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Autore: Crow    02/12/2008    4 recensioni
Terza ed ultima parte dedicata alla prigionia di Ace. Buio e catene...nessuna luce, nessuna speranza, solo la morte può salvarmi...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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aaaaaaaaa

Terza ed ultima parte della trilogia dedicata alla cattura di Ace…. spero che gradirete anche questa e che la interpreterete come ho fatto io ^__^

Dedicata a red queen, hanel Chungee(beyond_thed), HelenaAvenged ,Haku e airis.

Grazie mille per il vostro sostegno e continuate così!

 

 

 

 

-Salvami!-

 

 

 Silenzio interrotto dal tintinnare delle catene, gelide costrizioni di metallo che mi lacerano la carne, brillando orgogliose su polsi e caviglie ormai tinti di rosso vermiglio, mentre il corpo, dilaniato dalle ferite, vi giace prigioniero senza poter porre obiezione.

O forse senza volersi opporre.

Perché poco a poco mi rendo conto che quello che appariva solo come un brutto sogno, un incubo da dimenticare, è la realtà.

E mi accorgo di ciò che ho fatto, o meglio ciò che non ho fatto.

Ho perso, io il temuto Portuguese D. Ace non sono stato capace di fare giustizia, di assolvere il mio incarico.

E mi odio per questo.

Perché con la mia debolezza ho deluso le uniche persone che si fidavano di me, ripagandole con una sconfitta, un’ammissione di ciò che sono realmente… un inetto, una nullità.

O forse un semplice moccioso sciocco e superficiale che ha riposto la sua totale fiducia in un potere troppo spesso considerato indispensabile. E solo ora, in attesa dell’oscura signora mietitrice di vite, mi rendo conto della mia stupidità, di ciò che sto per perdere per questa mia mancanza di attenzione.  

Ma forse è una punizione adeguata a ciò che ho fatto, perché non poterti vedere è la pena più grande di tutte.

E sorrido ammettendo che, ora, quel fastidioso puzzo di sigari mi manca terribilmente, come le tue mani esperte sul mio corpo un tempo bollente e fremente per le attenzioni che sapevi regalarmi.

E con la mente vago in quei momenti di paradiso cercandovi un rifugio, un luogo sicuro dove la mia mente e il mio essere possano trovare sostegno. Perché solo fra le tue braccia mi sento bene, in totale pace con il mondo che mi circonda.

In questi giorni non ho fatto altro che vivere nel passato ed esistere nel presente, cercando di mantenere intatti quei ricordi tanto cari, custoditi con gelosia nel mio cuore come il più prezioso dei tesori.

Perché è grazie ad essi che non ho ancora ceduto...

Socchiudo le palpebre sentendo un conato di vomito salirmi su per l’esofago, sfociando ancora una volta dalle mie labbra tagliate e sanguinanti mentre gli occhi cominciano a pizzicarmi, lasciando che lacrime di paura sgorghino da essi.

Perché è questo che sto provando, paura.

Una sensazione un tempo sconosciuta e ora familiare quanto queste catene.

Una paura folle che mi tortura più dei ferri e dei tagli infertimi dai miei carcerieri.

E, anche se merito tutto questo, vorrei vedere ancora una volta quel viso, quello sguardo che tanto mi affascina e che ora mi appare così sfuocato. 

Alzo il capo sperando ingenuamente di scorgere un piccolo spiraglio di luce, di speranza.

E invece scorgo solo il buio totale che, sovrano, inghiotte tutto ciò che sfiora, trascinandomi in quell’abisso oscuro cui non riesco a sottrarmi. 

E avverto solo quel gelo capace di penetrarmi la carne e le ossa, giungendo alla mia anima dilaniata come il corpo che ora sento pulsare, forse sul punto di esplodere.

Avverto solitudine in questo luogo angusto e umido in cui il tempo è scandito dal picchiettare di piccole lacrime di pioggia che, giocose, scivolano su di me, creando  a terra piccoli specchi di verità che, infidi, mostrano lo stato in cui verso.

Rendendo tutto più freddo.

Annientando anche quell’ultimo barlume di luce che, testardo, viveva ancora in me.

