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Autore: Meli_    08/02/2015    4 recensioni
Lee Woori e Kim Jongin si conoscono da circa diciassette anni, e non si sopportano.
Ma chissà, le cose potrebbero cambiare con il passare degli anni...
[...] La mamma taglia una fetta di torta e mi da il piatto e la forchetta, per poi indicare Jongin con la testa. Sospiro e mi avvicino a lui: «Tieni», dico, mentre sento le guance diventare sempre più calde.
Perché diavolo arrossisco in questo modo quando sono con lui?!
Il ragazzo mi sorride e si lecca le labbra: «Sembri un mirtillo vestita così», dichiara.
Roteo gli occhi, spazientita, giro i tacchi e torno al tavolo proprio quando papà tira fuori la fotocamera per immortalare questo momento. Mentre sorrido per venire bene nella foto con i nonni, lo sento urlare: «Yah! Angel, era un complimento! Io adoro i mirtilli!»

|Accennini ini ini a BaekYeol e Taoris|
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kai, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I fell in love
with a jerk  

 

 

 

 

 

 

13 Agosto 2001

«Non ti sopporto più!», strillo, con voce incredibilmente acuta, pestando il piede a terra con tutta la forza che ho in corpo. Ho l’impressione che le mie guance stiano andando a fuoco e gli occhi mi si riempiono di lacrime: Kim Jongin ha appena strappato dalle mani la bambola più bella che possiedo, nonché una delle mie preferite.
Il bambino scoppia a ridere e lancia il pupazzo in aria per poi acciuffarlo al volo: «Andiamo, Woori!», dice, con la voce carica di divertimento, «So che sotto sotto mi adori».
 
Stringo i pugni e scuoto la testa, lottando contro l’impulso di tirargli i capelli uno ad uno: «Non è vero! Sei insopportabile, appiccicoso, insensibile e non hai il minimo rispetto per le femmine!», alzo le braccia al cielo per poi incrociarle al petto e mettere su uno dei miei bronci adorabili.
 
Non capisco il motivo per cui mi abbia fatto alzare dal tavolo,  mi abbia portato nella pineta che cresce proprio accanto al ristorante, lontana da mamma e papà, e abbia cominciato a fare lo sbruffone. Ma forse si diverte a vedermi perdere la pazienza.
 
«Non ti adoro affatto», sbotto «Sei proprio cattivo!». Ho solo sette anni, questo è l’unico insulto che mi viene in mente.
Jongin scoppia a ridere e mi fa la linguaccia: «Sei davvero carina quando ti arrabbi. Arricci il naso, tiri fuori le labbra e chiudi gli occhi. Sembri una bambolina, −lancia un’occhiata al viso paffutello e dolce del bambolotto di pezza che ha in mano e me lo agita davanti al naso dicendo, con la voce ancora più acuta del normale− Somigli proprio a me, piccola Woori!»
 
Angel, la mai bambola, è molto bella. Quindi è un complimento? Certo che no, non è una cosa da Kim Jongin «Non prendermi in giro, Jongin-ah!», borbotto, cercando comunque di nascondere un piccolo sorriso.
Anche se è insopportabile, fastidioso come una zanzara, odioso e dispettoso, è un bambino davvero bello: ha i capelli biondo-platino, in contrasto con la carnagione color caffelatte; i suoi occhi scuri brillano sempre di gioia e quando sorride mette in mostra la sua dentatura bianca e perfetta. È come guardare una fetta di torta al cioccolato con una serie di granelli di zucchero spolverati sopra.
 
«Non ti prendo in giro, piccola Woori. Anzi, lo sai come ti chiamerò d’ora in poi? Angel, come la tua bambola −mi restituisce il pupazzo e allaccia le mani dietro la schiena, cominciando a dondolare sui talloni− oh, Angel, un’ultima cosa: smetti di essere acida! Ti rendi antipatica!»
Come? Ha appena detto che sono antipatica?! Lui è antipatico, non io! Cerco in tutti i modi di controllare l’impulso di prenderlo a ceffoni, anche se vorrei con tutto il mio cuore, e sento le guance accaldarsi di nuovo a causa della rabbia: «Yah! Jongin-ah! Non ti permetto di mancarmi di rispetto in questo modo! −vedendo la mia espressione infuriata, il poppante si mette a ridere con la mano poggiata sulla pancia− BABO¹-AH!», grido. Sto per perdere quel briciolo di pazienza che mi è rimasta.
Per tutta risposta, lui mi mostra uno dei suoi tipici sorrisetti da mascalzone.  
 
Sento il sangue salire al cervello e, mentalmente, gli prometto vendetta: non può prendersi gioco di me in questo modo, il signorino. Così poso Angel per terra con più delicatezza possibile, tiro sul le maniche del mio vestitino a fiori e gli agito i pugni davanti al naso: «Jongin-ah, ti conviene scappare!»
 
Jongin alza le braccia in segno di resa e dice, sarcastico: «Oh, che paura! Cosa mi potrebbe fare la dolce Angel? Aiuto, mamma!», fa un passo indietro, sempre sorridendo come uno scemo.
Basta, non lo sopporto più.
Comincio a rincorrerlo, cercando in tutti i modi possibili di afferrarlo per la maglietta e strappargli i capelli uno ad uno; ma lui è troppo veloce! “Aish, non vale, babo-ah! Tu sei un maschio e sei più veloce di me!”, penso, mentre mi lascio cadere sull’erba soffice per riprendere fiato.
 
Con la coda dell’occhio, vedo il ragazzino che fa le boccacce nella mia direzione e saltella come un canguro, rinfacciando il fatto che sono troppo lenta per stare al suo passo. Sbuffo sonoramente e poggio il mento sul palmo della mia mano, lanciando uno sguardo curioso al cielo: i grossi nuvoloni che troneggiano su di noi promettono pioggia.
Sarà meglio entrare: «Jongin-ah! Torniamo dentro, sta per piovere! Non voglio prendere un raffreddore per colpa tua», strillo, e mi rialzo spolverando la gonna da eventuali tracce di erbetta.
«Yah, Angel! Non chiamarmi più “Jongin-ah”, chiamami “Oppa”!», si avvicina a me e incrocia le braccia, guardandomi dall’alto al basso.
Sostengo il suo sguardo e sbotto: «E perché mai dovrei chiamarti “Oppa”?»
«Perché sono più grande di te», risponde lui prontamente.
«Solo di pochi mesi», ribatto, sicura di quello che sto dicendo. Non userò mai l’onorifico “oppa” con uno come lui, se lo può scordare! Manco fra un milione di anni, solo quando vedrò volare un asino.
 
Jongin mi fa il verso: «Gne, gne, gne, sei proprio un angioletto acido, −sta per aggiungere qualcos’altro, ma viene bloccato da un fulmine che squarcia il cielo, seguito subito dopo da un tuono assordante− entriamo dentro, Woori-ah, è in arrivo una tempesta!», detto questo, corre verso la portafinestra che conduce all’interno del ristorante e se la chiude alle spalle.
 
Oh, no.
 
Mi ha lasciata fuori!
 
Mi fiondo verso di lui e comincio a battere i pugni sul vetro, mentre sento le lacrime minacciare di rotolare lungo le guance: «Fammi entrare!», urlo, con voce rotta.
La pioggia comincia già a cadere, le gocce gelate mi inzuppano i vestiti e mi appiccicano i lunghi capelli castani sulla schiena.
Jongin scuote la testa e si indica l’orecchio, per poi agitare il pollice e l’indice: «Non sento!»
Razza di babo! Quanto lo odio!
 
21 Aprile 2002
Sono comodamente seduta sul ramo più grande e robusto del nostro albero di mandarini e mangio tranquillamente una fetta di torta al cioccolato preparatami dalla mamma: è una vera delizia, soprattutto se assaporata nel posto più bello e leggermente freddo di tutto il mondo.
Lascio penzolare le gambe nel vuoto e appoggio la schiena sul tronco, chiudendo gli occhi. Amo la bellissima sensazione del vento fresco che mi schiaffeggia il viso e l’odore intenso dei mandarini.
 
E’ tutto troppo calmo e pacifico… “Che fine ha fatto Jongin?”, penso, lanciando uno sguardo in basso e girando la testa verso la mia casa. Mi mordo nervosamente le labbra. È venuto a trovarci insieme alla sua famiglia, ed è praticamente mezz’ora che non si fa vedere… Che stesse giocando ai videogames con mio fratello maggiore MinKi?
 
«Mi stai cercando, piccola Angel?», domanda qualcuno con la voce incredibilmente roca e irritante allo stesso tempo, proveniente da un punto un po’ più alto da dove mi trovo io. Alzo lo sguardo, infastidita, e vedo Jongin seduto su un ramo che mi sta fissando con il mento posato sul palmo della mano: «Ti mancavo?», gli angoli delle sue labbra carnose si sollevano verso l’alto in un sorrisetto beffardo.
Sbuffo sonoramente e scuoto le mani per togliere eventuali briciole di torta dalle dita: «No, certo che no», sbotto. 
Lui ridacchia e porta le braccia dietro la nuca: «Non mentire, Angel: so che non riesci a starmi lontana!»
 
Smettila subito, sbruffone-babo! «Jongin-ah, non farmi arrabbiare! Io non piaccio a te e tu non piaci a me. Fine della storia», incrocio le braccia al petto e faccio di tutto per non guardarlo.
 
«Aish, sei proprio insopportabile, nanetta», dice a denti stretti.
Mwo?! Come mi ha chiamata?! «Yah! −punto i miei occhi scuri nei suoi e mi tengo al tronco dell’albero per non cadere giù come una pera matura− “nanetta” a chi, babo?!»
Jongin scoppia a ridere e mi indica: «A te, Angel, a chi sennò!»
Avvampo fino alla radice dei capelli e cerco mentalmente un insulto degno di questo nome. E’ vero, Jong è cresciuto molto in un anno e mi supera di due centimetri buoni, ma non deve prendermi in giro! «Tanto io diventerò più alta di te, babo-ah», affermo, sistemandomi meglio sul ramo. Mi ero sbilanciata un po’ troppo a sinistra e rischiavo di capitombolare di sotto.
 
