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Autore: MC_Gramma    12/02/2015    1 recensioni
Ebbene sì, non ho saputo resistere al cliché della perdita di memoria ^^
Per la seconda volta nella vita Marley è vittima di una sparatoria, questo la riporta indietro fino alla (mia versione rivisitata della) 4x18 e si ritrova così catapultata sette anni avanti in un futuro molto diverso da quello che immaginava per sé al liceo.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Jake Puckerman, Marley Rose, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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A/N: Sono in ritardo con tutti gli aggiornamenti tranne questo ^^ c’è speranza, i miei buoni propositi non sono ancora scemati!
N2: Ho controllato, il New York Comic Con 2015 si terrà il primo weekend di Giugno.
 
 
 
Era leggermente più alto di quanto ricordasse e s’era fatto crescere la barba a lucchetto sul viso allungato, ma l’aveva riconosciuto subito. Dal modo di camminare. Dal modo in cui l’aveva guardata.
Non s’era accorta di essersi messa a correre finché Jake non aveva aperto le braccia.
Lo destabilizzò appena quando si strinse a lui e nascose subito il viso nell’incavo della sua spalla, inspirando il suo profumo – sempre lo stesso – penetrante e fumoso come l’incenso.
“Ehi, baby girl” sussurrò, stringendola di rimando “Anche tu mi sei mancata!”
Marley tremò al suono della sua voce. Aveva una voglia matta di dirgli quanto le era mancato e soprattutto di baciarlo ma un rumore di passi le ricordò che non erano soli. Si staccò da lui proprio mentre suo marito li raggiungeva.
Per un attimo si sentì quasi in colpa, Hunter tuttavia non li degnò di uno sguardo. Invece, si rivolse alla giovane donna al loro fianco.
“Ciao, Angelus” lo salutò lei, alzandosi sulle punte per baciarlo sulla guancia “NYCC del 2015: io ero Buffy e lui il mio amante vampiro” continuò rivolta a lei “Non preoccuparti se non te lo ricordi, ho portato delle foto”
Solo allora la riconobbe come Kitty Wilde, cheerleader ed ex spasimante di Jake.
Perché erano arrivati insieme? Si frequentavano di nuovo? Era successo prima o dopo che lei sposasse Hunter?
“Tante, tante foto” disse, prendendola a braccetto “che ti faranno tornare tutto in mente!”
Gettò uno sguardo alle proprie spalle, preoccupata a lasciare soli il suo primo ragazzo e il suo attuale marito ma i due si scambiarono a malapena un cenno di saluto.
Era evidente non si piacessero. Jake non faceva nulla per mascherarlo anzi, scontrò apposta Hunter nel superarlo: sembrava cercasse lo scontro proprio come quand’era alle superiori! Le fece persino l’occhiolino e lei sorrise, voltarsi in fretta nella speranza che Hunter non l’avesse notato.
L’appartamento era.. diverso da qualsiasi cosa avesse immaginato: entrando ti trovavi subito nella zona living, uno spazio ampio luminoso e soprattutto accogliente separato dalla cucina solo da un tavolo a penisola. Non c’era paragone con l'appartamento di Santana!
Insieme alla sorpresa provò una sensazione ben precisa a cui però non seppe dare un nome.
 
“Ma è enorme! San, perché non hai preso questa reggia invece del buco di fronte?!”
 
