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Autore: startariot    13/02/2015    7 recensioni
Quando Louis Tomlinson, il frontman dei The Rogue, si trova ammanettato ad Harry Styles, il frontman dei White Eskimo, pensa che non è decisamente così che ha immaginato di trascorrere la sua ultima giornata al Festival di Glastonbury.
Il fatto che sembrano odiarsi fin dal primo minuto, è solo un punto a sfavore. O forse no.
Rockstar!Au - 6K
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buoooon pomeriggio a tutti! 


Sono tornata con una nuova storiella che spero possa piacervi e riempire un po’ del vostro tempo! Preciso che la storia viene da un film che ho visto, intitolato 'Tonight You're Mine' e i punti base della trama mi sono sembrati super adatti a questi due soggettini! 

Ringrazio la fantastica Agnese per il meraviglio banner e per avermi sopportata durante questi giorni; Anna e Federica che hanno ritagliato un po’ di tempo per leggere questa storia prima di tutti e darmi il loro parere. 

Questa storia la dedico a Francesca che, dopo aver regalato a noi lettori di Efp la sua splendida Eighteen, ha meritatamente bisogno di una storia ‘leggera’. 

 

 

 

 

 

 

All we are is skin and bones trained to get along


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Glastonbury era un giostra di colori, quel 29 Giugno. Era il terzo e ultimo giorno del Festival musicale che la vedeva protagonista e il rumore di batterie, chitarre acustiche e bassi si diffondeva nell’aria creando le più svariate melodie. Era tradizione, ogni anno, che la piccola cittadina del Somerset, prendesse vita in una spirale di chioschi, palchi montati qua e là, e gente in ogni dove che la rendevano viva come mai accadeva durante il resto dell’anno. 

 

I The Rogue, come consuetudine, facevano parte dell’elenco infinito di partecipanti alla manifestazione ed erano decisamente tra gli ospiti più attesi. Erano una rockband di tre elementi, originaria di Doncaster. Era iniziato tutto tre anni e mezzo prima, quando un manager di Londra, Simon, li aveva chiamati offrendogli un contratto discografico dopo aver visto la loro cover acustica di Demons, su Youtube. Da allora, non avevano fatto altro che girare un Talk Show dopo l’altro, e complice il bell’aspetto di Louis, acquisire successo…era stato un gioco da ragazzi. 

 

Se solo Louis ci ripensava, gli pareva ancora di vivere un sogno. 

 

“Amico, dobbiamo andare se non vogliamo perderci il set dei The Neighbourhood”, sussurrò Aiden alle sue spalle appoggiando una mano sulla sua spalla, e riscuotendolo dai suoi pensieri. Erano cresciuti insieme, lui ed Aiden, fin dai tempi del liceo; ed erano come fratelli l’uno per l’altro.

 

Louis annuì, dando un ultimo tiro alla sigaretta che teneva tra le dita e lasciandone cadere il mozzicone per terra. 

 

“Dov’è che suonano?”, chiese Stan, chitarrista della band. 

 

“Sul Pyramid Stage”, disse Louis serio indicando il palco principale di fronte a loro. Era buffo che lo avessero chiamato così. Solo perché ricorda una stupida piramide egiziana, pensò. 

 

Nonostante ci fosse il sole quella mattina, aveva piovuto parecchio la sera precedente ed erano costretti ad indossare quegli orribili stivali di gomma per evitare che il fango gli sporchi i vestiti. 

 

Ma com’è il detto? Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi

 

Intenti a camminare a passo spedito, diretti al palco principale, forse non si erano resi conto di occupare la parte centrale della strada e non la destra, come mostravano le indicazioni e forse  per questo, il maggiolino che passò accanto a loro, li colpì in pieno ricoprendoli di fango dalla vita in giù. 

 

“Maledizione!”, urlò Aiden esasperato, e fece giusto in tempo a colpire la macchina, che si fermò di colpo. 

 

Scesero tre ragazzi dall’auto. Uno magro, piuttosto muscoloso con i capelli corti, color caramello. Un paio di Timberland beige, un jeans chiaro e una maglia bianca con una camicia a quadri nera e rossa sopra. 

 

“Ma che cazzo”, urlò quest’ultimo. Fermò le sue imprecazioni non appena un ragazzo moro, e decisamente più punk di lui, gli mise una mano sulla spalla. Leeyum, sentì Louis sussurrargli e il ragazzo tornò silenzioso, ma mantenne un cipiglio arrabbiato in volto. 

