Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Victoire    02/12/2008    5 recensioni
<< Cosa ti prende? >> una voce melliflua, sensuale.
<< Nulla >> una risposta tanto lieve quanto non veritiera.
Delle mani sottili e dalle pelle molto chiara le prendono le spalle con fermezza, la scuotono appena.
<< Vuoi parlare con me? >>
Prima One-shot, fatemi sapere cosa ne pensate.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<< Cosa ti prende? >> una voce melliflua, sensuale.
<< Nulla >> una risposta tanto lieve quanto non veritiera.
Delle mani sottili e dalle pelle molto chiara le prendono le spalle con fermezza, la scuotono appena.
<< Vuoi parlare con me? >>
Lei scuote il capo facendo ondeggiare dei capelli rossi ma è incerta. Si sforza di tenere lo sguardo lontano da quello di lui fissando il pavimento ma lui non glielo permette. Le pone una mano sotto il mento e glielo solleva affondando subito dopo nelle sue iridi azzurre.
Gin si morde il labbro trattenendo le lacrime.
Draco allontana la mano dall’altrui spalla facendola ricadere inerme contro il proprio fianco.
Lei non ha voglia di parlare con lui.
Le da le spalle e si allontana dirigendosi senza esitazioni verso la porta di ingresso.
<< Draco? >> una voce lo costringe a fermarsi e a voltarsi.
<< Si? >> atono, occhi fissi nel vuoto.
Silenzio.
Silenzio colmato poco dopo da dei passi veloci. Le braccia di lei a cingergli la vita mentre la guarda, dall’alto.
Il volto di lei poggiato sul suo petto, sulla camicia leggera.
<< Non andare >> sussurrato a fior di labbra.
Lui inarca un sopracciglio ma lo fa molto più fluidamente del solito, senza quelle spigolosità tanto odiate dalla ragazza che se lo potesse guardare in viso adesso, di sicuro, sorriderebbe.
Una mano a toccare quei capelli di seta rossa. Caldi, morbidi.
Si, perché anche lei era seta. Ed era fuoco.
L’aveva capito due mesi prima.
Quando, per la prima volta, avevano fatto l’amore.



Era successo per caso. Ma il caso non esiste.
Si erano incontrati in un pub, non si vedevano da circa due anni.
Era strano come fossero cambiati e, al contempo, rimasti gli stessi.
Lui sempre perfetto.
Lei sempre a modo suo.
Ci erano voluti solo pochi istanti perché si riconoscessero e perché, entrambi, sorridessero appena riconoscendo l’una nell’altro una parte della loro vita passata. In due anni era cambiato tutto.
Le certezze, o per lo meno quelle che credevano tali, erano state spazzate via come un castello di carta da una folata di vento. Si erano sciolte come neve al sole, lasciando al loro posto solo delle indistinte pozze d’acqua che, man mano, erano evaporate.
Un alone indistinto, ecco cos’era rimasto.
<< Salve >> un gesto del capo.
<< Buongiorno a te >> un sorriso accennato.
Lei gli aveva indicato una sedia, lui si era accomodato sull’altra.
Si sorpresero a guardarsi negli occhi e risero entrambi.
Lei gettando la testa lievemente all’indietro.
Lui compostamente, stupendosi della semplicità con la quale quella risata era fiorita dalle sue labbra.
<< Acquaviola? >> le chiese.
Lei, stranita, annuì. << Come facevi a saperlo? >>
Draco sollevò le spalle con noncuranza. << Un Acquaviola e un.. >>
<< Whiskey Incendiario >> concluse lei voltandosi verso il cameriere.
Il ragazzo la fissò insistentemente, con gli occhi ridotti a fessure.
<< E tu? >> Nessuno dei due rispose a quella domanda, lasciando che il silenzio aleggiasse tra loro prima dell’arrivo delle ordinazioni.
<< Come mai da queste parti? >>
<< Faccende di lavoro. Tu? >> il bicchiere alle labbra mentre un sorso bollente gli scendeva lungo la gola.
<< Cercavo l’ispirazione >> anche lei portò il bicchiere alle labbra. Con gesto sicuro e fluido, bevendo a piccoli sorsi.
