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Autore: Lois Lane 89    08/02/2015    1 recensioni
Suo padre è appena stato eletto presidente degli Stati Uniti. Riuscirà Audrey a mantenere la sua vita così come è stata fino al momento dell'elezione? Per una persona che tiene tanto alla sua privacy non sarà una cosa facile
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cosa c'è di più brutto per una quindicenne timida e riservata? Che suo padre venga eletto presidente degli Stati Uniti d'America, e trovarsi di colpo sotto i riflettori.

E' quello che succede a Audrey Clifford.

Suo padre era del partito repubblicano, e venne eletto a novembre e a gennaio entrò in carica.

La macchina arrivò davanti all'ingresso della casa bianca e si fermò.

“Siamo arrivati tesoro.” disse il padre.

Audrey pensò che il suo incubo era appena iniziato, e sarebbe durato per quattro anni.

Quando scese dalla macchina, vide agenti della sicurezza e camerieri.

Non permise a nessuno di toccare la sua valigia; non era abituata ad avere qualcuno che lavorasse al posto suo.

“Benvenuto signor presidente. E benvenuta anche a lei signorina.” disse uno della sicurezza.

Entrarono nell'atrio e suo padre si fermò.

“Tesoro, io devo andare adesso. Ho del lavoro da fare. Hai bisogno di qualcosa?” domandò il padre.

“Si. Se devo vivere qui, e non mi sembra di avere altra scelta, ho delle condizioni.” rispose Audrey.

“E quali sarebbero?” domandò lui.

“Niente telecamere in camera mia e niente scorta: né a scuola e nemmeno quando vado in giro.” rispose Audrey.

“Le telecamere si possono spegnere, ma la scorta la devi avere. Sei la figlia del presidente, e ti voglio sapere al sicuro.” disse il padre.

“A scuola non ne ho bisogno. Nessuno mi ha mai degnato di uno sguardo. Sembra che io sia invisibile. Nessuno sa chi sono e che vivo qui.” rispose Audrey.

“Ne riparleremo. In camera tua le telecamere verranno spente. Ora devo andare. Ci vediamo a cena.” disse il padre.

Così dicendo, lui si diresse verso la stanza ovale, cioè l'ufficio del presidente, mentre Audrey seguì una cameriera al piano superiore.

Aprì una porta e si fece da parte in modo che la ragazza potesse entrare.

“Questa sarà la sua stanza signorina. Se ha bisogno di qualcosa deve solo chiedere.” disse lei.

“Per ora non ho bisogno di nulla grazie. Posso disfare la mia valigia da sola.” rispose Audrey.

Lei chiuse la porta e se ne andò; Audrey si avvicinò alla finestra e vide che dava sul retro della casa, direttamente sui giardini.

Mise a posto la valigia, prese la borsa e uscì dalla stanza; voleva andare a fare un giro per non rimanere bloccata in quella stanza.

L'unico problema era uscire senza incontrare gli agenti della sicurezza.

Uscì dalla stanza, chiuse la porta e scese al piano di sotto: evitò la porta principale, e si diresse verso una di quelle secondarie.

Ma non appena mise la mano sulla maniglia, sentì una voce alle sue spalle.

“Non credo proprio che ce la farai.” disse la voce appartenente ad un uomo; Audrey si voltò di scatto, e vide un ragazzo con addosso una giacca di pelle nera. Doveva avere circa 20 anni.

Aveva gli occhi verdi e i capelli biondo scuro.

“Che cosa vuoi dire?” domandò Audrey.

“Che non riuscirai ad uscire passando inosservata. Ci sono telecamere ovunque.” rispose lui.

“Se pensi che rimanga sempre chiusa qui dentro ti sbagli di grosso.” disse Audrey.

“Potrai uscire, ma con me. Il presidente mi ha incaricato personalmente di occuparmi della sicurezza di sua figlia, e devo dedurre che sia tu. Io sono Tom. Come ti chiami?” domandò Tom.

“Audrey. E non ho bisogno di nessuno, specialmente di te. Non mi serve un baby sitter.” rispose Audrey.

“Infatti sono il responsabile della tua sicurezza. Non ti mollerò un secondo.” disse Tom.

“E' fuori discussione. Vattene immediatamente. Oppure dico a mio padre di licenziarti.” rispose Audrey.

“Non ce la farai mai. Non volevi uscire?” domandò Tom.

“Mi è passata la voglia. Ora me ne torno in camera mia. E tu non provare a seguirmi. Son sicura che non ci sono pericoli nella mia stanza.” rispose Audrey.

Così dicendo, tornò di corsa nella sua stanza e chiuse la porta a chiave.

“Lo sai vero che prima o poi devi uscire da quella stanza?” domandò Tom.

“Che ci fai ancora qui?” domandò Audrey rivolta verso la porta.

“Il mio lavoro. Mi occupo della tua sicurezza.” rispose Tom.

“Non c'è nessun pericolo in camera mia. In caso di emergenza ti chiamo. Ora sparisci.” disse Audrey.

“Aspetterò qui fuori. Tanto non ho nulla da fare.” rispose Tom.

Per non sentirlo e per riuscire a stare un po' da sola, Audrey si mise gli auricolari e ascoltò la musica.

Più tardi, Audrey si tolse le cuffie e sentì Tom che l'avvertiva che la cena era pronta.

“Perchè non rispondevi?” domandò Tom quando finalmente la ragazza aprì la porta.

“Stavo ascoltando la musica. Non mi sembra che sia un reato.” rispsoe Audrey.

“Assolutamente no.” disse Tom.

Scesero nella sala da pranzo, dove suo padre la stava già aspettando.

“Scusa il ritardo papà.” disse Audrey.

“Nessun problema. Vorrei rimanere solo con mia figlia.” rispose il padre rivolto alla sicurezza.

Tutti gli agenti e Tom uscirono dalla sala e chiusero le porte.

“Vedo che hai già conosciuto Tom. Come va?” domandò lui.

“Se non avessi chiuso la porta a chiave sarebbe entrato anche in camera mia. In casa non ho bisogno della scorta. E vorrei poter uscire a fare una passeggiata da sola. Non ho intenzione di passare i prossimi quattro anni chiusa qui dentro.” rispose Audrey.

“Tesoro, per me la tua sicurezza è di vitale importanza. Ti toglierò la scorta in casa, ma fuori Tom sarà con te. Ora mangiamo.” disse il padre.

Dopo cena, Audrey riuscì finalmente a stare da sola: si guardò un film e poi si addormentò.

TO BE CONTINUED...

ANGOLO DELL'AUTRICE: ciao a tutti. scusate l'assenza ma ero sotto esami e non riuscivo a pubblicare. so che mi era stato chiesto un racconto con rating arancione. ci sto lavorando e sarà pubblicato dopo questa. spero che vi piaccia. ho voluto lasciar perdere per un pò i personaggi famosi e concentrarmi su una storia con personaggi diversi. ho preso ispirazione da un film che ho visto qualche tempo fa, e di cui non ricordo il titolo. A presto, Lois Lane 89

   
 
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