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Autore: Kunoichi    01/12/2008    5 recensioni
"Paura di te? Perchè? Tu hai paura degli angeli custodi, per caso?"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo te gli angeli custodi fanno paura?



Mi sveglio di soprassalto… Qualcuno ha urlato…

E’ notte fonda.

Lancio una rapida occhiata alla sveglia che tengo sul comodino, che riesco a vedere grazie alla piccola luce che io e Luke teniamo nella nostra stanza; ce l’abbiamo da quando è tornato dal Vietnam, cioè da 3 mesi.

3 a.m.
Per qualcun altro può anche sembrare una cosa anormale, ma qui da noi, alla fattoria, questa cosa si ripete ormai da tre mesi… ormai questa è normalità.
Quasi tutte le notti Luke si sveglia urlando, da quando è tornato dalla guerra.

Io cerco di fare di tutto, pur di stargli vicino, ma credo di non riuscire a raggiungere il mio scopo; io non lo posso capire, non posso sapere cosa si provi dopo aver visto gli orrori della guerra, né tantomeno so come fare per consolarlo o tranquillizzarlo, ma faccio del mio meglio.
In questo periodo si sono invertiti i nostri ruoli: sono io quello che fa il maggiore, ma credo che questo non mi riesca molto bene… soprattutto: temo che questo non mi riesca bene. Lui ha fatto così tanto per me fin da quando eravamo bambini. Mi è sempre stato vicino, mi ha sempre protetto e tirato fuori dai guai.

Luke mi fa tanta pena in questo periodo: il primo mese non mangiava niente; ha paura quando rimane da solo; non riesce a stare al buio; fa continuamente incubi di notte, e si sveglia urlando; parla meno del solito; è assorto nei suoi pensieri, e spesso non si accorge nemmeno che gli stai parlando…
Devo ammettere che questa cosa mi mette parecchio a disagio: è strano vederlo come un bambino che ha paura del buio e ha paura di rimanere a casa da solo.
Io l’ho sempre visto come un uomo forte, duro. Eppure in questo periodo mi accorgo che è così fragile. So che non devo pensare molto al fatto che sia cambiato da quando è tornato; dovrei essere felice di riaverlo qui a casa, e lo sono, lo sono molto, ma non riesco a smettere di pensare a quante cose siano cambiate, rispetto a quattro anni fa, e sperare che ritorni presto quello di un tempo; rivoglio indietro il Luke che conoscevo quattro anni fa…
Io faccio del mio meglio per stargli vicino, perché è questo che fa la famiglia: ti sta vicino nei momenti difficili; perché è questo che vuol dire “gli amici si vedono nel momento del bisogno”; PERCHE’ E’ QUESTO CHE SIGNIFICA AMARE QUALCUNO…
Non dobbiamo rinunciare, tirarci indietro alla prima difficoltà, al primo ostacolo che si presenta, perché se avessimo fatto così ora non saremmo nemmeno qui… Se zio Jesse e zia Martha avessero mollato tutto quando sono morti i nostri genitori, non ci avrebbero accolti alla fattoria come fossimo loro figli, e saremmo finiti in un orfanatrofio.

Ammetto che fare il maggiore non mi riesce affatto bene, ma cerco di prendere esempio da te, Luke, da quando mi consolavi quando ero piccolo e facevo degli incubi la notte… certo, non posso prenderti in braccio e farti dormire nel mio letto, ma cerco di dare il meglio di me stesso… per farti tornare quello di un tempo.
E so che se anche tu lo vuoi, insieme ci riusciremo, perché è quello che abbiamo sempre fatto, no? Lottare assieme per raggiungere traguardi che ci siamo posti, e aiutarci l’un l’altro nei momenti di difficoltà… e questo è uno di quei momenti. Adesso sono io che devo aiutarti… sono io quello che deve fare ciò che hai fatto tu con me, fin’ora.


Mi siedo sul suo letto, ma senza dire niente…

Luke si alza lentamente con il busto, e appoggia il suo peso sulle braccia, a loro volta appoggiate sul cuscino.
Respira affannosamente ed è tutto sudato.

Giuro di non aver mai visto quell’espressione sul suo volto, prima che torni dal Vietnam.

