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Autore: Hitsuki    12/02/2015    2 recensioni
{ angst; introspettivo; triste }
✎ Miku era una brava tessitrice. Tesseva e tesseva i suoi nervi letteralmente fatti d'acciaio, poi li strappava con il solo uso della voce. Miku era una brava cantante, o meglio, aveva una bella voce. ×
Fa male, si diceva. Ma in realtà né lei né l'altra potevano provare qualcosa di puro come il dolore.
[ • android!GUMI/singer!Miku; GUMI!centric ]
[ • storia facente parte della serie I Rimpianti dell'Inconscio –shoujo-ai!project ]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Gumi, Miku Hatsune
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Rimpianti dell'Inconscio'
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Ho ucciso (io) il Violoncello
 
Il tempo si consumava quando collideva nella sua mente, ripercorrendo un passato fin troppo lontano. Boati silenziosi, come di consuetudine, si scagliavano lungo il suo corpo procurandole dei brividi e un tremito nelle labbra tradiva ancor più quella che doveva essere la sua sicurezza. Cinico e astuto, il meccanismo angoscioso s'era divulgato anche all'interno dei nervi; una gelida condensa di terrore proiettata sulla sua schiena li strappava divertita, rendendo incapace ogni singola forma di protesta.
   Non che le interessasse.
   Miku era una brava tessitrice. Tesseva e tesseva i suoi nervi letteralmente fatti d'acciaio, poi li strappava con il solo uso della voce. Miku era una brava cantante, o meglio, aveva una bella voce.
   Gumi si lavò nelle tonalità acute e limpide e si asciugò con quelle basse ma soavi, pur sapendo che il sudore non sarebbe mai stato capace di rigarle la fronte neppure se avesse inarcato le sopracciglia con violenza o se avesse corso per l'eternità.
   Rimembrava bene la sua nascita, la nascita di una morta risorta dalle fronde verde brillante degli alberi; sapeva che era un androide. I fantasmi bianchi - allampanati dagli occhi iniettati di luce artificiale - la chiamavano così.
   Generalmente si trovava in quella stanza, così accecante da fondere le iridi come cera, insieme a una stramba fanciulla dai lunghi capelli caduti almeno una volta, Gumi ne era sicura, nell'acqua di una sorgente. Ella si sentiva sola, tanto sola, pur avendo l'androide accanto a lei; come saprete già, gli androidi ovviamente non valgono come compagni di gioia ma solo come compagni di solitudine - mi sento in dovere di sottolineare che tutti coloro nati morti si sentono soli non perché sono morti, ma perché sono nati. 
   Più si è circondati da oggetti apatici e statici, più ci si sente esternati dal mondo. Perfino quella certa Miku appariva meccanica nei movimenti; nel camminare, nello sbattere le ciglia, nel sorridere e addirittura nel respirare, Gumi era sicura che mai la povera fanciulla sarebbe stata capace di amare. Se non fosse stato per gli occhi slavati ma che ancora facevano fluire emozioni sepolte, Gumi l'avrebbe scambiata per una della sua stessa razza.
   Eppure, Miku aveva una voce tanto melodiosa. Abbandonava ogni felicità terrena per sovrastare quel che di misero compone un androide - fili, cavi, metallo, neppure lei stessa lo sapeva di preciso -, divorava l'aria per sostituirla alla musica, una musica che Gumi respirava a pieni polmoni; Miku obbligava in questo modo ad ascoltare in ogni singolo dettaglio la sua canzone e all'androide la cosa non dispiaceva. 
   Gumi allora, come una marionetta, impulsivamente applaudiva. Un qualche organismo di rotelle nel suo corpo le stuzzicava palmi e polpastrelli e così, con le labbra perennemente sorridenti che la figuravano come un pagliaccio d'acciaio, applaudiva. Le mani cozzavano l'una contro l'altra tintinnando in modo agghiacciante e si vergognava dell'irrispettoso suono da lei provocato - un clangore stridente, capace di frantumare la voce cristallina dell'aria per sostituirla ad anidride carbonica.
   Stranamente Miku cominciava a sorridere in modo criptico, le guance rosse sia per l'impegno che per la felicità. Era felice di non essere applaudita da nessuno, Gumi non se ne capacitava. 
   Sapeva che Miku non l'amava e la cosa era palesemente giusta.
  E allora con i pensieri confusi del suo passato inesistente, i fantasmi che creavano boati d'ipocrisia, Gumi, con la voce febbrile per l'emozione, si spinse a dichiararle, pugnalando la sua vera natura: «Ti amo». Mentì.
   Loro, come ben saprete, non possono amare.
   Triste è il destino di coloro che distruggono il Tempo!

          ➪ nda | che vi consiglio vivamente di leggere.
Istinto. Tutto ciò qui sopra è stato scritto d'istinto. Mi capitano quei momenti in cui voglio scrivere, ma non ho la più pallida idea di cosa scrivere; allora chiudo gli occhi per un attimo, poi lascio scivolare senza filtri tutti i miei pensieri e riesco a "sfogarmi". Inspiegabile, la cosa, ma funziona. Non è una sensazione bella - ed ammetto che scrivere una fanfiction e non un'originale mi da un senso di paralisi, ma amo la Gumiku con tutta l'anima e volevo tanto, tanto scrivere su queste due mie patate -, ma appagante. Questo sì. È strana, ecco.
Libera interpretazione, gente! Sono stata nel più vago possibile proprio per dare questo senso di "vuoto" al lettore, così come quello che ha provato la protagonista di questa piccola fanfiction, affinché possa essere più calzante al vostro modo di pensare. Come le cuffie per nuoto in silicone che si adattano alla testa di chi la indossa, avete presente? Riempite pure tale "vuoto" nel modo che più v'aggrada! Mi piace tanto questo metodo di rappresentazione, quindi ho pensato di non modificare nulla e di utilizzarlo a mio volta. È una cosa davvero delicata— bisogna anche saper rendere bene le emozioni e arricchirla di sentimenti, ma non per questo risultare despota degli ideali del lettore. Mi spiego? 
… tl;dr, è una cosa tutto sommato difficile, punto. Also ho reso il tutto sempre più incalzante, con l'inizio quasi lento e la fine velocissima, come la vita di un bruco che diventa crisalide e infine farfalla. E se ve lo domandate io una mia idea del tutto ce l'ho, precisa precisa: dal titolo ai piccoli dettagli nel testo - ma non dico nulla. Btw non ho davvero aggiunto nulla di più di quello che avevo scritto di getto, né tantomeno tolto nulla, solo cambiato qualche parola e modificato qualche periodo, cose così. Giusto per vedere il risultato finale, puro come mamma l'ha fatto (?). E da qui si sta sviluppando uno dei miei tanti (au!)headcanons, potete ben immaginare il mio livello affettivo per questa robetta hhh ;//v//; Indecisa, obv, se pubblicarla qui o sul mio blog personale, ma alla fine ho optato per la prima opzione. Rendiamo onore alla Gumiku, gente.
E boh. Lo so, lo so, ormai nel fandom pubblico per il 99,99% 'ste robine flash qui, però ehy!!, che vi devo dire. Meglio così (per voi), in fondo.
~ Hitsuki.
  
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