Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Sissy77    12/02/2015    1 recensioni
"Marco non è la soluzione di tutti i miei problemi ok?? Marco non è il supereroe che arriverà a salvare la figlia ok?? Marco ci ha abbandonate, ha preferito il castello e la principessa punto. Ti prego mamma non cercare più di parlare di lui"
Per chi come me ama vederli insieme, per chi come me è deluso da come gli autori hanno ridotto i personaggi che hanno reso I Cesaroni la famiglia che tutti avremmo voluto avere, per chi come me si è identificata in Eva e avrebbe voluto essere come lei o per chi avrebbe voluto trovare un amore come il loro capace di vincere contro tutto e tutti. Spero che chi si fermerà a leggere il mio racconto possa sognare come loro per tempo hanno fatto sognare me.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando erano giunti al ristorante, tutti gli invitati avevano avuto reazioni diverse.
I ragazzi erano scoppiati letteralmente dalla gioia, le ragazze erano rimaste sconcertate all’inizio, poi avevano deciso di optare per il: vediamo come va a finire.
I genitori e gli amici dei genitori erano sconsolati a bordo campo.
Walter e Marco erano usciti dallo spogliatoio indossando la vecchia divisa della Romulana, quanto tempo era che non la indossavano? Un’ eternità.
Carlotta dalla tribuna, seduta vicina ad Eva ed a Maya, faceva tifo da curva ultrà per quello che era diventato suo marito; Walter la guardava dal campo, sorrideva, scuoteva la testa.
<< Ti rendi conto??? Marcolì ti rendi conto che donna ho sposato??? Un’ altra al posto suo mi avrebbe ucciso. Guardala invece lei, sugli spalti, vestita da sposa a fare il tifo per me Marco, per me!!!  Quanto la amo… >> Walter sospirò e tornò a concentrarsi sull’avversario che stava arrivando nella sua zona.
Marco era davvero felice per lui. Guardò nella direzione di Carlotta e pensò che davvero  una come lei al mondo per Walter non esisteva.
Guardava in direzione di Eva e Maya, notando le differenze tra le due.
D’un tratto venne spintonato da un avversario e cadde per terra; Eva sorrise ed abbassò lo sguardo come tante volte l’aveva vista fare da ragazza proprio su quegli spalti.
All’epoca andava a vedere i suoi amici giocare e quando Marco rimaneva impacciato sul campo, proprio come ora, sorrideva ed abbassava lo sguardo. Le sembrava di esser tornata ragazzina.
Anche Marco ricordò quei particolari, solo che ora vicino a quella ragazza che lo aveva stregato al primo  sguardo,  c’era la loro bambina che scalpitava e lo incitava alla violenza verso quell’energumeno che lo aveva spinto a terra. Eva cercava di calmarla, ma Marco capiva dal suo sguardo che si divertiva da matti a vedere la figlia così.
Maya invece con la sua inseparabile macchina fotografica aveva passato il tempo a scattare foto.
Partita finita, era ora di andare a mangiare ed Ezio invitava tutti ad entrare per il buffet.
Marta aveva insistito per andare ad aspettare il padre fuori dagli spogliatoi.
La madre l’aveva accontentata e si stavano dirigendo verso la struttura quando lo videro uscire in compagnia di Walter ed altri amici.
Qualcuno però le aveva precedute, Maya si avvicinò a Marco baciandolo.
Eva fu catapultata indietro nel tempo a quando ad aspettare il fratellastro  fuori dagli spogliatoi c’era Rachele. Come allora Eva desiderò sprofondare e come allora il cuore incominciò a sanguinare.
Marco vide la madre e la figlia tenersi per mano. Su entrambi i volti vide il sorriso cedere il passò alla tristezza.
Il pranzo era stato un vero successo. Ezio passava tra i vari tavoli a ricevere i complimenti per l’ottima scelta del menù e Stefania lo guardava godere di quell’attimo di celebrità.  Era rimasto lo stesso ragazzino di quando per la prima volta l’aveva portata in un posto appartato sulla sua nuova macchina, ma invece di renderla regina l’aveva resa meccanico perché la macchina si era spenta a metà salita e lui invece di preoccuparsi di lei, aveva preferito occuparsi della sua amante, cioè la macchina.