<< Per cosa esattamente? >> Si rese conto di non sapere nulla di lei, di non avere neppure idea di ciò che facesse nella vita, se vivesse da sola, se stesse con qualcuno.
<< Un quadro >> abbassò lo sguardo. Quello non era il suo lavoro, solo una passione celata al resto del mondo.
<< Dipingi? >> chiese lui, incuriosito.
<< Qualche volta >> commentò lei in un soffio, sollevando finalmente lo sguardo.
Ancora silenzio mentre entrambi finirono di sorseggiare le proprie bevande.
Posò il bicchiere sul tavolo, producendo un rumore sommesso e, alle sue orecchie, piacevole.
<< Ti andrebbe di dipingere per me? >>
Lei spalancò gli occhi e, dopo un attimo di smarrimento, scosse la testa.
<< Perché? >> fece lui, l’ironia nella voce. Che reazione era mai quella?
<< Non lo faccio per professione >> si affrettò a rispondere.
Lui sollevò un sopracciglio e si alzò lasciando un biglietto tirato fuori da non si sa dove sul tavolo davanti a lei, facendolo scivolare sotto gli altrui occhi con un gesto tranquillo della mano.
<< Alle 18.30 a casa mia >> andò via, passandole accanto.<< A stasera >>
Lei prese il biglietto tra le mani e lesse l’indirizzo.
Si alzò ed uscì, stranamente nervosa, pensando a come ci si dovesse vestire per recarsi a casa di un Malfoy nella quale non era mai entrata come ospite.


Optò per un tailleur nero e una camicia bianca, semplice. Lasciò i capelli sciolti e impreziosì i lobi con due pendenti in oro bianco.
Uscì di casa mezz’ora prima dell’appuntamento avendo mentalmente calcolato che ci avrebbe messo una ventina di minuti per arrivare a casa di Draco. E dieci per bussare alla porta.
Quando giunse dinnanzi alla dimora si stupì di tanta semplicità. Era una villetta normalissima circondata da un giardino curato. Salì i tre scalini che congiungevano il vialetto alla porta di ingresso e, dopo aver tratto un respiro profondo e aver stretto la mano sulla borsetta, sollevò la destrorsa stretta in un pugno per bussare alla porta.
Questa si aprì pochi istanti dopo lasciando intravedere il padrone di casa in jeans e camicia.
Strano, si sarebbe aspettata che ci fosse un elfo domestico tuttofare ad aiutarlo anche nelle faccende più semplici.
<< Ciao >>
<< Sei puntuale >> le disse i risposta.
Era un complimento?Si, probabile.
Aprì maggiormente la porta permettendole di entrare.
<< Benvenuta >>
<< Grazie >> gli sorrise fissandolo.
Lui la squadrò dall’alto in basso ponendosi una mano sul mento e carezzandolo lievemente con aria pensosa. << Mmh.. >>
<< Cos’hai da guardare? >> chiese lei stizzita, ponendosi le mani sui fianchi.
Lui allontanò la mano incrociando le braccia al petto.
<< Nulla. Spostiamoci in salotto >> La condusse nella stanza attigua. Era luminosa e stranamente calda nonostante i colori appartenessero alla schiera dei freddi. Il nero dominante, il bianco accennato assieme al verde.
<< E’ bello qui. Vivi solo? >> disse lei accomodandosi compostamente su una poltrona indicatale dal ragazzo.
Lui annuì sedendosi. << Da un po’ di tempo ormai. Tu? >> << No, ma conto di trasferirmi presto >> Era ancora rigida.Teneva la borsetta posata in grembo e stretta tra le mani, come quelle vecchiette bisbetiche che si vedevano di tanto in tanto ai ricevimenti.
Draco lo notò.
<< Perché sei nervosa? >> posò la schiena contro la spalliera stendendo appena le gambe e puntando gli occhi verso il soffitto.
Fece finta di non averlo sentito. << L’hai arredata tu? >>
Lui si raddrizzò appena e produsse un sorriso sghembo. << Rispondimi >> tono imperioso ma controllato.
Gin abbassò nuovamente lo sguardo e rafforzò la presa sulla borsa prima di parlare. << Non ho mai dipinto davanti a nessuno >> ammise infine.