Perché quella piccola e flebile fiamma, ormai, si è persa nell’oscurità senza alcuna possibilità di salvezza.

Perché nel profondo del mio cuore so che non ti vedrò mai più.

Perché siamo due opposti, due nemici, un marines ed un pirata.

Perché avevamo fatto un accordo, niente sentimenti inutili, nessun legame, ed invece… non ho mantenuto neppure questa promessa.

L’ennesimo fallimento.

Un altro ancora.

Perché anche se sono sicuro che tu non provi quel sentimento, quell’ossessione che posso solo chiamare amore, non provo rimpianto per averti conosciuto, per essermi innamorato del mio nemico naturale.

Un rumore ben conosciuto giunge alle mie orecchie annunciando l’ora della tortura, dell’ennesima ricerca di quella che i miei carcerieri considerano la verità.

Ma io non dirò nulla, non tradirò nessuno.

Mai e poi mai.

Il suono dei passi, dapprima ovattato, diviene più nitido mentre la pesante porta viene chiusa a chiave, come tutte le volte i cui i miei aguzzini decidono di giocare con il mio corpo ormai incapace di provare dolore.

E non posso che compatire questi poveri stolti in cerca di quel  piacere sadico nel vedermi soffrire, poiché sono solo un guscio vuoto privo di anima e speranza, ormai in attesa del colpo di grazia.

Venite pure, non ho paura di voi!

Non vi temo!

Perché anche se mi farete male, io non griderò, se brucerete la mia carne, nessuna lacrima vi darà soddisfazione.

Perché sono un pirata e non mi pento di esserlo.

Serro la mascella trattenendo i gemiti di dolore non appena tento di respirare a pieni polmoni, mentre una figura indistinta si avvicina a me.

E il mio sguardo si concentra su qualcosa di indefinito, cercando di non pensare a ciò che fra poco succederà, nel vano tentativo di fuggire dal mondo che mi circonda.

Un calore estraneo e da tempo dimenticato mi fa sussultare, mentre una voce anelata mi desta da quel turbine di pensieri ed elucubrazioni. Mi ritraggo leggermente a quel contatto che, sicuramente, è frutto della mia immaginazione.

Sì, deve essere così.

Perché tu non puoi essere venuto qui.

No, non sei il tipo.

Vattene!

Vattene!

Vattene via!

Sparisci dalla mia vista!

Non voglio soffrire ancora per queste mere illusioni!

Perché se esiste un Dio non può volermi far soffrire così, ancora e ancora.

Altro calore, più nitido, come lo sono le sensazioni che affiorano nella mia mente, nella mia anima infranta in tanti piccoli frammenti che  ora paiono ricomporsi poco a poco.

Sei veramente tu?

Dio, spero di sì, perché se questo è un sogno non voglio assolutamente svegliarmi.

E anche se so che soffrirò ancora voglio continuare ad illudermi che tu sua qui, con me, per me.

La mia voce esce roca dalla gola arsa gracchiando il tuo nome, poco prima di sentire il tepore del tuo abbraccio circondarmi, impregnandomi di quell’odore che tanto ti caratterizza, dandomi la certezza che mi mancava.

Sei venuto…

I nostri occhi si incontrano come quella notte di tanto tempo fa, facendomi comparire sul volto un sorriso, il primo dopo giorni di paura e dolore, mentre altro sangue macchia il mio petto ansante.

E provo vergogna per me stesso, perché ti ho deluso.

Perché non merito queste attenzioni, questa premura che tu hai riservato a me.

E non posso che esserti segretamente grato per questo, perché il mio ultimo desiderio si è avverato.

Tu mi hai salvato, rendendomi finalmente libero, donandomi una libertà ben diversa da quella materiale.

E ora posso solo affidarmi a te, a quella luce che adesso scorgo con chiarezza.

“Non...  ho…  man... tenuto..  la… pro… messa...” dico  mesto poggiando pesantemente la testa sulla tua spalla, cedendo a quelle ombre che tanto temevo e che ora so di poter affrontare…

Perché so di non essere solo.

Perché so che tu non mi hai dimenticato.

Perché fuoco e fumo sono destinati a stare insieme.

[End]

 

 

  
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