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Autore: solarial    02/12/2008    10 recensioni
Ino non era sua.
Ma era la sua bambina.
Era egoista ed era padre.
Tu mi vorrai sempre bene, vero, Ino?
[Terza Classificata alla 2^Edizione Contest 2Weeks indetto da Kurenai88] [Inoichi/Ino NO INCEST] [Accenni ShikaIno]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra Malizia e Intelletto' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Titolo: Avoir une fille
Raring: Giallo
Avvertimenti: What If... (e se), One-shot
Generi: Introspettivo, Generale
Pairing: Inoichi Yamanaka, Ino Yamanaka NO INCEST (accenni Shika/Ino)
Disclaimer e Credits: I personaggi di Naruto sono di proprietà di Masashi Kishimoto.
-Il titolo Avoir une fille, dal francese "Avere una figlia", proviene dal musical “Ròmeo et Juliette, de la haine a l'amour” ed è di proprietà esclusiva di Gérard Presgurvic. E' una canzone bellissima perché parla proprio dei sentimenti di un padre nei confronti di sua figlia.
-Clair de Lune appartiene a Claude Debussy, vi consiglio di sentirla durante la lettura ascoltando più la versione di David Oistrakh e del suo magico violino!
Beta: Come sempre si ringrazia Naco.

Nota: Questa one-shot ha partecipato alla 2^Edizione Contest 2Weeks   indetto da Kurenai88 classificandosi Terza.

Si può dire che questa One shot sia legata alle altre fic ShikaIno che ho scritto sin ora (I Have Nothing, Eden e Questione di Feeling, in ordine cronologico) ma non bisogna conoscerle per leggere dato che sono fanfiction che possono essere lette separatamente senza bisogno di seguire un ordine, non l'ho seguito nemmeno io in prima persona, era solo un tentativo di dare un ordine cronologico degli eventi per me... tanto è vero che questa qui dovrebbe venire successivamente a I Have Nothing :P.

Per sapere l'immagine scelta e il modo in cui l'ho usata vedere sotto^^



A Mio Padre,
Ti voglio un mondo di bene.




Avoir une fille


Inoichi si era sempre chiesto come sarebbe stata la sua vita se avesse avuto un maschio. Di certo sarebbe stata la realizzazione dei suoi desideri, tra cui la maggioranza in famiglia e l'erede che avrebbe mantenuto in vita il nome del clan.
A dire il vero, sin da quando aveva cominciato a pensare di poter tirare su una famiglia si era stra-convinto che il destino gli avesse affidato un maschio. Non che lui credesse a queste cose sia chiaro... ma era... come dire... semplicemente istinto maschile, ecco!
Ne era talmente convinto che più volte si era trovato a “discutere” con la sua, ormai, consorte, dato che su tale argomento era irremovibile: per lei sarebbe stata sicuramente una bambina e ne era sicura al 100%. Le donne e le loro convinzioni.

Aveva sempre voluto avere un maschio. Se l'avesse avuto, non solo avrebbe evitato di essere preso in giro dai suoi “compagni” perché l'unico del giro ad aver avuto una femmina, ma probabilmente ora non si sarebbe trovato da solo, dietro la porta di quella stanza indeciso se entrare o meno. Oltretutto non faceva altro che fare avanti ed indietro per il corridoio, torcendosi le dita, teso e nervoso.
E si sentiva uno stupido. Sì, Inoichi Yamanaka, Jonin del villaggio della foglia, si sentiva stupido e ridicolo.
Nemmeno durante le missioni più difficili si era comportato così. E lui odiava quando non riusciva a tenere sotto controllo le varie emozioni, perché lo faceva sentire debole e si vergognava, era un uomo prima ancora di essere un ninja.
Beh, doveva ammettere che quella di certo non era una situazione ordinaria. Era cresciuto sapendo come comportarsi in ogni situazione, ma questa volta era diverso, non sapeva come reagire o cosa fare.
Si passò una mano sulla fronte spoglia dal coprifronte, per poi massaggiarsi le tempie. Doveva rilassarsi. Tenere tutta quella tensione dentro non era di certo una cosa positiva. Insomma, non andava mica in guerra... la cosa brutta era che, anche se era da tempo che contava le settimane, le ore, i minuti che lo separavano dal grande evento, non si era ancora abituato all'idea. Tutto il contrario. Più si avvicinava la data, più si agitava. Già, perché tra qualche ora avrebbe dovuto abbandonare la sua posizione di Shinobi per fare il padre, più precisamente il padre della sposa. E questo lo rendeva nervoso.
- Perché non ho avuto un figlio maschio? - sbuffò - Scommetto che il padre di mio genero starà dormendo sogni tranquilli! -