Quella maledetta guerra, quanto la odio! Ha portato via padri e fratelli a moltissime famiglie. Luke ha avuto la fortuna di sopravvivere, grazie a Dio. Ma non è più quello di un tempo, e chissà quanto ci vorrà perché ritorni quello di una volta…

“ Stai bene?” gli chiedo, sorridendo.

Non risponde, continua a fissarmi ansimando, con quell’espressione stampata sul viso. 
I suoi occhi azzurri come il cielo non erano mai stati così spaventati ed impauriti.

“ Scusami, Bo. Non volevo svegliarti.” Ecco che fa ancora il fratello maggiore. Sarebbe disposto a rimanere intrappolato nel suo incubo, pur di non creare disturbo. Ma per me non è affatto un disturbo, è un problema che assieme dobbiamo risolvere.

“ Non devi preoccuparti per me… Piuttosto, cos’è che ti spaventa?”
 

Luke mi guarda un po’ confuso e imbarazzato.

“ Ehm, cioè… Nel senso… A volte fa bene parlare con qualcuno quando qualcosa ti turba… E’ meglio confidarsi con qualcuno piuttosto che tenersi tutto dentro… no?” so che a Luke non piace mostrare le sue emozioni e i suoi sentimenti. Forse non avrei dovuto chiederglielo così esplicitamente. Lo conosco bene, se vuole parlarne parla, altrimenti non dice niente. A questo punto hai due opzioni: o estrargli le parole di bocca, o lasciar perdere.

Ma forse è meglio così, forse l’ho spronato a parlarne. Ma non voglio obbligarlo: se vuole parlare con me lo fa, altrimenti lascia perdere, e io non insisto, perché so che per lui è difficile e che gli tornerebbero alla memoria moltissime brutte esperienze fatte in guerra; e questo lo rattristerebbe molto.

“ E’ sempre la stessa storia! Tutte le notti faccio lo stesso incubo…”

Lo guardo un po’ sorpreso… Non credevo si sarebbe messo a raccontare. E’ sempre stato molto introverso, ma da quando è tornato dalla guerra, lo è più di allora.
Non voglio sembrare insistente, quindi decido che è meglio se sto zitto, e lo lascio raccontare, se vuole farlo.

“ Vedi, una volta eravamo tutti nel nostro accampamento. Era notte fonda e cercavamo tutti di dormire, mentre le sentinelle facevano da guardia. Una delle sentinelle era un mio compagno, eravamo amici. Ovviamente, anche se c’erano loro, dovevamo stare comunque allerta. Ad un tratto, fu questione di secondi, alcuni nemici si avvicinarono. Alcuni dei nostri soldati impugnarono il fucile ed iniziarono a far fuoco. Tra il caos totale che si era formato vidi il mio amico steso a terra, in un lago di sangue. Mi avvicinai, correndo un grande rischio. Era ancora vivo, così riuscii a trascinarlo via, allontanandoci da quel disastro. Ci rifugiammo in una cavità formatasi probabilmente a causa di bomba, coperta da un tronco d’albero cadutogli sopra. Non potevo chiamare rinforzi, non potevo fare niente, se fossi uscito allo scoperto mi avrebbero riempito di pallottole. Dopo pochi minuti Dave, il mio amico,  morì.”

Sento le lacrime riempirmi gli occhi. Per il suo racconto, ma anche e soprattutto per la sua espressione, per il suo tono di voce. Non l’avevo mai visto così triste in tutta la mia vita.

“ Sì, vidi la morte in faccia. Poi, guardando fuori dalla cavità potei assistere al massacro dei miei compagni, vederli cadere a terra, colpiti dalle pallottole delle mitragliatrici. Sentivo urla e spari di continuo, e vedevo uomini che si accasciavano al suolo e morivano, mentre gli altri nemmeno se ne accorgevano… Mi sono sentito un vigliacco, per essermene rimasto lì a guardare, e per non aver potuto fare niente per Dave… E quella fu la prima volta che vidi i miei compagni morire, di situazioni così ce ne furono molte altre. Piansi, non ricordo di essermi mai sentito così prima di allora. E la prima volta che uccisi io qualcuno stetti altrettanto male. Non avrei mai creduto di arrivare ad uccidere qualcuno, commettere il peggior peccato… Ero poco più di un ragazzo: appena compiuti diciott’anni. Ero costretto a farlo. Sono stato costretto a commettere uno dei peggiori peccati. Ho portato via la vita ad un uomo… un uomo che probabilmente aveva una famiglia ad attenderlo, magari aveva anche dei figli. Un uomo che aveva il mio stesso diritto e la mia stessa voglia di riabbracciare la sua famiglia. Un uomo come me… Gli ho portato via la vita, e lo ho portato via alla sua famiglia. Sono un assassino.”

