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Autore: silviaspanda    12/02/2015    1 recensioni
Si conoscevano da così tanto tempo, quella camera era il loro luogo preferito dove rintanarsi.
Erano stati lì a quattordici, quindici, sedici anni, e quella stanzetta mal dipinta e piena di memorie del ragazzo era anche piena di ricordi dei due, insieme, inseparabili. Ed erano ancora lì, a diciannove anni, ma non erano più gli stessi.
Qualcosa si era rotto, e non riuscivano a capire cosa. O forse sì.
Era cambiato tutto, erano cambiati i loro amici, erano cambiate le loro abitudini, erano cambiati loro.
Eppure bastava così poco per far credere a tutti che erano ancora loro due, gli stessi ragazzi sorridenti, così simili da risultare l'uno l'opposto dell'altro.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Who Knew
"You took my hand, you showed me how, you promised me you'd be around 
Uh huh 
That's right 
I took your words and I believed in everything you said to me 
Yeah huh 
That's right"

 
-Ti ho detto che non mi interessa quello che hai fatto ieri sera con quella là!- un urlo riecheggiò fra quelle mura dipinte di un avorio ormai quasi del tutto scolorito.
River teneva gli occhi fissi su quelli del suo amico, il suo migliore amico.
Lo stesso migliore amico che l'aveva lasciata sola ad una di quelle dannate feste a cui la convinceva ad andare ogni volta, a cui puntualmente la lasciava sola per "divertirsi", come diceva sempre lui.
-River, sii ragionevole, che avrei dovuto fare? Stare su quel divanetto insieme a te ad aspettare l'ora di tornare a casa, abbracciato ad una bottiglia di Vodka liscia? Cerca di capirmi...- si giustificò Calum, cercando di mantenere la calma e far ragionare l'amica, seppur fosse una cosa impossibile: era testarda, orgogliosa, non avrebbe mai ammesso di avere torto.
E forse nemmeno lo aveva del tutto; capitava spesso che lui se ne andasse in giro per i locali dove si tenevano quelle feste con qualche bella ragazza accanto, lasciando la castana lì da sola, su un divanetto, con lo sguardo accigliato e un mare di sbuffi spazientiti.
-Calum io sono stanca. Sono stanca del fatto che ogni dannato sabato sera sia sempre la stessa storia; possibile che tu sia così pieno di te da non rendertene conto?- gli aveva poi chiesto River, ormai rassegnata, lasciandosi cadere sul soffice letto dell'amico. Si conoscevano da così tanto tempo, quella camera era il loro luogo preferito dove rintanarsi.
Erano stati lì a quattordici, quindici, sedici anni, e quella stanzetta mal dipinta e piena di memorie del ragazzo erano anche piena di ricordi dei due, insieme, inseparabili. Ed erano ancora lì, a diciannove anni, ma non erano più gli stessi.
Qualcosa si era rotto, e non riuscivano a capire cosa. O forse sì.
Era cambiato tutto, erano cambiati i loro amici, erano cambiate le loro abituni, erano cambiati loro
Eppure bastava così poco per far credere a tutti che erano ancora loro due, gli stessi ragazzi sorridenti, così simili da risultare l'uno l'opposto dell'altro, che ormai erano solo due opposti.
-Rendermi conto di cosa?- gli domandò confuso il moro, sentendo il sangue raggelarsi nelle sue vene scure.
River si alzò a sedere, e prese qualche secondo di spudorato coraggio, in cui pensò esattamente a cosa dire.
Poi finalmente, aprì bocca.-Renderti conto che tutto quello che faccio io lo faccio per te. Sto lì a guardarti mentre ti scopi la metà delle invitate, senza aprir bocca, perché se a te questa cosa rende felice, rende felice anche me. Ma poi, la mattina, chi c'è a tenerti la testa mentre vomiti, a ricordarti quello che fai la sera prima? Sicuramente non quelle con cui fai sesso. E io queste cose le faccio perché ci tengo a te, a noi,  ma non abbastanza a me stessa, perché se tenessi a me stessa quanto tengo a te a quest'ora sarei qui a raccontarti di quello che ho fatto io ieri sera, non credi?- disse tutto ad un fiato la ragazza, sentendosi finalmente libera da un peso, come se le parole le fossero uscite come un fiume in piena, senza contenersi, libere.
Calum osservò la bruna, che stava trattenendo le lacrime, e si sentì davvero uno schifo.
Ma più che quello, si sentì colmo di rabbia; nessuno obbligava River ad aiutarlo dopo che si era ubriacato, nessuno la obbligava a prendere parte a quelle feste, nessuno, tanto meno lui. 
-Sai cosa? Questo teatrino è durato fin troppo, e io non ho più intenzione di recitare. Non funziona più, River- sputò fuori, avvicinandosi alla ragazza, con un fare che cercava di essere consolatorio, ma agli occhi dell'amica sembrava solo una scusa, perché sapeva bene che lui non era capace di mantenere niente, era troppo occupato a pensare a sè stesso per farlo.
-Calum io...- cercò di far uscire con quel poco di voce che riusciva a far uscire in quel mare di lacrime e singhiozzi, ma invano. Forse le parole non servono più a niente.
E si alzò, prese le sue cose e se ne andò da quella camera che le ricordava il passato.
Non si voleva più guardare indietro.
Aveva perso il suo migliore amico.

