It started with a cupcake (and a bullet).
Vi
erano giorni nei quali Edward Nygma era particolarmente di buonumore e, in tal
caso, capitava assai spesso che intonasse un ripetitivo motivetto, alzando il
tono di un’ottava ogni qual volta pensava di aver scovato qualcosa di
interessante.
Le mattinate di Edward Nygma iniziavano in quella maniera, tra una tazza di
caffè e un cadavere sotto i suoi occhi, ogni giorno scopriva una soluzione e si
poneva altri mille quesiti – oh, l’assurdità e la magnificenza della scienza.
Kristen Kringle era una maniaca del controllo e, come tale, si premurava di
scandire i minuti delle sue prevedibili giornate.
Colazione alle 07:00, autobus alle 07:45, inizio del turno alle 08:10.
Le mattine di Kristen Kringle iniziavano così, tra un’occhiata alle sue
cartelle e l’altra all’orologio, in perenne attesa del prossimo – supponibile –
momento.
Kristen Kringle controllò l’elevata pila di documenti lasciati giacere sulla
sua scrivania, ma l’attenzione ricadde sulla busta targata “Signor Edward
Nygma”, a chiare lettere. Così, scendendo le scale che portavano al
laboratorio, Kristen trovò lo strambo e alquanto impegnato scienziato forense –
probabilmente l’uomo più imprevedibile che avesse mai incontrato nella sua
vita.
«Signor Nygma… ho ragione di credere che mi sia stata recapitata la sua posta».
«Signorina Kringle!», esclamò Edward, impettito, tirando fuori le braccia dal
petto di un cadavere.
«Potrebbe… ecco, abbassare quella cosa?», poi indicò in direzione della
massa deforme e trattenne a stento un conato.
«Delle innocenti viscere, signorina Kringle. Completano la mia collezione»,
osservò Edward, riponendo le stesse da parte.
Delle viscere e un proiettile, proprio lo spettacolo dal vivo che aveva bisogno
di vedere di buon mattino.
Poi, sfilandosi i guanti, si spostò di lato e prese tra le mani il cupcake che,
non molto tempo prima, Kristen aveva rifiutato – disprezzato, più che altro,
solo l’inizio di un’infinita mole di stranezze.
Attraverso le spesse lenti, Kristen notò come i proiettili si fossero aggiunti
e come tale stramberia riuscisse a sembrare ancor più eccentrica.
«Il mio cupcake».
«Il mio cupcake», rimarcò Edward, risentito. «Me l’ha restituito
signorina Kringle, ricorda?».
Kristen avrebbe potuto far notare quanto l’atto di restituzione implicasse
l’accettazione dell’oggetto, ma dalle sue labbra sfuggirono solo frasi
incompiute o parole sconnesse tra loro: «Ovvio, sì, certo», un respiro
profondo. «Se posso chiedere, signor Nygma, quale collezione?».
Edward esibì un sorriso distorto, Kristen non riusciva a decifrare quanto
inquietante o divertito potesse sembrarle: «Di casi ai quali abbiamo
collaborato insieme, signorina Kringle».
Sulle labbra di Kristen indugiò un sincero ovale di stupore, ma sfidò il
silenzio per pochi istanti: «Molto… professionale, signor Nygma. Ora
devo scappare».
Nel corso della sua carriera Kristen ne aveva viste di cose strane, eppure
nessuna così stravagante e al tempo stesso gradevole – non che l’avrebbe
ammesso ad alta voce, sarebbe andata contro tutti i suoi principi.
«Giusto. È in ritardo di… tre minuti e trentasei secondi, esattamente».
Kristen Kringle non era mai stata in ritardo, semmai in anticipo; ragion per
cui, di fronte a tale osservazione, non poté che pensare solo ad un altro degli
innumerevoli dispetti che doveva subire nella vita di ogni giorno. Dopotutto,
sfidare i suoi fragili nervi sembrava il passatempo preferito di Edward Nygma.
«Sono in ritardo», ripeté tra sé e sé, «Sono in ritardo», denotò ancora
una volta, nervosamente.
«Oh, signorina Kringle, non si disperi…», obiettò Edward, prendendo tra le mani
l’usuale tazza. «Potrebbe andarle peggio… potrebbe essere morta, per
esempio», concluse, facendo apparire tale prospettiva uno scenario come un
altro.
«Lei continua ad avere un bizzarro senso dell’umorismo, signor Nygma», ammise
Kristen, esterrefatta.
Ma, a quanto pareva, Edward Nygma aveva inteso tale monito come un complimento
e ciò contribuì a confondere le sue idee.
«Eppure lei continua a essere in ritardo, signorina Kringle», una rapida
occhiata all’orologio, in maniera compiaciuta. «Dopotutto… c’è speranza».
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Primo
esperimento di Edward/Kristen, sono la coppia-non coppia più disagiata del
mondo, ma li amo tantissimo. L’ultima frase è la ripresa di una frase già detta
da Nygma, mentre il titolo è ripreso dal titolo di un drama. J
Kì.