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Autore: _juliet    11/02/2015    1 recensioni
«Gli hanno fatto il lavaggio del cervello per settant'anni» mormorò sottovoce, troppo lievemente per essere udito. «L'uomo che ami è morto.»
{Post!CA:TWS | Stucky | onesided Sam/Steve}
Perché l'angst non è mai abbastanza.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Sam Wilson/Falcon, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A stranger to your eyes




Sam rise senza allegria, contrariato. «È una stronzata» dichiarò.
Capitan America scosse la testa, mentre si spogliava di tutte le sue armi. «Funzionerà» disse. «Spero.»
«Certo, perché andare da lui solo e disarmato è un ottimo piano» lo schernì il veterano, indicando con un cenno della testa l'edificio fatiscente in cui avevano localizzato il Soldato d'Inverno. «Un ottimo piano per farti ammazzare.»
Steve gli rivolse uno sguardo stanco. «Senti, non mi aspetto che tu ti fidi, ma-» iniziò. Si morse le labbra, cercando parole che non avesse già usato. «Poteva uccidermi. Poteva lasciarmi morire, ma non l'ha fatto» si limitò a dire.
A quelle parole, Sam distolse lo sguardo e cercò di sfogare la sua rabbia misurando a grandi passi il pavimento lurido.
La fede cieca che il Capitano riponeva in quella macchina da guerra lo turbava. Aveva letto il fascicolo del Soldato, sapeva a quale tormento erano stati sottoposti il suo corpo e la sua mente; gli dispiaceva, persino, ma non voleva credere che la persona che era stato fosse ancora lì dentro.
«Steve» supplicò, posandogli una mano sulla spalla. «Ti prego.»
«Non ti ho chiesto io di venire con me» disse il Capitano.
Sam non riuscì a ribattere: partecipare a quella ricerca era stata una sua scelta. Dopo che Steve aveva riaperto gli occhi in quella stanza d'ospedale, lui aveva deciso che avrebbe fatto qualunque cosa purché fosse felice: se desiderava riavere con sé il suo migliore amico, l'avrebbe aiutato a trovarlo. Ma, dopo tutti quei mesi, era certo che la verità fosse un'altra: Steve non era affatto alla ricerca di un amico.
«Gli hanno fatto il lavaggio del cervello per settant'anni» mormorò sottovoce, troppo lievemente per essere udito. «L'uomo che ami è morto.»
Steve aveva finito di prepararsi. Senza un attimo di esitazione, posò a terra anche lo scudo. «Non preoccuparti. Potrai ascoltare tutto grazie all'auricolare» lo rassicurò, quasi senza guardarlo. I suoi occhi erano già puntati su quell'edificio e sul suo occupante ancora invisibile.
«Oh, fantastico» esclamò Sam. Soffocò l'ennesima fitta di gelosia e lo guardò allontanarsi, stringendo le pistole tanto forte da farsi male.
Restò in silenzio per diversi minuti, in ascolto. L'auricolare taceva. Chissà se funzionava davvero, si chiese. Ormai conosceva il Capitano abbastanza bene da sospettare che, pur di non essere interrotto durante il suo colloquio galante, gli avesse rifilato uno strumento guasto.
Mentre camminava lungo il perimetro della stanza tanto per non stare fermo, l'auricolare gracchiò. “Tu”, disse una voce maschile. Doveva essere il Soldato d'Inverno. Non c'era alcuna sorpresa nel suo tono: sicuramente, da buona macchina da guerra, doveva già essersi accorto della loro presenza.
Improvvisamente Sam ricordò un dettaglio che, prima, mentre cercava di far ragionare Steve, gli era sembrato poco importante. “Perché è rimasto?”, si chiese, allarmato. “È sempre fuggito. Perché oggi no?”
Sam imprecò, combattuto fra la fiducia che riponeva in Steve e il desiderio di interrompere il loro colloquio sparando all'impazzata.
Lasciami in pace”, stava dicendo il Soldato d'Inverno.
No”, rispose Steve. La sua voce era orrendamente tranquilla, come se stesse parlando con il ragazzo della porta accanto e non con un pluriomicida.
Sam era un veterano e prendere decisioni rapide in condizioni critiche era una sua specialità. Tolse la sicura alle pistole e si precipitò verso l'edificio abbandonato.
Tu sei pazzo”, commentò il Soldato, la voce fredda e monocorde.
Sam annuì fra sé e sé, pienamente concorde con la sua affermazione. Attraversò un portone e raggiunse le scale, accelerando il passo.
Non combatterò con te”, dichiarò Steve. Le sue parole avevano una certa nota di urgenza e la sua voce s'incrinò. “Prendimi a pugni se lo desideri. Ma preparati, perché io mi alzerò e continuerò a cercarti.
Sam non poté trattenere un gemito disgustato: solo un uomo del secolo precedente avrebbe potuto pronunciare parole simili ad alta voce.
Posso sempre ucciderti”, suggerì il Soldato d'Inverno. La sua capacità di parlare di omicidio con lo stesso tono vago che avrebbe potuto usare per fare un commento sul meteo lasciava Sam senza parole.
Seguirono numerosi secondi di silenzio, durante i quali il veterano imboccò il corridoio ovest. Quando l'avevano localizzato, il Soldato si trovava nell'ultima stanza sulla destra.
Allora fallo”, dichiarò Capitan America, “uccidimi.
“Che testa di cazzo, che-”, Sam non terminò il pensiero e corse a perdifiato sul pavimento polveroso e sporco.
Sarebbe comunque meglio che vivere senza di te”, continuò Steve, imperterrito.
Finalmente, il veterano scorse una porta. Era accostata. Si erano anche presi il tempo di accostare la dannatissima porta.
Un rumore metallico, proveniente proprio da quella direzione, lo mise in allarme: il Capitano non aveva con sé neanche lo scudo, quanto avrebbe potuto durare contro un uomo addestrato ad uccidere a mani nude?
Con un ruggito, Sam abbattè la porta con una spallata e irruppe nella stanza, le pistole già puntate, aspettandosi il peggio, maledicendosi per avere permesso che Steve si presentasse disarmato... e si immobilizzò.
Il Soldato d'Inverno era in piedi, il volto di pietra contratto in una smorfia di dolore. Tremava visibilmente. Steve si trovava di fronte a lui e lo abbracciava, nascondendolo quasi completamente alla vista.
Lentamente, il Soldato percorse la sua schiena con le mani e ricambiò l'abbraccio. «Odio quando parli così» disse, e sembrava confuso dalle sue stesse parole. «Lo odio» ripeté, affondando il viso nel petto di Steve.
«Mi dispiace» mormorò il Capitano, stringendo convulsamente quel corpo che, all'improvviso, sembrava fragile e spezzato. «Mi dispiace tanto. Mi dispiace.»
Sam abbassò le pistole e distolse lo sguardo. Doveva ammanettare il Soldato e renderlo inoffensivo. Doveva chiamare Natasha e farla venire subito con dei rinforzi. Doveva andarsene. Invece rimase lì, immobile, ferito e di troppo. Un estraneo.



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NdA: Quest'idea mi ronzava in testa da un po'. Scusa, Sam.

 

  
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