«Sì, certo, convinta tu. Tutti sanno che noi maschi −si batte fieramente il pugno sul petto− siamo sempre e comunque più alti di voi femmine», scrolla le spalle e lascia le gambe a penzoloni.
Ora che ci penso… Da quanto tempo sta appollaiato lì sopra come i pipistrelli?
Glielo chiedo, e lui risponde: «Da quando sei salita anche tu»
 
Sento le guance andare in fiamme e mi mordo nuovamente il labbro inferiore per l’imbarazzo: allora deve avermi vista scivolare quando cercavo di afferrare uno dei rami per salire. Sono atterrata di sedere e ho strappato sia i pantaloni, sia la mia maglia rosa confetto.
«E perché non mi hai detto che eri qui?», domando, mettendo da parte l’imbarazzo.
 
Jongin non riesce a smettere di ridere mentre mi risponde «Perché avrei dovuto? Mi piace stare qui a guardarti cadere come una pera matura», si porta una mano alla bocca e continua a sghignazzare come uno dei cattivi che vedo di solito nei cartoni animati la mattina.
 
Aish. Divento viola e abbasso la testa: «Smettila! −sbotto con voce tagliente− scommetto che anche tu sei caduto la…− ‘pensa, Woori: dì una cosa che non possa rovinare la tua reputazione−… la prima volta che sei salito su un albero!», concludo, con le guance in fiamme.
Bugia, ho detto un’enorme bugia: è da quando ho cinque anni che mi arrampico sugli alberi che crescono nell’enorme giardino della mia casa; e forse lui lo sa, dato che siamo cresciuti insieme grazie all’amicizia che lega i nostri genitori.
 
«Angel, è davvero la prima volta? −domanda, alzando un sopracciglio− perché sei davvero veloce! ‘Oddio, è un complimento?’ E, comunque… no, non sono caduto. Altrimenti mi avresti sentito e visto», sorride e raccoglie un mandarino non ancora maturo. 
 
Sbarro gli occhi: non è mai salito su un albero?! Ma è andato davvero in alto! No, non ci credo: «Sì, è la prima volta», mormoro con un fil di voce, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli.
«Gli angeli non dicono le bugie. Stai mentendo~», canticchia Jongin muovendo la testa a destra e a sinistra.
 
Punta sul vivo, mi vedo costretta a scuotere la testa: «No, non è vero!», piagnucolo grattandomi il naso. Sembro una bimba di tre anni. ‘Mi sono scavata la fossa da sola’, è questo che dice sempre mia sorella maggiore quando fa qualcosa di sbagliato, e ora so perfettamente a cosa si riferisce questa frase.
«Quando dici le bugie −inizia il ragazzino, saltando sul ramo sotto di lui con agilità sorprendente− arricci i capelli con l’indice, come hai fatto prima. E poi, ti gratti il naso. E… Oh! Diventi tutta rossa!», si siede e si passa la mano tra i capelli biondi.
 
Ora gli basta solo fare un passo per salire sul ramo dove sto io.
Faccio per ribattere, ma so che ormai mi ha scoperta: «D’accordo, lo ammetto: sono tre anni che mi arrampico. Ma ha piovuto e sono scivolata, okay? E mi sono fatta anche male!», incrocio le braccia e faccio il muso.
«Scommetto che hai un livido enorme sul sedere!», ride, asciugandosi le lacrime dal viso con il pollice.
«Non è divertente! Yah!», alzo gli occhi al cielo e mi alzo con la  lentezza di una lumaca. Voglio andare il più lontano possibile da lui.
«Me lo fai vedere?»
«Cosa?»
«Il livido sul sedere»
 
Divento ancora più rossa e, per l’imbarazzo, non faccio attenzione a dove metto i piedi: scivolo e sento mancare il terreno sotto i piedi… o meglio, il ramo sotto i piedi. Il cuore mi schizza in gola e la paura di morire si fa strada nel mio cervello; cerco un appiglio, ma non riesco ad afferrare nulla. Urlo con quanto fiato ho in gola e chiudo gli occhi a causa del terrore cieco che sto provando.
 
Sto cadendo, mi avvicino sempre di più a terra.
Morirò.
Morirò per colpa del pessimo carattere di Jongin e della sua battuta sul mio sedere.
Morirò e la mamma sarà triste, MinKi ucciderà Jongin -perché è solo colpa sua se sono caduta dall’albero- e io rimarrò per sempre sotto terra.
All’improvviso, sento delle dita calde che stringono con molta forza il mio polso, fermando la caduta: apro piano un occhio e alzo lo sguardo appannato a causa delle lacrime, mentre queste ultime mi rigano le guance. Jongin mi ha appena salvato la vita!
 
Mi guarda con gli occhi sgranati e pieni di orrore; posso sentire il battito del suo cuore anche da qui: «Oddio, Woori! L’hai fatto apposta per farmi spaventare?!», sbraita, arrabbiato nero con me. Per la prima volta, dopo un anno, non usa quell’odioso appellativo, ma mi chiama per nome.
Un attimo.
Sono io quella che dovrebbe essere imbestialita, non lui!
 
«Certo, rischio di morire solo per farti un dispetto!», ribatto, sarcastica, afferrando la sua mano con la mia libera e issandomi sul ramo dov’è appollaiato lui. Il tralcio trema per un po’ a causa del nostro peso, ma tutto sommato sembra stabile.
 
«Saresti capace, Woori. Non farlo mai più, credo di aver perso dieci anni della mia preziosissima vita», mormora Jongin a voce bassissima, accarezzandosi il petto e ansimando pesantemente. Solo ora noto quanto sia pallido e le gocce di sudore che gli colano lungo le tempie. Quindi… era davvero preoccupato per me.
 
Sospiro, mentre tento di nascondere un sorriso, e biascico: «Grazie… Per avermi salvata» … anche se è stata colpa tua  se sono caduta. 
«Prego, Angel. Oh, mi devi un favore!», i suoi occhi brillano e sul suo volto torna a splendere il sorriso.
Lo sapevo io, che avrebbe voluto qualcosa in cambio.
«D’accordo. Che cosa vuoi?»
Lui ci pensa un po’ su, picchiettando il mento con l’indice: «Te lo farò sapere dopo, quando avrò veramente bisogno di qualcosa»
Incrocio le braccia.
Non mi piace di avere un conto in sospeso con… lui. Potrebbe chiedermi di tutto, e questo mi preoccupa.
 
 
 
31 Gennaio 2003
Soffio sulle candeline sistemate sull’enorme torta alla crema che ha preparato mia nonna e sento la gente applaudire attorno a me: oggi è il mio compleanno, e compio nove anni. Indosso un vestito nero lungo fino alle ginocchia e stretto in vita, le calze di lana dello stesso colore dell’abito e gli stivaletti di pelle. Ho ricevuto tantissimi complimenti dai parenti e dalle amiche che ho invitato alla festa, ma nessuno da parte di Jongin.
 
Sotto sotto spero che il ragazzino mi dica che sono bella e, lo ammetto, ho deciso di ‘mettermi a lucido’ (come ha detto mia sorella quando ha finito di pettinarmi i capelli) proprio per vedere la sua reazione.
Jongin sta mangiando i pasticcini in un angolo, elegantissimo nel suo completo nero -anche se sembra un pinguino- e a volte lancia degli sguardi timidi nella mia direzione. Oggi sembra aver perso tutta la sua  spavalderia -mia sorella vuole che io conosca un sacco di paroloni, così leggiamo quasi sempre il vocabolario insieme-.
 
La mamma taglia una fetta di torta e mi da il piatto e la forchetta, per poi indicare Jongin con la testa. Sospiro e mi avvicino a lui: «Tieni», dico, mentre sento le guance diventare sempre più calde.
Perché diavolo arrossisco in questo modo quando sono con lui?!
Il ragazzo mi sorride e si lecca le labbra: «Sembri un mirtillo vestita così», dichiara.
 
Roteo gli occhi, spazientita, giro i tacchi e torno al tavolo proprio quando papà tira fuori la fotocamera per immortalare questo momento. Mentre sorrido per venire bene nella foto con i nonni, lo sento urlare: «Yah! Angel, era un complimento! Io adoro i mirtilli!»
 
25 Maggio 2004
«Stupido!»
«Scema!»
«Sei fastidioso come una falena!»
«E tu sei acida come il limone!»
«Hai barato! Non è giusto!»
«Non è vero! Sei tu che non sei capace di perdere, Mirtilla Malcontenta!»
Da quando mi ha paragonata ad un mirtillo, l’anno scorso, e dopo aver visto per la milionesima volta “Harry Potter e la camera dei segreti”,  non fa altro che chiamarmi così.
«Smettila, babo! Tu hai barato perché sai che io sono più brava di te in questo gioco!»
«Immagina, puoi»
«Argh, mi fai aizzare quando ti comporti da gnorri
«Usi dei paroloni difficili per far vedere in giro che sei intelligente? Che inadoperabile  −imita il tono della signorina Rottermeier− spreco di tempo»
Senza perdere altro tempo, prendo il bicchiere di aranciata e lancio il contenuto sulla sua faccia. E quando ci vuole, ci vuole.
«Ti avada-kedavrizzo ora o più tardi?», domanda a denti stretti.
«Hai davvero rotto le pluffe», sbotto, e incrocio le braccia.
Uno a zero per Woori.
 
4 Marzo 2005
Sono nel cortile della scuola seduta sull’erbetta all’ombra di un albero, in compagnia delle mie amiche, a parlare di quanto sia dannatamente bello il nostro maestro di ginnastica, Kim Minseok; quando vedo Jongin che sta passeggiando con una ragazzina della sua classe.
E’ davvero carina, con i capelli neri, grandi occhi scuri e le labbra a forma di cuore. Lui le mostra un sorriso dolcissimo e pieno di amore -non uno di quei sorrisetti che farebbero venire una crisi isterica anche a Gandhi e che rivolge solo a me- e le da un bacio sulla guancia.
Sento qualcosa che scatta dentro di me e stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche. ‘Che ha quella lì che io non ho? Perché non ha baciato me?’, penso, con rabbia, e mi viene all’improvviso un forte mal di stomaco.
Sbarro gli occhi.
Ma cosa vado a pensare? Aish, Woori, non devi dire queste cose.
Tu odi Kim Jongin.
 
