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Autore: Ilune Willowleaf    09/02/2005    2 recensioni
Questa è la primissima fanfic che ho scritto, e in effetti risente un po' della forte influenza del fantasy che ha segnato la mia crescita. Perchè Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango e Shippo sono finiti in un mondo tutto diverso, dove vivono le personificazioni del tempo? E cosa devono fare per tornare indietro? Leggete!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A SNOWY STORY

L’ho già detto, ma lo ripeto: Inuyasha e i suoi amici non sono miei!!! Sono una grande creazione della Divina Takahashi (avo, oh grandissima regina dei manga!)! Per quanto riguarda Lady Loryn, e tutti gli altri personaggi che non sono nati dalla Sua grande mente, sono strettamente MIEI, e chiunque oserà rapirmeli senza permesso vedrà il suo nome attribuito, in una prossima storia, a una creatura assolutamente disgustosa e/o cattiva e/o da distruggere… Capito? AHAHAHAHA… (risatona diabolica… che dite, troppo diabolica? Vabbe’, cercate di sopportare questa manga&fantasy-dipendente che scrive, please!) CIAO! Ilunwe (alias Giulia-chan)

 

capitolo 2 - separati

 

La porta segreta si apriva dietro un arazzo, il quale a sua volta adornava un grazioso salotto con quattro porte.

-Questi sono i miei appartamenti. Temo ci siano guardie, fuori della porta…-

-Io non sento nulla. - disse Inuyasha, annusando attentamente l’aria e togliendosi il berretto per sentire meglio eventuali piccoli rumori. L’unico suono che avvertiva era il loro respirare, e gli unici odori quelli dei loro corpi, e quello leggermente polveroso dell’arazzo. -Andiamo. - fece, scostando l’arazzo con una mano. Le stanze si susseguivano, vuote. Vuote? No, Inuyasha aveva la sensazione che qualcuno li stesse osservando, e così anche Sango, Kagome e Miroku. Kirara era diventata grande, e annusava nervosamente qua e là, mentre il piccolo Shippo, in braccio a Kagome, si guardava intorno curioso. In una stanza c’erano una ventina di statue, raffiguranti soldati, immobili, appoggiate alla parete. Tutte assolutamente uguali, sembravano fatte con lo stampino.

-Non… non c’erano, quelle statue, prima!- esclamò Loryn. Inuyasha avvertiva odore di argilla, e quei soldatini giganti gli fecero tornare in mente la vecchia strega Urasue, che creava i suoi soldati con pezzi di cadaveri raccolti in campi di battaglia, completati da parti di argilla. I suoi sospetti divennero realtà, quando le statue si animarono di colpo, circondandoli.

-Maledizione, ecco perché non sentivo odori e rumori! Quando non hanno da fare restano inanimati!- esclamò, sguainando Tessaiga, che risplendette della sua fulgida luce. -Kagome, porta al riparo Loryn!- gridò, mandando in frantumi un soldato con un fendente di Tessaiga. Sango ne aveva distrutti due usando il suo boomerang come clava, lo spazio era troppo ridotto per scagliarlo, e Miroku ne aveva spaccato un altro con il suo bastone. Ne rimanevano sedici. Anzi, no, quindici, visto che Kirara ne aveva appena azzannato uno, distruggendolo. Ma solo dodici li circondavano… tre stavano costringendo in un angolo Kagome, Loryn e Shippo. Senza perdere tempo in mezzo, Inuyasha tagliò a metà sei dei soldati di fango che gli stavano davanti, che caddero senza un gemito, e con un fendente fece altrettanto con i tre che minacciavano le due donne e il kitsune.

-Tutto bene?-

-Si, grazie, Inuyasha. - disse Kagome.