 

Il terzo ragazzo, era decisamente più interessante degli altri due. E fu quello che attirò di più l’attenzione del giovane cantante. Aveva i capelli ricci, lunghi che gli ricadevano sulle spalle; due occhi verdi brillanti e una smorfia che Louis avrebbe volentieri rimosso a suon di sberle, o baci. Scosse la testa immediatamente al solo pensiero perché non sapeva nemmeno il suo nome e quei pensieri non poteva permetterseli.  Non dopo che quello stesso ragazzo lo aveva ricoperto di fango da cima a piedi. Aveva un paio di stivaletti neri, uno skinny jeans nero con degli strappi all’altezza delle ginocchia e una camicia nera, semitrasparente abbottonata dallo stomaco in giù. Riusciva perfettamente ad intravedere un’enorme farfalla tatuata sul suo stomaco e questo lo fece, visibilmente, deglutire. 

 

“Liam lascia stare, non ne vale la pena”, sputò velenoso il ragazzo dagli occhi verdi. E Louis sussultò al suono roco e basso della sua voce. 

 

“Non ne vale la pena? E questo che significa?”, iniziò a dire Aiden, surriscaldandosi. 

 

“Potreste almeno chiedere scusa”, aggiunse Stan affiancando il suo amico. 

 

“Per cosa?”, chiese innocentemente il riccio. 

 

“Ma ci hai visti?”, sbottò Louis, perdendo la pazienza e fronteggiando il ragazzo di fronte a lui. “Ci hai presi in pieno?”

 

“Oh, andiamo! Potete ricomprare questi vestiti nel giro di due minuti…inutile lagnarsi”, ribatté il ragazzo indicando i loro costosi vestiti. 

 

“Ma che cazzo! Spero tu stia scherzando”

 

“In realtà, no”, disse tranquillo il riccio sistemandosi i capelli. 

 

“Dio, ma chi ti credi di essere?”, sbottò Louis e la smorfia sul viso del ragazzo si allargò ancora di più, se possibile. 

 

“Questa è bella!”, iniziò a dire il ragazzo accennando una risata, seguito dai suoi due amici. “Louis Tomlinson, il più arrogante tra le rockstar, dice a me una cosa del genere”

 

“Tu non mi conosci, io non son-”

 

“E’ qui che ti sbagli”, soffiò il riccio avvicinandosi improvvisamente a lui. “Qui ti conosciamo bene, ma non tutti cedono al tuo fascino da rockstar super ricca e montata”

 

“Fottiti”, gli rispose Louis, perdendo la pazienza e spintonandolo leggermente. Fece per muovere qualche passo e lasciar perdere quel ragazzo ma fu fermato da una mano. 

 

“E li lasci perdere così?”, chiese Aiden stringendo la presa intorno al suo polso. 

 

“Si, non me ne frega niente di loro.”, sbottò Louis cercando di liberarsi dalla sua presa. 

 

“Ma hai visto anche tu quello che ci hanno fatto!”

 

“Si, e noi faremo lavare i nostri vestiti o ne compreremo dei nuovi, lasciali perdere”, rispose cercando di tornare tranquillo. 

 

“No Louis!”, disse Stan intervenendo nella discussione. 

 

“Che sta succedendo qui?”, disse una voce interrompendo la loro discussione. 

 

“Niente Signor Horan”, parlò Louis fingendosi pacato. 

 

“Oh, a me non sembra”, disse con voce ferma, “allora, Tomlinson non riesci a tenerti lontano dai guai tu?”

 

“In realtà noi non-”

 

“Adesso dirai che non c’entri nulla vero?”, finì Harry per lui. 

 

“Tu stai zitto. E’ colpa tua se siamo qui adesso”, sbottò Louis velenoso. “Ascolti, signor Horan io stavo per andar vi-”

 

“Ma insomma, è possibile che voi due, due rockstar, non possano andare d’accordo?”, ribatté Horan interrompendolo. 

 

“Niall, te lo posso giurare questa volta io non c’entro, la colpa è su-”, iniziò a dire Harry. 

 

“Mia? Ci siete venuti addosso con quello stupido maggiolino, ricoprendoci di fango e la colpa darebbe mia?”

 

“Si è tua. Se tu non avessi camminato al centro della strada come se tutto qui fosse tuo e tutti dovessero spostarsi per far passare te!”, sbottò Harry avvicinandosi di un passo a lui. 

 

“Quindi è normale far quello che hai fatto? Tu sei fuori di testa”, disse Louis alzando la voce. 