<< E’ così importante per te farlo da sola? >> le chiese con voce più morbida.
E lei non seppe rispondergli. Si limitò ad alzare lo sguardo e a cercare i suoi occhi.
Draco si alzò e le si diresse incontro. Fletté le gambe e si pose davanti a lei senza sfiorarla neppure ma così vicino da poter sentire il suo calore e la sua tensione quasi fossero entità fisiche.
<< Proviamoci assieme >> e le tese la mano.
Lei allungò la propria, tremante, verso quella del ragazzo e dopo un attimo di esitazione ve la posò sopra. La condusse al piano superiore, in una stanza che si apriva all’esterno con grandi vetrate. La luce del tramonto filtrava attraverso i vetri e, rimbalzando contro le superfici chiare, rendeva il posto accogliente più di quanto già fosse.
Gin si ammorbidì appena e seppe che lui aveva percepito il cambiamento perché si voltò a guardarla.
<< Scegli >>
<< No, tu >> rispose lei immediatamente.
Lui scosse il capo. << Non se ne parla >>
Lei sbuffò appena svoltando gli occhi. << Noioso >>
<< Come te >>
Si guardò intorno, non sapeva cosa scegliere.
Se i mobili o il panorama, se l’interno o l’esterno.
Alla fine optò per una via di mezzo.
L’esterno visto dalla camera mentre l’interno era illuminato dalla luce del sole calante.
Lasciò andare la mano di Draco e si diresse verso lo sgabello di un pianoforte posto sulla parete di sinistra. Lo trascinò davanti alla finestra, a ridosso del muro, e poi aprì la borsetta.
Vi estrasse tutto l’occorrente. Dal cavalletto alla tela, dai colori ai pennelli.
Il ragazzo intanto la guardava poggiato con la spalla allo stipite della porta, attratto da tanta perizia.
E lei si dimenticò che lui era lì.
Si dedicò a ciò che amava fare senza preoccuparsi, senza rendersi conto del fatto che lui la stesse guardando, che potesse giudicarla.
La luce naturale scomparve lasciando il posto alla luce prodotta da più candele, un vezzo al quale Draco non aveva voluto rinunciare.
Passò del tempo, molto.
<< Basta per stasera >> le sussurrò lui all’orecchio facendola trasalire.
Lei si voltò e si ritrovarono ad un centimetro l’uno dall’altra, a respirare ognuno il respiro dell’altro.
<< Ma non è.. >>
<< La cena è in tavola >> ribattè lui non facendole terminare la frase


Scesero al piano di sotto l’uno di fianco all’altra, la scalinata ampia lo permetteva.
Il tavolo del salotto era imbandito e, a giudicare dall’odore, le pietanze dovevano essere niente male.
<< Hai cucinato tu? >> gli chiese accomodandosi sulla sedia da lui scostata
<< Con qualche aiutino >> ammise senza difficoltà, facendole un occhiolino.
Mangiarono di gusto entrambi, intercalando di tanto in tanto parole a bocconi.
Quando ebbero finito entrambi si tamponarono compostamente la bocca e posarono il tovagliolo che era stato posato per tutta la cena in grembo accanto al piatto.
<< E’ stato tutto ottimo >> commentò lei.
Lui sorrise, entusiasta che la cena le fosse piaciuta sul serio. << Grazie. Gradisci qualcos’altro? >> << Ma guarda che i complimenti erano per la cuoca, non per te >> strinse le labbra, inarcando appena le sopracciglia con aria di sufficienza.
<< E chi ti dice che sia una lei? >> chiese lui storcendo il sopracciglio sinistro.
<< Lo dico io >> commentò lei, incrociando le braccia.
Lui rise ancora, questa volta sommessamente e lei non riuscì affatto a comprendere cosa gli stesse passando per la testa.

Ripresero posto sulle poltrone dove si erano accomodati quel pomeriggio e continuarono a chiacchierare di passato e presente, di presente e futuro.
<< Cosa farai da grande? >>
<< Quello che faccio ora >> rispose lui, quieto.
<< Cioè? >> chiese lei, ignorando sia il lavoro che gli interessi del ragazzo.
