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Autore: xsheloveLouis    10/02/2015    1 recensioni
Helena si sta per laureare in ingegneria tecnica e non vede l'ora di trovare un lavoro adatto a lei, giusto per guadagnare qualche soldo in più per potersi godere al meglio la sua vita.
Liam invece è il direttore di uno dei più grandi studi di architettura moderna presenti in città. Lui è conosciuto come lo scapolo d'oro del Regno Unito.
Helena e Liam si incontrarono per la prima volta proprio tra i corridoi dello studio tecnico della Payne Corporation, e sembra quasi un amore a prima vista per lei.
Sarà la volta buona per Helena di aver trovato la persona giusta o è solo un impressione? Sarà il karma a decidere il suo futuro, ma, come si sa, si spera sempre che sia tutto rose e fiori.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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WHERE DO BROKEN HEARTS GO


Il primo pensiero che mi sfiorò la mente appena mi svegliai, dopo una lunga notte insonne a girarmi e rigirarmi nel letto dall'ansia, fu quello di voler spegnere quella dannatissima sveglia e tornare a dormire. Ma non andò così. Dovetti alzarmi, con tutte le forze che avevo e cercai di rimettermi in sesto per quella lunghissima mattinata che mi sarebbe aspettata. Ebbene sì, dopo tante ricerche nel trovare un posto di lavoro, fui chiamata per un colloquio in uno studio di architettura, più comunemente conosciuto come "Payne Corporation". Di lì a poche settimane avrei conseguito la laurea in ingegneria tecnica, perfetto per il mio futuro lavoro e non vedevo l'ora di avere il mio open space che si sarebbe affacciato sulla magnifica Londra.
Dopo aver fatto un abbondante colazione e una doccia che mi fece rinsavire tutti i muscoli tesi, andai a consultare il misero guardaroba che avevo in camera. Appoggiai la mano sinistra sul fianco, sbuffando il ciuffo ribelle che mi cadeva in continuazione sul viso, e picchiettai nervosamente il piede destro sul pavimento. La mia immagine venne riflessa sullo specchio dell'anta del mobile, troppo magra per i miei gusti. Non avevo nulla di decente da mettere, soprattutto non avevo nulla di adatto per un colloquio di lavoro.
Kate! chiamai in preda dall'ansia la mia coinquilina, che arrivò in men che non si dica in mio soccorso.
Che succede tesoro? Mi chiese, mentre teneva in bocca lo spazzolino da denti e un po di dentifricio le colò sulle labbra.
Credimi, ma non ho nulla da mettermi. Sono in panico, aiutami! Così Kate, dopo essersi sciacquata, andò nella sua camera e tornò con un tubino nero a maniche tre quarti, molto elegante devo dire, e sotto al seno vi era abbinata una cintura con delle rifiniture oro. I miei occhi si illuminarono dalla sorpresa e accettai all'istante di indossare quel vestito. Ero perfetta. Sono pronta! Come sto? Domandai facendo una piroetta sui tacchi, mostrando uno dei miei sorrisi migliori quando Kate fece capolino dal salotto e mi squadrò dalla testa ai piedi.
Wow, sei uno schianto! Disse aggiungendo un fischio di ammirazione.  Farai faville oggi! Buona fortuna, tesoro!
Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio vicino alla porta d'ingresso dell'appartamento, e sistemai alla bel e meglio quella chioma ribelle bionda che mi trovai e così uscii di casa, stando attenta a non cascare dalle scale, con quel tacco 12. Portai dietro una misera pochette per cui la misi sotto l'ascella, ma prima tirai fuori il telefono per sentire se quel burlone del mio migliore amico, Chase, era già fuori dal palazzo ad aspettarmi, e così fu. Il tempo di uscire dal portone e buttarmi, metaforicamente parlando, in macchina, che mi gelai dalla testa ai piedi. Ormai era inverno inoltrato e un misero cappotto montgomery non scaldava per niente, soprattutto se ero poco vestita e peggio ancora con le gambe coperte da una sottile calza color daino.
Buongiorno dolcezza! Mi salutò Chase, con la sua voce troppo infemminata, avvicinandosi al mio viso per poi baciarmi sulla guancia destra. Ciao cacchetta! Ricambiai io, dandogli un buffetto sulla testa.
