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Autore: Cocol_Sasso_97    12/02/2015    2 recensioni
Antonio amava festeggiare i compleanni.
Di certo non per i regali che erano soliti scambiarsi gli umani ad ogni festa. Infondo le nazioni avrebbero dovuto scambiarsi regali ogni anno per secoli se avessero seguito quella tradizione e sarebbe diventato stressante invece che piacevole come doveva essere.
Amava semplicemente quando gli si facevano gli auguri e passare una giornata con le persone a cui teneva, magari offrendo loro qualcosa da bere e un dolce fatto in casa. Piccole cose che gli facevano desiderare ogni anno che arrivasse il 12 febbraio.
Solitamente passava il suo compleanno coi suoi amici e Lovino, ma quel compleanno sembrava che non avrebbe potuto farlo.
Auguri Antonio ♥
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Worst Birthday Ever

Antonio amava festeggiare i compleanni.
Di certo non per i regali che erano soliti scambiarsi gli umani ad ogni festa. In fondo le nazioni avrebbero dovuto scambiarsi regali ogni anno per secoli se avessero seguito quella tradizione e sarebbe diventato stressante invece che piacevole come doveva essere.
Amava semplicemente quando gli si facevano gli auguri e passare una giornata con le persone a cui teneva, magari offrendo loro qualcosa da bere e un dolce fatto in casa. Piccole cose che gli facevano desiderare ogni anno che arrivasse il 12 febbraio.
Solitamente passava il suo compleanno coi suoi amici e Lovino, ma quel compleanno sembrava che non avrebbe potuto farlo.
Tutto iniziò una settimana prima quando, dopo aver preso un aperitivo con Francis e Gilbert, quando era l’ora di salutare chiese loro se potevano vedersi anche il giovedì seguente.


«Giovedì? Che giorno è?» chiese Gilbert, sedendosi sulla panchina del parco e osservando l’amico ispanico.
Antonio sorrise mentre seguiva il suo esempio « Il dodici » rispose tranquillamente, omettendo il fatto che fosse il suo compleanno.
«Il dodici… Non mi pare di avere impegni, io ci sto»
Francis storse le labbra, incrociando le braccia e massaggiandosi il mento, giocando con la sua barbetta «Il dodici… C’è qualcosa il dodici… Ah! Sì!» esclamò alzando lo sguardo verso Antonio che sorrideva allegro «Ho una riunione, non posso venire. Il mio capo mi ha già detto che sarà una lunghissima riunione e che non mi lasceranno libero fino a che non avremo finito di parlare di tutti i punti decisi»
Il sorriso sul volto di Spagna vacillò, ma cercò di non mostrarsi troppo deluso «E non puoi venire quando hai finito?»
«Sono 153 punti Antoine»
«Ah»
L’ex nazione prussiana batté con forza la mano sulla spalla di Antonio, come per consolarlo «Kesese, io e Anton ti penseremo mentre berremo qualcosa in tuo onore Franz!»


E quindi doveva rinunciare a Francis per il suo compleanno. Tuttavia non si scoraggiava, aveva sempre Gilbert e poteva passare la giornata anche con altre persone! Come… Come Belgio, per esempio.


«Boss! Che bello sentirti!» sorrise la ragazza tenendo il telefono tra l’orecchio e la spalla, mentre firmava qualche documento che le mettevano sotto la penna «È tanto che non ci vediamo!»
Antonio mise qualche bottiglia di birra nel carrello «Hai ragione ma mi sembra che siamo tutti molto impegnati in questo periodo…»
«A chi lo dici Boss, proprio in questo momento sto firmando delle noiosissime carte. Evviva l’indipendenza, ma ammetto che un po’ mi manca quando era qualcun altro ad occuparsene!»
Ridacchiò, facendo cenno al segretario di lasciare le carte da firmare da una parte che lei avrebbe poi firmato una volta finita la chiamata «Comunque! A cosa devo questa piacevole sorpresa?»
«Beh, stavo pensando di invitare te e i tuoi fratelli a cena da me!»
Belgio sussultò appena sorridendo euforica, come se Antonio fosse davanti a lui e la potesse vedere «Oh, sì! Mi farebbe molto piacere! Quando?»
«Pensavo a giovedì»
Il sorriso di Belle si spense «Oh… Giovedì?»
«È un problema?»
«Io e miei fratelli avremmo una cena di famiglia giovedì… Sai, da soli…»
«Ah»
Belle si morse il labbro «Mi spiace Boss, ma non possiamo fare altri giorni… Un giorno ho un appuntamento io, un altro il fratellone deve andare ad una cena col suo capo, quello dopo Lux deve farsi intervistare in tv… L’hai detto tu, siamo tutti molto impegnati…»
Antonio sospirò, fermandosi nel reparto prima della cassa e posandosi coi gomiti al carrello «Sì, sì, capisco… Sta tranquilla, faremo un’altra volta! Ora ti lascio lavorare, che pure io devo scappare… No, no, sta tranquilla, ci sentiamo per la settimana prossima! Sì, sì, un bacio… Ciao»