-Temo dovremo stare attenti… - si voltò, e con un fendente di Tessaiga distrusse quattro dei soldati di argilla che stavano correndo verso di lui, mentre Miroku e Sango si occupano dei rimanenti -…perché non credo che questi siano i più forti o pericolosi tra i soldati di quell’Humer. -

 A quelle parole, gli occhi di lady Loryn si riempirono di sgomento -Più forti di questi?-

-Feh! Questi non erano altro che moscerini! Ma non sapete combattere, qui?-

-N…No. L’Impero dell’Anno è sempre stato pacifico. Nessuno si sarebbe mai sognato di invadere uno dei regni confinanti, né tantomeno di fare del male ai re, o a noi, le regine… Mai, da quando ci siamo formati, c’è stato un atto di violenza. È per questo, che siamo stati presi del tutto impreparati. -

-Meglio così: quell’Humer non avrà grandi difese, se non siete mai stati bellicosi; sarà uno scherzo farlo fuori!-

-Fai un po’ meno il gradasso, Inuyasha. - lo rimproverò Kagome, sorridendo, però.

-Feh!-

 

Proseguirono per i corridoi deserti. Solitamente, spiegò lady Loryn, c’era la servitù, ma probabilmente era stata portata via dai soldati di Humer, o era scappata. Fecero fuori senza troppi problemi altri piccoli gruppi di guardie, ma ad un certo punto, in una vasta sala, si trovarono circondati da una quarantina di soldati diversi dagli altri. Inuyasha ne colpì alcuni con un fendente di Tessaiga, tagliandoli a metà, ma questi si riattaccarono…come fatti di argilla fresca, anziché di argilla cotta!

-Dannati…- disse l’hanyou, preparandosi a usare il vero potere della sua spada. Non era certo che con quelle creature funzionasse, e probabilmente, se avesse funzionato, avrebbe causato diversi danni alla sala.

-Dietro di me, svelti!- gridò Miroku, aprendo il sigillo del suo foro del vento, che risucchiò i pupazzi animati di argilla.

-Ahhhh!-

Sentendo un urlo, Inuyasha si voltò, allarmato: quattro di quelle guardie si erano staccate dal gruppo, e stavano portando via a viva forza Kagome e lady Loryn! Altre due parevano cercare di prendere Sango, ma la ragazza li teneva a bada con l’Hiraikotsu, aiutata da Miroku, che però non poteva aprire il foro del vento, o avrebbe risucchiato anche la ragazza. Inuyasha corse quindi dietro ai quattro che avevano rapito le due ragazze, facendo a pezzetti piccoli piccoli coi suoi artigli di ferro i due che avevano afferrato lady Loryn. -Vai assieme a Sango e Miroku, ti proteggeranno loro!- le gridò, passandole davanti, all’inseguimento dei due che avevano rapito Kagome. Questi erano già lontani ma, seguendo l’odore di argilla fresca, li inseguì per corridoi, stanze, saloni, fino a raggiungerli. Un altro colpo dei suoi artigli, e i due fantocci di argilla si spiaccicarono sul pavimento, incapaci di riprendere forma. Incapaci? Inuyasha non vide, mentre aiutava Kagome ad alzarsi, che uno dei due, i cui pezzetti erano caduti abbastanza vicini gli uni agli altri, si stava riformando…inglobando poi l’argilla dell’altro!

-Stai bene?- le chiese lui, burbero.

-S…si, più o meno. Ah! Inuyasha, attento!- Kagome indicò il mostro di argilla che si era formato dietro l’hanyou, un gigantesco essere antropomorfo con quattro braccia, due delle quali brandenti lunghe katane. Mentre Inuyasha si voltava, di scatto, afferrando Tessaiga e preparandosi a rifarlo a pezzettini, una delle katane lo sfiorò al viso, lasciando una lunga stria rossa dalla fronte alla guancia sinistra. Fortunatamente non aveva colpito l’occhio, ma il sangue colava ugualmente, accecando Inuyasha, che non riuscì a colpire bene il mostro argilloso. Questi allungò una delle braccia libere per afferrare Kagome, e Inuyasha approfittò dell’istante in cui la creatura era distratta per afferrare la ragazza per utilizzare il Taglio dei Vento, e disintegrarla definitivamente.

