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Autore: SunsetBlue    11/02/2015    2 recensioni
Abbiamo ballato sulle note di un lento, quella sera. E quando il cielo si è riempito di colori mi hai stretto più forte, mentre i boati dei fuochi artificiali ci rimbombavano nelle orecchie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In piazza si faceva festa. I vicoli erano illuminati dalle luci delle piccole bancarelle, ed un complesso sconosciuto suonava vecchie canzoni di paese.
Tu eri in fila al chiosco, all’angolo della piazza, in attesa della tua birra. Indossavi un vestito color blu pervinca che ti arrivava fin sopra il ginocchio, degli stivaletti neri ed una giacca di pelle dello stesso colore.
Eri bella, bellissima. Eri un pezzo integrante di tutto ciò che ci circondava.
Quando mi hai visto ti sei bloccata improvvisamente, hai abbassato lo sguardo ed hai sorriso, spostandoti la frangia dagli occhi. Erano belli, i tuoi occhi.
Se chiudo i miei, riesco ancora a vederli.
Abbiamo camminato fianco a fianco, percorrendo quei vicoli stretti.
C’era un ragazzo di colore che disegnava ritratti, e tu rimanesti a fissare la sua mano che guidava esperta la matita sul foglio per un tempo infinito.
Su un altro banchetto, hai visto un cappello, di quelli da cowboy. Ti sei girata verso di me e lo hai appoggiato sulla mia testa.
Poi hai riso.
Ed io ho pensato che in quel momento sarebbe potuto finir anche il mondo, al suono della tua risata.
Qualcuno ci ha scattato una foto, quella sera. Tu prendevi un sorso di birra, ed io ti stringevo da dietro.
Ce l’ho ancora, quella foto.
Abbiamo ballato sulle note di un lento, quella sera. E quando il cielo si è riempito di colori mi hai stretto più forte, mentre i boati dei fuochi artificiali ci rimbombavano nelle orecchie.
Ti ho fatto fare una giravolta su te stessa.
Poi te ne sei stata lì, immobile, con gli occhi chiusi, le mani strette alle mie, mentre le note di quel lento si allontanavano da noi e dalla strada.
Ma a me bastava che tu non t’allontanassi, e tu non l’hai fatto.
Camminavi con le braccia aperte, in bilico su un muretto. Un piede dopo l’altro, passo dopo passo. È successo che hai perso l’equilibrio, ed io per un attimo ho letto lo smarrimento, nei tuoi occhi spalancati.
T’ho afferrata. Ti ho tirato verso di me e tu mi hai stretto le braccia intorno al collo.
Avevi avuto paura, sì.
E mentre ce ne restavamo lì, aggrappati l’uno a l’altra, mi hai carezzato una guancia, distogliendo  subito dopo lo sguardo e scuotendo la testa, come ad allontanare un pensiero indesiderato.
Ho pensato che quello era stato il tuo grazie silenzioso, e a me bastava.
E dopo un ultimo sguardo sei corsa via.
Correvi tu, correvo io. Respiravamo quell’aria che sapeva di salsedine e cannella.
Poi ti sei fermata. Appoggiata sulle ginocchia, le guance arrossate ed i capelli scompigliati. T’ho guardata, e non ho potuto fare a meno di sorridere.
In quel momento capì che volevo vivere di te.
Quella sera ci siamo addormentati abbracciati sul pavimento freddo di casa mia, mentre fuori un violino iniziava a diffondere nell’aria la sua melodia.
Poi io mi son svegliato, fuori era ancora buio e l’archetto aveva smesso di pizzicare le corde di quel violino.
C’era solo il silenzio, ed in quel silenzio io potevo sentire il tuo respiro. Dormivi, ed io t’ho baciato le labbra. Chissà se l’hai sentito, quel bacio?
Io il sapore delle tue labbra non l'ho mai scordato, posso sentirlo ancora sulle mie.
 

 
   
 
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