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Autore: Generale Capo di Urano    09/02/2015    3 recensioni
[RusIce]
Cercò di aprire lentamente gli occhi; la testa gli faceva ancora un male cane.
Per poco non gli venne un colpo nel rendersi conto dell’identità della persona che lo sovrastava.
-C-che cosa ci fai tu qui?!
-Oh, non mi sembra questo il modo di accogliere un ospite. In fondo sono qui per aiutarti, da?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Islanda, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Islanda tossì. Sollevò con fatica un braccio sopra la fronte, per poi coprirsi gli occhi con il dorso della mano.
La porta si aprì di colpo, rivelando la figura preoccupata di Danimarca.
- Ehi, Ice… come va?
Il ragazzo cercò di girarsi dall’altra parte, con scarsi risultati. Tenne le palpebre chiuse, nel tentativo di diminuire il martellante mal di testa che lo assillava da qualche giorno.
- S-sto benissimo- borbottò- Sm-smettila di urlare…
-Ma io non sto url…- la frase venne stroncata sul nascere da un forte colpo nello stomaco, di provenienza sconosciuta, che fece piegare in due dal dolore il povero Nordico.
- Taci, fratello. Sei fastidioso.- Norvegia (DA DOVE DIAVOLO È SBUCATO LUI?!) distolse lo sguardo dal danese, per poi chinarsi verso il minore, togliendoli delicatamente il braccio dal volto e tamponandogli la fronte con un panno bagnato.
Islanda si limitò a mugugnare, troppo debole per riuscire a ribellarsi alle attenzioni del fratellone.
Mathias si avvicinò piano, riprendendo il suo solito sorriso, ma perdendolo quasi subito dopo nel vedere il volto pallido del più giovane.
-Si è almeno abbassata un po’ la febbre?
Lukas appoggiò la stoffa umida sulla testa di Emil, limitandosi a scuotere la testa.
Il maggiore sospirò. Non sapeva proprio cosa fare.
-Io…io sto bene- gemette Islanda –Voi…voi due andate, piuttosto. N-non c’era un meeting oggi?
 -Ma non possiamo lasciarti qui da solo! E se ti servisse qualcosa? E se ti si alzasse la febbre? E se avessi sete? E se ti venisse freddo? O caldo? E…e se stessi soffocando e…e noi non fossimo qui? E se…
-A-andate e basta!- il ragazzo ansimò per lo sforzo –P-posso benissimo cavarmela d-da solo!
-Potrei chiedere a Fin di rimanere a…
-N-no!
Norvegia si abbassò nuovamente verso il letto, sistemandogli meglio le coperte. –Noi andiamo. Ma tu devi riposarti, va bene?
Emil annuì piano.
Danimarca non sembrava ancora sicuro, ma alla fine si lasciò convincere e seguì il fratello fuori dalla porta, salutando il più piccolo.
Dopo un po’ Islanda sentì la porta di casa chiudersi e la chiave girare nella serratura.
Tenne gli occhi socchiusi, fissando il soffitto, finché la stanchezza non prese il sopravvento, facendolo crollare nel mondo dei sogni.
 
 