E a quanto pareva, già lunedì aveva dovuto rinunciare ad un bel po’ di amici.
Aspettò martedì per chiedere a Feliciano se avesse qualcosa da fare giovedì. Insomma, passare il compleanno da solo non era certo la sua massima aspirazione.


Antonio teneva il telefonino sulle gambe, digitando più velocemente possibile il messaggio che doveva inviare all’italiano. Certo, una persona seria avrebbe aspettato sicuramente la fine della riunione per mandarlo, tanto non era di certo urgente, ma il discorso che stava facendo il suo capo era abbastanza noioso.
Ehi Feli, giovedì sei libero? Ti andrebbe di venire a cena da me con Lovi e Gil? Rilesse il messaggio, controllando che l’italiano fosse corretto, abituato agli insulti che riceveva ogni volta che sbagliava con un altro italiano e inviò il messaggio, sorridendo soddisfatto. Alzò lo sguardo e vide che tutti lo fissavano, in rigoroso silenzio.
«Ora potrebbe degnarmi della sua attenzione, Spagna?» chiese il suo capo, sottolineando il suo nome ufficiale come per ricordargli che in quel momento non aveva diritto ad una vita sociale.
«Claro, scusate» mormorò imbarazzato, mettendo il cellulare in tasca e poggiandosi coi gomiti sul tavolo «Stavate dicendo, prima di interrompervi per la mia maleducazione per la quale mi scuso ancora?»
Il suo capo alzò un sopracciglio ma scrollò il capo arrendevolmente, mentre tornava a parlare di politica. Almeno finché non arrivò un messaggio ad un qualche cellulare.
«Scusate» esclamò Antonio, posandosi una mano sulla tasca «Ho dimenticato il silenzioso!»
Un secondo messaggio.
E poi un terzo.
Tutti i presenti che lo fissavano, per qualche secondo, in silenzio, poi un nuovo messaggio.
«E va bene! I dieci minuti di pausa li anticipiamo ad ora, okay?»
Antonio si scusò nuovamente e si alzò dalla sedia, uscendo di corsa dalla stanza mentre prendeva il cellulare.
Antonio, ciao! Ve, mi andrebbe, davvero, ma non posso! Ho una riunione sull’EXPO, ci sono stati dei problemi nei preparativi ed essendo a Milano hanno chiamato anche me. La riunione durerà tutto il pomeriggio e non so a che ora finirà…
E poi ho un appuntamento con Ludwig. Viene a cena da me, perché quando ho saputo che Lovi veniva da te… Ne ho subito approfittato!
E no, mi spiace ma non posso venire anche se inviti Ludwig. Sai, sarà una cena… Lunga.
Ah, comunque Lovi viene da te! Anzi, fatti trovare a casa un po’ prima dell’appuntamento, fidati!



Antonio sospirò. Quindi neanche Feliciano era disponibile. Che sfortuna avere il compleanno in mezzo alla settimana.


