani, nonostante i suoi tentativi di dimenarsi e fuggire.
"E' questo - fece guardando attentamente ciò che aveva tra le mani - Che diamine è?"
"Hey, ridammelo! - fece Ila stizzita - Quello è mio!"
"Tuo, eh? - fece inarcando un sopracciglio - Beh adesso non più!" 
"Che cosa? Ridammelo! - urlò la principessa - Sei una persona orribile e cattiva...!". Non riuscì neanche a finire la frase, poichè si rese presto conto con quali occhi l'altro la stesse guardando, un' espressione che per la prima volta in vita sua le stava facendo provare una sensazione di timore.
"Così sarei cattivo? - chiese guardandola in modo profondo - Cosa ne potrebbe sapere una principessa del male? Non sarà di certo la tua presunzione a salvare quelle tre miserabili dalla strada. Mi dispiace deluderti principessina, ma io sono molto più potente di te. Proprio per questo, una terza volta non mi limiterò a derubarti, sappilo". Ila lo fisso' mentre parlava, senza battere le ciglia o respirare, stava ricevendo una vera e propria minaccia di morte, e questo la sua mente da bambina lo capì al volo. Vide Salem indietreggiare e allontanarsi, per poi sparire nel nulla così come poi sarebbe riapparso. Sentì successivamente stringersi all'altezza della vita.
"Ila! - piagnucolò Nelly - Ho avuto così paura! Pensavo ti avrebbe fatto del male..."
"Non mi ha fatto del male - sospirò dispiaciuta - Però ha rubato il mio tesoro! E adesso?"
"Va tutto bene, Ila - la rassicurò Marja - Non l'abbiamo con te, evidentemente era così che doveva andare..."
"Cosa? - fece la principessa - No! Non era così che doveva andare! Vedrete, troverò un'altra soluzione, promesso!". Ella vide lo sguardo di Marja farsi improvvisamente più cupo, e come il suo anche lo sguardo delle altre due, che avevano preso ad indietreggiare. 
"Ragazze? Cosa succede...?" - chiese vedendole allontanare sempre di più, fino a quando non si sentì afferrare bruscamente per una spalla, così tanto che fu costretta a voltarsi immediatamente.
"Padre? - chiese sussultando - Cosa ci fate qui?"
"Cosa ci faccio qui? - rispose Soma - Tu cosa credi di fare qui? Che diamine stai facendo, dannazione! Vieni immediatamente  con me, ora - disse rivolgendosi poi a Nelly - Consiglio anche a te di venire, Ciel non sarà molto contento. E per quanto riguarda invece te, signorina, non pensare che te la caverai così facilmente!". Ila avrebbe tanto voluto rispondere, reagire, ma non ne trovò neanche il coraggio, Soma raramente si arrabbiava, e quando succedeva non era mai un buon segno. Così, fu bruscamente trascinata fino alla magione, e successivamente nella sua stanza, dove fu costretta a sorbirsi uno dei rimproveri più severi della sua vita.
"Mi chiedo come sia potuto essere così stupido! - fece il principe spingendola bruscamente - Ti avevo dato la mia fiducia e tutto, e tu cos' è che facevi? Andavi a fare la poveraccia? Che diamine ti passa per la testa?"
"Ma padre, non ho fatto niente di male, lo giuro!" - provò a ribattere.
"Ah, no? E dimmi un pò, dov'è la catenina che ti avevo espressamente detto di conservare?" - chiese.
"Ecco... Mi è stata rubata..." - balbettò.
"Ti è stata rubata? - tuonò andandole incontro - Spero per te che sia uno scherzo! Mi sembrava di averti detto quanto fosse importante! Perchè non fai mai la cosa giusta? Sei una principessa, hai i tuoi doveri, e le tue responsabilità da prenderti, mi avevi promesso che ti saresti comportata bene, perchè per una volta non rispetti il tuo ruolo...?"
"Io non voglio rispettarlo!  - urlò all'improvviso strizzando gli occhi - Se essere una principessa vuol dire ignorare chi ha più bisogno di aiuto, io non voglio esserlo!". Guardò il principe negli occhi, così intensamente che non vide arrivare da parte sua lo schiaffo che con tanta violenza colpì poi la sua guancia destra. Rimase dapprima impassibile a quel gesto mai inflittole da nessuno, dopotutto, come diceva sempre, le principesse non andavano mai sfiorate. Successivamente si portò una mano sul viso, mentre gli occhi iniziavano già ad inumidirsi.
