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Autore: AirDust    11/02/2015    0 recensioni
[The Proposal]
[The Proposal][Storia ispirata al film: Ricatto d'Amore]
Colin Dane è un cinico editore canadese, che lavora per una casa editrice di New York. Conosciuto da tutti nell'ambiente per essere un uomo privo di qualsiasi sentimento, stacanovista e poco incline a stringere rapporti "pacifici" con i suoi colleghi e superiori, si ritroverà ad affrontare una spiacevole situazione, che lo vedrà costretto a lasciare definitivamente il paese, a meno che non riesca a trovare una soluzione. E' qui che entra in gioco Selene Blain, sua assistente da ormai sette anni, che si ritroverà coinvolta in questa faccenda, attraverso un semplice ricatto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I
PREMESSA

Come al solito la premessa è doverosa, soprattutto in questi casi.
Per questa storia, mi sono volutamente ispirata al film Ricatto d'Amore (con Ryan Reynolds e Sandra Bullock. Favolosi!). La storia è la medesima ma i personaggi sono sempre i "miei" (che posso dire? Mi sono affezionata ç___ç. Li amo troppo!)
Ergo: Emilia Clarke nella parte di Selene Blain e Chris Evans nella parte di Colin Dane. Nella mia storia, però, i ruoli saranno invertiti quindi vedremo Colin nei panni dell'editore e Selene in quelli dell'assistente. Enjoy!


~Selene

«
Uhhhmmm...» mormorai in un mugugno rilassato, facendo schioccare un paio di volte la lingua sul palato mentre andavo ad aprire gli occhi. In realtà ne aprì uno solo, troppo presa da quello strano senso di rilassatamento, che mi pervadeva. Inspirai profondamente dalle narici, stiracchiandomi nel letto mentre spostai i capelli all'indietro con una mano. L'occhio mi cadde sul comodino
«..Perché la sveglia è ferma?
» me lo domandai da sola, ad alta voce, andando ad afferrare l'orologio, così da poter girare le lancette e controllare che il problema fosse dovuto alle pile scariche. Il telefono in quel momento vibrò.
Misi da parte la sveglia e tolsi il blocco tasti. Sbiancai e sgranai gli occhi: erano le 08.30 del mattino. Alle 9 dovevo essere in ufficio, che distava venti minuti di metro, senza contare che dovevo prendere il caffè per lui: Colin.
«CAZZO!» esclamai, fiondandomi di fretta e furia in bagno, giusto per lavarmi velocemente la faccia e i denti, raccattando qua e là alcuni vestiti. Il telefono vibrava ancora: 5 Messaggi.



Forse Ritardo.
Non ho mai letto parole così belle da un uomo, soprattutto da uno come Colin: tutti quanti lo reputavano un cinico bastardo, senza sentimenti, incapace di provare qualsiasi emozione diversa dall'assoluta convinzione che lui ha sempre..ragione.
Non mi persi in troppi fronzoli, comunque, e dopo aver recuperarato qualche vestito decente ed essermi data una veloce sistemata ai capelli, mi fiondai fuori di casa, infilando velocemente quel paio di ballerine mentre mettevo le decoltè in borsa. Di certo, non mi sarei messa a correre per lui con i tacchi in una città come New York. Dovevo essere comoda, infondo.
Corsi così verso la metro e dopo ben venti minuti di eterna agonia, in cui continuavo ad osservare l'orologio con una certa ansia, uscì fuori come un fulmine, risalendo a due a due i gradini, per fiondarmi dentro lo Starbucks più vicino, fortunatamente dal lato opposto della strada rispetto alla casa editrice. Aprì la porta e vidi..la CODA.
Sbiancai, non potevo permettermi di essere anche solamente un minuto in ritardo, visto che forse ero già stata graziata.

«Selene!
» mi sentì richiamare, verso il bancone e vidi la faccia sorridente di Andrew, un giovane ragazzo che lavorara lì da..sempre, oserei dire.
Mi fece cenno di avvicinarmi con una mano e tra sorrisi imbarazzati e di scuse verso quelli che, giustamente, erano in coda, mi avvicinai.
Tirai un profondo sospiro di sollievo mentre vidi Andrew passarmi i due caffelatte, che ordinavo ogni mattina.
«Grazie, Drew. Mi hai salvato la vita.» dissi allungando forse un po' troppi dollari, ma non mi importava. Dovevo andare a lavorare e sentivo il telefono vibrarmi nella tasca. Rivolsi un lieve sorriso al ragazzo ed afferrando in una mano entrambi i brick di caffè, uscì come un fulmine dal locale, feci lo slalom tra i taxy e le macchine poste sullo stradone e finalmente varcai la soglia della casa editrice.
«Lui c'è?» chiesi immediatamente all'addetto alla sicurezza mentre passavo a fatica il bedge. L'uomo ovviamente ridacchiò
«No ma..»
«Mi basta!» esclamai, fiondandomi di fretta e furia nell'ascensore, subito dopo aver timbrato il cartellino. Avevo il fiatone ed ero già stanca ma..sapere che Colin non era ancora arrivato, mi permise di entrare in ufficio con più calma.