15 Settembre 2006
Oggi è un giorno molto importante: ho deciso di tenere un diario segreto, proprio come le mie amiche ChoHee e HaeWon.
In questo modo posso scrivere tutto quello che mi passa per la testa senza essere giudicata da quel cretino di Kim Jongin, che ha sempre da rimproverarmi su tutto ciò che faccio e che dico.
 
Ho comprato l’agenda qualche ora fa in compagnia di mia sorella Yun, che mi ha aiutata a sceglierla: ha la copertina di cuoio color carne con sopra stampata una grande rosa rossa, le pagine marroncine in stile antico e un lucchetto di ferro con l’apposita chiave a forma di fiore. È davvero bellissima, non vedo l’ora di scriverci qualcosa!
 
Entro nella mia camera da letto dopo aver aiutato la mamma a lavare i piatti, chiudo la porta con delicatezza e mi siedo sulla scrivania impugnando la penna. Apro il diario e comincio a annotare fiumi di parole, scrivendo lettere ad un’amica immaginaria di nome Yon -che vuol dire “fiore di loto”- e parlandole di quanto odiassi Jongin.
Beh, in realtà non lo odio.
 
Non lo sopporto. È diverso.
 
Ma in una piccolissima, minuscola, microscopica parte del mio cuore gli voglio bene come se fosse mio fratello. Se solo non fosse così arrogante, spocchioso, insopportabile e irritante… Potrei considerarlo pure uno dei miei migliori amici.
 
Devo stare attenta che nessuno legga il mio diario, altrimenti la mia vita prenderà due pieghe diverse: o morirò di vergogna, oppure sarò costretta a cambiare città, nome, codice fiscale, faccia e… non so, non mi viene in mente nient’altro. Insomma, in poche parole dovrei diventare un’altra persona.
 
Nascondo l’agenda sotto il materasso, prendo un libro a caso dallo scaffale e ci infilo dentro la chiave per poi occultarlo nell’armadio. Sì, è un piano perfetto!
 
Il giorno dopo…
 
Appena torno da scuola, mi fiondo nella mia stanza per scrivere quello che ho visto all’uscita: Jongin e quella ragazza con cui stava l’anno scorso che si baciavano. Si baciavano in bocca! Ew, che schifo!
 
Se a Kim Jongin dovesse venire la voglia di baciarmi (ma nemmeno tra un miliardo di anni, è solo una supposizione innocente), gli tirerei di sicuro un calcio in faccia facendogli perdere tutti i denti. O forse no? Chissà come bacia… “Yah! Woori, svegliati!”. Meno male che la mia fastidiosa voce interiore mi salva appena in tempo da una catastrofe di proporzioni immani.
Comunque.
Lei si chiama SoYoung ed è un anno più grande di noi, perché è stata bocciata.
 
Sbatto con forza la porta alle mie spalle e mi lascio scivolare per terra con le mani premute sulla faccia e il cuore che sembra esplodermi nel petto. Sento gli occhi pizzicare e il magone formarsi in gola. Non posso fare a meno di immaginarmi al posto di SoYoung e sentire il sapore delle labbra carnose e rosse di Jongin… Dev’essere una cosa stupenda.
Ora io mi chiedo: perché quella vipera la tratta come una regina, mentre con me fa lo scemo? Bah, chi lo capisce è bravo.
 
«Come mai sto così?! Io odio quel presuntuoso! Non dovrei essere triste dopo averlo visto con un’altra ragazza, anzi: dovrei essere sollevata! Almeno non mi romperà più le scatole, dato che è completamente preso dalla sua nuova fidanzata», dico ad alta voce, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano «Dovrei congratularmi con lui? Sì, tanto oggi mamma l’ha invitato a cena e glielo dico. Davanti a tutti. Così fa la figura dell’idiota». Facendo leva sui gomiti, mi alzo e vado a prendere il diario e la chiave.
 
Apro l’armadio, acciuffo il libro sepolto sotto i vestiti e… La chiave è scomparsa. No, okay, niente panico. Magari è caduta e si è incastrata in qualche maglietta.
 
Getto tutto all’aria in preda alla disperazione, ma della mia preziosa chiave nemmeno l’ombra. Oddio, oddio, oddio, oddio…
Mi metto le mani nei capelli e comincio ad ansimare: «Calma, Woori, niente panico», ripeto come una cantilena.
Niente panico?!
Niente. Panico?!
Ma stiamo scherzando?! Qualcuno ha osato rubare la mia chiave, aprire il lucchetto e leggere tutto quello che ho scritto ieri. Non che avessi chissà quali segreti da nascondere, ma la cosa mi da comunque fastidio: ho confidato a Yon che Jongin potrebbe piacermi, e se lui ha scoperto tutto ciò, non mi darà tregua per i prossimi cento anni.
 
Forse dovrei davvero partire per il Polo Sud e far perdere le mie tracce; affittare un igloo e chiedere asilo politico ai pinguini imperatore. Non mi sembra una cattiva idea, sempre meglio che sorbirmi le battute di quel babo.
 
Mentre sto per avere una crisi di nervi, qualcuno bussa alla porta e dice: «Woori-ah, è pronta la cena».
Qualcuno che vorrei prendere a calci del didietro.
Qualcuno con la voce carica di divertimento.
Qualcuno di nome Kim Jongin.
Sospiro rumorosamente, decisa a scoprire se fosse effettivamente lui il ladro, e spalanco la porta mostrandogli lo sguardo assassino più convincente del mio repertorio.
«Andiamo, la signora Lee ha preparato tantissimi piatti italiani. E io amo la cucina italiana», dice, sorridendo calorosamente e prendendomi per il polso.
 
No, caro, ora mi stai a sentire: «Hai rubato tu la mia chiave?», sparo, arrivando dritta al punto. Incrocio le braccia e corrugo le sopracciglia.
Le sue labbra perfette si piegano in un ghigno antipatico: «Quale chiave?», domanda, fingendo di non sapere nulla.
Brutto impertinente.
«Quella del mio diario segreto, babo! Quella a forma di fiore! Hai letto quello che c’era scritto?! Dimmelo, così posso mettere le cose in chiaro una volta per tutte», i miei occhi diventano delle dimensioni di due minuscole fessure e stringo i pugni fino a fermare la circolazione del sangue.
Forse dovrei calmarmi.
«Sono entrato nella tua stanza perché volevo leggere un libro. E mi sono accorto che “Viaggio al centro della terra” non era più sulla mensola −indica lo scaffale con il pollice− così l’ho cercato, perché quello è uno dei miei libri preferiti. Ho aperto l’armadio e l’ho visto. E dentro c’era una bellissima chiave bianca a forma di fiore, cosa che mi ha incuriosito parecchio», allaccia le mani dietro la schiena e dondola sui talloni «Ho sentito Yun Noona che parlava del tuo nuovo “diario segreto” e l’ho cercato», conclude.
 
Entrambi sappiamo come è andata a finire questa emozionante avventura: lui ha letto quello che c’era scritto. Avvampo fino alla radice dei capelli e balbetto: «T-tu h-hai…»
 
«Ricordo ogni parola: Io e Jongin ci conosciamo da ben dodici anni, in pratica siamo cresciuti insieme come due  fratelli. L’unico problema è che lui è davvero antipatico quando sta con me e non sopporto che mi tratti come una stupida davanti alla mia e alla sua famiglia. Però se non fosse così odioso, magari potrebbe anche piacermi: esteticamente, Jongin è davvero bellissimo», ammicca e ridacchia come un idiota.
Incredibile, questo tizio ha una memoria fotografica.
Eppure non si ricorda mai il divieto di entrare nella mia camera da letto quando non ci sono.
 
Mi mordo le labbra: «Non avevi il diritto di leggere.», biascico, sentendo il viso che diventava sempre più caldo.
Forse è troppo tardi per trasferirsi al Polo Sud. Magari posso iscrivere Jongin ad una scuola militare dura e faticosa a sua insaputa.
Inspiro rumorosamente e dico, mandando ancora di più all’aria la mia reputazione: «Cosa vuoi che faccia per tenere a bada la tua bocca larga?», giocherello con i lacci della felpa e punto gli occhi sulle mie scarpe da ginnastica.
 
«Ppo-ppo», dice, tamburellando la sua guancia con l’indice.
Ppo-ppo? Vuole che gli dia un bacio?
Sai dove te lo piazzo il “ppo-ppo”?!
Sento il sangue andare al cervello e lo spingo fuori dalla mia stanza: «Chiedilo alla tua ragazza, il ppo-ppo», dichiaro prima che possa rendermi conto di quello che ho detto, e gli sbatto la porta in faccia.
Woori, sei rovinata.
 
 
24 Dicembre 2007
Sono seduta sotto l’albero di Natale e scarto i regali in compagnia della mia famiglia: Yun ha ricevuto un buono da centomila Won² per la libreria del quartiere, MinKi ed io invece un cellulare nuovo di zecca.
C’è un altro regalo per me, da parte di Jongin: è un pacchetto avvolto da uno strato di carta rossa con sopra un fiocco a forma di rosa; devo ammettere che è davvero bello.
 
Alzo gli occhi al cielo e lo scarto sentendo su di me lo sguardo dei miei genitori. È un vasetto pieno di zucchero, con sopra attaccato un post-it che dice “magari così diventi più dolce, e mi dai quel ppo-ppo che non ho ricevuto l’anno scorso. Posso ancora parlare, Angel”.
 
Accartoccio il foglietto di carta e lo getto nel camino serrando la mascella e cercando in tutti i modi di non mettermi a gridare.
Stupido Kim Jongin.
 