Posso chiaramente notare le lacrime rigargli il viso, ma lui abbassa il volto e le asciuga velocemente con il dorso della mano.

Non so cosa dirgli. Il classico: “mi dispiace” non servirebbe a niente.

Mi avvicino a lui e lo abbraccio. A volte un gesto vale più di mille parole.
Dopo alcuni secondi lui risponde al mio abbraccio.

“ Nei miei incubi continuo a rivedere alcune di queste situazioni. Continuo a riviverle. Ma io voglio dimenticarle, Bo. Voglio dimenticarle. Voglio tornare ad essere come una volta. Non voglio essere un assassino!”

Mi mancano le parole, mi mancano persino i pensieri. Nella mia mente c’è il vuoto completo. O forse no, riesco a pensare a qualcosa… Non avevo mai visto Luke così. E’ la prima volta dopo tre mesi che mi racconta qualcosa di quello che è successo mentre era in guerra. Sta piangendo. E non cerca nemmeno di nascondersi.

“ Luke, vedrai che riusciremo a superare questo momento. Se avessi bisogno di qualcosa, sappi che io ci sono sempre. Probabilmente non riuscirai a dimenticare quello che ti è successo, ma puoi superarlo, e allora sarà solamente acqua passata. Per me non sei affatto un assassino. Sei stato costretto ad uccidere, non è stata una tua scelta. Sono sicuro che se avessi potuto scegliere non l’avresti mai fatto. Per me sei un eroe Luke, e nulla potrà mai cambiare quello che provo per te. Ti stimo molto, e sarà sempre così, fratellone… Vedrai che ritornerai quello di un tempo… Insieme possiamo fare tutto, se lo vogliamo! E, se mai avessi bisogno di sfogarti, o anche di una spalla su cui piangere… sappi che io ci sono… sempre … Ti voglio bene, fratellone.”

In qualsiasi altra situazione probabilmente ti saresti voltato, nascondendo quello che provi e nascondendo le lacrime. Ma questa non è una situazione qualsiasi, Luke. So che hai bisogno di conforto, di una persona che ti vuole bene e che ti stia vicino… sono qui per questo, Luke.
Nonostante il mio sorriso, i miei occhi si sono riempiti di lacrime, che ora scendono calde sulle mie guance.
Mi abbracci.

“ Grazie, Bo… grazie…”

La tua voce è rotta dal pianto.

“ So che potrò superare questo momento… E ciò accadrà grazie a te, a zio Jesse e a Daisy… perché voi siete la mia famiglia. In voi riesco a trovare il conforto di cui ho bisogno… Grazie.”


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3.45 a.m.

Sento che Luke è sveglio e continua a rigirarsi nel suo letto.

Cosa posso fare per lui? Consolarlo non credo servirebbe a qualcosa, anche perché non ne sono in grado… cosa potrei dirgli? Io non posso capire quello che prova e di conseguenza non posso sapere le parole da dirgli per consolarlo.

Se penso che sono quattro anni che Luke passa notti come queste… Svegliarsi di soprassalto per colpa degli incubi, e non riuscire più a dormire. Deve essere dura per lui.

Passano un po’ di minuti…

Non lo sento più dimenarsi nel letto… Forse è riuscito ad addormentarsi.

Devo stare attento a non fare rumore; basta il minimo fruscio per svegliarlo.



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4.30 a.m.

Mi sveglio di nuovo.

Sono ancora sudato, e ancora respiro a fatica.

Un altro incubo.