-Inuyasha! Sei ferito!-

-Feh! Tra pochi minuti sarò guarito, non preoccuparti. -

-Fammi vedere quella ferita. - disse Kagome, facendolo sedere. -Quelle katane hanno una lama strana, la ferita è tutta slabbrata, e sporca di argilla. Aspetta, te la pulisco. - tirò fuori un fazzoletto, e, dopo essersi guardata un attimo intorno, trovò una cannella per l’acqua. Erano finiti in una cucina, se non si sbagliava, e fortunatamente c’erano delle cannelle per pompare l’acqua. Così Kagome poté pulire la ferita di Inuyasha, anche se l’hanyou continuava a dire che sarebbe guarito ugualmente senza problemi.

-Piuttosto, dove pensi che siano, gli altri?-

-Non lo so, Inuyasha. Se sevo essere sincera, ho perso completamente il senso dell’orientamento, mentre mi trascinavano via. -

-Allora siamo in due. Non ho fatto caso per dove passavo, inseguendo quelle guardie. -

-Una cosa è sicura: - disse Kagome, sbirciando fuori della finestra -siamo al pianterreno. E inoltre, sta calano la notte. Non credo che sia consigliabile muoversi di notte, per questo castello che non conosciamo. Potremmo perderci ancora di più. -

Inuyasha non parlò. Si era seduto per terra, a gambe incrociate e le mani infilate nelle maniche del kimono. -Penso che dovremmo passare la notte qui, allora. -

-Bene; allora, visto che questa è una cucina, vedo se riesco a trovare qualcosa da mettere sotto i denti. - rispose Kagome, frugando in ante e madie. Dopo una mezz’ora abbondante di ricerche, era riuscita a scovare solo una mela dimenticata e ormai marcia, e qualche bicchiere vuoto.

-Temo abbiano fatto razzie, quegli uomini d’argilla, o qualcun altro. L’unica cosa che c’è in abbondanza, è l’acqua, dalla cannella. -

-E la legna, per fortuna. Qui, vicino al camino, ci sono dei ciocchi, e del materiale per accendere il fuoco. - Inuyasha accese un piccolo fuoco nell’immenso camino, sedendosi accanto ad esso ed invitando Kagome a fare altrettanto, con un gesto della mano. Tutto d’un tratto, la ragazza si ricordò di qualcosa. -Ah, ho delle tavolette di cioccolata, in tasca! Dovevano servire come spuntino, una volta arrivati al fiume. Non è molto, ma ci darà energia. -

-Tavolette di che?-

-Cioccolata. E’ dolce e molto energetica. Dovremo razionarla: mezza tavoletta a testa, stasera, e il resto domani. - aprì una grossa tavoletta di cioccolato, da un etto, e la ruppe a metà, dando la più grande ad Inuyasha.

-Prendila tu, la più grande, Kagome. -

-No, ne hai più bisogno tu. Hai combattuto, oggi, e hai corso. -

L’hanyou non discusse, e mangiò il cioccolato, assieme alla ragazza. Era quasi troppo dolce, per i suoi gusti, ma aveva una fame indiavolata, e la mezza tavoletta gli calmò un poco lo stomaco.

-Spero che Sango e Miroku abbiano tenuto il mio zaino. Ci sono altri viveri, dentro, e coperte. -

-Intanto, però, noi siamo senza, sia dei primi, che delle seconde. - disse Inuyasha, aggiungendo un altro ceppo al fuoco, che si rinvigorì un poco. Notando che Kagome, malgrado gli abiti pesanti, rabbrividiva, le chiese -Vuoi che ti abbracci?-

-Cosa?!-

-Solo per scaldarci, intendo…- fece lui, arrossendo.