Sospirò guardando prima la porta chiusa, poi l'orologio al suo polso. Mancano 10 ore.
Era inutile, non ci riusciva proprio. Fece schioccare la lingua. Il problema era che aveva il terrore di non rendere sua figlia orgogliosa di lui. Sapeva quando era irascibile ed a quanto tenesse alla sua immagine. Era talmente vanitosa, che spesso si chiedeva da chi avesse preso davvero dato che nella famiglia nessuno era così, nemmeno sua moglie.
Se non fosse stato in grado di scortarla all'altare? Se avesse inciampato durante la sua avanzata?
Un brivido salì lungo la colonna vertebrale facendolo tremare, mentre una goccia di sudore scivolava lenta dalla tempia. Chi la sentiva poi sua figlia? Erano mesi che lavorava su questo benedetto matrimonio, e se lui avesse rovinato anche il più insignificante dei particolari sicuramente non l'avrebbe mai perdonato.
No, di certo quella era l'ultima cosa che desiderava, perché il suo sorriso valeva più di ogni cosa al mondo.
Sorrise malinconicamente pensando che quella sarebbe stata l'ultima volta che l’avrebbe vista in quella casa.
Niente sarebbe stato più come prima: non ci sarebbero state più discussioni, risate allegre al calar della sera, pettegolezzi tra una tazza di cioccolata fumante e biscotti, musica ad alto volume dal piano di sopra, le domeniche passate parlando di fiori... niente.

- Niente sarà come prima... - Sussurrò aprendo la porta pian piano per non fare rumore. La stanza era in penombra, solo una leggera luce filtrava dalle tapparelle posandosi dolcemente sulla sagoma raggomitolata sotto le lenzuola. La camera era ordinata e pulita e, al giudicare dalla leggera fragranza, Ino doveva essere abbastanza tesa e nervosa. Di solito usava l'incenso per rilassare i sensi, preferendo quello alle rose per dare un tocco di raffinatezza ed eleganza alla stanza.
Senza svegliarla, dopo essersi seduto sulla poltrona, avvicinò due dita al suo viso per spostarle una di quelle ciocche color del grano che le coprivano il bellissimo volto.
Sorrise dolcemente guardando quel volto, così disteso e rilassato, con gli occhi chiusi, il naso all'insù, le mani che tenevano un carillon e la bocca semiaperta. Innocente ed etera, ecco come sembrava sua figlia. Le labbra si sollevarono ironicamente, tutto il contrario di quando era sveglia: quella voce irritante e forte e quegli occhi vispi e furbi di certo non celavano innocenza.
Si incantò nell'osservarla. Era cresciuta la sua bambina, era sbocciata come un bellissimo fiore, mostrandosi al mondo in tutto il suo splendore, e tra meno di nove ore sarebbe anche diventata sposa e lo avrebbe lasciato definitivamente per vivere la sua nuova vita.
Sospirò. Non era ancora pronto e probabilmente non lo sarebbe mai stato. Per quanto davanti a sé avesse una donna per lui sarebbe stato sempre la sua piccola principessina e nessuno, nemmeno Shikamaru, gli avrebbe impedito di vederla sotto quell'aspetto.
Lei era la sua vita, era il suo orgoglio, era lo specchio del suo sangue ed avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice, persino fingere che quel matrimonio non fosse una pugnalata al cuore di padre, perché l'ultima cosa che desiderava era vedere in quegli occhi la tristezza o il dolore. L'amava talmente tanto che era disposto anche ad uccidere se qualcuno avesse osato farla soffrire. Aveva fatto una promessa la prima volta che l'aveva vista, aveva giurato su se stesso e sul suo onore che l'avrebbe protetta sempre e così sarebbe stato fino alla morte.

