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Autore: pink_pig    08/02/2015    1 recensioni
"L'unica soluzione è che dovremmo diventare una famiglia. Se tua figlia sposerà mio figlio,
faro' in modo che il tuo segreto rimanga tale."
"Quindi è un contratto di matrimonio?"
"No, solo un patto per il mio silenzio."
Crystal era una giovane erede, figlia di uno dei uomini più ricchi e potenti del mondo. Rimasta lontana da casa, da Londra, per otto anni a causa di un terribile evento, per lei era giunto l'ora di ritornare.
Ryan, il migliore amico d'infanzia di Crystal, all'improvviso se la ritrova come fidanzata, ma nel suo cuore c'era un'altra ragazza, Elena, una ragazza normale che grazie al padre di Ryan ottenne una borsa di studio nella prestigiosa scuola privata McQueen High School.
Tra segreti, cospirazioni, vecchie amicizie e amori cosa succedera' ai studenti di questa scuola?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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She’s back
 
 


McQueen High school
 
Lunedì 26 Gennaio 2015,
 
Bentornati Studenti della MQ High School, come vi sentite dopo avere ingozzato così tanto cibo durante la vacanza natalizia? Presumo "pesanti". E si vede! Non per criticare nessuno, ma Jessica R. dovrebbe iscrivessi alla palestra di fronte casa sua, perché quelle coscia grosse, piene di cellulite, non sono proprio un belvedere, senza offesa ovvio. Per non parlare di Matte H. che, se continua a vivere nel mondo Natalizio, non riuscirà più a entrare nella divisa della squadra di rugby. 0ps! Detto Troppo?

Oltre a questo, altre novità? Dirrei di No, il nostro amato Ryan M. (come se nascondere il resto del cognome bastasse a nasconderne l'identità) sta ancora con quella sfacciata, povera e inutile ragazza "borsa di studio" non ben meritato Elena Dell'A. (come se nascondere il resto del cognome bastasse a nasconderne l'identità). Ancora non capisco cosa ci trovi Lui in Lei, bah! ( Dopo questo sono certa che "qualcuno" mi denuncerà di Nuovo al Preside, ma che dire... devi prima scoprire la mia identità Mon Ami.)

Ok, battute a parte, nella prima edizione del giornalino di questo nuovo e promettente anno solare, in questo spazio dedicato al gossip, ho una notizia perfetta per voi, miei cari babbani. So per certo che alcuni di voi ne rimarranno estesiati, altri spaventati. Quanto vorrei fare un sondaggio su questo argomento, ma purtroppo non abbiamo tempo... anzi, forse potrei farlo per l'edizione del prossimo mese mmmh... Ok, bando alle ciance. Come dovrei comunicarvelo? Iniziamo con un : She is back!  

Dopo otto lunghi anni, per lei è giunta l'ora di tornare a Londra, a sconbusscolare la vita dei suoi vecchi amici nel suo vecchio e unico stile, come un tornado di arcobaleno impazzito, e ad aggiungere quel po' di pepe nella nostra monotona vita scolastica. Anche se, ad essere sinceri, l'anno appena passato tanto monotona non è stata e questo grazie soprattutto a Ryan e la sua amichetta.

Tornando alla cose importanti, so che vi starete chiedendo di chi stia parlando, perché dedico quasi un intero articolo a lei e so per certo che vi state chiedendo anche se Sarah D. deve iniziare a temere per la sua posizione di "Reginetta-pazza-aristocratica-pazza-bella-pazza-stronza-pazza" (non so se avete notato l'aggettivo pazza, se l'avete per puro caso ignorato, vi ripeto volentieri che lei è realmente e veramente pazza e non esistono manicomi per casi persi come la sua) non so le risposte, sorry! Non ho la più pallida idea di come sia diventata: no account su Facebook, nè su Twitter, e non si riesce a trovarla neanche su Google, quindi ci tocca aspettare e lo scopriremo insieme! (Ma una mia spia americano è riuscito a dirmi che è una "bomba!" Chissà cosa intendeva!)

Allora vi starete chiedendo perché continuo a parlare di lei, vero?

Perché Sì, perché solo Lei, Crystal G. Allen, merita di essere parlata!

Per concludere, vi aspetto in numerosi a leggere l'articolo del prossimo mese! Chissà cosa succederà nel frattempo!


XXX Anonimus XXX


P. S. Avete letto l'articolo sul Signor Allen su Fobes come businessman dell'anno? Beh, dovete solo sapere che buon sangue non mente! Bye Bye!
 

