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Autore: _fumihiro    11/02/2015    0 recensioni
"A che pensi?", la voce era dolce e piena di affetto.
"A nulla... Guardo il sole.", gli rispose, poggiando il viso sulla mano.
Una risata riscaldò l'atmosfera più di quanto potesse fare il sole. Rin poggiò su di lui le iridi colorate, le incatenò a quelle dell'altro e gli lasciò un bacio sulle labbra morbide.
"Resta con me.", gli disse, intrecciando le dita della mano a quelle che il moro aveva appoggiato alla sua guancia.
"Per sempre, amore mio."
***
E' passato qualche anno da quando hanno finito il liceo e queste sono le loro vite adesso.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~Oggi: maggio, mercoledì.
 
La luce del sole entrò dalla finestra che si trovava accanto al letto inondando la stanza, illuminando a giorno le pareti bianche intorno al mobile. Un mugolio, appena percettibile, provenne da una cascata di capelli rossi sparsi su un cuscino candido quanto le lenzuola che ne avvolgevano il corpo.
"Nhn... Sos-"
La voce, roca e impastata dal sonno, si spense gradualmente e una mano, pesantemente, cominciò a tastare il materasso in cerca di un'altra persona ma scivolò lungo il bordo del letto.
"Oi..."
Un occhio si aprì appena e, tra le ciglia, vide che la stanza era vuota. Puntò i gomiti e si mise a sedere. Il braccio sinistro doleva appena, forse ci aveva dormito sopra come al solito. Ah, doveva cercare di togliersi quell'abitudine. Chiamò "Sosuke" mentre si strofinava gli occhi, la voce ancora bassa. Sentì del trambusto fuori dalla porta, varie voci che si accavallavano.
"Ma che succede?"
Stava per mettere le gambe giù dal letto, quando la porta - bianca - della stanza si aprì e fece capolino un vassoio seguito dalla figura di un ragazzo moro.
"Ben svegliato! Servizio catering!", disse il ragazzo sorridendo.
"Sosuke! No-Non me l'aspettavo", rispose Rin imbarazzato.
Bugiardo, tutti i giorni ti svegli sperando che succeda.
"Ma questa stanza non sarà troppo bianca? Anche le lenzuola... Rin, dovremmo ritinteggiare.", disse, facendo vagare lo sguardo tra le quattro mura.
"Sai che non mi piace, ma loro...", fece una pausa abbassando lo sguardo sullo yogurt, "loro non me lo permettono."
"Sì, lo so.", gli stampò un bacio leggero sulla fronte e si sedette accanto a lui sul letto a una piazza.
"Ahh! Non c'è spazio per tutt'e due! Spostati, Rin!", disse ridendo il moro spingendo l'altro di lato. "Dopo colazione ti va di fare una gita? Andiamo al mare!", aggiunse, speranzoso, guardandolo negli occhi come a volergli trasmettere tutta la gioia che ne sarebbe potuta derivare.
Rin aveva tenuto gli occhi bassi tutto il tempo, fissando le due pillole accanto al tè. Mugugnò qualcosa, prese un respiro profondo e le ingoiò con un sorso della  bevanda che il suo amante gli aveva preparato.
Toc toc. Il leggero bussare annunciò l'ingresso di una donna di mezz'età. Il rosso ebbe un sussulto e strinse il lenzuolo tra le mani, chiudendo gli occhi.
"Come ti senti stamattina?", gli chiese lei avvicinandoglisi. Si immobilizzò a un paio di passi da lui, lo sguardo ammorbidito davanti alla scena che le si parò davanti: il ragazzo, seduto sul bordo del letto, tremava stritolando il pezzo di stoffa. Lentamente, accorciò la distanza e, teneramente, cercò di farlo sdraiare nuovamente.
"Riposa, ne hai bisogno, caro.", gli sussurrò, per poi riaccostare le tende della finestra.
Rin chiuse gli occhi, si coprì fino alle orecchie con le coperte bianche e fece il possibile per rilassarsi. Passi leggeri si allontanarono e la porta fu richiusa. Si mise in posizione supina, le braccia appoggiate sullo stomaco, gli occhi sgranati a fissare il vuoto verso il soffitto. Girò appena lo sguardo alla sua sinistra, Sosuke era andato via. Una lacrima fece mostra di sé ma non scese lungo la guancia.
Tornerà di nuovo?
Il respiro si fece sempre più profondo e, con calma, si lasciò sprofondare nel sonno.
 
***
~Un anno prima: marzo.
 
Il sole, alto nel cielo ceruleo, riscaldava l'aria. Rin passeggiava sul bagnasciuga, le scarpe tenute con una mano. I passi erano lenti, misurati, non voleva perdere nemmeno un momento della sensazione della sabbia bagnata che scricchiolava sotto i suoi piedi infilandosi fra le dita. L'acqua, ancora fredda per la stagione, lo lambiva a tratti fino alle caviglie per poi rifuggire il contatto.
Si fermò davanti alla distesa di acqua salata che si espandeva all'infinito, allentò la presa sulle scarpe che caddero a terra e cominciò a correre. I jeans si incollarono subito come una seconda pelle, limitandogli i movimenti, e la maglietta divenne trasparente a contatto con il liquido salmastro. Si tuffò e fece una gara con se stesso, quanto tempo avrebbe resistito senza respirare? Dopo appena trenta secondi, spuntò dall'acqua: il respiro leggermente affannoso, le mani sul viso e poi tra i capelli per tirarli indietro.
Sono mesi che non ti alleni, che pretendi?
Il contatto con l'acqua, la sensazione dei polmoni che si sforzavano al massimo per cercare ossigeno. Gli era mancato. Tanto.
Alzò lo sguardo verso il cielo nel momento in cui una folata di vento lo fece rabbrividire.
"Che freddo!", esclamò, le braccia strette intorno al corpo.
Si incamminò verso la riva, prese il piccolo asciugamano che aveva portato con sé e se lo avvolse intorno alle spalle.
"Brr... Meno male che Haru me lo ha fatto prende- etchu!"
Fissò ancora lo sguardo sull'oceano, brividi sempre più frequenti e intensi scuotevano il suo giovane corpo, avvicinandosi lentamente all'acqua, fino al punto in cui non sarebbe più stata in grado di catturarlo.
"Alla fine, ho mantenuto la promessa.", sussurrò. "Mi hai sentito? L'ho fatto!!"
Si chinò, prese della sabbia nel pugno e cominciò a scagliarla contro l'acqua. Il viso sempre più rosso per il misto di rabbia e frustrazione che, in quel momento, prese forma dentro di lui.
"Mi hai sentito, Sosuke?!", la voce si ruppe improvvisamente, un singhiozzo lo scosse. Seguito da una serie di molti altri. Una lacrima, poi un'altra e un'altra ancora. Si lasciò cadere sulle ginocchia, piegandosi a riccio, le mani che stringevano i capelli. E pianse, pianse così tanto da non avere più lacrime, cosi tanto da sentire la gola raschiare quando respirava. Si portò una mano sul petto: faceva male da morire.
Come mai così all'improvviso? Non avevi versato una lacrima finora.
L'asciugamano, scivolato dalle sue spalle, era accanto a lui, sulla sabbia umida. Poco più in là, un piccolo mazzo di fiori bianchi.
  
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