“È enorme!” esclamò, girando per il salotto.
Gettò un’occhiata agli altri, rimasti sulla soglia ad osservarla toccare ogni cosa con meraviglia.
L’angolo della bocca di Hunter tornò subito in linea, togliendogli un impercettibile sorriso dalla faccia. Aveva un’aria devastata, come se avesse sperato si ricordasse qualcosa una volta lì, ma era anche intenerito dal suo comportamento. Jake invece sembrava in attesa di qualcosa. Quanto a Kitty, era senza dubbio la più tranquilla! Invitò Hunter a portare dentro il trolley – cosa che fece, chiudendo la porta sugli spettatori dell’appartamento di fronte – dopo di ché mollò il trench a Jake, indicandogli l’appendiabiti.
Sembrava quasi lei la padrona di casa! Si sedette sul divano accavallando le gambe senza neanche guardare il tavolino in vetro, quasi conoscesse a memoria le misure e non rischiasse minimamente di scontrarlo, poi l’invitò a prendere posto al suo fianco e Marley si sentì ancor più in soggezione nei suoi confronti.
“Prima di tutto” disse la bionda, prendendole le mani “sento di dovermi di nuovo scusare con te, per come ti ho trattata alle superiori.”
“Credevo ci fossimo chiarite dopo il nostro super duetto”
Kitty abbassò gli occhi e si umettò le labbra sorridenti in un gesto familiare, lo faceva sempre quando tratteneva una risata.
Tornando a guardarla confessò ogni sgherro e presa in giro, ogni tentativo di manipolarla fino a  farle credere che ingrassava stringendole di nascosto i costumi durante le prove di Grease.
“Non chiedermi perché ti avessi presa di mira” concluse “credo di non averlo mai saputo io stessa!”
“Allora perché sei qui?”
“Perché poi siamo diventate amiche sul serio. Migliori amiche! Anche se non è stato facile dopo la chiusura del Glee.”
“Il Glee ha chiuso?! Vuol dire che.. abbiamo perso..”
“Sì, ma questa volta non fu colpa tua! Mr Schue si fece prendere un po’ la mano per la storia di Finn, passò dal volergli dedicare la vittoria a fare dell’intera esibizione un omaggio alla sua memoria. Per farlo sarebbe bastata la tua canzone ma no! Ci fece cantare le sue canzoni preferite, e non dovrei lamentarmi visto che ho avuto un mezzo assolo però..”
Io ho scritto una canzone per Finn!?”
“Nulla di romantico” le assicurò “ma Rachel non la prese bene comunque! Se non fosse stato per la lavata di testa di Kurt niente le avrebbe impedito di metterti le mani addosso.”
“Perché?!”
“Oh, tu non avevi fatto nulla di male – a parte sopravvivere al colpo che ahimè uccise l’amore della sua vita – lei aveva solo bisogno di incolpare qualcuno, tutto qui.”
“Kitty” intervenne Hunter “non sovraccaricarla.”
“Non è mica un computer!” obiettò Jake.
“I dottori hanno detto..”
“Me ne strafrego dei dottori! I loro consigli non sono serviti a niente, quindi perché non ti fai da parte e lasci provare i veri esperti?”
Tu un esperto?!”
“Di certo conosco questa Marley meglio di te!”
“Che ne dite di finirla?!” esclamò Kitty, frapponendosi tra loro.
Marley distolse lo sguardo, avrebbe dovuto essere lei a dividerli ma era troppo anche solo pensarlo. Aveva la testa piena di informazioni che non sapeva come interpretare e forse Hunter non aveva tutti i torti però non gli avrebbe mai dato ragione di fronte a Jake.
“Scusa, sono qui da appena cinque minuti e ti ho già messa in imbarazzo!”
Fu felice voltandosi di vederlo sedersi al suo fianco. Le era mancato specchiarsi nei suoi occhi! Quelli di Hunter erano più belli ma sempre così tristi e malinconici quando la guardavano, al loro verde preferiva senza dubbio quel castano scuro.
Jake le sorrise e lei ricambiò, avvertendo un familiare sfarfallio nella pancia.
“Che dici, diamo un’occhiata?” continuò, avvicinando la capiente borsa a tracolla di Kitty “Vediamo cos’ha portato”
“Allora.. voi due state di nuovo insieme?”
Avvertì un’improvvisa vampata e capì di essere arrossita. Non avrebbe dovuto chiederlo, si era ripromessa di non farlo e invece quella domanda le era scivolata sulla lingua.
Jake rise nervosamente “No, oddio no” rispose, tirando fuori un pesante album insieme ad altri fogli “Kitty ormai vive a Seattle, so che viaggia un sacco per lavoro e.. a dire il vero, non la vedevo da almeno due anni!”
Annuì, dandosi dell’idiota. Avrebbe dovuto sentirsi sollevata alla notizia invece le sudavano le mani e aveva il batticuore. Forse perché lei era sposata, come le rammentava la fede che non era riuscita in nessun modo a sfilarsi dal dito!
“Questo invece non lo vedevo da troppo tempo!” gli sentì dire, sfilando qualcosa dalla pila “Te lo ricordi?”
Marley diede un’occhiata e riconobbe subito il calendario sexy che avevano fatto i ragazzi del Glee.
“Certo! Mi avevi fatto una dedica.. molto speciale..”
Lo disse senza smettere di fissare la copertina rossa del paginone, temendo di aver osato troppo.
“Visto che siamo in argomento” sussurrò lui “sappi che quelle parole valgono ancora”
Sgranò gli occhi e arrossì ancora di più a quella confessione. Jake ammiccò e lei avrebbe voluto chiedergli se aveva capito bene ma non era il momento più adatto per parlarne.
“Perché non sei venuto in ospedale?” chiese invece.
Le rivolse uno sguardo interrogativo poi fu attraversato da una rivelazione improvvisa.
“Certo, non lo sai” farfugliò tra sé, poi disse “Io vivo ancora a Lima, Ohio, se Kitty non mi avesse chiamato non credo avrei..”
“Ma io ho chiesto di te, perché nessuno ti ha avvertito?!”
“Beh, sai.. quando ci siamo lasciati non siamo rimasti proprio in buoni rapporti, non biasimo tuo..” si schiarì la voce “Hunter se non ci ha pensato” notando il suo cambio di espressione, aggiunse “Dunque, vediamo se riesco a toglierti quel muso lungo!”
Le si fece più vicino e con un sorriso sagace aprì teatralmente l’album.
 