 
"If someone said three years from now you'd be long gone 
I'd stand up and punch them up, cause they're all wrong 
I know better 
Cause you said forever 
And ever 
Who knew"

 
-Cazzo, rispondi!- aveva imprecato Luke, asciugandosi una lacrima calda che gli disegnava uno zigomo. 
Tremava, piangeva, cercava di consolarsi da solo, seppur non servisse a nulla.
-Luke di che hai bisogno?- dall'altra parte dell'apparecchio la voce di River sembrava l'unica cosa che potesse calmare il biondo in quel momento. Si sedette su una di quelle sedie di plastica blu della sala d'aspetto, prese un respiro profondo e cercò di spiegare tutto quello che era successo.
-River, grazie a Dio! Calum...Calum è in ospedale, volevo che lo sapessi, ha bisogno di te- le aveva poi detto, sentendo una strana sensazione al basso ventre.
La castana fece cadere la penna con cui poco prima stava scrivendo un saggio di letteratura, e strinse i pugni.
-Che gli è successo?- domandò, cercando di mantenere la calma.
Era passato quasi un anno da quando avevano troncato i rapporti, ma per River, sentire quelle parole, era come essere trafitta da una serie di coltelli.
Sentì solo il silenzio, un rumore metallico, e il sangue ribollirle nelle vene.
-Che cazzo gli è successo ho chiesto!- urlò, cominciando a piangere.
-E' in coma, River. Ha...abusato di droghe, è andato in overdose o merda simile, ti prego vieni qui al più presto- l'aveva pregata il più piccolo fra i singhiozzi.
Era arrabbiata, ferita, preoccupata.
Arrabbiata perché nessuno le aveva mai detto di questa dipendenza di Calum, che aveva sviluppato in questo anno, e anche perché nessuno aveva cercato di aiutarlo; ferita, perché quel ragazzo ancora una volta aveva bisogno di lei, seppur avesse mandato tutta la loro amicizia all'aria, e preoccupata perché non voleva perderlo. Perdere quel ragazzo sarebbe stato come perdere parte di sè stessa, del suo passato, della sua vita.
Prese in fretta e furia la sua borsa, salutò il fratello nonostante le mille domande che le stesse porgendo e uscì di casa, chiamando il primo taxi che vide.
Dopo una mezz'ora eccola lì, in quel sudicio ospedale, così deprimente da farle venire un tuffo al cuore.
E per la prima volta capì. Capì quanto fosse fragile la vita, come le persone entrino a fatica nella tua vita e ne escano così semplicemente. Strinse i pugni e varcò la soglia di quel postaccio, venendo travolta da Luke, che la aspettava impaziente, sempre seduto su quelle sedie blu e lercie, su cui, a vederlo seduto, sembrava ancora più grande di quanto in realtà non fosse. Aveva gli occhi rossi, lucidi, tirava su col naso.
-Eccoti, finalmente- le disse, stringendola in un abbraccio stretto, come a non volerla fare andar via per nessuna ragione.
E River cercò di goderselo quell'abbraccio, cercando di distrarsi con quel profumo forte misto ad una punta di sudore, quel caldo che la avvolgeva, seppur tutto intorno a loro sembrava freddo, glaciale.
-Dov'è?- gli domandò, senza sciogliersi da quell'abbraccio, cercando di ricacciare indietro le lacrime che volevano essere lasciate libere.
-Ci sono i suoi nella sua stanza ora...Fra poco arriveranno anche Michael e Ashton. Volevo che lo sapessi tu prima di chiunque altro. Mi dispiace così tanto- 
River sentì dei singhiozzi provenire dalla stanza poco più in là, e capì che probabilmente era lì che stava Calum. Voleva solo entrare lì dentro e rivederlo, sussurrargli che era un gran coglione, che non avrebbero mai dovuto lasciarsi andare l'un l'altra, che si appartenevano.
-Perché non mi avete mai detto niente?- domandò la ragazza, cambiando discorso, cercando di ignorare quei singhiozzi, che erano una vera martellata sul cuore.
-Non pensavamo ti interessasse. Pensavamo non volessi più saperne niente di lui. Sappiamo quanto hai sofferto la sua mancanza, non volevamo arrecarti altro dolore, Rivs-  gli disse, abbracciandola ancora un po' prima di lasciarla andare a sedersi, sedendosi accanto a lei, stringendole la mano fredda.
-Avrei potuto aiutarlo- controbattè la castana, asciugandosi le lacrime con la mano libera.
-Lo so, e mi dispiace. Forse se te l'avessimo detto non sarebbe finita così- si lasciò scappare Luke, stringendo la mano dell'amica ulteriormente.
-Luke, non è finita. Lui ce la farà e tornerà tutto come prima, saremo ancora tutti amici e vivremo gli ultimi anni di adolescenza insieme, come ci siamo imposti anni fa- recitò speranzosa River, quasi adirata per la risposta dell'amico.
Luke sorrise e scosse la testa, accarezzando le nocche della mano dell'amica con il polpastrello del pollice.
-Niente sarà mai come prima. Si va solo avanti, mai indietro-
Prima che la ragazza riuscisse a rispondere, la porta si aprì di getto, lasciando uscire i genitori di Calum, affranti, con le lacrime agli occhi.
Guardarono Luke e River e gli sorrisero quasi impercettibilmente, distrutti.
-Entra tu prima- disse il biondo, osservando lo sguardo vacuo della castana, perso nel vuoto.
River non se lo fece ripetere, prese tutto il coraggio che aveva ed entrò in quella stanza, dipinta di un azzurro pallidissimo.

