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Autore: Raheela Orbeli    12/02/2015    1 recensioni
Il momento peggiore per Tommy era la notte, quando cala l’oscurità e il buio inghiottisce ogni cosa e resta solo il rumore dei pensieri che svolazzano veloci nell’oscurità. Come se cercassero una luce. I dubbi, le ansie, le paure non trovano via d’uscita la notte, devono aspettare il giorno per dissolversi come una nube di vapore, attendono i raggi del sole.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tommy Merlyn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il momento peggiore per Tommy era la notte, quando cala l’oscurità e il buio inghiottisce ogni cosa e resta solo il rumore dei pensieri che svolazzano veloci nell’oscurità. Come se cercassero una luce. I dubbi, le ansie, le paure non trovano via d’uscita la notte, devono aspettare il giorno per dissolversi come una nube di vapore, attendono i raggi del sole.
Tommy Merlyn era troppo piccolo per capire tutte queste cose eppure avvertiva ugualmente la sacralità del momento. La città intorno a lui spegneva le luci che la rendevano così potente e maestosa, i rumori caotici del giorno si indebolivano gradualmente diventando un brusio soffocato. Starling City, un’entità viva e in continuo mutamento moriva la notte, mostrava la sua debolezza. Come gli uomini.
La notte lo aveva tradito profondamente e non riusciva più a credere in lei, non poteva avere fiducia.
Lui aveva un patto con l’oscurità, stipulato nel caldo della sua stanza, una sera d’inverno mentre il vento batteva contro la finestra e cercava di entrare prepotente nella sua stanza, insieme a sua madre. Aveva avvertito in quel momento il senso di sicurezza tipico dei bambini quando sono al sicuro nel caldo confortante della propria camera, sotto le coperte insieme alla propria madre. Lei, Rebecca, l’influente signora Merlyn gli aveva promesso di non abbandonarlo la notte, sarebbe sempre venuta da lui, nonostante i mille impegni all’ospedale, le cene importanti, il lavoro stressante e gli avrebbe raccontato una storia.
Quello era il momento che Tommy preferiva della giornata, finalmente poteva restare da solo con sua madre, sentire il suo profumo di pesca che impregnava tutta la stanza anche dopo che se n’era andata, poteva ascoltare la sua voce, dolce solo per lui, raccontargli qualcosa. Non c’era, in quei momenti la frenesia tipica del giorno, quando tutto è fatto di fretta e in maniera confusionaria, c’era solo la calma.
La sua voce era come un dolce balsamo, il canto di una sirena che attirava i marinai durante le tempeste, sarebbe stato ore ed ore ad ascoltarla parlare, c’era della magia in tutto quello.
Poi, una notte, all’improvviso, come un lampo che squarcia il cielo durante una giornata estiva, lei non era più venuta da lui. L’aveva lasciato solo, senza una guida, senza nessuno a cui affidarsi la notte. Era come il marinaio che, dopo essere stato attratto dal soave canto della sirena, finiva per morire in mare. Si sentiva in questo modo: solo, perso, in balia di se stesso.
Non era arrivato nessuno a riportarlo sulla nave, nessuno gli aveva lanciato un salvagente, era solo andato più a fondo, come se avesse un’ancora ai suoi piedi.
Si era scontrato con la durezza dello sguardo di suo padre, uno scoglio duro e impenetrabile che non gli aveva fatto capire la situazione, il perché sua madre si fosse dimenticato di lui, all’improvviso. Aveva solo detto, con voce tetra e priva di emozione “La mamma è morta, Tommy, ce l’hanno portata via.”
Lui non sapeva bene cosa volesse dire “morta.” Sua nonna era “morta” e proprio sua madre in quell’occasione aveva pianto. Voleva dire che non sarebbe più tornata da lui come la nonna? Sua madre si era dissolta, come la nebbia, era diventata un essere impalpabile, persa nel vento.
L’aveva tradito, Tommy riusciva a pensare solo a questo. L’aveva abbandonato in quella gabbia d’oro che era la sua casa, l’unico affetto che poteva ricevere era quello dei domestici che si impietosivano nel vedere quel povero bambino orfano senza nessuno con cui crescere. L’aveva odiata per questo, odiata per essere stato dimenticato, come un capo non più di moda e troppo usato. Aveva paura di quei sentimenti, non riusciva a controllarli e sapeva che potevano mutarlo in qualcosa di oscuro, diverso da lui. Non voleva essere come il cattivo delle fiabe. Non l’avrebbe permesso.
Suo padre aveva trascorso anni lontano da casa per affari e lavoro, lo faceva per costruire un futuro per lui, era solita dire Rebecca. Si chiedeva perché, quei soldi, non potessero essere utilizzati per riportare indietro sua madre, cos’era il futuro senza di lei?  
La notte lo avrebbe sopraffatto e lui sarebbe annegato.
All’improvviso, però, la notte capì di essere stata ingiusta con lui, disonesta nei suoi confronti, si sentiva in colpa e di sicuro voleva rimediare ai suoi errori. Appena chiuse gli occhi, in una serata grigia come tante altre, ecco che vide sua madre davanti a lui, sorridente, bellissima, illuminata da una luce propria, era come un angelo.
Sentiva di nuovo il profumo di pesca, quello che usava sempre lei, aleggiare ovunque, e Tommy Merlyn, dopo mesi, finalmente sorrise.
L’odio era svanito, così come la solitudine, era restata solo la consapevolezza di non essere solo. Sua madre non lo aveva tradito.
 
 
Eccola l’ansia da prestazione da nuovo fandom che si ripresenta ancora.  Ho appena finito la prima stagione di Arrow, sentivo la necessità di scrivere qualcosa su Tommy, uno dei miei preferiti. Dovevo metabolizzare il dolore. ç_ç Sono nuova in questo fandom ma adoro tantissimo questo telefilm che mi prende sempre più.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia. Mi farebbe piacere.
Raheela.
 
   
 
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