"Ila - balbettò Soma ritirando il braccio - Io... Non.... non volevo... colpirti......". Lei si spostò, con la paura di ricevere un altro colpo, e senza dire una parola, senza scoppiare in un pianto come mai aveva fatto, corse fuori dalla stanza, con in testa il solo pensiero di scappare. 
Soma si lasciò cadere sul letto, portandosi le mani sul viso e provando inutilmente a ricacciare le lacrime per ciò che aveva fatto, un gesto che mai si sarebbe perdonato, dopotutto aveva colpito la sua principessa. Agni, il quale era entrato appena in tempo per vedere fuggire via Ila, gli andò accanto, abbracciandolo.
"Soma - gli sussurrò cercando di frenare il suo pianto - E' tutto apposto..."
"Non è tutto apposto! - disse guardandolo negli occhi - Con questa mia mano io... ho... No.. Ila... non avrei dovuto... Ma cosa dovrei fare... Come faccio a imporle come comportarsi se nemmeno io so come comportarmi?"
"E' proprio questo il punto - disse Agni - Lei è come te, di conseguenza smettila di fingere di essere ciò che non sei. La serietà, la severità o l'arrabbiarsi per cose così stupide  non fanno parte del tuo essere, il negare la libertà non fa parte di te, quindi non negarla a lei, ma nemmeno a te stesso. Falle essere ciò che vuole, gliel'hai detto anche tu no? Non è solo una principessa, è un miracolo vivente, è destinata ad essere ciò che vuole nella vita..."
"Io - mormorò stringendolo - Sono... proprio uno stupido...! Adesso mi odierà a morte!"
"No che non ti odia. Ma sarebbe gentile se ti scusassi.." - s'interruppe di colpo, spalancando gli occhi e avvertendo come qualcosa di simile ad una fitta al cuore.
"Che ti prende?" - chiese vedendo il cambiamento nella sua espressione
"Non lo so - rispose -  Ma non ho una bella sensazione. E' meglio andare a cercare Ila".

Ila era per l'ennesima volta riuscita a scappare, ma questa volta non era sicura che sarebbe tornata. Stringendo tra le mani Guyjia, corse per le strade deserta di una Londra buia, mentre la pioggia cadeva senza sosta e bagnandola, con le gocce che si mischiavano alle sue lacrime. Non piangeva mai, davanti a niente e nessuno, ma per quella volta non aveva potuto fare a  meno di lasciarsi andare. Scappare da ciò che era, questo era l'unico modo per poter essere libera, dover scegliere che tipo di vita doveva vivere, un pensiero fin troppo difficile da realizzare per chiunque. Provò a non fermarsi, nonostante iniziasse già a mancarle il respirò così come le forze. Non le importava nulla della sua salute in quel momento, tutto ciò che voleva era fermare quelle lacrime, in qualsiasi modo, e cancellare dal suo viso quel gesto che l'aveva sfregiata, un gesto compiuto dalla stessa persona che l'aveva messa al mondo. Dopo alcuni minuti, arrivò col fiatone nel luogo che oramai era diventato come una seconda casa, fermandosi ad un certo punto a causa del respiro che si era fatto troppo affannoso. Chiuse gli occhi, tremando di freddo e stringendo la bambola, sussurrando qualcosa di quasi impercettibile. Alzò lo sguardo quando si sentì stringere le spalle da qualcuno che conosceva molto bene.
"Ila! - urlò la figura spaventata di Marja - Cosa ci fai qui? Perchè sei tornata? Devi andartene, Salem è qui in giro, se ti vede ti farà del male..."
"Non posso andarmene - sussurrò annaspando - Sono scappata..."
"Cosa? Come sarebbe a dire?" - chiese l'altra.
"E' così.. Sono scappata e voglio rimanere qui con voi! Io vi aiuterò, stare qui è pericoloso per voi!"