Fu svegliato da una strana sensazione, in un certo senso conosciuta. Non sapeva quanto avesse dormito, ma sicuramente non molto.
Qualcuno gli stava di nuovo bagnando la fronte; si chiese se gli altri non fossero già rientrati. Forse Den aveva avuto un attacco di panico.
O forse no.
Cercò di aprire lentamente gli occhi; la testa gli faceva ancora un male cane.
Per poco non gli venne un colpo nel rendersi conto dell’identità della persona che lo sovrastava.
-Здравствуй! Как дела?*
-C-che cosa ci fai tu qui?!- si pentì quasi subito di aver urlato; sentì una fitta alla testa e se la prese tra le mani con una smorfia di dolore. Mr Puffin, che fino a quel momento se ne era stato tranquillo appollaiato su una spalliera del letto, sbatté le ali, protestando e imprecando al pari di un certo italiano di nostra conoscenza.
-Oh, non mi sembra questo il modo di salutare un ospite- il sorriso angelico di Russia fece venire i brividi al giovane Nordico. –Sii un po’ più gentile; in fondo sono qui per aiutarti, Да?
Il ragazzo non capiva. O più probabilmente non voleva capire.
Distolse lo sguardo dal volto dell’uomo, forse anche un po’ spaventato dall’aura sinistra che questi sembrava emanare.
-Io…non so di che cosa tu stia parlando…
- Oh, su, su, sai benissimo di che cosa sto parlando, Исландия**. La situazione qui da te non è delle migliori, nevvero?
Emil chiuse gli occhi, girando la testa. Non poteva, non voleva ascoltarlo.
Sentì gli occhi viola del russo fissi su di sé, gli entravano dentro, osservandogli l’animo. Una sensazione di gelo gli penetrò nelle ossa, facendolo tremare.
No. Non si sarebbe fatto mettere sotto da quel gigantesco orsacchiotto comunista.
-N-non ho assolutamente bisogno del tuo aiuto.
Le sue parole non sembrarono scalfire minimamente Ivan, che si alzò tranquillamente in tutta la sua imponenza, senza perdere il suo solito sorriso sornione. 
Camminò lentamente verso la finestra, guardando all’esterno. Osservò con malinconia il cielo coperto, per poi tornare a fissare il viso terreo del ragazzino.
-Dovresti ascoltare la mia offerta, prima di rifiutare così, non credi?

 

 

Islanda gemette. In fondo, aveva bisogno di aiuto. Tanto, tanto aiuto.
Sospirò, cercando di fare mente locale. Cosa c’era di male, dopotutto?
Si girò verso l’altra Nazione, con sguardo quasi accusatorio.
-Cosa c’è sotto?
-Eh?
-Ti ho chiesto cosa c’è sotto!
Russia lo fissò intensamente per qualche secondo. Un velo di tristezza sembrò attraversare per un attimo quei terribili occhi viola.
Sospirò. –Perché dovrebbe esserci un secondo fine?
Emil fece per aprire bocca, ma l’altro lo interruppe, continuando a parlare.
-Perché qualsiasi cosa faccia dovrebbe essere per ricevere qualcosa in cambio? Che c’è? Mi credete tutti una persona così orribile?
Il Nordico non seppe cosa rispondere. Guardò perplesso il russo perso nei suoi pensieri, cercando di elaborare ciò che aveva appena sentito. 
Era davvero possibile una cosa del genere?
Forse avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Pensò a quali parole potessero risultare adatte, ma non ebbe il tempo di esprimerle 
che già l’uomo si era alzato e si era diretto verso la porta.
-R-Russia…
Ivan si girò; sul suo volto era riapparso il suo solito sorriso divertito.
-Ora devo andare. Credo che i tuoi fratelli stiano arrivando.
Abbassò la maniglia e uscì tranquillamente. La testa sbucò dall’uscio ancora una volta.
-Ne riparliamo un’altra volta, va bene?
Se ne andò in silenzio come era arrivato, lasciando basito il povero islandese.

 

 


-Allora, Ice, come te la passi? Va meglio?
Emil guardò scocciato il fratello, riavvolgendosi tra le coperte e dandogli le spalle. 
-Sono ancora vivo, se è questo che intendi. Adesso lasciami dormire in pace.
Danimarca lo fissò perplesso. Non aveva dormito abbastanza?
Oddio, forse stava davvero peggiorando!
-Noooooorge, vieni subito!!

 

 

 

 

 

 
Piccola traduzione dal russo presa direttamente da Google, perché il mini-dizionarietto 
italiano-russo risalente all’epoca della guerra fredda che ho a casa mi dà solo 
i saluti formali e strane parole che non mi servono a nulla:
*Zdravstvuj! Kak dilà? = Ciao/Buon giorno! Come stai?
**Islandiya = Islanda
 




Piccolo spazietto dell’autrice
Ok, le cose si sono svolte più o meno così:
Penso a quanto Russia e Islanda sarebbero cucciolosi assieme => gironzolo e scopro che questa coppia c’è sul serio => ricerco in giro per trovare un motivo valido per cui la RusIce avrebbe senso di esistere => scopro che nel 2008, quando l’Islanda era in crisi, per aiutarla la Russia ha prestato agli islandesi 4 miliardi di euro. Capite che questo è oro colato!
E allora ho scritto ‘sta roba. Ringrazio chi ha avuto la forza morale per arrivare fino a qui.
Moi moi!
   
 
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