 
"Remember when we were such fools, and so convinced and just too cool 
Oh no 
No no 
I wish I could touch you again 
I wish I could still call you friend 
I'd give anything"

 
Il rumore dei macchinari riecheggiava nella stanza, l'aria era pesantissima, e il fiato di River sembrava sempre più corto.
Osservò quello che un tempo era il suo migliore amico, prese una sedia e si sedette accanto a lui, senza proferire alcuna parola o produrre alcun rumore.
L'incarnato, che River era sempre stata abituata a vedere di un color caffèlatte, era pallido, eccezione fatta per le braccia, che erano viola, blu, piene di buchi. Le sfiorò delicatamente, attenta a non fargli del male, seppur non l'avrebbe percepito in nessun caso, e si trattenne dal piangere di nuovo. Lo guardò in faccia e sorrise, ripensando a quando lo guardava dormire il pomeriggio, quando avevano sedici anni e dovevano studiare chimica, ma lui era così stanco per quegli stupidissimi allenamenti di calcio che si addormentava sui libri. Aveva le labbra schiuse, di un colore misto tra il grigio e il violaceo, le gote pallide, i capelli neri, ormai non più tanto lucenti, che gli ricadevano sulla fronte.
Posò una mano sul suo cuore e un brivido la percosse. Batteva, non sapeva ancora per quanto l'avrebbe fatto però. Gli sorrise, quel sorriso che lui diceva sempre fosse la cosa più bella che avesse mai potuto avere l'occasione di vedere, e si avvicinò al suo viso.
-Sei davvero un coglione, Hood- gli disse, sempre sorridendo. Non sapeva nemmeno perché sorrideva ad essere sincera. Forse era un modo per alleviare quel dolore, il dolore della perdita, dell'abbandono.
-Per favore, non andare via- gli aveva intimato, in un sussurro soffocato, lasciandosi andare del tutto, piangendo come una bambina. Ma che le importava in quel momento? 
"When someone said count your blessings now 
For they're long gone 
I guess I just didn't know how 
I was all wrong 
They knew better 
Still you said forever 
And ever 
Who knew"