Mentre Ezio intratteneva gli invitati con le varie barzellette che aveva preparato per l’occasione invece del discorso del padre, Eva si era recata in bagno per rinfrescarsi.
<<  Sei tornata per riprendertelo??  >> Per poco Eva non trasalì al suono di quella voce.
Maya l’aveva seguita in bagno.
Si girò a guardare la ragazza.
<< Ti avverto che non starò a guardare, non ti permetterò di portarmelo via. Ho lottato per questo amore, sono andata contro la mia famiglia, sono stata anche ad aspettare che mesi fa tu facessi i comodi tuoi. Sei tornata da Parigi ed io per amore suo ho lasciato che tu ti intromettessi tra di noi. Ora non succederà più >>
Maya aveva parlato senza neanche respirare, Eva aveva temuto che sarebbe caduta a terra in piena crisi respiratoria. Si immaginava la scena e sorrise.
Maya la guardava e pensava che era proprio una stronza, senza accorgersene diede voce ai pensieri
<< Sei proprio stronza sai !?! Sono qui a parlarti e tu ridi. >>
Eva si sentiva sempre più surreale, le sembrava di aleggiare tra passato e presente.
Un’altra immagine la fece sorridere.  Lei diciottenne a Como in ferie con il padre. Marco diciottenne in ferie  a Como con Rachele.  Anche allora si era sentita dare della stronza, anche allora a pronunciare quella parola era una fiamma di Marco, anche allora era una fiamma bionda.
Non riuscì a trattenere oltre la risata e scoppiò.
Maya era esterrefatta, ma che tipo di donna era Eva?
Non riuscendo a parlare, non riuscendo a trattenere la risata, Eva decise che forse andarsene senza discutere era la cosa migliore.
Sfiorò Maya oltrepassandola, aprì la porta e si trovò catapultata nel tempo reale: i suoi amici non erano più diciottenni e si erano sposati.
Walter e Carlotta avevano aperto le danze con un bel ballo che poi era terminato in “pagliacciata”: Walter proprio non riusciva ad essere così formale.
Appena videro Eva si misero ad urlare << Te..sti..moni, Te..sti..moni, Te..sti..moni >> ben presto tutti seguirono l’esempio degli sposi tanto che le voci sovrastavano addirittura la musica.
Siccome Eva non sembrava intenzionata a facilitare le cose al bel Cesaroni, Marco si diresse verso di lei e con un gesto plateale da: ti prego falli smettere, le chiese se gli concedeva l’onore di un ballo.
La ragazza fece finta di pensarci su. Walter chiese alla band di suonare un pezzo per i due amici.
<< Ve lo ricordate questo?? >>  urlò lo sposo rivolto agli amici.
Eva e Marco si girarono verso Walter  e quando la band iniziò a suonare i tre amici scoppiarono a ridere.
 Eva prese la mano di Marco e si avviarono ridendo a centro pista.
<< Come posso rifiutare ? >> Gli sussurrò all’orecchio << Mi sembra ancora di vederti suonare in quella balera con il cappellino di paglia in testa >>
<< Già e di chi era la colpa? >> disse Marco facendole fare una piroetta
Quando Eva si ritrovò nuovamente tra le sue braccia, Marco notò un leggero rossore in viso, decise di andare fino in fondo.  << Tutta colpa tua >> disse  <<  Mia?? >> fece l’ingenua la ragazza.
<< Si tua perché volevo racimolare soldi per seguirti a Londra, anzi ti avrei seguito in capo al mondo >>
Un'altra piroetta per  allentare le emozioni che stavano calando in pista.
<< Beh io sarei stata la ragazza più felice del mondo avessi saputo che tu facevi tutto quello per me, se già ti amavo, ti avrei amato ancora di più >>
Appoggiò il mento alla spalla di lui e rimasero così. Legati da quel passato che sembrava ripresentarsi sotto forme diverse nel  loro presente.
Maya continuava a scattare foto. Dalle foto lei otteneva l’occhio obiettivo della realtà.
Voleva,  anzi doveva sapere di che realtà si trattasse.
Walter e Carlotta avevano deciso di concludere il loro giorno più bello sulla spiaggia.
Gli uomini avevano acceso un grande falò, anche se era vietato, ma cos’è la vita senza rischi?
Le donne avevano distribuito a tutti le lanterne cinesi da lasciare andare in volo.  Erano stati distribuiti anche dei bigliettini da  legare alle lanterne.  Ci si scriveva sopra un desiderio, un messaggio,  sperando che il volo della lanterna lo facesse arrivare a destinazione.