31 Marzo 2008
Non ci posso credere.
Jongin è proprio davanti al mio armadietto, con le braccia conserte, i capelli in disordine e ha tutta l’aria di essere scocciato.
Oh, Madonna, e ora che diavolo vuole?
Mi avvio verso di lui stringendo i libri al petto e domando, gelida: «Che cosa vuoi?», inserisco la combinazione tentando di coprirmi il più possibile e l’armadietto si apre producendo un fastidioso suono metallico.
 
«Il mio è rotto −dice, alzando gli occhi al cielo− e quindi la Professoressa di Etica ha detto che posso condividere l’armadietto con te −faccio per parlare, indignata, ma lui mi blocca alzando il braccio− So che questa storia andrà a finire mooolto male, però possiamo fare una piccola tregua?», congiunge le mani e mi guarda con aria supplice.
Sorrido, felice che per la prima volta possa rendergli pan per focaccia: «Va bene, ma si fa come dico io −gli mostro tutto lo spazio con un movimento fluido del braccio− questa è la mia parte, −indico un punto minuscolo dove un ragno sta tessendo placidamente la sua tela− e quella è la tua», e mi godo la sua espressione shockata.
Scuote la testa: «Ma sei matta?! Non ci entra nemmeno la mia gomma da masticare lì dentro!», allarga le braccia e poi le lascia ciondolare lungo i fianchi.
«Scusa, piccolo Jongin. Ma queste sono le regole», sbatto con forza l’anta di metallo e me ne torno in classe seguita da suo sguardo penetrante.
 
Dopo l’ora di matematica, torno all’armadietto e lo apro facendo un sonoro sbadiglio.
Per poco non mi viene un infarto.
Quelli non sono i miei libri scolastici, e non c’è nemmeno la mia borsa. Ne prendo uno e leggo l’etichetta sulla copertina: Kim Jongin. Stringo con forza il suo tomo di scienze fino a far diventare le nocche bianche e mi impongo di rimanere calma: con la violenza non si risolve nulla.
Oh, ma che dico.
Si risolve tutto, invece.
Un bel calcio nelle palle non glielo nega nessuno, magari così lo faccio diventare in “Jonginna” e il suo carattere del cavolo si addolcisce un po’.
 
«Perso qualcosa?», parli di Jongin e spunta l’idiota.
 
Mi giro a rallentatore nella sua direzione come se volessi tagliargli la testa e usarla come palla da bowling: «Sì. Innanzi tutto ho perso i miei libri e la pazienza. E tu, invece? Hai perso qualcos’altro oltre il cervello?», sibilo, a denti stretti, sbattendo il libro per terra con una furia inaudita.
 
Calma, Woori.
 
Lui sorride malvagiamente e indica con il pollice il cestino della pattumiera: «Li ho messi lì dentro. L’armadietto non è poi un posto così sicuro, invece quel porta-libri lo è».
Un attimo.
Ha appena gettato via i miei libri di scuola?!
Ho l’impressione che mi si stia per staccare la mascella: «Tu cosa?!», sbraito, dopo un  minuto buono passato a meditare sui mille modi per uccidere una persona il più dolorosamente possibile.
Jongin scoppia a ridere: «Non ringraziarmi, Angel»
 
Tu dovresti ringraziare il cielo che non ti strappi le labbra e te le faccia mangiare.
 
«Quello −ansimo, con gli occhi fuori dalle orbite− è un fottuto cestino della pattumiera, dove la gente ci getta le cose più disgustose di questo mondo. E tu… hai appena…», non riesco a continuare e do un pugno abbastanza forte all’armadietto accanto al mio.
 
Lui si finge sorpreso e poggia una mano sul petto: «Quello è un cestino per la spazzatura? E io che ne sapevo? Avrebbero dovuto mettere un cartello!», scrolla le spalle e scuote la testa, come per dire “questi giovani di oggi”.
Okay, mi sta prendendo in giro.
E questa volta non gliela lascio passare con tanta facilità.
 
Lo prendo per un orecchio e lo trascino, incurante dei suoi ‘ahio’ ripetuti ogni due per tre, verso il cestino dei rifiuti: «Ora ti pieghi e mi prendi i libri, uno ad uno», ordino con un tono che non ammette repliche.
 
Jongin lancia un’occhiata all’interno e comincia a lamentarsi come un bambino: «Angel-aaaah, è vuoto-aaah! Ahia! Basta! Tra poco il mio orecchio diventa delle dimensioni di una mela!»
Vuoto?
«Vuoto?!», ripeto, urlando.
«Devono averlo svuotat-aaaah!»
Sto per prendere a calci qualcuno. E con qualcuno, intendo Jongin: «Okay, niente panico. −affermo, con la voce ferma e decisa come quella di un generale− Mettono la spazzatura nei cassonetti qui fuori, magari abbiamo ancora una possibilità!», lo guido fuori dalla scuola mentre lui continua a ripetere “ahio, ahio, ahio, ahio”.
 
Ed eccoci qui, dopo vari minuti di lamenti e imprecazioni varie,  davanti ad un puzzolente, putrido, lurido cassonetto della spazzatura. Mi tappo il naso con l’indice e il pollice e soffoco un conato di vomito con un paio di colpi di tosse.
 
Jongin si accarezza l’orecchio e domanda, ingenuamente: «Okay, siamo qui. Ora che dobbiamo fare?», ha il viso di una strana colorazione grigiastra, come se sapesse in anticipo cosa ho intenzione di chiedergli. O meglio, ordinargli.
Indico quello schifo arrugginito con un cenno del capo e dico: «Immergiti lì dentro e ripesca i miei libri. Sono sicura che dopo questo trattamento avrai un odore inebriante, tanto che tutte le persone cadranno ai tuoi piedi» svenute a causa del fetore.
 
Lo vedo sbiancare ancora di più e scuote energicamente la testa: «Mi prendi per il culo, Woori?! Non puoi chiedermi una cosa del genere!», strilla con voce incredibilmente acuta e punta i suoi grandi occhi color nocciola nei miei.
 
Mio caro, sei tu che hai causato questo casino. «Se non lo fai, racconterò a tutti che a dodici anni portavi ancora le mutande pannolino», lo minaccio, incrociando le braccia e guardandolo con aria di sfida. Essendo cresciuta con lui, sono a conoscenza di tutti i suoi segreti più profondi e inconfessabili, e questo può giovare a mio favore.
Jongin si lecca le labbra e assume la sua classica aria da bulletto: «E io dico che hai ancora un’amica inventata con cui parli la sera prima di andare a letto. −schiocca le dita− A te muovere».
 
Yon è ancora la mia amica di penna immaginaria, solo che ho smesso di scrivere dopo quell’imbarazzante episodio di due anni fa: ora preferisco parlare dei miei problemi a voce alta quando sono sicura di essere da sola. Mi aiuta a riflettere.
 
«Dirò che hai una cotta per JinAh la vagina», butto fuori, sicura di me.
JinAh, soprannominata da me e la mia migliore amica DanBi “vagina” con tanto di rima, va a letto con tutto ciò che ha la capacità di ingravidare qualcuno. Ricostruirebbero Troia solo per darle il suo nome.
Jongin alza un sopracciglio: «JinAh che?»
Mi mordo la lingua e cerco di rimediare al danno che ho combinato: «JinAh, la tua Noona, quella che ha a cuore il risparmio della stoffa e per questo indossa quei vestitini microscopici rasoculo», alzo le spalle e gli mostro un sorrisetto innocente.
Ah, SoYoung? Ho scoperto che è sua cugina. Si stavano baciando? No, ho solo visto male. Grazie al cielo, altrimenti le avrei strappato i capelli uno ad un- Okay, Woori, calmati.
«No, no! Tu hai detto “JinAh la vagina”»
«No, non è vero»
«Sì, ti dico che l’ho sentito!»
Sbuffo sonoramente e gli mollo una sonora pacca sulla spalla: «Jongin, so che sei nella fase della pubertà, ma tieni a bada gli ormoni», insisto, con il viso in fiamme.
Lui rotea gli occhi e si appoggia al muro: «Hai chiaramente detto “JinAh la…”». Lo blocco prima che possa dire qualcosa di compromettente «Ho detto “JinAh la regina”. È chiamata così per qualche strano motivo, a scuola, e io mi sono unita alla massa. Contento? Soddisfatto?» certo, la regina delle troie. Tutto torna.
 
«Va beeene… Comunque… Io so che hai una cotta per Yongguk Sunbae e se lo viene a sapere JiEun noona, la sua ragazza, ti prende a calci nel didietro. A te muovere». Oh, madre. JiEun Unnie è tanto bella quanto gelosa del suo fidanzato incredibilmente sexy e attraente; e come biasimarla, praticamente quasi metà delle ragazze della nostra scuola gli sbavano dietro e fanno di tutto per farsi notare da lui.
 
Se JiEun scopre che nutro interesse per Yongguk, mi taglia le orecchie e le usa come portacenere. Non mi resta che scoprire il mio asso nella manica: «D’accordo. −dico, con voce da oltretomba, pregustando già il dolce sapore della vittoria− Non volevo arrivare a tanto, ma non mi hai dato scelta. Ho visto te e il amichetto Sehun-apatia-portami-via che guardavate un porno su uno dei computer dell’aula di informatica», vedendo la sua faccia divenire sempre più bianca, decido di continuare «Prendimi i libri e io non dirò nulla a tua madre. In caso contrario, il tuo piccolo segreto potrebbe sfuggire dalle mie labbra», e incrocio le braccia, soddisfatta.
 
Jongin deglutisce e barcolla verso il cassonetto: «Ti prego, non dirlo a mia madre», biascica sull’orlo di una crisi di nervi.
Bingo!
Il ragazzo sospira rumorosamente e solleva il coperchio facendo aumentare in questo modo l’odore nauseabondo della spazzatura; mi copro il naso con entrambe le mani e Jongin si lascia sfuggire un gemito premendo le mani contro il suo stomaco. No, okay, forse ho esagerato: è troppo chiedergli di entrare lì dentro e rischiare di vomitare anche l’anima in un mucchio di rifiuti.
 