-Beh, allora… si, grazie. -

Inuyasha prese Kagome tra le sua braccia. In effetti, si stava un pochino più al caldo, abbracciati stretti stretti. Poco dopo, Kagome si assopì, mentre Inuyasha vegliava, aggiungendo di tanto in tanto un ceppo al fuoco. Mentalmente, ringraziava la ragazza di averlo quasi costretto a indossare gli abiti pesanti: c’era un freddo terribile, che filtrava anche attraverso i pesanti stivali foderati di pelliccia. Senza il berretto, che si era rimesso in testa, probabilmente si sarebbe congelato le orecchie, e la sciarpa che lei gli aveva messo al collo era calda, e morbida… come una carezza. La abbracciò meglio, coprendola anche coi lembi delle lunghe maniche; malgrado la stanchezza, non riusciva a dormire. Sentiva i battiti del cuore di Kagome, e avvertiva il suo profumo anche attraverso gli spessi vestiti che la ragazza indossava. Anche lei aveva sciarpa e berretto, e guanti pesanti. Il fiato di entrambi si condensava in nuvolette bianche, e Inuyasha si avvicinò ancora un poco al fuoco.

-Mmmm… si, quella lana gialla lì… è il colore dei suoi occhi…- disse Kagome, nel sonno -Per una sciarpa e un berretto…-

Inuyasha arrossì un poco: dunque, glie li aveva fatti lei! Si sentiva un po’ in colpa, perché non aveva voluto indossarli, ma adesso si ripromise che li avrebbe indossati fino a primavera inoltrata!

Finalmente, anche Inuyasha si assopì, pur risvegliandosi di tanto in tanto per aggiungere legna al fuoco.

 

La mattina giunse, fredda e pallida. Un raggio di sole perforò le spesse nubi che si stavano addensando sopra il castello, arrivando sugli occhi di Kagome, che si svegliò.

-Mmm… cosa?- mormorò, insonnolita e sorpresa di non trovarsi nella capanna di Kaede, o a casa sua. -Ah, già, ricordo. Questo strano posto…- poi si rese improvvisamente conto che Inuyasha la stava tenendo stretta tra le braccia. Il suo primo istinto fu quello di saltare su ma poi, ripensandoci, preferì rimanere immobile. Come stava bene, era così caldo! L’hanyou, seduto con le gambe strettamente incrociate, la teneva sollevata dal freddo pavimento, stringendola a sé. Kagome arrossì: Inuyasha era decisamente affascinante, e lei si trovava in una situazione che molte ragazze avrebbero definito invidiabile; eppure… eppure, malgrado fossero ormai mesi che si conoscevano, malgrado la loro ormai salda amicizia sembrava stesse trasformandosi in qualcosa di più (“O forse è già qualcosa di più?” si domandò), non riusciva ugualmente a trovarsi mai completamente a suo agio, sola con lui. Non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che lui, in lei, non vedesse altro che un rimpiazzo di Kikyo, che quando la guardasse, era in realtà la miko che vedesse… questi pensieri le stavano rovinando la mattinata.

“Accidenti, quanto ti detesto, Kikyo! Anche se sei morta, anche se siamo in un’altra dimensione, riesci sempre a farmi incavolare! Ma non potevi restartene buona buona nel mondo dei morti?” Kagome ebbe un moto di stizza, trattenendosi poi per non svegliare Inuyasha. Questi pareva dormire profondamente, e, nel vedere la quantità di cenere e braci nel piccolo fuoco, Kagome capì che doveva aver dormito ben poco, per alimentarlo ed evitare che entrambi congelassero. Alzò lo sguardo sul viso dell’hanyou. Quando dormiva, non aveva quell’espressione un po’ truce, come se ce l’avesse con il mondo intero. Anzi, pareva quasi che l’ombra di un sorriso aleggiasse sulla sua bocca, scoprendo appena le zanne.

Non resistendo alla tentazione, Kagome allungò la mano verso le orecchie, visto che Inuyasha pareva dormire sodo, toccandole delicatamente. Sapeva che, se il ragazzo fosse stato sveglio, probabilmente non glie lo avrebbe permesso, ma aveva delle orecchie così kawaii!