Riuscirò mai a dormire una notte intera? O sono condannato a passare notti insonni per il resto della mia vita?
Cos’è? Una punizione?
D’altronde me la merito… Ho ucciso moltissimi uomini… E’ anche troppo poco questa punizione, per un assassino quale sono.
Nonostante le parole di Bo mi abbiano rinforzato tanto; ora, come tutte le altre notti, mi ritrovo di nuovo a pensare che sono un assassino… Tanto è inutile che Bo, zio Jesse e Daisy tentino di consolarmi… Lo sanno anche loro che sono un assassino.
Sì, devo ammetterlo a me stesso, devo farmene una ragione: sono un assassino.

Mi accorgo che le lacrime stanno scendendo calde e lente sulle mie guance.

Di istinto le asciugo, e mi alzo per controllare che Bo dorma, e che non mi possa vedere.
Bene, sta dormendo.

Sembra un angelo… con quei boccoli biondi che gli contornano il viso, ancora da adolescente, ma anche da adulto.
Accidenti, cugino, quanto sei cresciuto. Mi sono perso gli anni migliori della tua vita… la tua adolescenza. Ora hai più di diciotto anni, ormai sei adulto. Mi risulta difficile ammetterlo, ma ora non sei più il piccolo bambino che dovevo sempre proteggere. Bè, allora vorrà dire che ora sei il mio piccolo uomo da proteggere. Perché so che tanto anche se ora sei adulto, non riuscirai a stare lontano dai guai, o sbaglio?
Chissà che fatica hanno fatto zio Jesse e Daisy a badare a te in questi ultimi quattro anni. Sei sempre stato scalmanato e spericolato; non oso immaginare come lo eri tra i 14 e i 18 anni…

Mi dispiace molto di non essere stato presente nei migliori anni della tua vita, magari anche quelli in cui avevi più bisogno di un fratello maggiore. E mi dispiace di essere stato causa di sofferenza per te.

Bo apre gli occhi.

Gli sorrido.



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Apro gli occhi, probabilmente per abitudine, per controllare che Luke stia bene. Mi sveglio molte volte in una notte per controllare che Luke stia dormendo tranquillo. Cosa che lui ha fatto moltissime volte durante tutta la nostra vita.

Mi sta fissando.

Mi sorride.

Un sorriso magnifico… un sorriso che non vedevo da quattro anni. Quattro lunghi anni. Un sorriso che è venuto a mancare in un periodo importante della mia vita: l’adolescenza.

“ Tutto bene?” gli chiedo, sorridendogli di rimando.

“ Benissimo, Bo.”

“ Perché ti sei svegliato?” gli chiedo serio. Posso scommettere che è sempre per lo stesso motivo.
Non risponde.

“ A me puoi dirlo…”

“Per il senso di colpa che provo sapendo di essere un assassino.”

Lo sapevo che era sempre per il medesimo motivo.

Lo abbraccio.

Non servirebbe a niente ripetere le solite parole. Sono tre mesi che se le sente ripetere: da me, dallo zio e da Daisy… talvolta anche da Cooter.
Lui mi stringe forte.

“ Non hai paura di me? Sono un assassino, Bo!”

“ Paura di te? Perché? Tu hai paura degli angeli custodi, per caso?”



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“Secondo te gli angeli custodi fanno paura?”

Bo…

Se non ci fossi tu…

Lo stringo più forte a me. Si sarà accorto che sto piangendo?
Che domanda stupida… certo che se n’è accorto… lui, zio Jesse e Daisy sono le persone che più mi conoscono al mondo.

“ Luke, le parole che ti ripetiamo da ormai tre mesi non servono a niente. Io… mi dispiace di non poter esserti di aiuto…”

Ma che stai dicendo, Bo? Di che cosa avevo bisogno se non del tuo abbraccio?

Si stacca da me.
Si alza.
Fa per tornare al suo letto, ma lo fermo per un braccio.

“ Rimani qui, ti prego.”

Subito dopo averlo detto abbasso lo sguardo.
Non posso crederci… sono finalmente riuscito a dirlo. A dirgli che ho paura di rimanere da solo, e che ho bisogno di lui.
Devo ammettere che mi sento molto a disagio. Direi quasi che mi vergogno. Ma allo stesso tempo mi sento come se mi fossi tolto un grosso peso… mi sento più leggero, più libero…
Se fossi estroverso come Bo molte cose sarebbero più semplici. Invece ho la brutta abitudine di tenermi tutto dentro, e di conseguenza di soffrire.