Marta  voleva  che Marco lanciasse la lanterna con lei ed Eva, ma la madre aveva sentenziato che il padre il suo desiderio lo esprimeva con Maya.  A quelle parole la bambina si era intestardita ed aveva iniziato a fare i capricci.
Marco sentendo Marta piangere, dopo aver lanciato in fretta la lanterna con Maya, si era avvicinato alla figlia chiedendole cosa era successo. Naturalmente ad averla vinta fu Marta:  Marco lanciò anche la lanterna con madre e figlia.
Marco aspettò che Eva scrivesse il suo biglietto e che Marta facesse lo stesso.
Dopo che le due donne ebbero legato i biglietti, tutti e tre insieme aspettarono che la fiamma gonfiasse la lanterna e la lasciarono andare sperando che davvero quella piccola luce volante viaggiasse per il mondo intero finendo la sua corsa solamente a desiderio esaudito.
Maya aveva scattato varie foto a quella famiglia, che le piacesse o meno quella era e sarebbe rimasta sempre una famiglia.
Mentre tutti cantavano intorno al falò, Carlotta prese Eva per un braccio e le chiese di passeggiare con lei.
Walter fece lo stesso con Marco.
Carlotta ed Eva confidandosi sogni e speranze per il futuro; ridendo ricordando momenti del passato, arrivarono ad una piccola barca di pescatori abbandonata sulla spiaggia. La luce fioca dei cellulari e della luna rendevano spettrale e magica allo stesso tempo quel piccolo relitto.
Ad un certo punto Carlotta si chinò a prendere qualcosa dalla barca.
Eva era sconcertata, come faceva la sua amica a sapere che dentro la barca vi era qualcosa? Non si vedeva nulla.
Vide Carlotta stringere tra le mani una coperta, la ragazza la consegnò ad Eva dicendole fanne buon uso e le fece l’occhiolino. Eva proprio non capiva.
Carlotta si girò per andarsene, ma Eva la fermò  <<  Dove vai?? >>
Una voce le rispose  <<  Viene con me ovvio >> Era Walter, ad Eva parve che stesse arrivando proprio da dove erano arrivate lei e Carlotta.
La ragazza notò una sagoma vicino al suo amico. Vide il bianco dell’abito di Carlotta prendere la mano di Walter ed allontanarsi lasciandola lì.
<<  Ehi cosa vuol dire fanne buon uso???  >> Ma Carlotta non rispose.  A risponderle fu Marco.
<<  Credo intendesse questo  >> le prese la coperta di mano e la stese sulla spiaggia proprio davanti la piccola barca. Il ragazzo si tolse le scarpe e si mise seduto comodo sulla coperta guardando il mare.
Eva fece lo stesso.  <<  Sono proprio matti quei due  >> disse la ragazza scuotendo la testa e rabbrividendo un po’.  Marco si tolse la giacca, si girò verso la donna e la aiutò ad infilarla.
Quel contatto fece rabbrividire di passione Eva. La ragazza guardava davanti a se, non lo vedeva, ma avrebbe saputo descrivere ogni  più piccolo dettaglio di quel viso.  Intravedeva i contorni di quel corpo, la camicia bianca illuminata dalla luna metteva in risalto le spalle, le braccia ed il torace dell’uomo.
<< Così non prendi freddo >> disse Marco cercando di sistemarle meglio la giacca
Lo voleva, ora, adesso, li su quella spiaggia. Eva quasi si spaventò di quel pensiero, ma lo voleva. Voleva essere stretta da quelle braccia, voleva sentirlo armeggiare con la cerniera del vestito intento a toglierlo, voleva ondeggiare con lui come il mare faceva con la sua spiaggia. Il viso di Eva avvampò a quel pensiero e Marco lo vide.
“ E’ così bella quando arrossisce “ pensò Marco e continuò a guardarla.
Eva sentiva gli occhi di lui su di se,  alzò lo sguardo. Gli occhi si erano ormai abituati al buio di quel posto solitario e finalmente lei vedeva il viso di lui più nitido.
Alzò una mano e accarezzò i lineamenti dell’uomo che aveva di fronte.