In realtà, Inuyasha non dormiva sodo. Sonnecchiava, ma aveva preferito fingere di dormire, quando aveva sentito che Kagome si era svegliata. Aveva appena sognato di lei… e di Kikyo. Nel suo sogno, si trovava in una strana valle, con alberi ed erba e fiori. Nel sogno, era bambino, e stava correndo via dopo che era stato nuovamente insultato, chiamato “mezzo-demone”, mostro, e anche peggio. Dopo che sua madre e suo padre erano morti, aveva vagato di villaggio in villaggio, scacciato e insultato da tutti. Ma poi, sempre nel sogno, si era specchiato nell’acqua di un laghetto, e si era visto adulto. Alla sua destra, Kikyo, con la Shikon no Tama in mano. -Diventa essere umano, Inuyasha! Aiutami a ridurre la sfera, così potrò tornare ad essere… una donna. E vivremo insieme… - il suo sguardo era dolce, sereno, come quella volta in cui, cinquant’anni prima, Kikyo gli aveva detto realmente quelle cose. Inuyasha arretrò di un passo -No… tu sei morta… cinquanta anni fa!-

-Inuyasha!- una voce, alle sue spalle, lo chiamò. Era una voce simile a quella di Kikyo, ma più allegra, più… per come dire, luminosa. Il ragazzo si voltò, e vide che, a pochi passi da lui, c’era Kagome. Al collo spiccava la catenina col frammento della Shikon no Tama, e lei indossava la divisa scolastica invernale, quella con cui lui l’aveva vista la prima volta, quando gli aveva tolto il sigillo. -Inuyasha, vieni! Dobbiamo recuperare i frammenti!- lei gli corse accanto, prendendolo per un lembo della manica -Coraggio, o non finiremo mai! Voglio sbrigarmi, e tornare a casa in tempo per l’esame!-

Già, Kagome. Kagome che parlava di cose che lui non conosceva, come la scuola e gli esami. Kagome che gli sorrideva mentre gli offriva il sacchetto di patatine. Kagome arrabbiata, Kagome triste, Kagome preoccupata. Kagome felice, che lo abbracciava, sollevata del fatto che fosse ancora vivo. A parte sua madre, nessuna donna oltre a lei lo aveva mai fatto. Kagome, che non gli chiedeva di diventare un essere umano; che lo accettava così, come mezzo demone, che non gli chiedeva di cambiare la sua natura…

-Non posso venire con te, Kikyo… adesso… il mio posto è con lei…- a quelle parole, la miko indietreggiò, triste. Inuyasha non sapeva cosa aspettarsi; in fondo, ultimamente la donna che un tempo aveva amato aveva più e più volte tentato di uccidere sia lui, sia Kagome. Ma prima che il sogno degenerasse in un incubo, i leggeri movimenti di Kagome lo avevano svegliato, e lui era rimasto fermo, immobile, curioso di vedere come avrebbe reagito la ragazza.

Lei gli stava toccando le orecchie. Non aveva mai permesso a nessuno, all’infuori dei genitori, di toccare le sue sensibili, morbide orecchie; neppure a Kikyo. Eppure, non si ritrasse quando le dita della ragazza sfiorarono il pelo sottile e bianco che le ricopriva, né quando cominciò a grattarle, piano, come avrebbe fatto con quelle di un gattino. Era piacevole, e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, Inuyasha non voleva proprio che smettesse. Era piacevole anche tenerla serrata tra le braccia, con la scusa del freddo. D’un tratto, sentì odore di pelle bruciata; pelle, pelle, pelle… cosa poteva esserci, lì, di fatto di pelle? Il suo kariginu! Un carbone ardente era saltato fuori dal fuoco, finendo su una gamba dei pantaloni, e stava cominciando a bruciacchiare la robusta pelle di hinezumi del vestito. -AHAIOUHUUU!- gridò, saltando su come se si fosse seduto si spilloni.