“Quando ti ho chiamata” disse Hunter, prendendola da parte “non ricordo di averti detto di portare anche lui
Kitty si umettò le labbra prima di rispondere.
“Mi è sembrata la cosa più logica da fare”
“Era più logico cercare Ryder”
“Sì, peccato che non voglia più sentirla nominare dopo che ha capito di essere stato un rimpiazzo.. per non parlare di Unique, che le ha tolto la parola già quando alle superiori riprese ad uscirci!” l’incalzò e aggiunse “Per tua fortuna, negli anni Jake non è maturato come suo fratello!”
“È ancora più bastardo e traditore? Ora sì che sono tranquillo!”
“Le mentirà? È ovvio. La farà soffrire? Certo che sì, ma è l’unico modo perché apra quei begli occhioni azzurri e capisca perché lui è stato il primo e tu sei l’ultimo” e dopo un attimo si raccomandò “Devi lasciare che ci arrivi da sola, Marley crede di avere sedici anni e all’epoca era presissima di Jake..”
“Lo vedo” ringhiò sommessamente.
Hunter non era per nulla convinto che fosse una buona idea. E vedere sua moglie seduta accanto a quella canaglia gli faceva venire un tale nervoso che rischiava di mandare a monte gli sforzi di anni per imparare a controllarsi.
Gettò un’occhiata alla mano che Kitty gli aveva posato sul braccio.
“Se io e Marley dovessimo separarci” disse, cercando il suo sguardo “sarà perché è lei a volerlo, non io. Lo capisci?”
Kitty gli rivolse un sorriso sornione.
“Non farmi ridere, Clarington! Il nostro breve flirt era solo un bluff, non ti ho mai voluto più di quanto tu volessi me”
Annuì per farla sentire più sicura, era così abituata a mentire che lo faceva anche a se stessa.
La risata di Marley lo investì con violenza. Voltandosi la trovò intenta a sfogliare uno degli album insieme a Jake, vederli così complici gli bruciava da morire ma lo faceva anche dubitare: dicono che il primo amore non si scorda mai, possibile che nonostante tutto Marley non avesse mai davvero dimenticato quel sentimento e che ciò che provava per lui non reggesse il confronto?
 