Bo si risiede.
Passano alcuni secondi…

“ Non sei un assassino!” esclama deciso Bo.
“ Luke, io non so più come dirtelo! Non so come fare per toglierti dalla testa questo orribile pensiero! Mi dispiace Luke… Mi dispiace, perché sono una frana a fare il maggiore! Non riesco a consolarti come tu fai con me! Io non sono come te!”

Mi accorgo che sta piangendo.

“ Bo…” sussurro.
Mi avvicino egli poso una mano sulla spalla. Lui appoggia la testa sulla mia spalla, e lo avvolgo in un abbraccio.

“ Scusa Luke...”

“ Scusa di cosa? Perché ti dovresti scusare? Sono io che ti devo chiedere perdono… perché ti faccio passare notti orribili come questa; perché sono stato assente nel periodo della tua adolescenza; perché sono stato causa di sofferenza per te; E poi ti devo ringraziare… grazie a te mi sento molto più sicuro ultimamente; grazie a te ho ritrovato il sorriso che sto cercando da quattro anni… Bo, non serve che tu mi sappia consolare… Mi basta che tu mi stia vicino, cosa che stai facendo meglio di chiunque altro. Per me è molto più importante la tua presenza… I tuoi gesti, i tuoi sorrisi, i tuoi abbracci valgono più di mille parole…”

Ora singhiozza.

“ Ti voglio bene, Luke…” mi risponde, con il viso affondato nella cavità della mia spalla.



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Lo so che ha bisogno di me… So come ci si sente ad aver bisogno di una persona accanto, di un fratello. Io ho avuto bisogno di un fratello durante questi lunghissimi quattro anni, ma non l’ho mai avuto accanto a me… era lontano… troppo lontano.
Ora lui ha bisogno di me. Io non sono lontano, posso stargli vicino, voglio stargli vicino ed aiutarlo.

Vuole che rimanga qui con lui. Aspettavo questa richiesta da tre mesi, ora mi sento finalmente utile, mi sento come un fratello maggiore. È strano, è una cosa che non avevo mai provato… Sono sempre stato il piccolino che tutti si sentivano in dovere di proteggere, per questo sono sempre andato in cerca di guai (anche se non è mai servito che andassi a cercarli, poiché li trovavo comunque), e Luke era sempre lì ad aiutarmi, a escogitare qualche piano geniale. Questa genialità lo ha sempre caratterizzato fin da bambino.
Mi alzo.

“Dove vai?” mi chiede con voce alquanto spaventata. Mi volto e gli sorrido. Un sorriso quasi tranquillizzante direi.

“ Non vuoi che rimanga con te? Porto qui il mio letto e lo attacco al tuo!” affermo, come se fosse stata la cosa più ovvia al mondo.
 

Sposto il letto, cercando di non fare troppo rumore… non voglio svegliare zio Jesse e Daisy. Hanno bisogno di riposo.

Luke mi guarda con una strana espressione in volto. Sembra essermi grato per quel che ho fatto.

Mi infilo sotto le coperte, accanto a lui.

“ Lascio la luce accesa, ok?” so che ha paura del buio, anche se c’è sempre una piccola luce in camera nostra.

“ Non ho paura del buio…- mi dice Luke, guardandomi seriamente – ho paura se mi sento solo… Tu sei qui accanto, ora. Non mi sento solo…”
Gli sorrido, e spengo la luce.

“ Buona notte, Luke…- do un’occhiata alla sveglia – anzi, buon giorno” rettifico.

Luke ride. Era da tempo che non lo sentivo ridere. Certo, la sua risata non è la solita che quattro anni fa ero abituato a sentire. Nella sua voce c’è sempre traccia di tristezza; ma è un buon inizio, no? Finalmente è riuscito a ridere.



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9.00 a.m.



Un caldo raggio di sole si posa delicatamente sul mio viso.
Apro lentamente gli occhi, in maniera che si abituino alla luce.
Mi volto verso la sveglia sul comodino… le nove???
Sono le nove???

Mi volto e trovo Bo sdraiato sul letto attaccato al mio che mi fissa con un raggiante sorriso stampato in faccia.

“ Buongiorno!” esclama allegramente.

Mi strofino gli occhi.
Perché Bo è nel letto attaccato al mio? Ah, sì, ora ricordo!
Sono riuscito a dormire dalle 4 fino alle 9 ininterrottamente, senza fare incubi?