"E' più pericoloso per te in questo momento! - disse reggendola per una spalla - E poi guardati, non ti reggi in piedi!"
"Io.... Sto bene... ho... solo un pò...di caldo..." - cercò di spiegare. L'altra, udendo quelle parole, le poggia una mano sulla fronte, sgranando gli occhi subito dopo.
"Ila, sei bollente, ti prego torna a casa, ti ammalerai seriamente!" - la supplicò. La principessa scosse il capo, cercando di resistere all'insopportabile sensazione di sonnolenza che aveva addosso. Si tirò su, inizialmente barcollando e fingendo poi un sorriso
"Sto bene - disse - Dove sono le altre? Dobbiamo andarcene di qui! Sono scappata per essere libera, e voi scapperete con me!". Dicendo ciò, ella prese a correre in avanti, ignorando le richieste dell'altra di fermarsi. Dopo qualche passo, si fermò, volgendo lo sguardo a due figure che stavano malamente distese al suolo, coperte in modo da difendersi dal freddo.
"Ragazze! - urlò Ila correndola incontro - Andiamo, dobbiamo andarcene!"
"Ila? - fece Alyn saltandole addosso - Sei tornata! Dov'è che andiamo?"
"Non lo so, ma lontano di qui - disse afferrandola per mano - E saremo insieme. Però dobbiamo fare attenzione a non farci a beccare da quello stupido. Marja, hai idea di come fare ad uscire di qui?"
"Eh va bene - sospirò la più grande col fiatone - E' una follia, però d'accordo, sono con voi. Forza, venite". Dicendo ciò, le tre la seguirono, insinuandosi in un cunicolo stretto e buio, forse disabitato e quindi lontano da occhi indiscreti. Siccome la strada non era una  vera e propria strada, bensì un tappeto di fango praticamente inutilizzabile, furono costrette ad arrampicarsi per il lungo muro che seguiva tutto il percorso, azione abbastanza pericolosa vista la poca larghezza di quest'ultimo. Fra tutte, probabilmente la più in difficoltà era Ila visto il suo stato di salute, ma adesso che stava scappando non si sarebbe fermata per niente, niente e nessuno le avrebbe più imposto cosa essere. Camminarono in fila indiana, facendo attenzione a non cadere di sotto, quando arrivate ad un certo punto, la principessa, forse a causa di un quasi svenimento, scivolò, cadendo rovinosamente di sotto e atterrando per fortuna nel morbido fango.
"Oh, no, Ila! Ti sei fatta male?" - chiese Marja voltandosi a guardarla. Ella si tirò su, reggendosi la testa tra le mani e cercando in tutti i modi di non svenire, di non perdere le forze proprio in quel momento, ma non sapeva se avrebbe  avuto le forze necessarie per risalire il muro. Stava male, era afflitta, non era neanche sicura che sarebbe riuscita ad affrontare un possibile problema, come quello che le si presentò poco dopo davanti.
"Ila! - urlò Alyn - Stai attenta E' proprio davanti a te!". La principessa, che fin ora aveva tenuto lo sguardo basso, alzò gli occhi, ritrovandosi davanti Salem, apparso all'improvviso assieme alla luce di un fulmine.
"Cosa credete di fare? - urlò quest'ultimo afferrandola malamente - Volete forse scappare? Non ci riuscirete!"
"No! - urlarono le tre tornando indietro verso la loro direzione - Ila, ti aiuteremo noi!"
"Non fatelo! - urlò la principessa - Scappate! Voi potete, scappate!". Lanciò alle amiche un'occhiata seria, sin troppo seria per essere creduta, ma così seria che le tre non riuscirono ne a ribattere ne a dire una parola, l'unica cosa che riuscirono a fare fu quella di guardarla, immobili e indecise sul cosa fare.
"Cosa state aspettando? Andatevene, adesso!" - urlò. Dall'altro lato, Marja cercò inutilmente di frenare le lacrime, non sapeva esattamente se ciò che avrebbe fatto lo avrebbe  fatto per paura o per obbedire alla volontà dell'amica, sta di fatto che scossa dall'adrenalina afferrò le altre due per mano, trascinandole con se.