~
 
Si trovava in un vecchio edificio. Non abbandonato o sporco, soltanto vecchio. Storico, ecco giusta definizione!
Il parquet su cui camminava era pieno di graffi ed ogni tanto scricchiolava, i soffitti erano altissimi o forse il colore bianco che li faceva sembrare tali. C’erano un sacco di scale: scale per salire, scale per scendere, scale da salire per scendere e scale da scendere per salire! E poi c’era questo corridoio stretto e lungo, così lungo che non si riusciva a vederne la fine, con due file di porte lungo le pareti.
Indugiò davanti alla prima, tutta blu, ma alla fine passò oltre. Si aspettava che le porte fossero tutte uguali invece variavano in ogni cosa fuorché le dimensioni e questo aumentava la sua indecisione.. sapeva di doverle aprire, una dopo l’altra, ma non voleva scoprire cosa c’era dietro.
 
Marley aprì lentamente gli occhi, i particolari del sogno erano ancora così nitidi che per un attimo ebbe la vista offuscata. Allungò una mano sul comodino, prese il quaderno che le aveva dato Kitty e scrisse velocemente ogni cosa, omettendo la parte in cui aveva deciso di svegliarsi.
Da tre giorni faceva sempre lo stesso sogno, da quando era tornata a vivere con Hunter per la precisione: quella notte si era svegliata urlando, subito dopo aver aperto la porta blu, non ricordava se avesse varcato la soglia o meno ma qualcosa di rovente l’aveva colpita..
Hunter era arrivato subito ma lei l’aveva respinto. Piangeva a dirotto e chiamava la mamma come una bambina, s’era calmata soltanto quando lui le aveva messo delle gigantesche cuffie in testa e le aveva fatto ascoltare la voce di Millie Rose. Solo un breve messaggio, ricco di riferimenti a fatti che non rammentava, ma dal suo punto di vista Hunter aveva appena compiuto un piccolo miracolo.
“Sei partita da una settimana e mi è già arrivata una tua lettera” esordiva sua madre “Anche tu mi manchi tanto ma la consulente scolastica ha ragione, questo viaggio ti serviva proprio. E poi non capita tutti i giorni di andare in Tibet!”
Gettò uno sguardo agli scatoloni ammassati in un angolo, il più piccolo recava proprio la scritta ‘Tibet’.
Hunter glieli aveva fatti trovare lì la mattina seguente, probabilmente andandoli a pescare dal ‘magazzino’ nell’appartamento di Santana, s’era persino scusato di non averglieli messi a disposizione prima.
“Cosa sono?” aveva chiesto.
“I tuoi diari, c’è tutto a partire dal secondo anno di liceo.. non hai mai voluto buttarli”
“Tu li hai letti?”
Era una domanda stupida, se l’avesse fatto avrebbe saputo cose di lei che invece ignorava. Anche questo le dava da pensare, perché gli aveva nascosto piccoli pezzetti di sé? Aveva così tanta paura che la lasciasse?!
Sentì la porta d’ingresso sbattere e guardando l’orologio dedusse che Hunter era uscito per andare a correre. Lei aveva deciso di cambiare orario in modo da conciliare le sedute con Kitty e, sì, anche per evitarlo!
Aspettò ancora qualche minuto poi si tirò su e stiracchiandosi guardò un’ultima volta pila di scatoloni. Se come pensava erano pieni, allora aveva fatto delle disposizioni del dottor Güzvit un’abitudine. Non credeva di essere il tipo di persona che riesce a tenere un diario!
Non aveva dato nemmeno una sbirciatina, per ora, e non intendeva di certo farlo a stomaco vuoto. Raggiunse la cucina, dove Hunter le aveva lasciato la colazione pronta. Queste premure la facevano sentire un po’ in colpa, come quando rientrando lo trovava seduto in salotto ad aspettarla: niente scenate, non commentava nemmeno il fatto che uscisse con un altro, semplicemente rimaneva sveglio per essere sicuro che tornasse a casa sana e salva.