<< Ripulisco il mondo >> disse lui, voltando il capo verso il camino vuoto.
Lo vide irrigidirsi e non gli chiese spiegazioni nonostante non fosse sicura di aver ben compreso.
La stanza parve diventare improvvisamente troppo piccola per entrambi.
Fece per alzarsi << Allora il vado, si è fatto tardi >>
Draco voltò il capo e la guardo gelido. << Tu non vai da nessuna parte >>
Lei volò con la mente alla propria bacchetta, custodita nella borsetta di pelle.
<< Motivo? >>
<< Si è fatto buio >> indicò con un gesto del capo la finestra dalla quale oramai non filtrava alcuna luce.
<< E con questo? >> si diresse verso la porta, ignorando lo sguardo del ragazzo.
Lui la seguì e poco dopo lo sentì sussurrare qualcosa.
Quando lei tese la mano per aprire la porta la ritrasse immediatamente, era incandescente.
Estrasse la bacchetta e provò svariati incantesimi senza avere alcun successo, la porta non si mosse.
Aveva controllato persino le finestre, erano bloccate. Tutte.
<< La tua camera è in fondo a sinistra >> le disse il ragazzo, entrando dalla porta che le stava dinnanzi.
<< Fammi uscire >> rispose lei con tono di voce più alto del solito.
<< Se hai bisogno di qualcosa mi trovi in camera mia, all’ultimo piano >>
Si voltò e, senza aggiungere altro, sparì.
Lei sostò in quella stanza ancora per qualche tempo, misurando il loco con lo sguardo.
Alla fine, rassegnata, si diresse su per le scale.
Aprì la porta della camera che Draco le aveva indicato chiudendosela subito dopo alle spalle e facendo girare la chiave nella toppa.
Si diresse verso il letto, posto sulla parete di destra, e vi si sedette sopra scoprendosi stanca.
Sfilò le scarpe, si sdraiò e, con lo sguardo puntato fuori dalla finestra, si addormentò.
Venne svegliata da un rumore sommesso e pressoché continuo.
Batté le palpebre più volte per recuperare una visione nitida della stanza.
Il rumore veniva dalla porta, qualcuno stava bussando.
<< Si? >> rispose, con la voce ancora impastata dal sonno.
<< Va tutto bene? >>
si diresse verso la porta e fece scattare la chiave. La aprì solo di uno spiraglio.
<< Meravigliosamente visto che sono bloccata qui. >> commentò lei sarcastica.
Lui non fece caso a quell’affermazione. << Posso entrare? >> le chiese.
Lei spalancò la porta è allargò le braccia. << E’ casa tua >> camminando in punta di piedi sul pavimento si diresse nuovamente verso il letto dove si accomodò. Lui, invece, prese posto su di un poltrona posta sotto la finestra.
<< Non dovresti essere a letto? >> chiese lei stendendo le gambe accanto a se, in una posa che a lui ricordò molto la Venere Vincitrice.
<< Non si lasciano soli gli ospiti.. >> mormorò lui con un ghigno.
<< Io non sono tua ospite, sono tua prigioniera >> disse lei voltando lo sguardo.
Lui si alzò con l’ausilio della spinta delle braccia avvicinandosi a lei e sedendolesi proprio accanto.
Lei ritrasse i piedi ritrovando una posizione composta.
Vide che era bello, che lo era sempre stato.
Vide che i suoi modi erano eleganti, che lo erano sempre stati anche nei momenti peggiori.
E sentì che erano vicini, divisi solo da aria. L’aria che entrambi stavano respirando, l’aria necessaria alla loro sopravvivenza.
Allungò la mancina e sfiorò un filo di seta chiara osservandolo con il viso inclinato, con perizia.


Lui si voltò, puntando gli occhi in quelli di lei e si rese conto della schiacciante evidenza.
Non voleva che andasse via, che lo lasciasse solo.
Non voleva perché era pericoloso per lei ma ancor più per se stesso.
Temeva di sentire quella stretta allo stomaco che l’aveva irrigidito per tutto il giorno da quando si erano lasciati.
In parole povere temeva di sentirne la mancanza.
Si lasciò sfuggire un sospiro prima di avvicinarsi pericolosamente a lei.