 
 
Come previsto, non tutti reagirono bene alla notizia del suo ritorno,  tra questi c'era Ryan McQueen, che sbiancò letteralmente alla notizia.

Aveva sempre sperato che Alexandra si fosse fatta una vita irrinunciabile all' estero, che fosse talmente felice da giudicare inutile tornare in Inghilterra, a Londra, perché il suo ritorno, ora come ora, squilibrava irrimediabilmente la sua vita.

- Perché? - la tenera voce di Elena lo riportò alla realtà. Come sempre, il gruppo dei ragazzi più popolari dell'istituto era staziato davanti al suo armadietto, tutti con i table o Smartphone in mano intenti a leggere l'articolo di Anonimus.

- Infatti! - esclamò Sean, un ragazzo alto, apparentemente esile, con gli occhi più limpidi dell'oceano, arruffandosi i capelli corvini sia per la frustrazione che per uno strano senso di inspiegabile felicità. - Perché proprio ora? Sarebbe stato più sensato tornare a Settembre...

- Eh?- Elena corrugò la fronte e scosse il capo. - No! Mi riferisco ad Anonimus! Mi odia! Cosa le ho fatto? Quanto è infantile?!

- Io un'idea ce l'avrei. - borbottò Tyler mentre masticava il bastoncino di liquirizia, astenuando indifferenza.

- Ignoralo. - disse invece Henry e le sorrise cercando di tranquillizzarla.

Nonostante avesse uno strano presentimento Elena annuì, ma percepiva che nell'aria c'era qualcosa, tipo sollievo misto felicità per la fine dell'attesa.

Qualcosa stava per cambiare ma questa volta non a suo favore quindi pese correggio e chiese, cercato di ignorare il campanello d'allarme che il suo sesto senso stava suonando. - Conoscete questa ragazza? Questa Crystal?

I ragazzi si scambiarono uno sguardo divertito e Lucas scoppiò a ridere, seguito a ruota daì altri. - Crystal? Forse.

 
 
 
La prima cosa che Crystal notò quando scese del Jet privato era che non era più in Italia, e si fece un'un'applauso mentale per tale deduzione.

Negli ultimi otto anni Crystal aveva cambiato più paesi che scarpe, e questo non era da tutti.
Mentre era intenta a contare mentalmente i paesi che non aveva ancora visitato, quasi non inciampò dall'improvvisa chiamata sul telefono d'emergenza: al mondo c'erano solo due persone a conoscenza di questo numero e uno era con lui quindi... - Hello daddy!

- Se non ti avessi chiamato io, mi avresti mai contattato? - chiese l'uomo all'altro capo della linea con il suo solito timbro basso e potente, quasi animalesco, di cui tutti avevano paura, ma non lei.

- Signor Allen, sono certa che ti avranno già informato che siamo atterrati a Londra sani e salvi con il suo jet quindi, per quale motivo avrei dovuto contattarla? - il tono seccato della ragazza rendeva nervose tutte le persone che ora erano intorno a lei, partendo dalle guardie del corpo in fondo alle scalinate alle hostess alle sue spalle, che rispettano ma soprattutto temono il loro signore.

All'altro capo Crystal sente il sospiro rassegnato di uno dei uomini più potenti del mondo e non riesce a meno di sogghignare. - Tesoro, cosa dovrei fare con te? Adesso che sei a casa dovrai comportarti come una signorina aristocratica londinese. Non farmi fare brutta figura, te ne prego.

- Sìssignore! - disse tutto ad un fiato alzando gli occhi al cielo mentre Hugo le apriva la portiera della berlina nera e l'autista metteva nel bagagliaio l'unico trolley che si è portata dietro e aggiunse, con la speranza pura di una sedicenne: - Ci vediamo a cena?

La pausa di due secondi per Crystal era una risposta più che sufficiente. Non era che tornare a Londra significasse tornare ad una vita normale. Per Crystal Allen non esisteva la "normalità".

- Ci vediamo quando torno, va bene? Ora sono all'estero.

- Un pò vago, non credi? - nonostante fosse arrabbiata e, si, anche un pò ferita, non poteva farci niente, quindi non le restava che comportarsi come le altre ragazze ricche e viziate. - Quando tornerai dovrai farti perdonare intesi?

- Certo! - rispose lui, ma c'era qualcos'altro. - Senti, devo dirti una cosa...

