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Autore: altan    10/02/2015    2 recensioni
Finisco di fumare la sigaretta con calma, guardandomi intorno senza dare nell’occhio, cosa che mi riesce alla perfezione.
Non c’è niente di strano, nessuno fa caso a me, tutti continuano con la loro vita come se io non esistessi ed è perfetto così.
- spero di aver inserito la storia nella sezione giussta, è la prima volta che scrivo qualcosa del genere...-
Genere: Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Finisco di fumare la sigaretta con calma, guardandomi intorno senza dare nell’occhio, cosa che mi riesce alla perfezione. Non c’è niente di strano, nessuno fa caso a me, tutti continuano con la loro vita come se io non esistessi ed è perfetto così. Con naturalezza – sarei potuto tranquillamente diventare un attore. E scommetto che avrei pure vinto l’Oscar. Non per vantarmi ma sono davvero bravo a recitare- entro nell’edificio. Una volta raggiunto il tetto mi prendo un paio di secondi per respirare l’aria che c’è quassù: più fresca e pulita – si fa per dire- di quanto non sia quella giù in strada. Mi avvicino al parapetto, so già dove posizionarmi per avere la visuale migliore del tribunale, apro la valigetta che porto con me, una ventiquattrore nera, semplice, uguale a molte altre eccetto che per il contenuto. Dubito che molte persone oltre a me ci tengano dei fucili di precisione. Monto la mia arma con gesti rapidi e sicuri dettati dall’abitudine. Probabilmente riuscirei a montare il mio vecchio fucile ad occhi chiusi. Mi sistemo in modo da poter prendere bene la mira e al contempo non essere visto da nessuno. Quello che serve per fare bene questo lavoro sono precisione e pazienza, due qualità che a me certo non mancano. Un errore, anche piccolissimo, può fare tutta la differenza. Uno sbaglio può impedirmi di portare a termine il mio lavoro e farmi perdere così molti soldi o addirittura farmi arrestare e francamente non mi ci vedo bene in tuta arancione. Precisione e pazienza, sono tutto. Certo anche la fortuna ha la sua parte e finora a me non è mai mancata. La mia vittima dovrebbe arrivare tra pochi minuti, ammesso che non sia in ritardo, ma considerata la sua importanza dubito succederà. Del resto si sa che quello del magistrato è un lavoro faticoso e pericoloso. Questo poi, ha deciso di pestare i piedi alla persona sbagliata e così ha firmato la sua condanna a morte. Non che le motivazioni per cui vengo assunto mi interessino più di tanto – diciamo pure che non me ne frega niente- ma un controllo sul datore di lavoro è d’obbligo. Non si può mai sapere , si sa che la prudenza non è mai troppa. Quello che importa a me sono i soldi. E me ne pagano molti per questo incarico. Una macchina nera si ferma proprio davanti la porta del tribunale e il magistrato con tanto di scorta, scende. Il cuore accelera leggermente mentre prendo la mira. Per quanto siano dieci anni che faccio il sicario professionista c’è sempre un po’ di agitazione. O forse dovrei definirla eccitazione? Si, probabilmente è più corretto definire questa sensazione eccitazione. Il cuore accelera i battiti, l’adrenalina inizia a scorrermi nelle vene e un brivido di piacere mi attraversa la schiena, mentre il respiro rimane calmo, le mani ferme e la mente lucida. Cielo quanto amo questo lavoro! Seguo il magistrato grazie al mirino per un paio di secondi per essere sicuro di non sbagliare. La testa è più difficile da colpire rispetto al resto del corpo, e questo rende il mio lavoro ancora più divertente, una sfida continua. E poi dopo dieci anni posso dire che questa è un po’ la mia firma. È un’istante. L’attimo in cui tutto cambia. Il momento in cui una vita si spegne, in cui il panico si scatena e altro sangue va ad aggiungersi a quello di che già gronda dalle mie mani, rendendo ancora più nera un’anima che ormai non possiedo più. Di nuovo un centro perfetto. Il magistrato è a terra morto, il suo sangue macchia le scale bianche del tribunale. Le inutili guardie del corpo scrutano la folla di curiosi, in cerca di un colpevole che non possono individuare. Lascio andare il fiato che avevo trattenuto quando ho premuto il grilletto. Smonto rapidamente il fucile, lo ripongo nella valigetta, raccolgo il bossolo che è rotolato a terra accanto a me e me ne vado esattamente come sono arrivato. Il mio lavoro è finito. Lascio l’edificio con la stessa calma con cui sono entrato, ancora una volta nessuno fa caso a me. Sono un fantasma in mezzo ad una folla impazzita. Una volta fuori accendo una sigaretta e mi dirigo alla stazione metropolitane più vicina, mentre un’inutile ambulanza sfreccia a sirene spiegate verso il tribunale. Guardo l’orologio, sono le 13.23, tra quattro ore ho un aereo che mi porterà in un’altra città, in un altro Stato per un nuovo lavoro, e poi forse mi prenderò una meritata vacanza. È da molto che non vado al mare… Nel frattempo ho tutto il tempo di tornare al motel in cui ho alloggiato in questi giorni e raccogliere le mie cose, poi potrei fermarmi da qualche parte per magiare qualcosa. Mi è venuta fame, ora che ho portato a termine il mio lavoro. Presto inizierà la caccia all’uomo, ma per quel momento io sarò già lontano. Nessuno mi ha visto, nessuno ha fatto caso a me. Non corro nemmeno il rischio che il tizio che mi ha assunto faccia il mio nome, non avrebbe il coraggio di tradirmi, sa che potrei eliminarlo in qualunque momento, per quanto mi secchi uccidere senza essere pagato. Il cellulare vibra nella mia tasca. Il messaggio mi comunica che il resto del mio compenso è stato versato sul mio conto. Forse potrei andare ai Caraibi per quella vacanza… si mi sembra proprio un bel posto dove andare a rilassarsi. *Note* Ecco, si… farei meglio a studiare visto che tra pochi giorni ho un paio di esami e io non so un tubo, ma la mia mente malata ha partorito questa cosa e ho dovuto scriverla perché continuava a ronzarmi in testa -.-‘ Beh comunque se aveste voglia di lasciarmi un commentino anche piccino piccino per dirmi che ne pensate mi fareste felice. Alla prossima Altan.
   
 
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