"Facciamo come ha detto! - disse - Ila non ci abbandonerà, ne sono certa!". La principessa lanciò loro uno sguardo, sollevata dal fatto che l'avessero ascoltata, anche se adesso aveva un problema ben più grosso a  cui badare. Salem l'aveva sollevata da terra, tenendola saldamente per la veste e guardandola con due occhi a dir poco paurosi.
"Tu! - urlò guardandola negli occhi - Maledetta piccola mocciosa! Ti avevo avvisato che una terza volta non mi sarei limitato, ti avevo avvisato che la tua presunzione non ti avrebbe aiutato! Cosa credi di avere ottenuto...?"
"Io - mormorò alzando lo sguardo e mostrando un sorriso - Io ho vinto. Le principesse vincono sempre". Lui la guardò, inizialmente colpito da quelle parole, per poi cambiare nuovamente espressione.
"Perchè tu, dannata...." - egli fece per lanciargli forse un pugno in pieno viso, cosa che portò l'altra a chiudere gli occhi istintivamente, occhi che riaprì subito dopo nel sentire una voce sin troppo familiare.
"Fermati! Giù le mani dalla principessa Ila" - disse la voce. Ella si voltò, sussultando nel vedere chi era accorso in suo aiuto.
"E voi... chi dovreste essere?" - chiese Salem.
"Principe Soma, insieme al suo migliore amico Ciel Phantomhive, cane da guardia della regina!" - rispose l'altro a braccia conserte.
"Ila! - urlò poi la voce di Nelly sbucata dal nulla - Ci sono anch'io! Siamo venuti ad aiutarti...!"
"Ah.. Nelly... padre... ci siete tutti....." - mormorò Ila cercando di trattenere le lacrime. di commozione.
"Maledizione - fece Salem trascinando con se Ila - Non mi avrete!"
"Cosa? Lasciami, lasciami subito!" - urlò la principessa nel momento in cui si rese conto di essere portata via. 
"Mi sembrava di averti detto - mormorò Soma stringendo i pugni - Di togliere le mani dalla mia principessa... Agni, va e catturarlo....!"
"Sebastian - fece poi Ciel - Va con lui e non lasciatelo scappare!". Così, i due maggiordomi andarono all'inseguimento di quel malvivente che aveva trascinato la povera Ila con se, la quale aveva provato in tutti i modi a liberarsi dalla sua presa così odiosa. Salem corse alcuni metri, fermandosi poi all'improvviso e tirando fuori quello che sembrava vagamente un coltello e puntandolo al collo della principessa.
"Quindi era questa la tua intenzione, vero? Volermi farmi ammazzare dalla giustizia, eh?" - fece con un ghigno.
"Io.... No... io....... lasciami..." - riuscì a malapena a balbettare, terrorizzata dal fatto di avere la morte a pochi centimetri da se. Fortunatamente, Agni e Sebastian non tardarono ad arrivare, e riuscirono ad allontanare Salem da Ila, la quale però fu ferita accidentalmente al viso dalla lama affilata del coltello. Cadde a terra, sentendo le forze venirgli meno ogni secondo di più, sperando che finisse tutto lì, poichè non avrebbe più avuto le forze per essere coraggiosa. Si sentì poi afferrare con violenza da dietro, come se volessero stritolarla.
"Toccatemi un'altra volta e giuro che ammazzo la mocciosa!" - urlò Salem puntandole il coltello contro.  Agni si fermò all'improvviso, mormorando qualcosa.
"Bastardo, è solo una bambina..."
"L'avevo avvisata, amico - disse sorridendo - La principessina ha voluto fare l'eroina salvando tre orfane dalla strada, ma  adesso nessuno potrà salvare lei, neanche voi....!". Fece per affondarle la lama nel collo, animato dalle urla di Ila, che non era riuscita a trattenere la paura, ritrovandosi però a pensare che almeno sarebbe morta per un nobile motivo. Però, forse gli dei, o chiunque un pò più in alto, aveva deciso che non era ancora arrivato il suo momento. Aprii gli occhi che aveva poco prima chiuso, rendendosi conto di non trovarsi più nella stretta di quel tipo, era libera.