E quando arrivò giovedì, il giorno del suo compleanno, cominciò a credere che quell’anno qualcuno gli avesse mandato una maledizione.
La mattina nessuno lo aveva chiamato per fargli degli auguri. E la cosa lo infastidiva, per il semplice fatto che lui, a persone come Francis o Gilbert, chiamava a mezzanotte precisa per fare gli auguri, pur sapendo di essere fastidioso! Ma non poteva farci nulla, ci teneva. E il fatto che a mezzogiorno ancora nessuno lo avesse chiamato...
Oh, come non detto! Il telefono squillava e sul display c’era il nome di Gilbert!
Sorrise e rispose al cellulare «Hola amigo!»
«Tao»
«Che voce nasale, hai un po’ di raffreddore?»
«Daffreddore? Ma ringradierei se così fosse! Mi sendo morire. Non sono mai stado così male!» e ci fu un colpo di tosse a rimarcare il concetto. Antonio allontanò appena il telefono poi chiese «Madre de Dios, Gil, mi spiace! Ma… Hai la febbre?»
«Sì, anche. Diciamo che uno problemi maddori è ciò che succede in bagno.»
L’ispanico ignorò quell’orribile scena e chiese, preoccupato «Ma… È febbre da…?»
« No, Andon, è febbre da fleddo, non da mordo» cercò di ridere, ma la tosse glielo impedì «Quindi, come forde è chiaro, oggi non poddo venire…»
«Ah… No, no, sta tranquillo e sta al riposo… Vuoi che vengo a farti compagnia? So che Lud oggi doveva uscire a cena con Feli…»
«NO!» urlò Gilbert, tossicchiando poi come per scusarsi «Cioè, appreddo molto ma… Quando ho deddo a Liz che sto male ha detto che sarebbe venuda lei più tardi e… Beh, se non sfrutto quedde occasioni…»
Antonio ridacchiò «Okay, allora ci sentiamo un’altra volta… Domani fammi sapere com’è andata!»
«Andon, mi sendi? Cioè, posso al maddimo sperare che non mi picchi! KeseseCOUGH!»
La Spagna scrollò il capo divertito «Va bene, ti lascio che così ti riposi!»
«Grazie Andonio, sei un amido! Ah, e buon compleaddo!»
Il moro sorrise e se avesse avuto davanti l’amico l’avrebbe abbracciato «Grazie! Sei il primo!»


«Buon compleanno bastardo» sbottò velocemente Lovino, come per levarsi il dente, appena Antonio gli aprì la porta.
Il moro gli sorrise «Grazie querido» esclamò tirandolo a sé in un abbraccio «Sei il secondo a farmeli oggi!» sussurrò al suo orecchio prima di stampargli un bacio sulla guancia. Lovino prese colore, ma non lo scacciò, in fondo era pur sempre il suo compleanno «Solo il secondo?»
«Già, oggi sono tutti impegnati... Ma prego, entra!» esclamò facendolo passare. Lovino annuì e si fermò dietro di lui, aspettando che chiudesse la porta.
«Oggi doveva esserci anche Gil ma alla fine non è potuto venire, siamo solo io e te» spiegò Antonio voltandosi e sussultando ritrovandosi gli occhi color ambra di Lovino puntati contro i suoi.
«Se l’alternativa era avere il mezzo crucco in casa, mi va bene che siamo solo io e te» mormorò prima di avvicinarsi a lui e baciarlo lentamente. Antonio sussultò, godendosi il contatto con quelle labbra che tanto amava e rilassandosi pian piano, ogni volta che le labbra di Lovino si allontanavo appena dalle sue per poi tornare ad appropriarsene, in una serie di dolci baci leggeri. A volte Lovino si concentrava sul labbro superiore, succhiandolo piano tra le sue, o mordicchiava quello inferiore, o si concedeva piccole pause per soffiare su di esse e farlo rabbrividire, mentre gli sfiorava il petto con le dita, il collo, il viso…
«Lovi…» mormorò confuso, piacevolmente confuso. L’italiano gli diede un ultimo bacio leggero, che si concluse con le sue labbra che scivolavano sul mento prima di allontanarsi. Aveva un’adorabile sfumatura rossastra sulle guance, segno del suo imbarazzo per tanta dolcezza che non dimostrava quasi mai ad Antonio «È il tuo compleanno…» mormorò, senza guardarlo «In parte era dovuto e…» si interruppe quando Spagna, con un sorriso addolcito, gli alzò il viso con due dita, chinandosi verso le sue labbra dischiuse «E…» le loro labbra erano così vicine da sfiorarsi anche solo quando respiravano, ma la magia era destinata a finire in pochi secondi «E mi sta vibrando una gamba» disse Lovino allontanandolo e tirando fuori il cellulare dalla tasca «Pronto, Feli?»
Antonio sbatté appena gli occhi, poi sorrise divertito. Avrebbe ripreso appena finita la chiamata.


O forse no.


«Grazie al Cielo sei arrivato in tempo Lovi!» esclamò Feliciano aprendo la porta di casa «Oh, ci sei anche tu Antonio! Vee, mi spiace averti portato via Lovino, ma è urgente!» esclamò prendendo Lovino per un braccio e portandolo dentro casa, lasciando Antonio sull’uscio. Il moro sospirò divertito, sentendo le imprecazioni di Lovino ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Seguì i ragazzi in cucina e osservò il suo compagno armeggiare con una padella e una pentola «Che poi sempre pasta è, Feli, come può non venirti la carbonara?!»
Feliciano gonfiò le guance «Lo sai che mi viene, ma Ludwig ha detto che gli piacerebbe mangiarla e io non sono bravo come te dato che è un tuo piatto e poi stavo preparando anche il secondo e ho bruciato il condimento e ora devo anche fare il dolce e non ho tempo per rifare il sugo, perché mentre faccio il dolce non penso al sugo e mi si brucia di nuovo e poi non ho più gli ingredienti e Lud ci teneva tanto e poi la tua è più buona e…»
«Feli ho capito, te la faccio, te la faccio!»