Quel contatto, quella mano, quel posto gli rendevano tutto più difficile. Stava cercando di controllarsi, ma quella donna su di lui aveva sempre avuto un potere assoluto a cui non sapeva resistere.
Eva fece scivolare la mano sul torace ampio di lui  ed entrambi sentirono il fuoco divampare dentro.
Marco le fermò la mano ed Eva impietrì “ Oddio ma cosa sto  facendo lui è impegnato” pensò ferita per quel rifiuto. Marco intuì i pensieri della donna e volle subito rimediare: la voleva anche lui.
Sempre tenendola per quella mano l’attirò vicino a se e la baciò. Dapprima fu un bacio tenero e dolce, poi divenne sempre più avido di quelle labbra.  Eva quasi non respirava, ma non voleva che lui smettesse, pregava che lui non smettesse. “ Forse morire per amore vuol  dire questo: stare senza respiro baciando la persona amata.” Pensò la ragazza sorridendo,  decise che morire per amore era bello, era proprio bello.
Si amarono lì su quella spiaggia.
 Eva aveva armeggiato con i bottoni della camicia di lui;  lui aveva armeggiato con la cerniera del vestito di lei.  Marco si era soffermato ad accarezzarle il seno nascosto dalla stoffa del reggiseno  comprato per l’occasione; lei era stata ad ammirare il suo torace a lungo, poi lentamente gli aveva sfilato la canottiera bianca, anche quella comprata per l’occasione.  Lentamente lo aveva baciato nell’incavo del collo finché  lo aveva sentito sospirare di piacere.  Si guardarono negli occhi e continuarono a guardarsi incatenati l’uno negli occhi dell’altra.  Seguirono il ritmo delle onde del mare ed il loro amarsi fu così dolce e tenero, ma allo stesso tempo forte e deciso.  Prima di rivestirsi  rimasero abbracciati a lungo, sdraiati su quella coperta galeotta e coperti da quella giacca provocatoria.
Eva riabbottonò la camicia a Marco, lui le tirò su la lampo del vestito.
Eva lo baciò nuovamente e lo pregò di andare avanti, lei aveva bisogno di ancora un po’ di tempo per sistemarsi.  Quando l’uomo si allontanò lei scoppiò a piangere pensando che la strada ora  si era tutta in salita.
Erano passati alcuni giorni dal matrimonio e Marta aveva telefonato al padre disperata.
Marco tra le lacrime della figlia non era riuscito a capire cosa le diceva.
Aveva preso la macchina e si era fiondato a casa Cesaroni preoccupato che fosse capitato qualcosa di brutto a qualcuno della sua famiglia.
La figlia appena lo aveva visto entrare in casa gli si era buttata tra le braccia e solo dopo quasi un ora si era calmata addormentandosi  succhiandosi il pollice appoggiata al torace del padre.
Marco chiamò Lucia che era in cucina, gli era sembrato che la donna lo stesse evitando.
<< Si può sapere cosa diavolo è successo?? >> chiese alla donna cercando di non svegliare Marta.
<<  Nulla di grave, lo sai alle volte Marta si fa prendere dalla sua mania di attrice teatrale  >> minimizzò la donna.  A Marco non sembrava che Marta recitasse, non sapeva come Lucia potesse asserire una cosa simile.
<< Eva è partita ieri per New York,  ha pensato che ti avrebbe fatto piacere passare più tempo con Marta ed ha deciso di lasciarla qui. Erano d’accordo entrambe, anche Marta voleva stare qui a Roma. Oggi la piccola si è svegliata con un po’ di nostalgia >> cercò di minimizzare Lucia.
Marco non aveva sentito nulla. Si era fermato alle parole Eva, New York.
Lucia scosse la testa tornando in cucina, quei suoi 2 figli non facevano altro che combinare disastri.
La vita alle volte è proprio strana pensò Eva guardando fuori dal finestrino dell’aereo. Stava decollando da Parigi. L’unico volo che aveva trovato nell’immediato per New York faceva scalo nella capitale francese.
New York e  Parigi, due città che si rincorrevano spesso nella sua vita, proprio come facevano lei e Marco.
Dopo la notte sulla spiaggia aveva deciso che era tempo di smettere di rincorrersi, ma che era il tempo di andare lontano, lontano, lontano.
Chiuse gli occhi accecata dal sole o semplicemente li chiuse per cercare di trattenere le lacrime
  
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