-AAAHHH! Inuyasha, che succede?!?-

-Mi va a fuoco il vestito!!!-

-PRESTO, DELL’ACQUA!!!-

Fortunatamente, il carbone ardente non aveva danneggiato troppo il kariginu, solo un piccolo buchino, ma era arrivato alla gamba nuda dell’hanyou, causandogli una scottatura e facendolo sobbalzare e gridare a quel modo. Naturalmente, tentando di fare il duro, Inuyasha non voleva saperne di farsi medicare, ma Kagome, resasi conto che, spiaccicandolo con l’osuwari non sarebbe riuscita a immobilizzarlo e arrivare al punto scottato, dopo aver bagnato un fazzoletto lo prese di sorpresa, dandogli una spinta e facendolo cadere a terra. Mentre Inuyasha, sorpreso dal suo comportamento, era a terra, stupito, lei ne approfittò per tirare su il pantalone e versargli un po’ d’acqua sul punto scottato, poco sopra la caviglia.

-Sulle scottature bisogna SEMPRE mettere dell’acqua fresca, anche se chi si scotta è un hanyou dalle grandi capacità rigenerative e dalla testa straordinariamente dura!-

Inuyasha non fiatò. Non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, ma le cure di Kagome gli facevano piacere.

Dopo averlo medicato alla bell’e meglio, e fasciato con un paio di fazzoletti, anche se il ragazzo diceva che non ce n’era bisogno, Kagome tirò fuori un’altra tavoletta di cioccolato, dandogliene ben più di metà.

-Sarà meglio andare a cercare gli altri. - disse Kagome, alzandosi da terra. Malgrado avesse la tuta da sci, il freddo del pavimento era penetrato nelle ossa, e inoltre doveva ASSOLUTAMENTE trovare un bagno.

 

I corridoi di quello stramaledetto castello apparivano loro tutti uguali, e da nessuna parte riuscivano a trovare un bagno! La ragazza camminava a gambe strette, e anche Inuyasha, che per questo aveva necessità fisiologiche del tutto identiche a quelle degli esseri umani, cominciava ad essere nervoso. Finalmente, in una zona piuttosto dimessa, trovarono quello che sembrava un alloggio per la servitù, con un piccolo bagno. La ragazza ci si fiondò dentro, mentre Inuyasha, fuori, non la smetteva di dire -E sbrigati… ma quanto tempo ti ci vuole!-

-Zitto, o ti mando a terra!-

-No! Sto zitto, ma non spiaccicarmi!- sentiva che, se fosse finito spiaccicato a terra con l’osuwari, se la sarebbe fatta addosso… e non ne aveva nessuna voglia!

 

Finalmente, soddisfatto il corpo, si poterono rimettere in cammino alla ricerca degli altri.

-Mi sembra che qui ci siamo già passati… oddio, non è che stiamo girando intorno?-

-No, qui c’è il nostro odore… ma anche quello degli uomini d’argilla, insieme. Proseguiamo. -

Fortunatamente avevano imboccato la strada giusta, e dopo un quarto d’ora del rapido passo dell’hanyou, riuscirono a tornare nella sala dove avevano affrontato i soldati di argilla fresca, ma… gli altri non erano più lì! Questa si che si chiamava sfortuna!

-Uffa… mi fanno male i piedi!-

-Ma che pappamolle che sei!-

-Sei tu, che sei fatto di cuoio! Io sono una semplice ragazza umana, ho bisogno di riposare, di tanto in tanto!-

-Allora tu resta qui, io andrò in perlustrazione qui intorno, magari gli altri sono nelle vicinanze. -

-No! Inuyasha, non voglio restare qui da sola… potrebbero tornare quei soldati di argilla… - c’era una nota di panico nella voce della ragazza. Sospirando, l’hanyou se la caricò sulle spalle, percorrendo i corridoi a rapidi balzi, seguendo il flebile odore della pista ormai fredda dei compagni.

 

 

Allora, vi piace il capitolo due? Ho cercato di non farlo troppo sdolcinato, ma sconsiglio ugualmente la lettura a chi soffre di diabete! :P Cercherò di finire questa ff più in fretta che posso, perché ne ho già un’altra, in mente; volete sapere il titolo? Naaa, aspettate! E intanto, vi lascio anche ad attendere il numero 3 di A snowy story!

 

  
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