Antonio osservò il suo compagno salutare il fratello, sospirando impercettibilmente. Eppure ci aveva sperato in una qualche festa a sorpresa, quando Lovino gli aveva detto che dovevano andare da suo fratello per aiutarlo con la Carbonara.
Invece niente, era davvero per aiutarlo con la carbonara.
«Grazie ancora Lovi! Antonio, scusa per il contrattempo e tanti auguri!» esclamò Feliciano, chiudendo la porta.
Il Sud Italia si voltò verso la Spagna, avvicinandoglisi «Beh, ora sei a tre, giusto?»
«Giusto…» sospirò Antonio, salendo in macchina e aspettando che Lovino entrasse, prima di mettere in moto l’auto.
«Sei un po’ giù, sbaglio?»
«Sbagli» sorrise Antonio. Un sorriso che chiunque avrebbe capito essere falso.
«Certo. E dimmi, Fran e Gil ti hanno fatto gli auguri?»
«Gil è stato il primo, dopo avermi dato buca per malattia»
«Ah ecco»
«Ah ecco cosa?»
«Antò, lascia stare e andiamo da te, va! Che c’ho fame!»
Il moro lo guardò e sorrise intenerito per il broncio del ragazzo e tornò ad osservare la strada mentre guidava verso casa.
Il viaggio continuò in rigoroso silenzio, se non per qualche battutina fatta da Antonio e, una volta posteggiato, l’ispanico si voltò verso Lovino «Siamo arrivati» sorrise «Avrai fame!»
«Da morire» mormorò prima di tirarlo per il colletto della maglietta verso di sé e baciandolo molto meno dolcemente rispetto a come aveva fatto prima di uscire.
Antonio rimase sorpreso e chiuse gli occhi, ricambiando felicemente il bacio del suo italiano. Schiuse le labbra, lasciando che la lingua insistente di Lovino potesse entrare ed avvolgersi alla sua, lasciandogli completamente le redini del bacio.
Quando si allontanarono, entrambi avevano il respiro un po’ affannato per la foga del bacio.
«A-Andiamo in casa?» chiese Antonio, ancora stordito. Lovino si slacciò la cintura e aprì la portiera «Sbrigati»
Lo spagnolo non ce lo fece dire due volte. Scese velocemente dall’auto e si affrettò a raggiungere il compagno dalla porta. In fondo anche un compleanno festeggiato così andava più che bene!
«Avessi più spesso così tanta fame, Lovi!» ridacchiò mentre apriva la porta.
«E SIAMO RIUSCITI A FARTI UNA SORPRESA!» esclamarono i suoi amici, una volta accesa la luce, sorridenti.
Antonio spalancò gli occhi, voltandosi a guardare Lovino che sorrideva soddisfatto di ciò che era riuscito a fare. C’erano tutti!
Francis che alzava un bicchiere di vino in onore del suo amico mentre teneva vicino a sé un inglese abbastanza scocciato – se per il trovarsi in casa dello spagnolo o avere il francese così vicino non sapeva bene dirlo -, Gilbert che stava in ottima salute e rideva, venendo guardato male da Elizaveta al suo fianco e Roderich che continuava a dirgli di darsi un contegno, Belle che batteva le mani euforica per la sorpresa che erano riusciti a fare al boss, mentre al suo fianco José, il fratello di Antonio, la guardava divertito e Abel, il fratello di Belle, fissava José come per ammonirlo di tenere le mani a posto, anche se erano amici. C’erano anche Feliciano e Ludwig!
«Feli, ma tu e Lud come siete arrivati qui prima di noi?» chiese Antonio, dando voce alla prima di una serie di domande che aveva in mente.
Feliciano sorrise «Siamo arrivati con voi, ma mio fratello ti ha distratto bene!» spiegò tra le risatine dei presenti e l’imbarazzo di Lovino.
Antonio sorrise e guardò Lovino poi, fregandosene di tutti i presenti, si chinò a baciarlo dolcemente, ignorando i versi dei presenti «So che l’hai pensato tu… Grazie mi vida…»
«I-idiota, non osare mai più…»
«Noi due continuiamo dopo…» sorrise Antonio, prima di allontanarsi e dedicarsi ai suoi amici.
Amava festeggiare i compleanni.

   
 
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