Eravamo amici dai tempi dell'asilo, stavamo sempre assieme, eravamo inseparabili. Lo consideravo il fratello che non avevo mai avuto. Passavamo giornate intere assieme, vacanze in famiglia, scampagnate e via discorrendo. Poi, un bel giorno mia mamma se ne venne fuori dicendo di aver trovato un lavoro a Brighton e così fummo costrette a trasferirci sulla costa meridionale dell'inghilterra. Non che mi era dispiaciuto andare ad abitare lì, ci mancherebbe altro, io amo il mare, ma la cosa che più mi rattristava era il fatto di perdere l'unico amico che ero riuscita a farmi nei 14 anni di vita. La sera prima della partenza lui decise di farmi compagnia durante la notte, e così rimanemmo svegli fino all'alba a parlare e ridere delle cose più stupide che avevamo fatto in tutto quel tempo. Se ancora ci ripenso, mi piacerebbe rivivere quei momenti, tornare indietro nel tempo, senza cambiare nulla, perché d'altronde avevo una vita perfetta, almeno sotto il mio punto di vista, poi del giudizio degli altri poco mi importava. Ma fortunatamente tornammo nella nostra città Natale, o forse sfortunatamente, visto che la causa del ritorno era dovuto ad una malattia terminale della nonna. Ci lasciò un paio di mesi dopo. Così tornai dal mio migliore amico e da quel giorno ricominciammo da dove eravamo rimasti. Nel frattempo, Chase guidava ad una velocità mediocre e il fatto che eravamo in netto anticipo mi permise di darmi un ulteriore sistema. E man mano che ci avvicinammo sempre più a Southwark, le gambe non smisero di tremarmi, non per il freddo, anzi in macchina si stava da Dio, ma per l'ansia. L'ansia di non essere abbastanza in gamba ad affrontare il mio primo colloquio. L'ansia di non essere all'altezza delle loro qualità. Ma la mia paura più grande era quella di andare nel panico, di bloccarmi davanti al direttore e fare scena muta. Tra l'altro non amavo essere al centro dell'attenzione, quindi non ero del tutto a mio agio.
Iniziò a rallentare, quando poi si fermò davanti ad un enorme facciata di un palazzo, più vetrato che cementato, quando riconobbi la scritta in caratteri cubitali col nome dell'azienda e tirai un gran sospiro. Chase allungò la mano sulla mia coscia e me la strinse leggermente.
Cucciolotta, tranquilla, ti farà solo qualche domanda, nient'altro! Non c'è bisogno di impanicarsi così tanto! Vedrai che andrà tutto bene! Le sue parole di incoraggiamento mi erano sempre utili, mi facevano sempre un effetto calmante e per questo non so quanto dovrò ringraziarlo. Lentamente aprii la portiera e lasciai uscire la gamba destra, accompagnata poi dalla sinistra ed infine uscii completamente, stringendomi il cappotto in vita, e salutai con un bacio soffiato Chase. Aspetto la tua chiamata! Sentì dire da lui, mentre stavo chiudendo la portiera e gli feci segno col pollice di aver afferrato le sue parole.
Mi incamminai verso l'entrata principale e non dovetti nemmeno fermarmi davanti alle porte che solo al passare della mia ombra loro si aprirono. Entrai con titubanza nell'ampio ingresso e non appena i miei occhi si ambientarono in quel luogo troppo chiaro, alzai lo sguardo verso il soffitto e lì trovai uno dei più grandi lampadari che abbia mai visto in vita mia. Rimasi interdetta ad osservare il grande atrio che si posteggiava davanti ai miei occhi, quando poi trovai un cartello con scritte sopra le indicazioni. " 0- reception; 1-sala ricevimenti; dal 2 al 10-uffici; 11/12: mensa/terrazza "
Non mi restava altro che domandare alla reception, così mi incamminai nell'atrio e mi bloccai quando incontrai due paia di occhi stupendi. Nonostante eravamo ad una distanza di qualche metro, riuscii perfettamente a vedere ogni singolo particolare di quel viso. Gli occhi erano di un colore strano, un castano chiaro ma allo stesso tempo tendente allo scuro. Un viso dai lineamenti fini, una barbetta accentuata sulla mascella con un pizzetto intorno alla bocca e una voglia color caffellatte sul collo. I capelli corti con un ciuffo ordinatissimo, a momenti meglio sistemati dei miei e un look impassibile, da vero modello, giacca e cravatta appena usciti dalla lavanderia. Mi squadrò dalla testa ai piedi e, imbarazzata, abbassai lo sguardo. Tipico del mio carattere. Lo sentii andar via, probabilmente verso l'ascensore, e quando rialzai gli occhi scomparì dietro le porte metalliche. Mi chiesi se lo avrei più rivisto.
Mi avvicinai al bancone di marmo bianco ed una signora, con una targhetta di riconoscimento con scritto "Abbey", era tutta presa dal pigiare le sue dita grassottelle sulla tastiera. Quando mi vide, alzò la testa, mi salutò con un misero Buongiorno e infine mi fece un sorriso tirato. Come a voler dire "chi sei tu e cosa vuoi da me".