Anche se il tono di voce di suo padre era calmo, Crystal non riuscì a meno di agitarsi. Sperava con tutta se stessa di essere al sicuro e si ripeteva mentalmente che lo era, soprattutto ora che aveva Hugo a proteggerla, ma l'immagine ingiallita di una bambina legata e ferita impressa nella sua mente non l'aiutava a calmarsi.

- Dimmi.

Accorgendosi della voce tesa della figlia, il signor Allen precipitò subito a calmare la figlia. - Non è niente di cui stai pensando ora. Non sei più in pericolo, tesoro.

Crystal si morse il labbro inferiore, segno che era stressata, ma non disse niente.

- Ti ricordi di uncle McQueen? - chiese invece il signor Allen, cambiando palesemente argomento. Senza aspettare risposta continuò: - Starai per un po' da lui.

- Perché? - chiese, ma non si riferiva al fatto di non poter tornare a casa. Sapeva perfettamente perché non poteva tornarci, soprattutto ora che l'unico suo parente reale era via. - Potrei stare un po' nel nostro albergo. Per quanto possa essere piena, penso che riusciranno a liberare una camera per la loro futura "padrone".

- Crystal, fai la brava. Resterai per un po' dai McQueen. - disse.

- Ma... perché?

Sapendo che alla fine avrebbe dovuto sputare il rospo, il signor Allen decise che era arrivato il momento: questa volta con un tono di voce che non lasciava spazio alle repliche. - Presto diventeremo una famiglia sola. Io e Anthony abbiamo deciso che tu e suo figlio vi sposerete alla fine del college, quindi da ora ti trasferirai nel loft dei McQueen. - fece una pausa a effetto, una pausa per confessare tutto quello che era stato pianificato prima del suo ritorno. - Convivrai con Ryan.

Il mondo non le era solo crollato addosso, prima era stata pugnalata alle spalle, poi appesa a un albero con le gambe legate e la testa all'in giù e con il miele sparso sulle ferite, aspettando di essere divorata dagli insetti e formiche. Ecco cosa le era successo dopo aver riattaccato il telefono.

- Fermatevi qui. - la sua voce era bassa, ma l'autista la sentì comunque. Guardò fuori dal finestrino, cercando con lo sguardo una signora anziana, paffuta e dai lineamenti dolci, e la trovò seduta in un caffè più avanti, con due bicchieri bianchi marcati Starbucks sul tavolo.

Aspettò che Hugo le aprisse la porta e si diresse verso il locale.

- Tu lo sapevi! - la accusò prima ancora di sedersi. - Perché non me l'avevi detto?

La signore sorrise e scosse lentamente il capo. Aspettò che Crystal si sedesse e le porse la cioccolata con panna. - Cosa ne può sapere una semplice badante?

- Più della sua padroncina. - disse e prese in mano il bicchiere. La cioccolata, nemica di tutte le donne che cercano di rimanere in linea...
Crystal la adorava! Era disposta a fare chilometri di corse pur di berla, e la panna era il tocco di decorazione lasciato dal Diavolo. - Mio padre ti aveva fatta tornare prima di me per questo, per preparare le mie cose nella nuova "casa". Quindi, perché?

- Perché se te l'avessi detto non saresti mai tornata. - disse e aggiunge, con un sorriso malizioso che parte da un orecchio all'altro. - E sarebbe un vero peccato, perché se fossi più giovane di quarant’anni, me lo sposerei io il tuo fidanzato.

Crystal la guardò dritta negli occhi aspettandosi che scoppiasse a ridere, ma non ce la fece e scoppio invece lei. - Non stai parlando seriamente. Ryan? Il cicciottello che mi rubava le ciambelle? E le caramelle? E qualsiasi altra cosa dolce?

- Oh, tesoro, le persone cambiano! Anche tu eri cicciottella, ma guardati ora e... - si bloccò con la mano in aria ad indicare il suo fisico e lo sguardo verso l'entrata del caffè. - Il tuo fidanzato è qui.

Crystal alzò un sopracciglio e seguì lo sguardo della signora, fermandosi su un gruppetto di tre ragazzi della sua età fuori, davanti all'entrata a chiacchierare.

Il primo che riuscì ad identificare era il ragazzo moro con gli occhi chiari, Sean Robinson. Quando erano piccoli Sean le riprendeva ciò che Ryan le rubava. Era stato sempre molto carino e gentile, e con lei era particolarmente docile mentre con gli altri non era altrettanto simpatico, anzi, era quasi arrogante. Si ricordava che da piccoli lui era quello più sveglio, che imparava prima le cose, quindi di solito portava con sé quell'aria di superiorità espressa dal silenzio. Non comunicava molto con le persone ma Crystal sapeva che il motivo era che non era bravo nell'arte del "parlare".