Ricordava ancora la prima volta che aveva posato gli occhi su di lei. Rise leggermente ripensando a come fosse buffa la vita, a come un semplice visino possa cambiarti la vita in un battere di ciglia.
Era entrato nella stanza dove sua moglie aveva partorito da poco. Non era molto felice a dire il vero, perché aveva saputo che era nata una bambina invece che un bambino e la cosa lo scocciava parecchio. Sua moglie stava dormendo, meglio così, si sarebbe risparmiato la sua faccia vittoriosa e quel sorriso che non nascondeva di certo un “te l'avevo detto”; si era avvicinato lentamente e scetticamente al lettino dove faceva la sua comparsa un piccolo esserino, dalla pelle diafana e dei piccoli ciuffetti biondi che spiccavano sulla testa, le manine a pugnetti e gli occhi chiusi; forse dormiva.
Avvicinando il viso per guardarla meglio non poté evitare di ammettere che era la creatura più bella che avesse mai visto, e si era meravigliato lui stesso di quel pensiero.
Tremante, aveva accostato la sua mano - troppo grande - a quella della bambina - così piccola -, sfiorandola appena, quasi avesse paura di farle male; e non sapeva spiegarsi il perché si sentisse così nervoso o perché pensasse quasi che il suo tocco potesse macchiarla tanto le sembrava pura e dolce quella bambina, sapeva solo che la sensazione che covava dentro era talmente nuova e strana da risultare difficile da spiegare.
Era morbida, quella pelle, e così delicata, aveva constatato sfiorandole una guancia paffuta e calda.

Ricordava che aveva ritirato subito la mano non appena si era accorto che la piccola si era mossa leggermente: l'aveva forse ferita? Il sol pensiero lo aveva fatto stare male, mai avrebbe voluto che quella creatura soffrisse. Ed il cuore era mancato un battito non appena si era ritrovato a fissare due occhi azzurri e limpidi, che si stavano riempiendo di lacrime.
Che cosa doveva fare ora? Perché muoveva le braccia in sua direzione? No, l'ultima cosa che voleva era sentirla strillare.
Si era guardato a destra e sinistra cercando aiuto, avvicinandosi alla porta e sporgendosi, ma nessuna infermiera passava di lì e sua moglie continuava a dormire ignara di ciò che stava per accadere.
- Forse dovrei prenderla in braccio... magari si calma... - Aveva sussurrato guardandola mentre cominciava ad emettere i primi strilli. Piano, si era abbassato, aveva spostato la copertina, impacciato ed impaurito, e aveva appoggiato una mano sotto la testa e l'altra sotto la schiena prendendola tra le braccia, delicatamente.
La piccola aveva subito smesso di piangere e, quando lui aveva abbassato la testa per guardarla, si era trovato ipnotizzato da quelle labbra sollevate in un sorriso, dolce e rassicurante; era il sorriso più bello che avesse mai visto, di una bellezza incredibile, perché faceva risaltare lo splendore di quegli occhi rendendoli più grandi di quanto fossero. Ed era a lui che aveva lo aveva mostrato per la prima volta. E si era sentito fiero, sì, fiero ed orgoglioso di essere il padre di quella creatura, sua figlia. Non era male dopotutto avere avuto una figlia.
- Ti prometto piccola che farò ogni cosa mi è possibile pur di vederti sempre sorridere così, ti proteggerò da ogni male e ci sarò sempre per te. - Aveva detto baciandole la fronte.

