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Autore: Hermione Weasley    13/02/2015    4 recensioni
Dieci one-shot d'ambientazione ordinaria per disegnare l'evoluzione del rapporto tra Clint e Natasha.
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Eppure, che lo volesse oppure no, il giorno che aveva deciso di risparmiarla, aveva legato a doppio filo la sua vita con quella di lei: se Natasha si sforzava di non deluderlo, di ottenere il meglio da quell'opportunità che lui le aveva concesso, anche Clint sentiva il bisogno di dimostrarsi all'altezza della fiducia che (pure a fatica) la ragazza aveva riposto in lui. Non voleva deluderla e di certo non voleva essere indegno degli sforzi che lei compiva per non deluderlo a sua volta.
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[Clint x Natasha] [per Sheep01 :3] [Completa]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A doppio filo'
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III.

 

Il mondo ondeggiò pericolosamente mentre arrancava dal letto disfatto fino alla porta d'ingresso. La testa pesantissima e la lucidità decisamente scarsa, maledì tutti i santi che conosceva quando – immancabilmente – schiantò il mignolo del piede sinistro contro l'angolo della camera da letto.

“V-Vaffanculo vaffanculo vaffancul-,” uno starnuto lo costrinse ad interrompere quel suo mantra blasfemo, ad asciugarsi la bocca con un lembo della t-shirt spiegazzata che indossava, mentre – zoppicante – avanzava lungo il corridoio.

“Chi è? Phil, se sei tu con quel tuo brodaccio di pollo,” premise con voce nasale, accostando l'occhio allo spioncino, “giuro che...,” ma fu costretto a bloccarsi... e a chiedersi se la febbre non lo avesse ridotto ad uno stato di delirio.

Aprì la porta per ritrovarsi davanti Natasha, evidentemente a disagio.

“Ehi,” l'accolse, accorgendosi che teneva in mano la videocassetta di Ghostbusters che le aveva prestato solo la settimana prima. “Che ci fa-”

“Sono venuta a riportarti questa,” lo interruppe, senza esitare a consegnargli il film, neanche stesse cercando di liberarsi di una bomba innescata e pronta ad esplodere. “E... basta,” aggiunse, in malcelata difficoltà. “Non credevo fossi in casa.”

Clint si rigirò la videocassetta tra le mani, tirandola fuori dal suo involucro: si accorse che non era neppure stata riavvolta dopo l'ultima volta che l'aveva vista (leggi: che era miracolosamente riuscito a far funzionare il videoregistratore).

“Se non pensavi fossi in casa perché sei venuta?”

“Perché è il mio giorno libero,” rispose prontamente. “Avevi detto di restituirtela non appena fossi tornato dalla missione in Qatar.”

“Sono tornato ieri,” confermò, rialzando lo sguardo per rivolgerle un sorriso. “Mi sono preso l'influenza nel bel mezzo del fottuto deserto, ci credi?” Starnutì un paio di volte, giusto per sottolineare il concetto.

“Aspettavi l'agente Coulson?”

“No... Phil si presenta sempre senza alcun preavviso.”

“Non ti dà fastidio?”

“Nah...,” scosse il capo, scompigliandosi i capelli già fatalmente spettinati.

“Okay. Allora, io...”

“Non puoi andartene, non hai ancora visto Ghostbusters.”

“Come fai a sapere che non l'ho visto?” Natasha gli lanciò un'occhiata allarmata e carica di sospetto.

“Sarò anche momentaneamente ridotto ad una ammasso di muco, ma resto pur sempre una spia,” la prese in giro, stando bene attento a farle capire che stava scherzando.

Natasha e il sarcasmo non andavano molto d'accordo, anche se la ragazza – giorno dopo giorno – cominciava a prendere dimestichezza con un mondo un po' meno letterale e un po' più... metaforicamente rilassato.

“Non sono riuscita a trovare un videoregistratore,” si giustificò. “Non ne vendono più.”

Gli ci volle una semplice occhiata per capire che era sincera, che aveva davvero fatto uno sforzo per accontentare quella sua bizzarra richiesta di condivisione.

Clint si era accorto che c'era sempre una certa riverenza nel modo in cui Natasha gli si rivolgeva: non c'era stato bisogno che glielo dicesse, ma sapeva che la ragazza si sentiva in debito con lui. L'aveva portata allo SHIELD, le aveva dato un modo per ricominciare da capo e lei aveva accettato, semplicemente. L'idea di essere diventato un punto di riferimento per qualcun altro lo metteva non poco a disagio: riusciva a malapena a tenersi fuori dai guai e a badare a se stesso, come poteva anche solo pensare di consigliare un altro essere umano sulla propria vita?

Eppure, che lo volesse oppure no, il giorno che aveva deciso di risparmiarla, aveva legato a doppio filo la sua vita con quella di lei: se Natasha si sforzava di non deluderlo, di ottenere il meglio da quell'opportunità che lui le aveva concesso, anche Clint sentiva il bisogno di dimostrarsi all'altezza della fiducia che (pure a fatica) la ragazza aveva riposto in lui. Non voleva deluderla e di certo non voleva essere indegno degli sforzi che lei compiva per non deluderlo a sua volta.

“Ridicolo, giusto? Cosa credono che se ne debba fare la gente delle vecchie videocassette?”

“Non... ne ho idea,” mormorò.

“Devi andare da qualche parte?” Si decise a chiederle.

“No.”

“Allora perché non entri e... godi della genialità di Bill Murray insieme a me e ai miei bacilli?”

Non gli parve affatto convinta: se perché voleva fare di tutto pur di non restare sola con lui, o perché non sapeva come accettare senza compromettersi troppo con se stessa, Clint non riuscì a stabilirlo. Magari non sapeva chi era Bill Murray e basta.

“Non ho voglia di restare solo,” finì per aggiungere più spontaneamente del previsto.

Lo stomaco gli si contorse fastidiosamente quando realizzò cos'aveva appena detto; dette la colpa al muco che doveva avergli ostruito le sinapsi per renderlo più stupido del solito. Natasha, attenta e perspicace come sempre, sembrava aver colto qualcosa perché parve rilassarsi di colpo, sforzarsi di assumere un cipiglio meno serioso. Come se avesse sentito il bisogno di contrabilanciare il disagio di lui con un'improvvisa dose di sano, disinteressato coraggio: Clint gliene fu tacitamente grato.

“Va bene,” acconsentì a sorpresa.

“Davvero?” Aveva seriamente convinto la Vedova Nera ad accudirlo? (Se gliel'avesse messa in quei termini, Natasha l'avrebbe preso a calci in faccia, ne era sicuro.)

Non gli rispose, limitandosi a superarlo per varcare la soglia del suo appartamento... solo quando fu troppo tardi, Clint si accorse di aver commesso l'ennesimo, imperdonabile errore.

“Barton, questo posto è un cesso.”

Appunto.



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Note: non molto da dire su questo capitolo malaticcio :) Il cliché della febbre/influenza mi piace pure troppo: non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione.
Per tutto il resto ringrazio chi ha letto e commentato e ovviamente la sclerobetasocia :3 (che mi ha ricordato che oggi è Galentine's Day! Quindi HAPPY GALENTINE'S DAY!) (Solo chi guarda Parks and Recreation mi capirà ù_ù) (chi non lo guarda si perde un capolavoro) (ora l'abbozzo eh!)
Anyway, grazie a tutti e alla prossima one-shot!
Serena.
  
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