"Il ruolo di un principe si basa sulla purezza del suo animo - disse  improvvisamente Soma - Che gli dei mi perdonino, ma uno come te non è degno di vivere...". Fu al suono di quella voce che Ila si voltò giust'in tempo per vedere il principe reggere anche lui qualcosa simile ad un coltello tra le mani, qualcosa che aveva trafitto senza pietà il corpo ormai steso a terra del principe del ghetto.
"Soma....? - chiese Agni spalancando gli occhi - Tu hai... appena...?"
"Beh, te l'avevo detto che imparare certe cose sarebbe stato utile.... - sorrise per poi rivolgere lo sguardo ad Ila, la quale si trovava seduta malamente al suolo, con uno sguardo perso nel vuoto- Ila! - disse poi abbracciandola stretta - Ila, è tutto apposto adesso!"
"No - mormorò ella - Io.. non mi sento... apposto..." . Il principe la strinse ancora di più, avvertendo quanto il suo viso apparisse fin troppo caldo.
"Dannazione - mormorò non riuscendo a trattenere le lacrime - Ti sei ammalata? Perchè, Ila? Perchè l'hai fatto se sapevi che la tua salute ne avrebbe risentito?"
"L'avete... detto anche voi - sussurrò - Il nostro ruolo si basa sulla purezza del nostro animo. Sono felice di aver aiutato chi aveva bisogno di me... Però.... perdonatemi... Lo so che vi ho deluso... lo so che non sono la principessa che voi vorreste..."
"Infatti, Ila - rispose donandogli una carezza - Tu non sei una principessa. Tu sei la Principessa per eccellenza, sei molto di più, e sei esattamente come ti vorrei, ma soprattutto come tu ti vuoi..."
"Da.... davvero?" - chiese accennando un sorriso.
"Sì. perdonami bambina mia - disse stringendola con dolcezza  - Hai un animo puro, così come il tuo cuore. Ti amo più della mia vita, lo giuro". La principessa si perse nel calore sicuro e protettivo di quell'abbraccio a cui si aggiunse poi anche Agni. Non riuscì a non farsi scappare qualche lacrima, ma dopotutto era soltanto la seconda volta che piangeva in vita sua, e questa volta per un motivo felice. Adesso aveva realizzato chi fosse e cosa voleva essere, e cosa più importante, la sua famiglia era con lei.

Qualche mese più tardi...
Ila si riprese in poche settimane dal suo malessere, e dopo di ciò tornò più attiva e vivace di prima, passando i mesi che seguirono in compagnia di quella che oramai era diventata la sua migliore amica. Dopo quell'evento non fu più costretta ad agire di nascosto, poichè Soma aveva accettato il suo essere libertino e nello stesso momento lei aveva accettato il suo ruolo che si mescolava perfettamente ai suoi ideali. Scoprii che Londra era davvero una bellissima città, ma venne presto il momento di tornare nella sua amata terra. Quel giorno di fine ottobre, una carrozza si trovava di fronte la magione Phantomhive, e la piccola Ila si apprestava a salutare con molta nostalgia Nelly.
"Allora verrai a trovarmi anche il prossimo anno, non è vero?" - chiese la piccola lady.
"Assolutamente sì - rispose abbracciandola - Verrò ogni anno, non pensavo che avrei trovato un'amica come te!"
"Beh, nemmeno io! Ma non sono stata solo io a trovare un'amica - disse facendo segno a qualcuno di avvicinarsi - Ragazze, venite avanti!". A quelle parole, tre ragazzine che somigliavano molto ad Alyn, Marja e Dalila si fecero avanti, sorridenti e ben vestite come mai ella le aveva viste.
"Ila! - urlò la più piccola saltandole addosso - Siamo venute a salutarti!"
"Ragazze - fece sorpresa - Wow! Siete così belle!"
"E' tutto merito del conte Ciel che ci ha trovato una casa - spiegò Dalila - Però se non fosse stato per te non avremmo mai avuto l'opportunità di cambiare vita. Per questo.. per questo ti ringraziamo..."
"Oh, no, sono io che vi ringrazio! Se non fosse stato per voi non avrei mai ritrovato me stessa...!" - disse abbracciandole
"Adesso vai via, Ila?" - chiese Alyn tristemente.