Era passato così tanto tempo, sorrise malinconicamente, portando la sua figura austera davanti alla finestra, mentre fissava il cielo stellato. Era stato speciale quel momento, talmente particolare e forte che lo aveva segnato per la vita.
Da allora Ino era cresciuta senza che lui lo potesse impedire e nonostante avesse retto sopra la sua figura una campana di vetro tramite la propria presenza, non l'avrebbe potuta tenere ancora a lungo dentro.
Il vetro si era scheggiato durante gli anni, diventando via via sempre più debole e a breve avrebbe assistito alla sua completa distruzione; a lui sarebbero rimaste solo schegge di vetro infranto e cuore di padre afflitto.
Mancavano poche ore ormai.

Ma non l'avrebbe impedito. Avrebbe assistito al tutto con tacito consenso. Cosa può desiderare di più un padre se non la felicità della propria figlia? E se questo voleva dire permetterle di fare delle scelte, sbagliate o giuste che fossero, lui l'avrebbe lasciata libera di decidere limitandosi a sostenerla ed incoraggiarla. Non l'aveva mai obbligata a fare qualcosa che non le andava, perché non ne sarebbe stato capace.
Ino aveva un potere particolare sulla sua persona, era l'unica che riuscisse a farlo vacillare, a far crollare ogni sicurezza: bastava che lo guardasse o che aprisse bocca per cedere miseramente ai suoi piedi. Ogni suo desiderio era un ordine e lui non si piegava mai, lo esaudiva anche se questo voleva dire sacrifici su sacrifici, tutto pur di vedere splendere sua figlia. Lei era come la principessina del suo reame e questo l'aveva anche fatta crescere viziata ed egocentrica, ma non riusciva mai a dirle di no.
E non poteva farlo adesso. Non poteva e non voleva.

La sua ultima scelta era stata quella di quel matrimonio.
Era davvero pronta per un passo così importante? Sarebbe stata veramente felice? Era questa la domanda che lo tormentava da quando aveva saputo che lei e Shikamaru avevano deciso di convolare a nozze.
Di certo Shikamaru non l'avrebbe mai fatta soffrire, di questo ne era praticamente sicuro. Lo aveva visto nascere e crescere, ed era come un figlio per lui e sapeva quanto la amasse. Non che lo dimostrasse, non era il tipo che si lasciava andare in smancerie, sopratutto in pubblico, ma solo guardarlo negli occhi si intuiva cosa provasse per sua figlia e la stessa cosa valeva per Ino.
Quando si diceva che gli occhi erano lo specchio dell'anima, e la loro parlava danzando al ritmo di quel sentimento che covavano dentro l'uno per l'altra. Il loro era un sentimento maturato negli anni, nato dall'innocenza di un bocciolo chiamato amicizia e sbocciando nel più bello e raro dei fiori quello dell'amore. E loro non avevano fatto altro che alimentarlo, crescendolo ed accudendolo come fosse un bene prezioso. Non esisteva Ino senza Shikamaru, così come non esisteva Shikamaru senza Ino, questo l'aveva capito con il tempo.

Eppure, nonostante quella sicurezza, c'era una cosa che lo spaventava terribilmente tanto da mozzargli il fiato ed impedirgli di respirare: perdere sua figlia. Il sol pensiero di non poterla più avere con sé, di non vederla, gli straziava l'anima. Ed aveva paura, sì, aveva paura che lei con il tempo non gli volesse più bene, che si dimenticasse di lui, troppo occupata con la sua nuova vita. Solo ora capiva il peso di quelle parole che spesso aveva sentito: i figli non sono di proprietà dei genitori*, e facevano male, scavavano dentro, sempre più in profondità, logorandogli l'anima.
Che cosa avrebbe fatto se lei non gli avrebbe più rivolto il sorriso? Se non fosse venuto a cercarlo per un consiglio? Pianto tra le sue braccia?
Ino non era sua.
Ma era la sua bambina.
Era egoista ed era padre.