«Dai, Jongin, tranquillo −lo allontano prendendolo dolcemente per la manica della giacca− mi ricomprerò i libri con i soldi della paghetta»
Lui alza un sopracciglio: «Non dovevi comprare il biglietto per il concerto dei Super Junior con i soldi della paghetta?», domanda, con la preoccupazione e il senso di colpa che si fanno strada nei suoi occhi.
 
Annuisco e scrollo le spalle: «Non fa niente, sarà per un’altra volta». I Super Junior sono il mio gruppo preferito e, quando ho visto la data del concerto che faranno tra un paio di mesi, per poco non mi sono messa a gridare per la felicità. Ho deciso di risparmiare per riuscire ad acquistare il biglietto e incontrare Khyuhyun -sì, nei tuoi sogni, Woori-, ma ora col cavolo che ci andrò.
 
Sto per andarmene a casa e urlare tutta la mia frustrazione nel cuscino, quando sento un rumore assordante seguito da un verso di puro disgusto; mi giro di scatto, preoccupata, e vedo che Jongin è entrato nel cassonetto e sta spostando con grandi manate rifiuti di ogni genere: «Che stai facendo?!», sbraito, con le mani nei capelli.
 
«Cerco i tuoi maledetti libr- oh, Madonna, che schifo»
«Ti ho detto che non fa niente! Aish, ma perché fai sempre il contrario di quello che ti dico?!»
Lui mi lancia un’occhiataccia: «Ho la spazzatura in posti in cui la spazzatura non dovrebbe stare, puzzo come la cacca di un cavallo e sto per vomitare tutto ciò che ho mangiato negli ultimi dieci anni. Ora stai zitta e aspetta che io recuperi i tuoi dannatissimi libri».
Sospiro rumorosamente e incrocio le braccia.
Sento gli angoli della bocca che si sollevano in un sorriso e abbasso lo sguardo. Questa volta si è comportato bene.
 
2 Aprile 2009
E’ un bella serata di primavera, fuori soffia un venticello fresco e ne ho approfittato per andare a prendere qualcosa al bar con i miei migliori amici DanBi e Baekhyun.
 
Baekhyun, un ragazzo bassino, magro, dal viso angelico e tanto bello quanto acido, non fa altro che parlare male di Chanyeol, il ragazzo che si è appena trasferito nella nostra scuola: «Insomma −dice, bevendo un sorso del suo frullato al cioccolato− E’ davvero insopportabile. C’ha sempre quel ridicolo sorriso da maniaco stampato sulla faccia, mi chiama “Bacon” quando gli dico mille volte di usare il mio vero nome e non fa altro che ridere dalla mattina alla sera. Cade dalla bici? Ride. Inciampa e si fracassa il cranio? Ride. Lo beccano a leggere riviste porno? Ride. Baekhyun decide di tagliargli le palle? Ride!», urla con quanto fiato ha in corpo l’ultima parola e per poco non rovescia il tavolino dove ci siamo seduti.
 
DanBi si massaggia la testa con gli indici e sbotta, lanciandomi un’occhiata complice: «Oppa, non hai fatto altro che parlare di Chanyeol per un’ora. Non è che ti sei preso una cottarella per lui?», gli da una bella gomitata nelle costole e ammicca. Già, penso anche io che il nostro Baek si sia finalmente innamorato di quel gigante buono come il pane.
 
«Ew, no! Ma l’hai visto?! Sembra il gemello perduto di Willy Wonka», ribatte il ragazzo con un’aria altamente schifata.
Io e DanBi scoppiamo a ridere e ci battiamo il cinque.
«Yah! Voi due, subdole creature! A cosa state pensando?! Non mi piace Park Chanyeol, no, no e NO! Enne-o, va bene? Aish, non dovrei incazzarmi in questo modo, mi si sbava l’eye-liner», detto questo, si passa in modo teatrale il pollice sotto l’occhio.
 
Sorrido malvagiamente: «Io invece penso che le attenzioni di Yeollie ti piacciano! La settimana scorsa ti ha regalato una teglia di biscotti fatti in casa -e ci tengo a precisare che erano una vera delizia-, due giorni fa se n’è venuto con una fornitura a vita di caramelle al cioccolato e ieri ti ha regalato un tubetto del miglior eye-liner in circolazione. Lui morirebbe per te, maledetta diva del mio cuore», gli scompiglio i capelli, ben sapendo che odia quando faccio così, e lui si allontana borbottando qualcosa tipo “non mi piace quel dannato Willy Wonka”.
 
DanBi rotea gli occhi e sposta tutta la sua attenzione su di me, cominciando a bere la sua limonata: «E tu, Woori? Come va con quel figone di nome Kim Jongin?»
 
No, no, non si devono mai usare le parole “figone” e “Jongin” nella stessa frase; quello là potrebbe montarsi ancora di più la testa. La guardo come si guarda una pazza che corre nuda in giro per la strada: «Non va, perché tra me e quel cretinetti non c’è praticamente nulla»  mi chiedo come mai continui a farmi questa domanda ogni volta che ci incontriamo. Le do sempre la stessa risposta!
 
Baekhyun scuote la testa stile diva del cinema: «Tu, mia cara, non ce la racconti giusta. Come puoi restare indifferente alla sua bellezza?» Oh, madre.
«Non lo sopporto», dichiaro.
«Motivo?»
Cos’è, un interrogatorio? «E’ un pervertito e un cretino», sì, da un anno a questa parte non fa altro che battutine sporche sulle ragazze che vede passeggiare per le strade di Seoul con il suo amico Apatiaportamivia.
Si guardano.
 
Okay, dovrei iniziare a preoccuparmi: quando quei due si fissano in quel modo ne succedono di tutti i colori. Potrebbero combinare un appuntamento galante, o peggio, il matrimonio… Mon Dieu, devo fermarli prima che possano innescare la fine del mondo: «Yah, psicopatici! Cosa frulla nelle vostre testoline?», schiocco le dita proprio davanti ai loro visi e sbuffo sonoramente.
 
DanBi scrolla le spalle: «Eh? Nah, nulla di importante − ‘sono fottuta’− però siamo convinti che ci sia del feeling tra voi due. E sono convinta che un po’ ti piace»
 
Assottiglio lo sguardo e sbotto : «Sì, mi piace quanto a Baekhyun piace Chanyeol»
«Oh, allora tantissimo», interviene la sassy queen distrattamente, a voce bassissima, guardando la cannuccia come se avesse intravisto un qualcosa di meraviglioso.
Un attimo.
Tantissimo?
«L’hai detto»
«L’ha detto!»
Baek alza lo sguardo e avvampa: «L’ho detto?»
«Oddio, ti piace il gigante buono», mi porto una mano al viso.
«Tra poco grandina, alla fine la divah dal cuore di ghiaccio è riuscita ad esprimere il suoi sentimenti», è il dolce commento di DanBi.
«Yah! Voi due! Non sono innamorato di Willy!»
«L’hai appena detto, tesoro»
«No, non è vero!»
«Ah, love is in the air!», allargo le braccia e mi lascio sfuggire una risatina vedendo l’espressione palesemente shockata del ragazzo. Mentre sto per prenderlo di nuovo in giro, mi arriva un messaggio da parte di un numero sconosciuto, lo apro e leggo:
 
Piazza Bosingak, ore 19:30.
Spettacolo di Sehun e Jongin.
 
Non ci metto molto a capire che è arrivato anche a Baekhyun e DanBi: «Spettacolo? Che genere di spettacolo?», domanda la ragazza mettendo il blocco schermo e riponendo il cellulare nella tasca anteriore dei jeans.
 
Alzo le spalle e chiudo gli occhi: «Non ne ho idea e non mi interessa». Bugia. In realtà voglio proprio scoprire che diamine sta combinando Jongin e il motivo di allestire uno spettacolo.
 
«Invece  a me interessa. −Baekhyun prende il cappotto e se lo infila− io vado a vedere, chi mi ama mi segua» e si dirige verso la grande piazza senza dare a noi donne il tempo di prepararci.
 
«Odio quando si comporta da Sassy Queen», borbotta DanBi con tono da nonna stanca, strappandomi una risata.
 
 
 
Arriviamo in centro, pieno di gente che guarda rapita e urlante un qualcosa al centro della piazza. Creiamo un varco tra il pubblico in subbuglio e quando vedo il motivo di tanto entusiasmo resto a bocca aperta: Jongin che, a petto nudo, con addosso solo un paio di jeans aderenti, sta ballando in modo abbastanza provocante una canzone di Chris Brown. Accanto a lui c’è Sehun apatia… sì, vabbé, lui, che danza allo stesso modo, solo che indossa una canottiera nera e aderente. Sento indistintamente DanBi che sospira e dice: «Quanto è bono»
 
Baekhyun se ne esce con un: «Oh Sehun ha proprio un bel sedere», e si sporge in avanti per vedere meglio.
 
Jongin è veramente bravo a ballare, un vero e proprio mito! Insomma, si vede che la danza è la sua passione, cerca di parlare ed esprimere le sue emozioni con il corpo. E poi… è dannatamente attraente e maledettamente sexy. È diventato ancora più bello negli ultimi anni, anche se con lui è cresciuta la stupidità.
 
«Woori, chiudi la bocca, ci entreranno gli insetti», Baek mi da uno schiaffo sul mento e ridacchia, divertito.
Solo ora mi accorgo che sono rimasta a guardare quel cretino con la mascella che tra poco si staccava e rotolava per terra e la bava che colava agli angoli della bocca. Mi asciugo le labbra con il dorso della mano e prego mentalmente che Jongin non mi abbia vista, altrimenti sono dolori.
 
Lo spettacolo finisce tra urla, schiamazzi ed applausi, e molte persone lasciano cadere monete e banconote nella scatola che quei due hanno appoggiato per terra. Qualche ragazzina ammicca nella loro direzione  ancheggiando come un’oca sculettante e sento lo stomaco accartocciarsi in una morsa di… gelosia? No, che dico, io non sono gelosa! Kim Jongin può fidanzarsi con chi gli pare e piace.
 