Attraversai il corridoio, tenendo in entrambe le mani i due brick di caffè e la borsa appoggiata nell'incavo del gomito. Giunsi ben presto al bancone della reception, la postazione di Daisy.
«Ti è andata bene che è rimasto fregato. Alla 34esima stanno facendo dei lavori.» mi informò, portandomi a ridacchiare appena
«Lascia stare. Non sai che giornata che ho già pass...» BUM! Uno dei due brick di caffè mi si accartocciò addosso e proprio sulla camicia..bianca!
«..Scusami Sel!!!!
» disse Timmy, il ragazzo incaricato di consegnare le lettere in ufficio
Sollevai la mano con il brick accartocciato e da cui colava ancora il caffè «No.» sussurrai mentre un occhio si abbandonò ad un leggero tic nervoso. Ero sul punto di implodere lì, seduta stante, maledicendo Colin e il giorno in cui decisi di lavorare per lui.
«Devo andare ma..non è successo niente, dai!» disse Timmy, dileguandosi all'istante dalla mia vista. Lo avrei incenerito ma mi limitai semplicemente a stringere di più il bicchiere già deformato di suo dopo l'impatto, abbandonandomi ad un ringhio esasperato «Ci mancava solo questa!» esclamai, muovendomi come una furia verso la mia scrivania, gettando però il bicchiere ormai distrutto nel primo cestino a portata di mano.


~Colin
La giornata era iniziata bene, nonostante l'ingorgo sulla 34esima a causa di quei maledetti lavori in corso.
«Tom, ascoltami. Devi pubblicarlo, fidati di me..
» mentre entravo in ufficio, mi intrattenevo al cellulare, controllando di tanto in tanto lo schermo, per vedere se avevo ricevuto qualche risposta da Selene. Niente. Zero. In realtà lo facevo anche per evitare di assorbirmi tutte le esitazioni di Tom. Dio, quanto lo odiavo quando faceva così il prezioso.
«Tom. Tom, ti prego. Ragiona. Questa storia è fantastica! E' divertente, frizzante, coinvolgente ha anche quel tanto di dramma che basta, per farla diventare una storia di successo!» dissi nuovamente, alzando gli occhi al cielo, allo scoccare del tipico dling, che annunciava le aperture delle porte dell'ascensore.

Mi concessi un profondo respiro dalle narici, annuendo un paio di volte
«Va bene, pensaci. Ti richiamo, ora sono in ufficio.» conclusi, agganciando così il telefono mentre spingevo quella porta vetrata, che dava direttamente al bancone della reception
«Ci sono messaggi per me, Daisy?» dissi, senza guardarla in faccia, andando a controllare l'agenda sul mio smartphone «..No, non rispondere. Dov'è Selene?» solo adesso le degnai uno sguardo, giusto in tempo per vedere Daisy, posta dietro al bancone, allungare un indice in direzione del mio ufficio.
Le rivolsi un semplice cenno del capo in un gesto del tutto affermativo, ritirando il cellulare all'interno della tasca della giacca grigia che indossavo -un completo con tanto di pantaloni, camicia bianca, cravatta e scarpe eleganti- e varcai la porta del mio ufficio, trovando Selene, in piedi con in mano il mio caffè.

«
Buongiorno, Capo. Ha una conferenza tra mezz'ora» ecco perché l'ho assunta: non si perde mai in inutili chiacchere, fa il suo lavoro e..mi porta anche il caffè.
Annuì ripetutamente davanti a quel promemoria, afferrando così il brick di bevanda mentre andavo a raggirare la mia scrivania:

«Sì, lo so. Hai chiamato Scott?
» le dissi, concedendomi un sorso corposo di caffè, che deglutì poco dopo e lentamente «Uhm.» fu il mio unico commento positivo sulla bevanda, prima di mettermi seduto sulla mia bellissima e nuovissima poltrona di pelle.
«Sì, ha detto che la richiamerà per le 10:30» rispose Selene
«Ma alle 10:30 ho una riunione..»
«Non più, gliel'ho spostata a domani, visto che oggi è imbottigliato sulla 34esima a causa dei lavori in corso ed ha già altre riunioni più importanti, che richiedono maggiore attenzione..»
Ecco perché l'ho assunta.

Appoggiai comodamente la schiena contro lo schienale della poltrona, sollevando un sopracciglio verso l'alto e mostrandole un leggero sorriso piacevolmente colpito davanti alla sua professionalità.
«Ottimo. Oh, hai chiamato..come si chiama? Quella con i denti storti?» la incalzai, schioccando le dita di una mano a mezz'aria.
«..Kelly?» ipotizzò Selene, aggrottando la fronte in maniera perlessa
«Esatto! Lei!» confermai, appoggiando il caffè sul tavolo mentre saettavo lo sguardo su quella pratica che le avevo richiesto la mattina. Così la gente dovrebbe lavorare!
«Sì, l'ho chiamata e le ho detto che se non porta il manoscritto in tempo, non le darà una data di pubblicazione..» continuò Selene, ricevendo solamente qualche cenno affermativo del capo da parte mia
«Ah, Capo ha chiamato anche l'avvocato dell'immigrazione..»
Risposta sbagliata.