Tu mi vorrai sempre bene, vero, Ino?

Leggere e soavi le note di “Claire de lune” lo riscossero dai suoi pensieri facendolo voltare di scatto in direzione del letto. Stupito, si limitò a fissare Ino, con i capelli lunghi e sciolti, scompigliati, che teneva tra le mani quel carillon in cui una coppia di sposini ballava tenendo tra le mani, girando al ritmo della musica, una calla.

- Papààààà -
Un piccolo uragano di appena cinque anni, si era gettato tra le sue braccia. Sorrise stringendola di rimando.
Erano passati diversi giorni da quando era partito, ma per fortuna ora era a casa. Se c'era una cosa che gli era mancata terribilmente era sua figlia. Gli occhi di Ino lo avevano accompagnato durante il silenzio della sera ed il suo sorriso alleggeriva la pesantezza di quelle giornate.
Accarezzandole i capelli, sentì al tatto la loro morbidezza. Le erano cresciuti, ora arrivavano fino alle spalle e la cosa buffa era che lei non voleva che li tagliassero “perché lì voglio belli e lunghi come il mio papà**” aveva detto quando si era rifiutata categoricamente di andare dal parrucchiere per una sfoltatina.
- Che mi hai portato di bello? - Aveva domandato sbattendo le manine eccitata non appena lui l'aveva rimessa a terra.
- Principessina, lo sai che questo non è stato un viaggio di piacere. - Le aveva risposto guardandola. Sorrise ironicamente non appena sua figlia aveva stretto le labbra in una smorfia per nulla pacifica ed aveva messo le manine sui fianchi sbattendo uno dei piedini a terra ripetutamente. Anche questo l'aveva preso da lui. Principessina ribelle, ecco come le appariva sua figlia in quel momento.
Quando Ino si era voltata verso di lui, attirata da quella strana melodia, aveva visto quegli occhi spalancarsi stupiti.
- Che cos'è, papà? - Aveva domandato curiosa.
- E' un carillon, uno strumento musicale... la musica esce perché prodotta dalla vibrazione delle punte poste su un cilindro... per farlo funzionare bisogna semplicemente far girare questa piccola chiavetta.-   Le aveva detto mostrandole cosa fare. - Per farlo smettere, basterà chiudere il coperchio! -
Ino aveva spalancato ancora di più gli occhi quando aveva notato che le sagome di quelle due persone, che si muovevano al ritmo di quella musica, tenevano in mano un fiore.
- Hanno in mano una calla. - Nonostante la sua giovane età, restando al fianco del padre ed aiutandolo al negozio dei fiori che gestivano, aveva imparato a conoscere ogni fiore ed il loro significato simbolico.
- Lo sai cosa rappresenta questo fiore...? -
- Certo! L'eleganza e la semplicità della bellezza. - Aveva risposto prontamente lei, anticipandolo, mostrandosi diligente ed attenta. Inoichi ridendo aveva scosso la testa. Ino lo aveva guardato stranita, chiedendosi cosa avesse sbagliato.
- E' giusto quello che hai detto, solo che non volevo sapere cosa rappresentasse in sé il fiore: ti chiedevo se sapessi cosa rappresenta la calla per me. - Silenzio - Ino... - si abbassò inginocchiandosi davanti alla piccola ed accarezzandole una guancia ripeté - Ino... questo fiore rappresenta per me la tua essenza. - E le labbra della bambina si erano spalancate in un sorriso che aveva la forza di fargli battere il cuore, tanto era bello e radioso.
Poi Inoichi le aveva posto la mano, la piccola aveva risposto con un inchino allargando la gonnellina di quel vestitino viola, orgogliosa in quei gesti che la facevano splendere come la più bella delle principesse; poi aveva appoggiato la manina su quella del padre, salendo sui suoi piedi.
- Sarai sempre il mio cavaliere, papà? -
- Per sempre, principessina mia! -