 
-Te lo ricordi quando mi dicesti che non te ne saresti mai andato? Cazzo, sembra passata un'eternità. Però te ne sei andato davvero alla fine. E te ne stai andando ancora una volta- gli scompigliò i capelli, poi gli prese la mano.-ma io non me ne sono mai andata, e non lo farò mai. Perché sono con te, fino alla fine, e questo conta. Vorrei solo che le cose fossero andate diversamente- si avvicinò a quelle labbra schiuse, violacee, e sorrise, di nuovo.
-Perché la sai una cosa? Io ti amo, e non smetterei mai di farlo, perché se anche tu non dovessi farcela, chissene frega della morte, io sono con te- e gli lasciò un bacio sulle labbra che aveva tanto bramato in quegli anni, che avrebbe tanto voluto baciare ogni giorno, ma che non aveva mai assaporato appieno.
-Non lasciarmi mai, devi promettermelo-
Continuò a guardarlo, per minuti che sembravano ore, e aspettava che aprisse finalmente quegli occhi neri, la guardasse e le dicesse finalmente tutto. Perché Calum non l'avrebbe detto mai, ma lui amava River, e non avrebbe mai smesso di farlo, Pure con mille ostacoli di mezzo, lui l'avrebbe amata sempre.
Ma non l'aveva detto mai.
E non c'era più tempo.
"Yeah yeah 
I'll keep you locked in my head 
Until we meet again 
Until we 
Until we meet again 
And I won't forget you my friend 
What happened?"

 
Quegli occhi neri non li aveva mai più visti. Nessuno li aveva mai più visti. Nonostante tutte le preghiere, le lacrime, le dichiarazioni, quegli occhi non li aveva più aperti.
Se ne era andato, dopo tre mesi. River e Luke se lo chiedevano spesso dove potesse essere in quel momento. Magari li stava guardando, magari li stava pensando.
E guardavano le stelle, sperando che lui fosse lì, con loro, a ridere, a riguardare il passato.
Invece non c'era più, e quello che é passato non torna più indietro.
E lui era passato, ma nessuno era mai andato avanti.
Ma River lo sapeva, lo sapeva che presto avrebbe rivisto quegli occhi neri, e gli avrebbe finalmente detto tutto.
Perché lei era con lui, lo sarà sempre, e non c'è nulla che possa cambiare le cose.

 
"If someone said three years from now, you'd be long gone 
I'd stand up and punch them out 
Cause they're all wrong and 
That last kiss 
I'll cherish 
Until we meet again 
And time makes it harder 
I wish I could remember 
But I keep  your memory 
You visit me in my sleep 
My darling, who knew,
 My darling 
My darling, who knew,
 My darling, I miss you 
My darlin, who knew 
Who knew"



 
NOTE DELL'AUTRICE
Ciaao gente! 
E' passato un sacco di tempo da quando ho scritto l'ultima postilla alla fine di qualche mio scritto, ma eccomi qui.
Lo so che devo aggiornare seicentomila fanfiction, però il fatto è che non trovo tempo da nessuna parte, e, oltre a quello, diciamo che mi è scappata la voglia, ma non di scrivere, di continuare quelle storie. Vi giuro, ci ho pensato tanto e spesso al fatto che stessi "deludendo" molte lettrici non continuando, ma a rileggerle quelle storie davvero mi viene fastidio. Sono orrende, campate per aria, scritte male, e appena apro il file di Word per scrivere mi blocco, perché davvero, per continuarle mi è richiesta una fatica incredibile. Io amo scrivere, ma quelle storie ormai non sono più niente per me, e mi dispiace davvero, perché io odio lasciare le cose incomplete. Ho pensato anche di cambiare account e partire da zero, infatti ho creato un altro user e per un po' sono stata su quello, navigando un po' per il sito senza pubblicare nulla, ma alla fine non serve a molto.
Quindi penso che continuerò almeno Voodoo Doll, dandogli un finale decente e riguardando tutta la storia rsicrivendola da capo, dato che a rileggerla mi viene schifo di quello che ho scritto.
ED E' UNA DELLE STORIE PIU' FAMOSE DELLA SEZIONE WHAT
Ma vbb, passando alla storia qui presente, si tratta di una OS di quelle super strappalacrime che a me piace tanto scrivere per farvi piangere davanti allo schermo *risata sadica* perché se non muore qualcuno non ci piace eja!
Scherzi a parte, è ispirata alla canzone Who Knew di P!nk, canzone che a me fa piangere come una dannata ogni volta, nonché una delle mie preferite in assoluto, quindi vi consiglio di leggere con quella in sottofondo perché merita davvero!
Dopo questo infinito spazietto direi che è arrivato il momento di spegnere il PC e andare a dormire, dato che domani mi aspetta una bellissima ora di algebra yey no.
Se volete scrivermi qualsiasi cosa, chiedermi chiarimenti o cose varie vi lascio dei link per contattarmi!
Silvia
 
  
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