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Autore: irwinsgreeneyes    12/02/2015    0 recensioni
-Che stai dicendo?-ringhiai.
-Sto dicendo quello che hai capito. Io me ne vado da qui.-
-Io non verró.-
-Non ti ho chiesto di farlo.-
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Lo vidi sforzarsi di cercare le parole adatte, nonostante anche lui sapesse di non esere bravo con le parole. Aveva solo 19 anni, ma era mio fratello, mia madre e mio padre. Non sempre ce la faceva, non sempre era facile, ma lui ci provava disperatamente.
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Vidi Calum per la prima volta, dopo tre mesi. Zoppicava un po, i suoi occhi emanavno una luce diversa. Accanto a lui procedevano a passo spedito due ragazzi: un biondo e un ragazzo dai capelli verdi. Erano il trio piú strano che avessi mai visto. Poi il biondo puntó gli occhi azzurri nei miei e mi bloccai, atterrita. Era uno sguardo freddo il suo, sembrava non potesse provare emozioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pieces of Me
 

“Vorrei spiegarti che la paura dell’abbandono fa fare cose assurde, che per paura di sentirsi dire addio un giorno, si pronuncia per primi.”
-Giulia Carcasi

 

Il 24 ottobre del 2012, Calum mi abbandonó.
Io abitavo in un quartiere merdoso di Sydney, popolato per lo piú da gente di strada, dove le uniche regole erano quelle che tu stesso decidevi. Li vicino c'era una scuola, era adatta a noi rifiuti, quel liceo che sembrava cadere a pezzi. Io e Calum eravamo inseparabili, sebbene lui fosse un maledetto figlio di puttana:lo odiavo piú di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma era mio, ogni suo singolo atomo mi apparteneva e credevo che gli andasse bene. Credevo che non mi avrebbe mai lasciato, lui era la mia unica via di fuga da tutta quella merda che mi circondava.
Quel pomeriggio salí in camera mia e si rolló una canna. Ogni movimento era lento e deciso, sapeva ció che doveva fare e lo faceva bene.
-Che cazzo fai? Non accendere quella cosa qui dentro, che se arriva Ashton mi caccia fuori di casa.- gli sputai contro, aprendo la finestra della mia stanza. Mi venne in mente il giorno della mia prima sigaretta: Ashton mi aveva scoperta, mi aveva lasciata a marcire fuori casa per tutto un pomeriggio e Calum mi aveva visto e si era messo a ridere, il bastardo. Lui e sua madre abitavano ad un paio di isolati da noi, in una casa che sembrava un porcile.
-Dobbiamo parlare.- mi rispose, accendendosi la canna e aspirandola. Mi scagliai contro di lui e gli strappai l sigaretta di mano, per spegnerla contro il muro della mia stanza. Un odore piú forte, di bruciato, mi invase le narici.
Subito dopo mi fu addosso, inchiodandomi al muro. La leggevo, la rabbia nei suoi profondi occhi neri. La percepivo, la voglia che aveva di spaaccarmi la faccia. Sorrisi, se voleva la guerra l'avrei accontentato.
-Su, forza.Forza.- gli soffiai in faccia. Lui, in tutta risposta, tiró un pugno sul muro, sopra la mia testa. Era un codardo, Calum. O almeno cosí avevo pensato allora.
-Sei una scassa palle, Freya. Un giorno avrai ció che ti meriti.- sputó acido, passndosi una mano tra i capelli. Era il nostro modo di volerci bene, quello. Prima ci ammazzavamo e poi, sul piú bello, ci tiravamo indietro, ci proteggevamo. Non sono sicura fosse un rapporto normale, quello tra me e Calum, ma era la cosa piú reale del mio quartiere di Sydney e me lo tenevo stretto.
-Dimmi ció che eri venuto a dirmi.-tagliai brevemente. I suoi occhi parvero riaccendersi, il suo organismó si innervosí. Conoscevo ogni sua singola abitudine, ogni suo singolo gesto e il ticchettio delle dita sulla coscia non presagiva nulla di buono.
Ashton rincasó in quel preciso istante.
Dopo qualche secondo di trepidazione Calum decise che era ora di trasformarsi nel diavolo e –Me ne vado.- proclamó, affaciandosi. Lo disse come se niente fosse. Lo disse come se non gliene importasse niente di me e del nostro Quartiere.
-Che stai dicendo?- ringhiai.
-Sto dicendo quello che hai capito. Io me ne vado da qui.-
-Io non verró.-non avrei mai lasciato Ashton solo, era mio fratello, noi due eravamo una famiglia.
-Non ti ho chiesto di farlo.-
Rimasi allibita. Lui nel frattempo si mise il giubbotto di pelle che aveva lasciato sul mio letto. Mi avevaa accoltellato e mi stava lasciando sanguinare. Forse fu il mio sguardo perso, o forse si sentí dannatamente bastardo per ció che stava per farci- per come stava per distruggerci- ma mi abbracció. E Calum non mi abbracciava mai.
Gli morsi la guancia, gli graffiai il collo, lo spinsi. Non lo volevo a contatto con me, non se stava per abbandonarmi.
-Per una volta cerca di non pensare a te stessa. Cristo, io qui non riesco piú a starci.- mi disse, quasi in lacrime. Mi stava abbandonando. Solo questo avevo in testa, solo di questo mi importava. Solo in seguito mi resi conto di quanto Calum avesse avuto bisogno di aiuto. Se solo me ne fossi acorta prima, l'avrei costretto a restare, perché avremmo potuto risolvere tutto, insieme.
-E vai, vattene. Qui non ti vuole nessuno, non ti aspetta niente. Vai a fare lo stronzo altrove.- gli vomitai addosso. E lo vedevo, come dovevo sembrare: una bestia inferocita, che voleva soltanto colpire, ferire. Uccidere.
Mi guardó un'ultima volta, con gli occhi tristi, e poi andó via.
E io lo lasciai andare.

