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Autore: celtic_aster    09/02/2015    1 recensioni
(MitsubaxHijikata)
Il ti amo è una promessa eterna che va mantenuta. Anche se quelle parole non sono uscite dalla sua bocca, il suo cuore non ha fatto altrettanto. E forse, è proprio quell'amore, che entrambi si sono negati, a permettere loro di rincontrarsi, e di scambiarsi per sempre quella promessa.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Okita Mitsuba, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -Dannazione fa freddo- Pensò Hijikata accendendosi una sigaretta.
I terroristi del movimento per l’espulsione dei barbari avevano affondato la nave spaziale che lo doveva portare, insieme ad un gruppo ristretto di persone, sulla nave mercantile che da un po’ di tempo orbitava intorno alla terra.
In ogni caso, prima che la nave precipitasse erano riusciti a salvarsi per miracolo, lui più di tutti: mentre volavano giù verso il mare, Okita aveva estratto un bazooka ( da qualche posto sconosciuto) e aveva costantemente cercato di colpire il suo paracadute. Che fosse dannato quel mostro sadico.
Dopo il contatto con l’acqua tutto si era fatto nero, quante ore erano passate? Dove era? Non lo sapeva e sinceramente non gliene importava poi molto. Mitsuba era morta ormai da un anno, quel giorno era l’anniversario della sua morte, l’anniversario del giorno in cui il suo cuore era stato strappato via con forza dal suo petto e portato in cielo, insieme all’unica donna che lui avesse veramente amato.
Una  nuova folata di vento gelido accarezzò la sua pelle, e un brivido gli fece rizzare i peli della schiena. Crack.. crack Qualcosa si stava muovendo vicino a lui, ma solo in quel momento si accorse di quanto fosse buio quel luogo. Doveva essere notte, e probabilmente si trovava in una foresta.
Quel buio e quella solitudine spalancarono le porte della sua tristezza, che aveva bloccato per così tanto tempo. Non sapeva per quale motivo, ma non riusciva a trattenersi; si tolse la sigaretta dalle labbra e si appoggiò ad un albero. A quel punto sentì qualcosa di umido e caldo solcargli le guance. Piangeva. Piangeva per Mitsuba, per le vite che aveva preso, piangeva perfino per la paura di non poter saldare i conti con quel samurai dai capelli argentati.
Ma il rumore di rami spezzati si fece più vicino; senza pensarci due volte estrasse la katana e si preparò a difendersi, ma poi la riconobbe. Non sapeva come, in mezzo a tutta quell’oscurità, la potesse vedere.  Mitsuba era lì; inconfondibile nel suo kimono e i capelli ambrati raccolti dietro alla nuca.
“Ciao Toshi. Da quanto tempo non mi vedi.” Disse lei, con la sua dolce voce.
“S..sei..tu. Come fai ad essere viva?” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
“Non sono io ad essere viva, sei tu ad essere quasi morto. Vieni.” E gli tese una mano, che lui strinse dopo aver riposto la katana.
“Dove siamo?” chiese.
“Questa è la terra a metà tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Tu sei quasi morto, ed ora ti trovi qui. Quando ho visto la vostra caduta, mi sono preoccupata. Poi ho sentito il tuo arrivo in questo mondo, ed ho deciso di vegliare su di te fino al tuo risveglio” Mitsuba lo stava guidando verso una cittadella, un gruppo di edifici, e tutto si stava facendo più luminoso.
“Hai detto che ci hai visti cadere, cosa vuol dire?” Chiese Hijikata.
“Sciocco, è ovvio. Io ho sempre vigilato su di voi. Sai come quella storia degli angeli protettori, solo che non facendo parte del mondo dei vivi, non potete vedermi.” Fu la sua risposta.
Toshi non parlò più, e le strinse la mano più forte, per paura che lei potesse scapparle via.
Quando arrivarono alla cittadella, il vicecomandante si accorse che quelle non erano case, ma blocchi di cristallo azzurro, che brillavano, illuminando tutto il paesaggio circostante.
La ragazza lo portò su di una collina, dove l’erba ed i fiori si intrecciavano, andando a formare un soffice cuscino. Si sedettero su di esso e si guardarono; per la prima volta dopo tanto tempo si guardarono, senza paura di nascondere i loro sentimenti, ed il mare di parole mai dette si riversò negli occhi di Hijikata.
“Mi ricordo che una volta mi chiedesti di guardare le stelle con te, mi dispiace averti detto di no” disse, pensando a quanto fosse stupida la sua affermazione.
“Sssh” Mitsuba si portò un dito alla bocca e mimò con la bocca le parole guarda lassù.
Sopra di loro il cielo si era tinto di stelle, stelle innaturali che si muovevano come fossore foglie trascinate dal vento. Ma, come aveva temuto, non riusciva a guardare quelle bellissime stelle, perché accanto a lui c’era qualcosa di ancora più bello. Era talmente bella che temette che Mitsuba potesse sentire il battito serrato del suo cuore. Lei se ne accorse e il suo sguardò ricambiò lo stesso pensiero.
Hijikata scoprì poco dopo che in quel mondo poteva fare tutto quello che voleva, e dicendo a Mitsuba "recuperiamo il tempo perso", aveva usufruitò di quest'opportunità. Mangiarono cibi piccanti e maionese. Giocarono a carte, e lui fece finta che non lo toccasse minimanete l'aver perso per 5 volte.Però, man mano che il tempo passava, si accorgeva sempre di più dell'irrealtà di quella situazione.

“Sai ognuno di noi .. nella mente di qualcuno, ha due vite.. per così dire. Una è quella da vivi, e l’altra è quella nei sogni.” Mitsuba sembrava aver letto i suoi pensieri.
“Cosa intendi dire?” Aveva il presentimento che qualcosa non andasse.
“Quando tornerai, io sarò un tuo sogno, sarò parte della tua immaginazione. Però tu devi sognarmi, anche se non mi vedrai. Io sono innamorata di te, e sapendo che tu mi penserai mi sentirò più viva di prima, anche se tu non potrai vedermi. Io, al contrario ti vedrò vivere la tua vita, sarò libera di osservarla in tutto il suo splendore.” Disse accarezzandogli una guancia.
“No! Io rimarrò qui con te.” Sapeva che aveva la voce tremante, e si maledisse.
“Tu ora devi andare, amore mio, non appartieni ancora a questo mondo. Sappi che io arò eterna nel tuo cuore e il mio amore farà lo stesso. Ti amo.” E lo baciò.
Hijikata non fece in tempo a dire no, che si ritrovò circondato da Kondo, Okita e Yamazaki che lo guardavano  con gli occhi sgranati, steso sul lettino di un ospedale.
“Pensavamo stessi per morire” Iniziò il comandante.
“ A nessuno sarebbe dispiaciuto.” Okita era ritornato alla sua solita espressione da sadico
“Vice comandante ha perso i sensi dopo essere caduto in acqua. La sua era morte sicura. In pratica si può dire che lei sia appena ritornato dal mondo dei morti.” Yamazaki scoppiò in una risata.
Però Hijikata sentiva ancora il calore delle labbra di lei sulle sue, e sapendo che lei lo avrebbe sentito si ritrovò a sussurrare “ti amo”, immaginando lei seduta accanto al letto.
 
 
 
   
 
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