- Papà... - la voce di Ino l'aveva destato dai ricordi. Si sedette sul letto fissandola aspettando che continuasse - Ho paura. -
- Non ne hai motivo. - Lei lo fissò con aria truce. Come faceva a dire che non ne aveva motivo dal momento che il pensiero di quel matrimonio la stava soffocando?
Appoggiò una mano sul petto rabbuiandosi. Che cosa avrebbe fatto se... Shikamaru si fosse pentito? Se non si fosse presentato? Se si fosse accorto all'improvviso di non amarla più? Inspirò ed espirò cercando di calmarsi. Doveva rilassarsi.
- Non farebbe mai una cosa del genere. - Ino lo fissò basita - Non guardarmi così... sei uno specchio per me, figliola, si vede dalla tua faccia che tremi dalla paura che lui possa aver cambiato idea! - sbuffò. Possibile che suo padre capisse ogni sua singola emozione? Era l'unico a cui non riusciva mai a mentire, ed anche quando avesse voluto mascherare felicità o tristezza, non sarebbe servito a nulla, visto che lui la stupiva sempre. - Dici... sul serio? - Aveva poi chiesto titubante. Le parole di suo padre avevano un effetto così rilassante e quella voce, roca e bassa, sembrava quasi una ninnananna per le sue orecchie. Aveva un assoluto e disperato bisogno di essere rassicurata.
- Certamente! - rispose sollevando le labbra in un ghigno.
- Papà, che cosa hai fatto? - Perché aveva la sensazione che fosse qualcosa di preoccupante?
- Oh niente di preoccupante... - Sventolando la mano davanti al suo volto – Solo una chiacchierata tra uomini! - Ino spalancò la bocca cercando di articolare una frase di senso compiuto, ma tutto quello che riuscì a fare fu solo boccheggiare.
A parte minacciarlo di atroci torture nel caso in cui non si fosse presentato, non poteva di certo dirle che Shikamaru si era confidato con lui, esprimendo quanto fosse seccante il fatto che avesse lasciato nelle mani di sua figlia il matrimonio. Avrebbe di gran lunga preferito una cerimonia intima, con poca gente e che si concludesse immediatamente dopo il “sì”, ma Ino non era dello stesso avviso, troppo egocentrica per qualcosa di semplice.
Doveva ammettere che lo capiva e gli era solidale, doveva essere frustrante per uno come lui dover subire una cerimonia che prevedeva una lista di cento e passa invitati, un buffet appositamente preparato da esperti del campo, per non parlare del suo abito, rigorosamente scelto da sua madre, supervisionato da Ino.

Ino sospirò, suo padre non le avrebbe detto di cosa avessero parlato e di certo nemmeno Shikamaru. I suoi uomini, sorrise. Le persone più importanti della sua vita, suo padre e l'uomo che avrebbe sposato entro poche ore.
- Si presenterà, ti basta solo sapere questo! - Le aveva accarezzato la guancia prima di alzarsi e dirigersi verso la porta. Sarebbe stata felice e gli sarebbe mancata terribilmente.
- Papà... -
E se un tempo era sempre stato lui ad invitare la piccola Ino alle danze, questa volta fu la mano tremante di Ino ad allungarsi in direzione del padre. Inoichi l'afferrò prontamente, intrecciando le dita con quelle di sua figlia, guardandola fissa negli occhi, leggendo dentro la commozione e l'emozione.
- Lo sai, vero? -
- Cosa? - Domandò Inoichi.
- Non cambierà nulla... sarai sempre il mio uomo preferito, papà! -
Inoichi la strinse a sé come il più prezioso dei tesori, commosso da quelle parole, nascondendo il viso tra i capelli di sua figlia in modo da celare il luccichio dei propri occhi.

- Sarai sempre il mio cavaliere, papà? -
- Per sempre, principessina mia! -

Forse... non sarebbe cambiato nulla.