Posso esserle utile? Mi domandò con una voce stridula. Già l'odiavo. Così spiegai alla donna il motivo per cui ero lì e mi spedì al piano superiore.  Grazie mille! Arrivederla.  Girai  i tacchi e mi avviai all'ascensore, che arrivò in un attimo e mi fiondai dentro, premendo il tasto numero uno.
Appena le porte si aprirono la luce accecante al led mi colpì in pieno viso e fui costretta a strizzare gli occhi e cercare di abituarmi a quella fastidiosa illuminazione. Cercando di non inciampare nei miei stessi passi, mi avviai lungo il grande corridoio in linoleum e l'eco dei miei tacchi mi raggiunse fin dentro la testa. Era vuoto ed io non sapevo dove andare. Ma un rumore sopraggiunse alle mie spalle e mi voltai. Sembrava di essere in un film dell'orrore, tipo che da un momento all'altro sarebbe potuto saltare fuori un serial killer e mi avrebbe uccisa a sangue freddo. Ah, come sono fifona, pensai. Quando ad un tratto rividi quegli occhi meravigliosi.
Mi scusi, buongiorno, sto cercando Mr. Payne. Il ragazzo dal fascino del modello si avvicinò con passo adagiato e si fermò a pochi passi da me, tendendomi la mano.
Buongiorno, lei deve essere Helena Graham, giusto? Così gliela presi e la strinsi con gratitudine, quando poi annuii alla domanda.
La sorprenderà sapere che sono io il signor Payne.
Non ci potevo credere. Lui? Un ragazzo così giovane, un direttore di architettura? Ma che diavolo?
Lieta di conoscerla! Riservai a lui uno dei miei sorrisi migliori.
Mi segua, la prego.
Ci dirigemmo attraverso il lungo corridoio quando si fermò davanti ad una delle tante porte in acciaio inox. Afferrò la maniglia e da vero gentiluomo mi fece passare per prima, poi lui mi seguì chiudendosi la porta alle spalle. Ormai ero in trappola. Nonostante la stanza era fresca, io avevo un caldo bestiale, che sia l'ansia, che siano gli ormoni, cosa impossibile anche se quell'uomo era davvero attraente, mi sudavano le mani e questo non andava per niente bene. Stai tranquilla, stai tranquilla Helena, continuavo a dirmi.
Va tutto bene? Vuole sedersi?  Mi chiese, mentre lui si dirigeva verso la scrivania completamente fatta in vetro massiccio. Ci misi qualche secondo a ritrovare la voce e mi sistemai come meglio potei sulla poltrona in pelle nera.
Eehm, sì, tutto bene grazie..
Mi continuava a fissare e io mi sentivo sempre più in imbarazzo.
Potrei darle del tu? Annuii e mi sistemai una ciocca bionda che scivolò davanti agli occhi.
Ma certamente, in fondo sono giovane come te. Mr. Payne sorrise. E appena vidi quel sorriso andai in trance. Era perfetto.
Nonostante la mia timidezza, osservai tutti i suoi movimenti e lui se ne accorse. Mannaggia a me. In quel momento il cuore accelerò di battiti e sentii le guance pizzicarmi. Che figure, pensai fra me e me. Mi sembrava di essere una quattordicenne: un impacciata ragazzina alle prese con il suo primo amore, e soprattutto fuori luogo. Mi fece le solite domande di routine quando poi vidi che continuava a guardare l'orologio.
Pochi minuti dopo mi congedò e mi accompagnò alla porta. Ti faremo sapere al più presto qualcosa, buona giornata Helena! Fece quasi un inchino ed io ricambia sorridendo. Seduta su una sedia, fuori dallo studio, c'era una ragazza pressoché della mia età, rossa fuoco di capelli, lentiggini e occhi color nocciola. Le feci un sorriso sforzato e la superai. Appena sentii alle mie spalle che Liam la chiamò per nome, evidentemente lo faceva con tutte per farci sentire a nostro agio, mi voltai verso di lui, quasi come se fosse l'ultima volta che l'avrei visto.






 

Heila a tutti quanti! 
Innanzitutto ringrazio chi è arrivato a leggere fin qui senza uscire dalla pagina, questo per me è un gran traguardo. 
Vi spiego brevemente spiego brevemente cosa ho intenzione di fare.
All'inizio doveva essere una Os, solo che tra una cosa e l'altra sarebbe risultata troppo lunga così ho deciso, anzi abbiamo, visto che sto collaborando con una mia amica, di dividerla in capitoli. Dico subito che non è una long ma una mini, quindi sarà di 4 capitoli. 
Spero che la trama vi abbia incuriosito e spero anche che ci seguirete col prossimo capitolo. 
Vi dico anche che abbiamo preso spunto da 50 sfumature, ovviamente non sarà quello che vi aspetterete! 
Siamo perfide e quindi ci terremo col fiato sospeso, ahaha. 
Detto questo, ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto e mi piacerebbe sapere che ne pensate lasciando una recensione. 

Baci bacioni, ele e vale (sorridiash)

 
  
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