Mentre fisso con aria truce quelle lì, vedo JinAh che corre da lui e gli si spalma addosso come la marmellata su un toast; lui le cinge la vita con il braccio e lei gli stampa un bacio sulle labbra.
 
«Che troia», commenta DanBi con rabbia, stringendo i pugni «L’altro giorno l’ho sorpresa a baciarsi con Choi SeungHyun».
 
Quella tizia non ha ancora capito la differenza tra “aprile” come verbo e “aprile” come mese. Ho voglia di prenderla per orecchie, darle un paio di schiaffi fino a far diventare la sua faccia rossa come il sedere di un babbuino e poi gettarla nell’oceano.
 
All’improvviso, Baekhyun emette uno strillo da fangirl e scuote la testa ripetutamente con le guance in fiamme: Chanyeol sta correndo nella nostra direzione con un sorrisone che va da un orecchio all’altro: «Woori! DanBi! Bacon-ah!», strilla, sbracciandosi «Come state?»
Scrollo le spalle e rispondo: «Si sopravvive. Tu?»
«Sto benissimo! E a te, Bacon? Come va?», gli occhi di Yeollie brillano in modo innaturale.
 
Baekhyun digrigna i denti e sbotta, incrociando le braccia al petto: «Non. Chiamarmi. Bacon. −alza la testa con aria da superiore e continua− Non ti piglio a calci in culo perché potrebbe piacerti»
Chanyeol scoppia a ridere con le mani poggiate sulla pancia: «Sei un vero spasso, Bacon! Sono venuto qui per farti una domanda. A te piace cantare, vero?», lo guarda con dolcezza e sorride ancora di più.
DanBi mi da una leggera gomitata e ridacchiamo.
«Certo che mi piace! E sono anche molto bravo, vero ragazze?»
«Bravissimo»
«Un angelo»
«Perfetto! −la sua voce si alza di un’ottava− C’è un produttore che è venuto a vedere Sehun e Jongin che ballano, magari riesce a sentirci cantare insieme! Possiamo far parte della stessa boy band! Avanti, Bacon, andiamo», detto questo, prende il nostro amico per il polso e lo trascina verso il centro della piazza, sordo ai rimproveri della divah. Solo ora mi accorgo che un uomo in smoking sta parlando con Jong e Mr. Apatia e annuisce soddisfatto. JinAh si è appiccicata al ragazzo stile koala e gli accarezza il collo “no, donna, togligli le manacce di dosso”.
 
«Woori-ah», mi chiama DanBi.
«Mh?», mugugno, senza staccare gli occhi dalla coppietta felice.
«Guardi Vagy come se volessi distruggerla con lo sguardo»
In quel momento, la suddetta Vagy bacia Jongin sulla guancia lasciandogli la forma delle labbra proprio nel punto in cui l’ha toccato. Mi sale il nazismo, il fascismo e chi più ne ha più ne metta: «Saresti capace di creare un alibi se la faccio fuori?», domando, fingendomi innocente.
 
DanBi ridacchia e ci avviciniamo un po’ di più per ascoltare quello che sta dicendo il tizio in smoking: «… siete molto bravi e penso che il vostro talento non debba passare inosservato, −infila la mano nella tasca interna della giacca ed estrae un pezzo di carta per poi porgerlo a Sehun− presentatevi domani alle quattro a questo indirizzo. Sono sicuro che diventerete degli ottimi idol», conclude.
 
Aspetta un attimo.
Idol?!
Jongin diventerà un idol?!
Chanyeol si intromette nella discussione saltellando come un canguro: «Signore, signore! Io penso che la voce di Baco- cioè, Baekhyun, sia davvero bellissima! Deve sentirlo cantare, sembra un angelo», e indica il nostro amico che probabilmente sta architettando un piano malvagio per ucciderlo senza destare sospetti. Il pinguino in smoking sospira rumorosamente e sbotta: «Presentatevi anche voi alle quattro e partecipate ai provini. −lancia un’occhiata all’orologio da polso e si inchina− Ora devo proprio andare. Ci vediamo domani, allora», raccoglie una valigetta nera da terra e se ne va.
 
JinAh strilla: «Il mio ragazzo diventerà famoso!» e sottolinea con uno sguardo assassino rivolto alle ragazzine attorno a noi la parola “mio”. Quelle cominciano a lamentarsi e incrociano le braccia.
 
No, cara, lui non è tuo, l’ho visto prima io e con addosso un pannolino.
 
«Ehi, Angel. Ti è piaciuta la nostra performance?», chiede Jongin accarezzando dolcemente il capo della fidanzata.
Sì, eri terribilmente sexy «No», rispondo, forse con la voce un po’ troppo carica di veleno. È inutile negarlo: sono gelosa marcia di quei due, e ancora mi chiedo come mai quell’idiota abbia preferito JinAh la vagina a me. Va bene, lei è bellissima, sensuale, tutta curve e niente cervello, come il genere di ragazze che piace a lui, ma sono convinta che meriti di meglio.
 
«Come no?», fa lui, dispiaciuto.
Indico la sua ragazza con il pollice e gli mostro l’espressione schifata più bella del mio repertorio: «Non è bello vedere voi due che vi mangiate la faccia a vicenda» che cavolo ho detto?!
JinAh ride senza allegria e poi dice, guardandomi con astio: «Lui è il mio fidanzato e i fidanzati devono baciarsi. Ti devo fare un disegnino?» no, grazie, ho capito.
 
Le mie labbra si muovono da sole: «No, tesoro, mi basta averti vista limonare con SeungHyun ieri mattina» ora spero solo che abbocchi all’amo.
 
«Non l’ho mica baciato ieri, ma sabato scorso!» che vi dicevo? Tutta curve e niente cervello.
 
Baekhyun, Chanyeol e -sorprendentemente- Sehun ridacchiano, mentre DanBi si lascia sfuggire un fischio di approvazione. Jongin lancia un’occhiataccia alla fidanzata e poi scuote la testa, passandole un braccio attorno alle spalle -‘ma che cazzo fai, cretino, questa ti tradisce con mezza Corea!’- Lo so, è stato lui a baciarla, me l’aveva già detto», dice, sicuro di sé.
 
E ci ha creduto? Okay, ero convinta che fosse un cretino, ma non fino a questo punto! «Tu mi stai prendendo in giro», mormoro, passandomi la mano sul viso e lasciandola scivolare lungo il mento.
 
«Woori, tu sei solo gelosa» JinAh, per una volta nella vita, chiudi quella bocca.
«Non sono gelosa −ribatto, un po’ troppo velocemente− anche perché a me piace già un altro e stiamo per fidanzarci, quindi me ne fotto di quello che fate tu e la qui presente testa di banana» e indico Jongin con un cenno della testa.
 
Ho appena detto che ho trovato un fidanzato? Oh, merda, ma perché non sto mai zitta? E ora dove lo trovo un fidanzato? Su un catalogo di soprammobili?
 
«Che cosa?!»
«E quando avresti avuto l’intenzione di dirmelo, signorina?!» Jongin e Baekhyun pongono le due domande contemporaneamente, lasciandomi di stucco. E ora che dico? Fortunatamente DanBi corre in mio soccorso dicendo: «Baekkie, ce ne ha parlato per due giorni interi. È Choi Minho della 3B», no, non mi ha per niente aiutata, anzi: ha complicato ancora di più tutta la faccenda.
 
«Davvero? E quando ce ne ha parlato?»
 
«Baek, ci sei o ci fai?»
 
Il ragazzo capisce, a scoppio ritardato: «ooooooh! Sì, sì, mi ricordo! Scusa, sai che a volte mi dimentico le cose. Prometto che non lo faccio più»
 
Sehun interviene per la prima volta nella discussione, e forse sarebbe stato meglio che non avesse mai parlato: «Stai dicendo un mucchio di fesserie, Woori» colpita e affondata. Mi sento come il “Titanic”.
 
«E tu che ne sai? −lo attacca DanBi, gesticolando come una pazza− torna nel tuo mutismo, Mr Apatia»
«Forse non mi va»
«Forse dovresti»
«Sei un po’ troppo impulsiva»
«E tu un po’ troppo cretino»
«Mi piaci»
«Anche tu»
Alzo un sopracciglio e devo farmi in quattro per non mettermi a ridere come una stupida: ho appena assistito alla formazione di una prossima “Love story” nel mio gruppo ristretto di amici.
 
«Baekhyun, mi piaci!», esclama Chanyeol, lasciandosi trasportare dal momento romantico.
«Io invece non ti sopporto» è la risposta di Baek.
Sul viso di Yeollie appare un sorriso enorme: «So che non è vero, ma un giorno riuscirai ad esprimere i tuoi sentimenti», afferma, abbracciando la divah e sollevandola di almeno dieci centimetri da terra. «Mettimi giù, adesso. O prendo uno dei martelli del gioco “schiaccia la talpa” per farti diventare alto quanto un Umpa Lumpa», lo minaccia Baekhyun a denti stretti, strappandomi una risata.
 
Dopo qualche secondo, JinAh torna a rompere le scatole: «Allora non hai nessun problema a fare un’uscita a quattro, vero? Possiamo andare a mangiare al ristorante cinese qui vicino»
 
Eh, vaffanculo, ora mi sono davvero rotta.
 
«Non devo dimostrare nulla a nessuno. Non mi credete? Bene, non è un mio problema. Fatto sta che io Jongin lo vedo solo come un fratello rompipalle, puoi farci quello che vuoi. Solo che quando ti ritroverai incinta a quindici anni, non andare a piangere dalla mammina» forse sono stata un po’ troppo cattiva, ma non mi importa. Mi sistemo la borsa in spalla e percorro la strada di casa senza voltarmi indietro.
 
 
3 Giugno 2011
Alla fine è successo.
 
Jongin è stato scelto per far parte di una nuova band che debutterà l’anno prossimo. Anche Sehun, Chanyeol e Baekhyun hanno avuto l’onore di essere selezionati per diventare dei futuri idol, e non posso che essere felice per loro e orgogliosa del talento che dimostreranno sul palco.
I quattro passano sempre più tempo nella grande struttura della SMent a provare coreografie varie, per questo non hanno tempo di uscire e divertirsi come facevamo un anno fa… Anzi, io e DanBi non li vediamo da circa un anno, sono sempre così impegnati!
 
