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Autore: hazoverdos    09/02/2015    0 recensioni
Odiavo il suo modo di fare, il suo modo cosi garbato, da ragazzo innocente, da ragazzo dal cuore di pietra.
Un giorno quel muro qualcuno riuscirà ad abbatterlo e lui ritornerà a sorridere come faceva i primi giorni del college.
Volevo scoprirlo, ma avevo paura!
Genere: Fluff, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Furry
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Louis.

La luce entrava debole nella stanza del bagno, le gocce d'acqua dolce mi scorrevano lentamente sul corpo.
Era un buon modo per scacciare via i pensieri, per iniziare un altra giornata.
L'assenza in quella casa rimbombava sempre di piú, il silenzio ormai non aveva piú un suono e il dolore cercava di scacciarlo via. 
Non mi andava di ingurgitare, di far annegare nel mio stomaco qualcosa che sicuramente avrei lasciato andare via.
Quella mattina non aveva alcun senso. Il sole non c'erano perchè le nuvole lo avevano spazzato via.
Avevo paura di guardare la mia faccia nello specchio, avevo persino paura di aggiustarmi i capelli. Adaggiai la cartella sulle mie spalle e lasciai chiudere la porta alle mie spalle.
Il tempo iniziò a farsi buio e un tuono violento si schiantò sulla terra facendomi sobbalzare e aumentare il passo piú del solito. 
Entrai nel vicolo che mi portava al college e iniziò a piovere debolmente.
Le mura del college erano griggiastre, la parte inferiore si affacciava su una distesa di acqua e sabbia non curata. 
Era la parte migliore per ritrovarti a stare li con i pensieri immersi in un limbo oscuro. Sentí una spinta che mi colpí le spalle schiantandomi per terra.
Alzai appena la testa pesante. 
Zayn Malik. 
Studente dell'ultimo anno. 
                            
-Buongiorno frocio.-     
             
Una risata intervenne alle spalle del ragazzo. 
Harry Styles. 
Fa lo stesso corso di scienze con me. 
Le sue fossette disegnavano magnificamente il suo dolce sorriso preceduto da un filo sottile di barba. Mi alzai dolorante e mi scrollai i residui di erba e terreno bagnato dal pantalone.
Aspettai la lacrima che stava scivolando contro la mia pelle finisse di correre per asciugarmela ed entrare nell'aula. 
Il corridoio che portava all'aula della mia classe era piuttosto grande da ospitare tutti i ragazzi presenti.
Mi sedetti, come di mio solito, all'ultimo banco accanto alla finestra.
Faceva molto freddo per essere a quasi metá Maggio e mi accorsi che la nuvola passeggera era sparita lasciando ai pochi e deboli raggi del sole ad entrare in scena.
Ogni volta che muovevo ogni singola particella del mio corpo mi sentivo osservato. 
Penso che tutti avrebbero avuto modo di assistere a ciò che mi è successo poco fa, ma ormai sono abituati. 
Dalla porta blu cobalto entrò il ragazzo alto e snello, scrollò i boccoli caduti sulla fronte e si rimediò ad un 'Buongiorno' allegro. 
Si accomodò con nonchalance accanto al mio banco. Aveva gli occhi rossi, socchiusi e aveva un fottuto -e tenero- sorrido da ebete.
Avrei voluto prenderlo a pugni.
Mi guardava ma mi limitavo a non scontrare i suoi occhi verdi con i miei. 
L'azzurro e il verde non mi è mai piaciuto! 
Il mare e la foresta. 
Non aveva senso.
Per il puro nervosismo mi strappai quasi la manica della felpa ancora bagnata di terreno e erba.
Avevo le mani tremanti, gli occhi abbassati e la pelle torturata dalle dita.
La campanella si limitò a suonare uno stridolio che sembrava, per noi, l'urlo di una vittoria. 
Ero tornato sulla terra fino a quando..

-Ciao.-

..una voce sottile seguita da una puzza di erba venne da dietro alle mie spalle.
Mi bloccai difronte al mio armadietto senza nemmeno respirare. Avevo perso il senso dell'orientamento a quelle parole. 
La voce era cosi maledettamente familiare.

-Ciao.-

Sputai tremante.
Mi voltai e quel ragazzo dai capelli ricci, gli occhi verdi era difronte a me.
Avevo paura. 
Solo paura.
Non capí per quale stupida ragione aveva deciso di parlarmi. Non capivo. Non ero conoscente.