Qualche ora piú tardi Ashton bussó alla mia porta. Lo feci entrare, ero distesa sul pavimento a fissare il soffitto. Era lí che io e Calum, l'estate di 3 anni prima avevamo attaccato i poster dei nostri cantanti preferiti.
A giudicare da come Ashton mi fissava, sapeva.
-Se n'é andato.-spiegai, asciutta.
Lo vidi sforzarsi di cercare le parole adatte, nonostante anche lui sapesse di non esere bravo con le parole. Aveva solo 19 anni, ma era mio fratello, mia madre e mio padre. Non sempre ce la faceva, non sempre era facile, ma lui ci provava disperatamente. Ma non era compito suo assicurarsi che stessi bene, non era compito suo essere tutta la mia famiglia. Ma la vita faceva schifo e con me ed Ashton non aveva di certo fatto eccezione.
Mi alzai e lo abbracciai forte e-Sto bene-mentii, ma andava bene cosí perché Ashton non poteva caricarsi anche la mia tristezza sulle spalle. Ma io non ero mai cosí docile e lui lo sapeva, ma non fece domande.
L'unica cosa alla quale riuscii a pensare in quei minuti fu che il profumo di Ashton sulla mia pelle, stava scacciando quello che Calum aveva impresso poche ore prima.


 











#spazioautrice
Buonasera!:)
Rieccomi dopo un periodo di tempo interminabile. Sono stata impegnata dalla scuola, dai compiti e tante altre cose.
Coomunque, l'importante é che ssia di nuovo qui. Allora, il titolo ancora non mi convine, puó essere che lo cambi nel bel mezzo della storia, ma in tal cavo vi avvertiró. Questo primo capitolo é un po corto, lo so, ma é solo l'inizio e non potete di certe comprendere troppe cosse in un solo capitolo. Questa volta ho deciso di fare le cose per bene: daró a questa storia tutto il tempo di cui ha bisogno, le daró il tempo di spiegarsi, di scriversi e spero che alcuno piacerá.
Detto questo voglio soltanto dirvi che Freya é come appare con Calum, non com'é con Ashton.
E poi, beh, non so. É che non sono brava in queste cose. Quindi vi saluto, spero che la storia vi piaccia:)
Buonanotte xx
  
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