Hunter l’amava in silenzio e senza pretese, come si amano le persone malate, e questo iniziava a metterla davvero a disagio perché lei non si sentiva malata! Era anche uno dei motivi di scontro con Kitty. Secondo lei non solo rifiutava la sua condizione ma anche la vita di adesso, per questo la sua memoria non faceva progressi.
Marley odiava essere trattata così da un’amica.
“Ho fatto una scelta mentre venivo qui” replicò, l’unica volta che glielo fece notare “Ho scelto di affrontare la situazione professionalmente, senza lasciarmi influenzare dai nostri coinvolgimenti personali.”
In fondo però le era grata, si sarebbe rifiutata di andare a parlare di sé a un estraneo – l’avrebbe fatto solo con la signorina Pillsbury e il dottor Güzvit ma entrambi non avevano le competenze necessarie per seguire il suo caso – e, a quanto pare, Kitty Wilde era diventata la regina degli strizzacervelli!
Le sue consulenze erano richieste in tutto il Paese e naturalmente la sua parcella era altissima, anche se Marley dubitava che avrebbe accettato soldi da Hunter: aveva visto le foto di cui aveva alluso al suo arrivo e, per quanto lui l’avesse accompagnata solo perché aveva perso una scommessa, Kitty sembrava divertirsi molto a vederlo sudare dentro il lungo giaccone di pelle sotto il sole di Giugno. Se fosse stata una persona subdola e calcolatrice, Marley avrebbe cercato di capire quanto effettivamente la bionda fosse ancora interessata a lui per farli avvicinare e poter così riprendere la storia con Jake.. che dal suo punto di vista non era mai finita.
A volte Marley aveva persino l’impressione che Kitty sapesse, di lei e Jake, benché non gliene aveva parlato. Di certo sospettava qualcosa. Era presente quando Jake le chiese di mostrargli la città o meglio, la invitò a riscoprire New York insieme, subito dopo pranzo.
Hunter non aveva fatto nulla per fermarla ed era l’unico che potesse dire qualcosa a riguardo, eppure quella sera Marley non era riuscita a guardarlo in faccia dopo che Jake l’aveva riaccompagnata prolungando il bacio della buonanotte. A ripensarci le veniva la pelle d’oca! Era stato come svegliarsi da un lungo torpore, aveva provato un tale guazzabuglio di emozioni che quando si erano separati aveva rischiato di cadere. Le gambe non la reggevano. Il cuore batteva impazzito come dopo una lunga maratona. Soltanto lui le faceva quell’effetto. Le poche volte che s’era trovata vicino ad Hunter non aveva avvertito nessun cambiamento, era una conseguenza della perdita di memoria o era proprio così tra loro? E se sì, perché l’aveva sposato?!
Sentì il cellulare suonare in lontananza e veloce imboccò il corridoio che costeggiava la cucina, chiedendosi perché la camera da letto fosse proprio l’ultima stanza in fondo. Per fortuna era solo un messaggio, anzi due.
Il primo, neanche a farlo apposta, era proprio di Kitty ed esultò scoprendo che aveva annullato la loro seduta giornaliera. L’altro invece era di Jake, quel semplice buongiorno baby girl le fece tremare le ginocchia.
Fu quasi tentata di anticipare il loro appuntamento, stava per scrivergli quando lo scatolone ‘Tibet’ attirò di nuovo la sua attenzione.
Marley lo studiò per qualche secondo, sempre col cellulare in mano. Era piccolo rispetto agli altri, di certo conteneva souvenir per lo più.. e poi le dispiaceva non ricordare quel viaggio, probabilmente era stata l’esperienza più emozionante della sua vita!
Prima di ripensarci prese lo scatolone e lo mise sul letto.
 
  
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