Ammetto che mi mancano da morire, soprattutto Jongin. Non sapevo che stare tanto tempo lontana da lui mi avrebbe fatto soffrire in questo modo: i suoi scherzi, le sue battutine squallide, i suoi sorrisetti idioti, sono parte della mia vita ormai, e non posso pensare ad un’esistenza senza di lui. Non ci vuole un genio per capirlo -ci è anche arrivato Baekhyun-… io sono innamorata del ragazzo che credevo di odiare con tutto il mio cuore.
 
Me ne sono solo accorta troppo tardi.
 
Devo confessare a qualcuno questo segreto.
Così inizio a scrivere lettere a Jongin, lettere che non giungeranno mai a destinazione.
 
 
Caro Kim Jongin,
spero che ti ricordi di me. Sono Lee Woori, la ragazza con cui litigavi molto spesso quando eri bambino. La ragazza che hai soprannominato “Angel” come la sua bambola preferita. La ragazza che è caduta dall’albero e a cui hai salvato la vita prendendola per mano.
La ragazza che è perdutamente innamorata di te.
Sì, hai capito bene. Io, Woori, sono caduta in questa trappola chiamata amore.
Ero convinta di non sopportarti, dico davvero.
Tutti i tuoi scherzi mi facevano incavolare, e il tuo essere così insopportabile e immaturo non facevano altro che innervosirmi tutto il tempo. E invece… solo ora mi sono accorta che tutto questo mi manca terribilmente da quando sei andato a vivere con quegli undici ragazzi nel dormitorio, lontano dalla tua famiglia.
Lontano da me.
Mi dispiace non aver usufruito dei diciassette anni a nostra disposizione per dirti quanto sia dannatamente attratta da te, ma sono stata bloccata dall’orgoglio e l’imbarazzo.
E forse… anche dalla paura.
Paura di non essere perfetta per te, paura di farti soffrire, paura di non essere quella giusta.
Poi ti ho visto con quella brava donna di nome JinAh e ho sentito qualcosa che si spezzava dentro di me: ero dannatamente gelosa. Non facevo altro che chiedermi che genere di fidanzato saresti stato e mi immaginavo al posto di quella sgualdrina.
Spero che nel tuo cuore ci sia ancora un po’ di spazio per me.
Il mio è già tuo.
Con affetto,
Woori.
 
 
 
Addento uno dei cupcakes che ho comprato oggi al supermercato e mi stendo sul divano poggiando placidamente i piedi sul cuscino. Ho la casa libera per tutto il week-end, dato che i miei genitori sono andati in America a trovare MinKi e mia sorella Yun è al college. 
Prendo il telecomando dal tavolino e accendo la televisione con un’intensa voglia di vivere che mi scorre nelle vene. Mi sto annoiando a morte. Potrei chiamare DanBi e chiederle di stare un po’ con me, ma lei deve studiare per il test di biologia di domani e non deve essere disturbata per nessun motivo al mondo, salvo per un’apocalisse di zombie. Parole sue, non mie.
 
Sto per mangiare il secondo dolcetto, quando qualcuno suona il campanello facendomi sussultare. Non aspetto visite: «Chi è?», urlo, con la bocca piena.
 
In risposta, qualcuno comincia incessantemente a bussare sulla porta con tutta la forza che ha in corpo.
Okay, ora comincio ad avere paura: «Chi diavolo è?! −afferro un cupcake e lo stringo tra le dita come se fosse un’arma minacciosa− ho un cupcake e non ho paura di usarlo!»
 
Di nuovo, quel qualcuno si mette a suonare il campanello.
Spero solo che non sia uno di quei venditori porta a porta, perché non mi va di andare a prendere i soldi dal salvadanaio che si trova dall’altra parte della casa, sono troppo pigra. E quell’arnese di ceramica è decisamente troppo lontano dal soggiorno.
«Yah! Chi è? Chiamo la polizia!», sbraito. Vado in cucina, prendo una di quelle padelle strane e piatte per cuocere la carne e mi avvicino alla porta con passo felpato. Peggio della pantera rosa.
 
Stringo la maniglia e sospiro. Se fosse un serial killer, si metterebbe a ridere invece di tagliarmi la testa: una ragazza in pigiama (un pigiama rosa con i fiorellini e gli unicorni che sorridono per la precisione), con in mano un tegame consumato dal tempo e i capelli a clown. Non sono nemmeno lontanamente minacciosa, porca miseria.
 
Apro la porta e… Oddio!
Non ci credo!
Gli occhi mi si riempiono di lacrime dalla felicità, sul mio volto appare un sorriso che va da un orecchio all’altro e grido con quanto fiato ho in gola: «JONGIN!»
È lui, ed è qui davanti a me, ancora più bello di come lo ricordo. Ora ha i capelli color cioccolato al latte e gli stanno dannatamente bene: «Ti sono mancato?», domanda, sorridendo affettuosamente e aprendo le braccia come per invitarmi ad abbracciarlo.
Cacchio, sì che mi sei mancato, idiota.
Il mio cuore batte a velocità supersonica, come se volesse uscirmi dal petto, e non posso fare a meno di scoppiare a piangere per la gioia irrefrenabile che sto provando in questo momento: «Oddio, sei qui, sei tornato…», balbetto, coprendomi la bocca con la mano.
 
Mi sento una stupida eroina di uno stupido film romantico.
 
Lui scoppia a ridere e mi prende fra le sue braccia muscolose stringendomi al petto. Avvampo fino alla punta delle orecchie e sbarro gli occhi fino a farli diventare delle dimensioni di due palle da bowling, mentre sento il ragazzo che mi accarezza dolcemente la schiena e dice: «Mi sei mancata tantissimo, Angel. Non immagini quanto».
Restituisco l’abbraccio: «Anche tu, Jongin. Tantissimo» e sono sincera.
 
«Wow, questa è la prima volta che ci tocchiamo in questo modo. Allora devo andare via più spesso!», mi scompiglia i capelli ed entra in casa tirandosi dietro un trolley nero.
Un trolley nero?
Chiudo la porta e lo seguo nel soggiorno, grattandomi nervosamente la nuca: «Che stai facendo? Rimarrai qui?», domando, con le guance in fiamme.
 
Lui si siede sul divano e accavalla le gambe: «I miei genitori tornano domani da un viaggio di lavoro e non mi va di stare da solo nel dormitorio, dato che tutti quanti sono tornati dalle loro famiglie per la nostra ‘settimana di pausa’. Ho pensato di venire a stare qui per una notte, prometto che domani mattina mi leverò dalle palle», guarda i cupcake sul tavolo e ne prende uno rigirandoselo tra le dita.
 
«Jongin, io sono sola. I miei non ci sono», mormoro, accomodandomi accanto al ragazzo.
«Un motivo in più per restare. Se entrasse un ladro dalla finestra…»
«… te la faresti sotto nei pantaloni» completo la sua frase, ridacchiando.
«… ti proteggerei anche a costo della mia vita», Jongin mi fa l’occhiolino e dà un enorme morso al dolcetto sporcandosi tutte le guance di glassa al cioccolato «Che bontà, è quasi un anno che non mangio questi cosi»
 
Sollevo un sopracciglio: «Davvero?» e come diamine ha fatto a sopravvivere?
«Sì. Io a breve diventerò un idol, e gli idols devono essere magrissimi e bellissimi −si indica facendo una ridicola posa sexy, che stona a causa del cioccolato che gli imbratta metà del viso− proprio come me» e torna ad azzannare il cupcake come se non mangiasse da secoli «Quindi posso restare qui per una notte? Dormirò sul divano, o per terra. O sul terrazzo»
 
Scuoto la testa, divertita: «Puoi dormire in camera di MinKi, tanto le lenzuola sono pulite», prendo anche io un pasticcino e comincio a giocherellare con le violette in pasta di zucchero.
Stare con Jongin non mi dispiace per niente, ma ora che ho scoperto di essere innamorata di lui, la situazione si sta facendo veramente imbarazzante.
 
«Grazie, Angel. Lo sai, ho tante cose da raccontarti. In primis, il mio gruppo si chiamerà “EXO” e saremo divisi in due: gli EXO-K, che promuoveranno in Corea e gli EXO-M, che canteranno le canzoni in mandarino. Quattro membri sono cinesi: Tao, Yixing, Yifan e Luhan, e sono tutti degli hyungs per me. Sehun è il maknae! Ed è diventato il best friend forever di Luhan, devo ammettere che sono un po’ geloso. Io sono il visual e il main dancer degli EXO-K. Quindi sceglimi come bias, Angel», dice tutto questo senza prendere fiato e poi respira con forza dal naso.
Ridacchio e mi accarezzo il mento: «Prima devo vedere i vostri video, poi sceglierò il bias», do un morso al cupcake alla vaniglia.
 
Jongin mi spinge di lato e arriccia le labbra in una smorfia assolutamente adorabile: «Angel, ma noi ci conosciamo da diciassette anni! Mi hai visto con addosso il pannolino e mi hai rubato il ciuccio! Tu devi scegliere me come bias»
 
«Mi piace il nome ‘YiFan’»
«YiFan hyung?! Ma non è giusto! Io sono più bello di YiFan hyung e ballo anche meglio. Lui sembra una scimmia che cerca di arrampicarsi su di un albero», si pulisce le mani con un tovagliolo e prende un altro dolcetto. Se n’è mangiati già tre questo ingordo.
 
Poggio la testa sullo schienale del divano e mormoro: «Si vedrà»
«E tu, Angel? Come va con Minho?», pronuncia il nome del ragazzo con un che di infastidito nella voce. Tossicchio e scrollo le spalle, alla ricerca di una scusa plausibile: «Ci siamo lasciati» e mai messi insieme.
Io e DanBi lo abbiamo convinto a far finta di essere il mio ragazzo per una sera, cioè quando dovevamo uscire con Vagy e Jongin: tutto si è rivelato un vero disastro, sono sorpresa che il ristorante non sia esploso appena vi abbiamo messo piede. Minho e Jong si sono sfidati ad un sacco di gare stupide per dimostrare chi dei due fosse più bravo, ed erano sempre in parità. Vi lascio immaginare l’ira del secondo e il disagio del primo.
 