“ Grazie, Bo… E’ tutto merito tuo…”

“ Visto?- mi risponde, senza far riposare le sue labbra, sempre tese a formare uno splendido e sincero sorriso, tipico di mio cugino. – te l’avevo detto che saresti riuscito a dormire senza svegliarti e fare incubi… Dubitavi forse di me?”

“ No, Bo.. Non ho mai dubitato della tua parola.” Rispondo, seriamente.

“ Te l’ho detto che se vogliamo possiamo fare tutto assieme, no?”

Sei proprio cresciuto, Bo… si vede che sei diventato più maturo.
Gli scompiglio i biondi capelli, già arruffati a causa della notte.
Ci vestiamo e andiamo in cucina, a fare colazione.

Zio Jesse ci attende seduto sulla poltrona.
Deve aver notato la mia espressione probabilmente più serena del solito. Si avvicina. Mi abbraccia.

“ Come stai, Lukas?”

Io gli sorrido, poi guardo Bo.

“ Benissimo, zio. Benissimo.”

Mi avvio verso la cucina.



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“ Come stai, Lukas?”

Luke sorride e mi guarda, con riconoscenza.

“ Benissimo, zio. Benissimo.” sparisce dietro la soglia della porta della cucina.

Rimango in salotto, con zio Jesse.

Mi abbraccia e mi accarezza la schiena. Mi allontana per guardarmi negli occhi. I suoi occhi sono umidi, ma ha un’espressione felice.

“ Bravo, figliolo. Sono fiero di te.”

Zio Jesse ha capito tutto, come sempre.


Raggiungo Luke in cucina.
Sta chiacchierando allegramente con Daisy. Abbiamo fatto un grosso passo.

I suoi profondi occhi azzurri celano ancora tristezza e dolore, ma lo vedo molto migliorato; ora è molto più sereno.

Zio Jesse esce per accompagnare Daisy al lavoro. Io e Luke rimaniamo soli in cucina.

Io alzo lo sguardo dal mio piatto, cercando il suo.
Luke si accorge subito di essere osservato, e alza lo sguardo incontrando il mio.

“ D’accordo, Bo… mi hai convinto… Non del tutto, ma un po’ mi hai convinto…”

Io sorrido. Siamo tornati quelli di un tempo: uno sguardo per intenerci…

“ Allora è servito a qualcosa ripetertelo? Sono contento che tu l’abbia capito, perché è la verità... Non sei un assassino, Luke. Sei un angelo, un angelo custode, e…” Lascio la frase sospesa.

“ Nessuno ha paura degli angeli custodi.” la completa Luke.

Mi alzo dalla sedia e lo abbraccio.

“ Nessuno ha paura degli angeli custodi.” ripeto, con le lacrime che lentamente scendono sul mio viso.

Visto? Ce l’abbiamo fatta... Ce l’abbiamo fatta, Luke! Abbiamo compiuto il più grande passo per farti ritornare quello di un tempo.
Te l’avevo detto: insieme possiamo fare tutto, se lo vogliamo… Nessuno ci separerà mai più, Luke… Nessuno… Staremo insieme per sempre… Non permetterò più a nessuno di portarti via da me per così tanto tempo; non permetterò più a nessuno di farti soffrire.

Ti proteggerò, Luke. Come tu hai sempre fatto con me… E' il minimo che possa fare, per ricambiare tutto quello che tu hai fatto per me.






FINE









Ciao a tutti! Questa è la mia prima One-shot…
Francamente, non mi convince molto; quindi ci tengo davvero a sentire il vostro parere… Spero di non aver creato confusione con i cambi di personaggio.
Ho voluto creare questa fic mettendo Bo nei panni di fratello maggiore, dopo che Luke è tornato dalla guerra e soffre a causa di ciò.
Nella serie tv non hanno mai accennato a questo periodo (credo sia uno dei periodi più difficili ma significativi che i Duke hanno dovuto affrontare) quindi ho deciso di scrivere questa Shot per compensare la mia curiosità riguardo questo periodo.
Spero comunque che vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che recensiranno… E ovviamente anche tutti coloro che hanno solamente letto.
Spero vi sia piaciuta.










BaCi, Lu Duke94









  
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