"Temo proprio di sì - sospirò - Devo tornare a casa mia. Però, ho deciso di farvi un regalo, così non sentirete la mia mancanza". Dicendo ciò, ella porse loro Guyjia, la sua amata bambola.
"Vuoi.... darla a noi?" - chiese Marja.
"Sì - disse sorridendo - Così quando mi penserete potrete abbracciarla, e quell'abbraccio arriverà a me!". Alyn afferrò la bambola, lanciando un poi un sorriso alla principessa.
"Beh, allora a fare i regali siamo in due - disse Dalila - Guarda cosa abbiamo recuperato!". Dicendo ciò, ella tirò fuori qualcosa che somigliava molto alla catenina di Ila.
"Ma... Ma... come.. come avete fatto... a?" - balbettò la principessa.
"Il conte Ciel l'ha trovata addosso a Salem, e così l'ha data a noi - spiegò - Però adesso non ci serve più, quindi puoi riprendertela, in fondo è tua !". Ila l'afferrò tra le mani, e sorridendo chiamò a se Soma.
"Padre! - urlò porgendogliela - Guardate, guardate, adesso è di nuovo mia!". Il principe si avvicinò, e dopo aver guardato ottentamente l'oggetto sorrise, e con un gesto deciso lo lanciò lontano, lasciando senza parole i presenti.
"Padre.. ma .. ma... perchè l'avete fatto? Pensavo fosse importante per voi" - chiese Ila sorpresa.
"Non vogliamo che un oggetto segni chi siamo, vero Ila?" - chiese il principe
"No, non vogliamo!" - rispose ella sorridendo. La principessa finì quindi di salutare le sue amiche, e dopodichè salì sulla carrozza, voltando lo sguardo più volte indietro durante il tragitto, dopotutto lì stava lasciando qualcosa di se oltre che delle persone a cui voleva bene. 
"Sta tranquilla - le disse Soma - Torneremo. Oramai anche questa è casa tua"
"Sì - rispose l'altra - E non vedo l'ora di tornare! Dovrò convincere tante altre ragazze a tirar fuori il loro lato da principesse,  in fondo tutte lo siamo, vero padre?"
"E' vero - sospirò accarezzandola dolcemente - Ma tu un gradino più in alto....". La principessa sorrise a quell'affermazione, dopodichè sospirò, lasciandosi andare al pensiero di quelle tante cose che avrebbe fatto la prossima volta.

Il sole tramontò e sorse innumerevoli volte nei cinque anni a seguire. Ila crebbe, e  come promesso ogni anno tornò a Londra, portando con se un pò di magia che con tanta pazienza donava agli altri. Aveva accettato il fatto di essere una principessa, e soprattutto aveva trovato il perfetto equilibrio tra il suo essere e il suo cuore, cosa che ovviamente non arrestò mai il suo animo ribelle e sublime. Ella era un miracolo vivente, un misto tra una principessa  a una dea, e di conseguenza era di gran lunga superiore a tutti gli essere umani, ma sempre con umiltà e dolcezza. Queste doti crebbero in lei con il passare del tempo, fino alla primavera dei suoi dieci anni, adesso somigliava più ad una piccola donna che ad una bambina. Con gli occhi d'oro rivolti verso il cielo rosso dell'India, Ila sorrise, pensando che il giorno dopo sarebbe tornata nella sua seconda casa, sapendo che avrebbe continuato così per sempre. Soma e Agni la chiamarono, dicendo che era arrivato il momento di andare. Lei annuì, avvolgendosi in un foulard di color porpora, e lanciando un ultima occhiata al sole morente della calda India.
"Ci rivediamo fra pochi mesi, dolce e immacolata terra" - disse sorridendo. Voltò infine le spalle, pronta a partire, non sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel sole.

Qualcosa di gran lunga più sublime l'aspettava

Tutte le donne sono principesse.... Questo è un nostro diritto...

Angolo dell'autrice
Gomennasai, ho scrito una one shot chilometrica, quindi se siete arrivati in fondo alla storia, vi ringrazio! *inchino profondo*. Non potevo non scrivere una storia solo su Ila, io la adoro e adoro l'India *^* Spero vi sia piaciuta e che sia venuta bene :3


   
 
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