-Non avere paura, non voglio picchiarti.-

Sorrise con nonchalance avvicinandosi di piú a me.
Il suo alito misto di erba e caramelle alla menta mi fece ribaltare lo stomaco. Mi fece salire la nausea -e paura- piú di quanto ne avevo.
Non risposi alla frecciatina, mi limitai a voltarmi verso l'armadietto e lo chiusi dolcemente lasciandomi alle spalle Harry Styles e il suo sorriso fottutamente adorabile.
Dio, lo odiavo!

Odiavo il suo modo di fare, il suo modo cosi garbato, da ragazzo innocente, da ragazzo dal cuore di pietra.
Un giorno quel muro qualcuno riuscirà ad abbatterlo e lui ritornerà a sorridere come faceva i primi giorni del college.
Volevo scoprirlo, ma avevo paura! 
A dire la veritá, era l'unico che non mi aveva mai sfiorato. Si limitava a fermare 'la sua banda' fino a che non mi vedeva sanguinare. Oppure si limitava a sorridere e a farmi uscire il cuore dal corpo. 
Andai sulla distesa di acqua e sabbia e mi misi a fissare le onde che si scagliavano contro le rocce uniformi e forti. Le guardavo andare in dietro e poi con tutta furia distendersi sulla sabbia. Amavo guardare il mare, mi faceva stare tranquillo, superavo qualsiasi, mi liberavo dai pensieri oscuri. Era un mio modo per sfogarmi senza parlare. 
Guardavo il mare e tutto passava.
Portai una sigaretta nell'involucro delle mie labbra, avvicinai l'accendino e ispirai il fumo buttandolo lentamente fuori.
Pensare. Contemplare il vuoto dentro. 
Avevo voglia di far uscire i demoni che avevo in corpo, mi sentivo a pezzi e questi pezzi li sentivo urlare e sfracellarsi verso le rocce mentre annegavano nel mare.
Qualcuno si sedette dietro di me.
Dinuovo l'odore di erba e menta mi spezzarono le narici. Non mi mossi. Restai immobile a guardare l'acqua.
Sentivo il suo respiro regolare farsi sempre piú leggero dietro al mio collo.
Era cosi vicino?
Restó anche lui immobile, senza fiatare, senza muoversi.
Sentivo i suoi occhi penetrare nelle mie spalle.
Un'altro senso di paura mi colpí debolmente sulla spalla.
La sua mano era calda, grande. Mi copriva metà spalla. Tremai al gesto dolce ma non mi voltai.
Restammo fermi cosi per i prossimi venti minuti fino a che non mi alzai lasciandolo li per terra. 
Probabilmente mi aveva seguito.
Si, ma perchè?                
Perchè lo aveva fatto?


Era mezzanotte passata quando mi avvicinai vicino al bancone.
La ragazza dagli occhi celesti e i capelli biondi mi mise davanti un bicchierino di liquido trasparente con sale e limone. 
Misi il sale nell'incavo tra il pollice e l'incide e lo ospitai nella mia bocca leccandolo dolcemente, bevvi il liquido e misi il limone in bocca. Aveva un sapore quasi dolciastro e mi irrigidí dopo aver deglutito.
Iniziai a sentire un senso di stupore. Mi sentivo libero. Avevo buttato giú i miei pensieri.
Feci la stessa cosa per i prossimi due bicchieri e iniziavo gia a non stare bene.
Barcollando mi avviai al centro della pista da ballo e iniziai ad ondulare le braccia al cielo. Urlavo. Saltavo. Mi sentivo libero.
Ancora barcollando mi avvicinai alla porta, la spinsi leggermente e uscí fuori. 
Una ventata di vento caldo mi arrivò in volto.
Avevo la mente offuscata, i piedi che non mi reggevano. 
Riuscí ad accendere la sigaretta ma restavo immobile a guardare un punto della strada ma non capivo chi si stava avvicinando a me.
Due occhi verdi fecero da faro e mi fecero svegliare. Le sue fossette delineavano la sua dolce bocca aperta in un sorriso.
Mi prese per mano e io feci per toglierla ma la sua stretta era molto piú forte di me in quel momento.

-Lasciami.-

Dissi debolmente.
Era ubriaco anche lui, o almeno credo. Il suo alito misto tra tequila e erba mi invasero dritto la faccia facendomi mancare il respiro, senza farmi capire ancora nulla. 
Perchè era ancora qui?
Quasi cadendo appoggiai la mano sul suo petto e il cuore batteva cosi forte che pensavo che da un momento all'altro me lo sarei ritrovato in mano.
Entrammo dentro insieme e mi offri un bicchiere di un cocktail piuttosto colorato. 
Lo scolai come se fosse acqua. 
E li finí!
Buio totale.
   
 
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