Alla destra di Sean c'era un ragazzo di profilo: era biondo, con la pelle punzecchiato dalle lentiggini, sul naso aquilino c'erano gli occhiali da vista, e dal modo che lo portava Crystal dedusse che fossero solo un accessorio di bellezza. Ritornando indietro nel tempo, cercò di capire chi fosse, se fosse un vecchio membro del loro gruppo oppure uno nuovo.  A guardarlo le sembrava Lucas, ma nella sua memoria Lucas Lee era molto alto, era il più alto di tutti, mentre questo ragazzo non raggiungeva neanche un metro e settanta. Però, quando si girò per entrare nel locale, Crystal non aveva più dubbi: era davvero Lucas.

Insieme a Lucas si girò anche l'altro ragazzo, che prima le rivolgeva la schiena. Non serviva studiarlo molto perché non appena lui sorrise e alzò gli occhi al cielo, lei capì subito che era Ryan McQuuen, il suo "fidanzato" da due ore. Ryan era il bambino cattivo che rubava le sue cose, che guidava tutti nell'impresa di far sentire uno schifo gli altri bambini, era il bambino più forte perché era il più cicciottello, ma era anche quello che giocava meglio a calcetto, a basket, era il più veloce sia a correre sia a nuotare, era il più divertente del gruppo ma anche quello che si arrendeva più facilmente se gli facevi gli occhioni da gattino.

Crystal si ricordava che tutte le volte che apriva lo zaino in classe, le mancava sempre qualcosa: astuccio, diario, quaderno con i compiti, libri oppure la merenda. A quel punto si girava a guardarlo e lo vedeva con l'oggetto rubato in mano come se fosse un trofeo. Molte volte la storia finiva con lei che gli correva dietro per picchiarlo ma altre volte lo guardava con gli occhioni lucidi. Non c'era volta che non vincesse lei.

- Non posso farmi vedere. - borbottò Crystal quando i ragazzi varcarono l'ingresso. Salutò Rosa con la mano e abbassò il capo cercando di coprirsi il viso con i folti capelli castani piegati perfettamente dal parrucchiere prima di partire.

- ... sicuramente obesa. - mentre si avvicinava, Crystal riuscì a cogliere il resto della frase di Ryan. - Da bimbi aveva le coscia più grosse delle mie!

- Sarà diventata più alta, quindi più magra. - le difese Lucas, ma guardandolo attentamente sembrerebbe che ci sperasse. - Mi ricordo che era molto carina...

Crystal sorrise dentro di sé per il complimento: era bello sentirsi apprezzati nonostante tutti questi anni.

- Come no! - replicò invece Ryan. - Carina da far paura!

- Ma ogni volta che ti faceva gli occhioni tu ci cascavi. - disse invece Sean e Crystal sentì il suo sguardo addosso.

Non era possibile che l'avesse riconosciuta, soprattutto con il viso nascosto... Concludendo che era troppo pericoloso rimanere dentro, accellerò il passo e raggiunge Hugo che la stava aspettando davanti alla macchina.

Aveva la sensazione di essersela svignata appena in tempo. Protetta dal finestrino scuro della berlina, guardò oltre la vetrata del caffè: i ragazzi erano ora fermi al suo tavolo e Ryan stava salutando Rosa, ma dall'espressione rigida del ragazzo sembrerebbe che non sia tanto felice di incontrarla. Forse avrà saputo da lei del loro fidanzamento. Forse gli dava fastidio che Rosa toccasse e spostasse le sue cose per fare spazio a quelle di Crystal.

Mentre li guardava, Crystal si chiese il motivo del loro fidanzamento: aveva solo sedici anni, era un po' troppo presto per legarla a qualcuno no? E poi, nel ventunesimo secolo chi faceva i matrimoni combinati? Sopratutto non era la mentalità degli inglesi, che si consideravano più evoluti rispetto al resto del mondo.

Doveva per forza esserci qualcosa sotto, ne era certa.

- Andiamo dai McQueen? - chiese Hugo strappandola dai suoi pensieri.

Crystal scosse il capo e pensò all'affermazione fatta da Ryan poco fa: "sicuramente obesa".

Se era così che si aspettava di vederla, era felice di accontentarlo.

- Domani sera. - disse. - Per adesso portatemi all'hotel.

 
 
 
 
  
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