Fine




Note Finali:


Innanzitutto è stato una piacevole sorpresa quella di vedermi terza, e in più ho anche vinto il "premio giuria" per cui sono felicissima! Complimenti vivissimi ai primi due posti, cioè Kiara_chan e Rekichan.
Grazie a Miki per aver indetto questo contest!

*) Quella frase la dice sempre mia madre! Mi pareva giusto citarla u.u
**) In questo caso diciamo che ho voluto giocare un po' facendo risaltare la figura di padre in quella della figlia. Ino ama suo padre talmente tanto da prenderlo come un modello di vita in tutto e per tutto. Qui ci troviamo davanti a una Ino che più che farsi crescere i capelli per Sasuke e quindi per competizione con Sakura, lo fa per suo padre perché vorrebbe essere come lui essendo una figura così importante, un modello da seguire appunto. Tanto è vero che più avanti ho anche fatto vedere come Ino avesse assimilato quasi inconsciamente i comportamenti del padre.

Prompt Usati:

Immagine scelta: (http://i33.tinypic.com/zwn4wh.jpg)

Credo parli da sola. L'abito da sposa rimanda ovviamente al tema del matrimonio.
Il tema del matrimonio è uno dei temi che mi ha sempre affascinata. Più che il tema in sé, a dire il vero mi ha sempre colpito il punto di vista delle persone che vivono questo momento, in particolare il padre nei confronti della figlia. E qui entra in gioco Naruto, o meglio il personaggio di Inoichi Yamanaka.
Ho sempre trovato affascinante il personaggio di Inoichi, questo suo modo di essere, questo suo "essere scontroso" perché ha avuto una bambina e non un maschio, quindi vittima degli amici. Eppure c'è molto di più nella sua figura, per quel poco che Kishimoto ci ha dato di lui, io ho letto molto molto e molto di più di un “perché non ho avuto un maschio” e sono sicura che per lui Ino è il bene prezioso, è il suo orgoglio, la cosa più importante della sua stessa vita e sarebbe pronto persino a morire per vederla davvero felice.
Insomma, è quella tipica figura paterna che all'esterno non fa vedere quanto tenga ai suoi figli ma dentro freme dalla voglia di essergli accanto e lo dimostra solo a loro nella quotidianità, senza bisogno che persone esterne sappiano o vedano.
Cosa farebbe Inoichi nel caso in cui la sua bambina si sposasse? Quali sarebbero i suoi pensieri? Cosa prova per Ino? Ed ecco la mia fanfiction, che dovrebbe rispondere a tali domande, perché ho voluto battere il chiodo sulla figura umana di Inoichi, sulle sue paure ed ansie, sul suo modo di vedere Ino, sul loro rapporto, su cosa rappresenta per lui, sul suo essere padre ancora prima di essere un Ninja.
Dimenticavo che la storia si svolge la sera prima delle nozze! I pensieri di Inoichi durante la sua notte tormentata!

Ovviamente non mi sono soffermata solo sull'abito da sposa e quindi sul matrimonio, ma ho preso in considerazione anche le calle. E' vero, per Ino magari qualcuno utilizza dei fiori più eleganti, più belli, più pomposi come per esempio le rose o i narcisi, ma quello che io volevo trasmettere non era questa voglia di far apparire bella Ino attraverso il linguaggio simbolico dei fiori, ma c'è di più dentro Ino, perché nell'eleganza e nella raffinatezza di una Calla c'è l'essenza stessa di Ino. Perché quel fiore rappresenta la bellezza nella sua semplicità, senza bisogno di essere o apparire, perché per Inoichi l'essenza stessa di Ino, la sua eleganza, raffinatezza, sta nella semplicità e chi meglio di una Calla può esserlo? La Calla ovviamente presa in considerazione sia come fiore, sia come linguaggio simbolico, che come oggetto che sta nel Carillon!
Spero di essere stata chiara!

Approfitto di questo spazio per ringraziare tutte le persone che tra EFP, FW e i vari forum hanno fin ora recensito "Christmas in Ramen!". Grazie.

Alla prossima,

Ja Ne

Lucy
   
 
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