Alle sue labbra, al suo corpo.
Si stese sul materasso portandola con sé, incurante di tutto ciò che non fossero loro.
Si sfiorarono più e più volte avvicinandosi e allontanandosi subito dopo, in una strana sorta di danza silenziosa.
Finalmente le loro labbra si toccarono.
E furono ghiaccio e fiamma, acqua e fuoco.
Le labbra di lui, così sottili e morbide, passarono su quelle di lei carnose e rosse.
La lingua da serpente sfiorò appena il bordo dell’altrui bocca e questa si aprì a lui, calda e accogliente.
Si tolsero i vestiti con gesti semplici e sempre con maggior foga, animati dal desiderio di possedersi. Giocarono complici quando si trovarono entrambi in intimo.
Lui dei boxer neri, lei con reggiseno e mutandine nere..coordinate.
La guardò annebbiato dal desiderio, fremente.
Lei ricambiò lo sguardo passandogli una mano sul petto, decisa.
Si guardarono negli occhi ancora una volta, come a voler imprimere nella mente il ricordo di quella notte.
<< Amami >> disse lei, un fil di voce.
E lui non se lo fece ripetere.
Scese con le labbra sul suo seno, sul ventre piatto. Indugiò sui capezzoli prima e sull’ombelico poi, sentendo null’altro che il profumo di lei. Sentì che gli stava entrando dentro, impossessandosi del suo corpo, della sua anima.
Lei sfiorò le spalle di lui con le mani, gli strinse le gambe attorno al bacino.
E si amarono.
Per tutto quello che restava della notte.
L’alba sopraggiunse a piccoli passi dividendoli.
Lei si addormentò, cullata dalle carezze di lui e dal calore del sole nascente.
Lui si alzò e si diresse in un’altra stanza.


Passarono svariate ore prima che lei si svegliasse.
Era mattina inoltrata quando aprì gli occhi. Si guardò attorno.
Era sola.
Non che si fosse convinta che lui sarebbe stato li, solo che..
Si alzò e fece una doccia nel bagno attiguo, utilizzando degli asciugamani che molto probabilmente erano stati lasciati li appositamente per lei.
Quando scese al piano di sotto si meravigliò di non trovarci Draco.
Tornò al piano superiore e lo perlustrò, niente.
Si diresse quindi all’ultimo piano, quello dove lui le aveva detto di cercarlo se ne avesse avuto bisogno. La porta era aperta ma di lui nessuna traccia.
Quando il pendolo scoccò l’una la porta di ingresso si aprì. Lei volse lo sguardo e lo fissò.
Lui rimase immobile per un istante.
<< Come mai ancora qui? >> la voce tagliente, più di quanto non fosse stata il giorno precedente.
Lei rimase spiazzata. Inghiottì lo stupore e rispose << Sono tua prigioniera >> ripetè la frase della notte precedente.
Draco scosse il capo. << Ho rimosso tutti gli incantesimi stanotte >> commentò.
Lei aprì la bocca per ribattere ma non le riuscì. Effettivamente era stata stupida a non pensarci.
<< Io.. >> sussurrò appena.
Lui le si avvicinò, fletté le gambe e si ritrovò all’altezza della ragazza che giaceva ancora sulla poltrona. Le sfiorò la guancia con la mano.
Lei era rimasta lì.
Lei non aveva neppure pensato di andare via.
<< Resta con me >>



E lui la stringe, avvolgendole le spalle con le proprie braccia, abbassando il viso per incontrare il suo capo e saggiarne l’odore.
<< Allora bambina? >> tono più morbido, paziente.
Lacrime calde gli bagnarono la camicia pochi istanti dopo.
Lei compie un passo indietro e tende la mano verso di lui, con il palmo rivolto verso l’alto.
Lui inclina appena il capo ma non fa commenti consegnandole docile la sua mano.
Lei la guida verso il basso ventre.
Ed eccolo comprendere.
Capire che tutto cambierà.
Capire che il suo mondo adesso non cadrà più come un castello di carte.
Capire che lei sarà la donna della sua vita.
Capire che sarà padre.
Mentre un quadro che aspetta ancora di essere terminato li scruta dalla parete.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Victoire