«Ah, meno male, odiavo quel tipo. E hai avuto altri ragazzi?»
Sì, uno che mi voleva portare a tutti i costi a letto. L’ho preso a calci in culo quando ha provato a violentarmi e DanBi gli ha spaccato il naso con uno dei suoi pugni da Valchiria: «Ah-ah, ma ora l’ho mandato a quel paese», rispondo, facendo un gesto vago con la mano.
In realtà sono uscita con quel tizio sperando di riuscire a dimenticare Jongin, dato che diventerà famoso e avrà milioni di ragazzine che gli sbaveranno dietro. Ma non ce l’ho fatta.
 
Il mio amico si fa improvvisamente molto -troppo- attento: «Che ti ha fatto?», il suo tono è duro come la pietra.
Scrollo le spalle: «E’ stato con me solo per portarmi a letto»
Lui digrigna i denti e da un pugno abbastanza forte al muro: «CAZZO!», urla, incavolato nero: «Non  sarei mai dovuto andare via e lasciarti sola in mezzo a questo branco di pervertiti! Dovevo restare qui e proteggerti! Ma porca di quella puttana, come ho fatto ad essere così egoista?! −si prende la testa fra le mani e continua a gridare, fuori di sé− Come si chiama questo coglione? Gli voglio spaccare la faccia con le mie stesse man-», lo blocco, posando delicatamente la mano sulla sua spalla.
 
Non lo facevo così protettivo nei miei confronti, e devo dire che la cosa mi piace parecchio: «Jongin, sto bene. Certo, ci sono stata male, ma ora è tutto okay. DanBi gli ha rotto il naso e ChoHee gli ha quasi cavato gli occhi con i tacchi»
«Ti ha toccato?»
Sbarro gli occhi: «Che?»
«Ti ha toccato?», ripete, lentamente, con gli occhi che lanciano fuoco e fiamme.
Annuisco: «Ci ha provato, ma-»
 
Il ragazzo scatta in piedi, paonazzo, e s’incammina furioso verso la porta d’ingresso: «Come si chiama? Dove vive? Giuro che lo ammazzo!», apre la porta e fa per correre fuori, ma lo prendo per il polso fermandolo appena in tempo.
«Calmati, ti prego! Ora sto bene, quel coglione ha imparato la lezione. Gli ho tirato un calcio nelle palle talmente forte che ha camminato come una papera per una settimana intera», gli faccio sapere, chiudendo il portone e andando di nuovo in salotto.
 
«Questa è la mia Angel! Gli hai dato filo da torcere»
Arrossisco come un peperone alla parola “mia” : «Certo che sì. E tu? Come va con JinAh?», vado in cucina a preparare qualcosa da mangiare e lui mi segue senza dire una parola. Prendo due pacchi di noodles istantanei e li riempio con l’acqua bollente: è l’unica cosa che sono capace di cucinare.
«JinAh? Oh, quella era tutta una farsa per far ingelosire una ragazza di cui ero -e sono ancora- perdutamente innamorato. E sembra aver funzionato», si accomoda su una delle sedie poste attorno al tavolo e aspetta che io lo servi.
 
Sento il cuore accartocciarsi e stringo il sacchetto del ramen talmente forte da fermare la circolazione del sangue; il brodo di carne e verdure schizza dappertutto e mi brucio le mani: «Aish», impreco sottovoce e apro il cassetto per prendere un canovaccio e pulire il casino che ho combinato. Perché ho reagito in questo modo?
Mi fa male sapere che Jongin non prova le stesse emozioni che provo io per lui; odio sapere che c’è una ragazza che riuscirà a catturare il suo cuore.
«Tutto okay?», domanda il ragazzo, preoccupato.
No, mi hai trollato per non so quanto tempo, cretino! «Sì, si è solo rovesciato il bicchiere», verso la zuppa nei piatti, prendo le bacchette dal cassetto e mi siedo di fronte a lui allungandogli la sua porzione di ramen.
 
«Wow, questa è la prima volta nella nostra vita che non ci mettiamo a litigare come forsennati»
 
Cerco di sorridere: «Già da domani troveremo un pretesto per lanciarci dietro le ciabatte −immergo le bacchette nella brodaglia e porto gli spaghetti alle labbra− racconta, come stanno Chanyeol, Sehun e Baek?», spero che vengano a trovarmi anche loro, mi sono mancati un sacco.
 
«Baekhyn e Chanyeol sono un vero spasso. Channie hyung stravede per Baek, e Baek approfitta della situazione facendogli fare tutto quello che vuole. −Jongin ridacchia senza staccare gli occhi dal piatto− Una volta Yeol è andato a comprargli la cioccolata anche se fuori c’era il diluvio universale e si è beccato una febbre da cavallo. Dovevi vedere Baekhyun! Correva da una parte all’altra urlando come un ossesso “Chayeol sta male, Chanyeol sta male! Dove sono le medicine, le medicine!”, è andato in cucina e ha cominciato a mischiare una polverina bianca con l’acqua. Kyungsoo hyung gli ha detto “Quello è il sale, cretino”, e Baek in quel momento è andato fuori di testa “Le medicine, dove sono le medicine!”. YiFan hyung ha sbuffato “Non abbiamo medicine”. Baekhyun ha preso uno sgabello, lo ha messo davanti a lui, è salito sopra e lo ha minacciato “Valle a comprare o ti stacco le tibie e le uso per suonare lo xilofono!”», scoppia a ridere e si copre la bocca con la mano.
Anche io rido, consapevole che Baekhyun quando si incazza è veramente buffo e… terrificante allo stesso tempo: «Ancora non si è dichiarato? Che idiota!»
 
«Oh, veramente quei due stanno insieme… Più o meno, è un rapporto un po’ tanto complicato. Comunque… Nel nostro gruppo ci sono delle coppie. Tipo YiFan e Tao, loro sono fidanzati a tutti gli effetti», il ragazzo scrolla le spalle e soffia sulla porzione di spaghetti che ha raccolto dalla zuppa «L’altro giorno stavo camminando e ho visto che Yifan stava aspettando seduto fuori dalla porta del bagno. L’ho guardato, divertito, e gli ho chiesto “hyung, si può sapere che stai facendo?”. Lui mi ha lanciato un’occhiata a dir poco assassina e ha risposto “Tao mi ha chiesto di aspettarlo qui mentre fa la doccia”. Inutile dire che mi sono messo a ridere come una iena “Ha paura?” ho detto, e lui ha scosso la testa “Non giudicarlo”».
Scoppiamo a ridere entrambi fino alle lacrime: «Oddio, devi presentarmi assolutamente questi ragazzi», biascico, asciugandomi il viso con il tovagliolo.
 
Lui scuote energicamente la testa: «Non se ne parla»
Mi rabbuio: «Perché?»
«Perché sono geloso. Tu sei solo mia, Woori»
Sento il cuore che mi schizza in gola e le guance vanno in ebollizione. Mi mordo nervosamente il labbro inferiore e balbetto, passandomi la mano sul volto, come per far sparire il rossore: «B-babo, ma che stai dicendo?»
 
Jongin si sporge in avanti e il suo viso è a pochi centimetri di distanza dal mio: «Sto dicendo che sei mia. E di nessun altro», detto questo, posa delicatamente le sue labbra sulle mie.
 
Non so nemmeno lontanamente descrivere quello che sto provando in questo momento.
Ho sempre creduto che un bacio non si potesse esprimere, qualsiasi tentativo di farlo lo banalizzerebbe, verrebbe cambiato dallo sforzo di trasferirlo sulla carta e tradurlo in parole… come può una parola sostituire un bacio? È il gesto più dolce e romantico che esista, forse.
Nessuno può rendere giustizia a un bacio con carta e penna, né schiacciando delle lettere sulla tastiera di un computer.
Nel momento esatto in cui le labbra di Jongin sono venute a contatto con le mie, ho pensato a tutte le volte in cui ho immaginato questo momento: è decisamente la sensazione più bella del mondo.
 
Ci stacchiamo solo per respirare e io abbasso lo sguardo, paonazza: «Io sono follemente innamorato di te, Angel. Me ne sono solo accorto troppo tardi, quando ho scoperto che mi mancava terribilmente la tua voce, la tua risata, che avevo semplicemente nostalgia di te», mi confessa, accarezzando dolcemente la mia guancia destra con i polpastrelli.
 

«Anche per me è così», dico, prendendo la sua mano e stringendola fra le mie «Ero convinta di non sopportarti, ma…», scuoto la testa e sento il sangue che mi fischia nelle orecchie. Vorrei baciarlo di nuovo, attirarlo a me, sentire di nuovo il dolce sapore delle sue labbra, ma prima che possa fare qualcosa, lui parla. 

 

«Ti amo tantissimo, Angel. Non dimenticarlo»


Mai e poi mai.

 

 

 

Mary's space. 
Allora, questa è un regalino di compleanno -anche questo rigorosamente in ritardo HAHA- per la mia bellisshima collega conduttrice Scandalous.  Lo so che non è nulla di che, cercherò di farmi perdonare con un'altra OS in futuro HAHAHAHA. 
Eniuei. 
Spero davvero che ti piaccia e ancora buon compleanno! *crescono così in fretta -sigh-* 
E spero che ti faccia ridere u.u 
Beh, e spero anche che piaccia a tutti voi /?
Saranghae ya˜

 

Tatata pubblicità:
La ff che sto traducendo sui BAP *è una storia bellissima sugli angeli e demoni, leggetela hefeuyrfgy*= From Ghosts to Angels
La ff che Pedelika sta traducendo sui BTS: Danger
La ff che la BaekDaeJinDipendente *lol* sta traducendo sugli EXO: Lie For Two

 

 

  
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