Sospirai: «
No, cambio di programma: chiama Scott e passamelo sulla linea 2. Annulla la mia presenza alla riunione: di pure che sono imbottigliato da qualche parte e..temporeggia con l'avvocato.» conclusi, sfogliando alcune pagine di quelle scartoffie, salvo poi fermarmi all'improvviso «Oh, sì chiama anche il comunicato stampa: Tom pubblicherà il suo manoscritto.»
«Davvero?!» chiese Selene con così tanto stupore, che si meritò un mio sguardo. In effetti le feci una panoramica dalla testa ai piedi, aggrottando però la fronte non appena i miei occhi si soffermarono sul suo busto
«E' nuova quella camicia?» le chiesi, mantenendo la fronte crucciata, prima di abbandonarmi ad un sospiro che sapeva tanto di non rispondere, non importa «..Comunque, no. Non ancora ma ci sto lavorando. Confido che Tom si deciderà presto, soprattutto quando ormai il comunicato stampa ne sarà praticamente a conoscenza» conclusi, ammiccandole con una certa intesa, prima di tornare alle mie scartoffie.
«Wow..Bel colpo.» concluse Selene, difficile capire se lo fece con sincerità o con sarcasmo.
Sospirai piuttosto pesantemente, afferrando il caffè mentre andai ad accendere il laptop:
«Quando vorrò i tuoi complimenti, te li chiederò» borbottai senza cattiveria ma con tono assolutamente esasperato per tutta la giornata che avrei dovuto passare. Non tanto per le conferenze, le riunioni o per Tom, quanto per quello stupido avvocato dell'ufficio immigrazione.

Mi portai il bicchiere vicino alle labbra, fermando il braccio pressoché a metà strada
«Aemh..» mormorai, spostando lo sguardo dal brick a Selene, che nel frattempo si stava muovendo verso l'uscita del mio ufficio «..Selene» la richiamai, mantenendo però lo sguardo sul mio bicchiere.
L'assistente si fermò improvvisamente, compiendo giusto un paio di passi indietro per tornare così a guardarmi
«..Chi è..» assottigliai lo sguardo, cercando di decifrare la scrittura «..Chi è Drew? E perché vuole che lo chiami?» non mi ricordava assolutamente nulla quel nome, in effetti, tant'è che feci ruotare il bicchiere verso di lei, mostrandole il nome, il numero e quel breve messaggio.
L'assistente non rispose subito ma mi bastò osservare il modo in cui arrossì all'improvviso, per poi sbiancare con la stessa velocità
«Beh, veramente quello era il mio caffè..
»
Sollevai un sopracciglio verso l'alto, non so dire se ero più colpito dal fatto che mi avesse detto la verità o che avesse osato darmi il suo caffè.
«E perché sto bevendo io il tuo caffè?» mi venne naturare chiederglielo.
«Perché il suo si è rovesciato.»
Sollevai entrambe le sopracciglia mentre contemporaneamente abbassai gli angoli della bocca verso il basso, mostrandomi visibilmente impressionato da tutta quell'onestà, che mi era stata mostrata. Mi concessi un altro sorso corposo ed attento di quel caffè, che trattenni per qualche istante in bocca, assaporandolo con attenzione, prima di deglutirlo.
«Quindi tu bevi caffelatte di soia amaro alla cannella..»
«Esatto..»
«Uhm..» mormorai, spostando ripetutamente lo sguardo da lei a quel caffè, poco convinto. Lo sa che non credo alle coincidenze.
«..Mi fa pensare al Natale ogni volta» aggiunse, forse per una semplice giustificazione o forse perché aveva intuito quel mio sguardo non proprio sicuro
«E' un caso che lo beva anch'io?» mi venne naturale farle questa domanda. Lo ammetto, un po' vederla entrare nel panico mi divertiva ma sapevo anche che era l'unica in tutti e 72 i piani dell'edificio, che avrebbe sopportato questo genere di pressioni da parte mia.
«E' incredibile ma lo è.» mi rispose concedendosi un profondo respiro dalle narici, prima di rivolgermi un largo sorriso. Il telefono iniziò a squillare, tant'è che la ragazza fu costretta ad indietreggiare nuovamente, continuando «Non berrei..Non berrei mai il suo caffè di proposito e solamente per paura cheilsuopossarovesciarsi....Pronto?! Ufficio del Signor Dane» rispose così al telefono, dandomi modo di apprezzare nuovamente quella "strana" situazione, che paradossalmente mi mise il buon umore. O forse era tutto merito del caffè.
   
 
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