 

“Insomma basta! Se non siete in grado di essere civili normalmente, sarete costretti a farlo” esclamò Horan lasciandoli entrambi silenziosi e incuriositi dall’affermazione. Estrasse dalla sua tasca un paio di manette e un lampo si accese negli occhi di Louis. 

 

“Che vuoi fare? Arrestar-”

 

“Oh, no no Niall non farl-”, Louis aveva perfettamente intuito le mosse di Niall ma non fece in tempo a finire la frase che udì il click della manetta che si chiudeva intorno al suo polso; un altro scatto segnò la chiusura dell’altra intorno al polso del riccio. Alzò lo sguardo immediatamente specchiandosi negli occhi verdi dell’altro, che lo guardava esterrefatto. 

 

“Questo è uno scherzo”, dichiarò il ragazzo rivolgendosi a Niall, che scoppiò a ridere fragorosamente. 

 

“Oh no, sarete legati l’uno all’altro per un po’. Forse così imparerete ad essere civili l’uno con l’altro, altrimenti beh…buon divertimento.”, affermò il ragazzo biondo con una smorfia in viso. 

 

“Non puoi farmi questo Niall, andiamo liberami”, disse Louis cercando di avvicinassi a lui, beccandosi un ‘ouch’ del ragazzo accanto a lui che era stato strattonato. 

 

“Credo proprio di no. Andrete fino in fondo a questa cosa, servirà ad entrambi”, sussurrò Niall spostando lo sguardo tra i due per qualche secondo e guardò le loro mani legate attraverso le manette.

 

 “Niall no aspetta dove vai-”, esclamò il riccio cercando di richiamare la sua attenzione, ma il ragazzo era già a svariati passi di distanza da loro e sembrava non intenzionato a voltarsi. Spostò lo sguardo su Louis, che aveva un sguardo vitreo e arrabbiato. 

 

“Faresti bene a camminare, non voglio perdermi il set dei The Neighbourhood a causa tua!”, sbottò Louis freddo, trascinandolo di forza verso il Pyramid Stage. 

 

 

 

****

 

 

 

 

All I am is a man

I want the world in my hands

 

 

Il set dei The neighbourhood era stato fantastico. Adrenalina allo stato puro. Come poteva essere altrimenti? Erano la sua band preferita d’altronde. Sentire dal vivo le note di Sweater Weather, gli aveva trasmesso una carica incredibile. Sperava davvero, anzi sognava, Louis, di raggiungere il loro livello un giorno.

 

“Come pensi di sistemare le cose?”, sussurrò Aiden, in piedi accanto a lui. 

 

“Non lo so, davvero io non-”, non riuscì a terminare la frase che un’ondata di nervosismo lo colse in pieno e si ritrovò a sbuffare. Non poteva nemmeno passarsi la mano tra i capelli, suo gesto tipico quando era ansioso, perché aveva le mani legate, nel vero senso della parola, a quelle del riccio. Che ho fatto di male oggi?, si ritrovò a pensare alzando gli occhi al cielo. E perché lui se ne stava accanto a lui, con un sorriso sornione in volto come se l’essere legato a Louis con una manetta non lo sfiorasse minimamente? Come se fosse libero e potesse fare quel che voleva. 

 

“Si può sapere perché te ne stai lì con un sorriso stampato in faccia?”, sbottò Louis rivolgendosi al ragazzo accanto a lui. 

 

“Al contrario tuo, la sto prendendo con filosofia. Finché non abbiamo la chiave non possiamo liberarci quindi..ti consiglio di rilassarti”, rispose il riccio con una smorfia in volto. 

 

“Sei odioso, ricciolino”

 

“Il mio nome è Harry, per la cronaca”, rispose seccato. 

 

“Okay, Harreh”, disse Louis calcando l’accento sul suo nome “Se non ci diamo una mossa, non troveremo mai la chiave e non riusciremo mai a liberarci l’uno dell’altro. Ora, che ne dici di dare una mano?”, disse soffiando quelle parole al suo orecchio. Harry gli rivolse un’occhiata torva per poi annuire leggermente. 

 

 

 

 

“Sarà pure Giugno, ma oggi si muore di freddo”, sbottò Stan sedendosi sul piccolo divanetto nel capannone del backstage. 

 

Nick, manager dei The Rogue e amico di Louis, si avvicinò a lui porgendogli una tazza di tè caldo. “Grazie Nick”, soffiò il ragazzo cercando di riscaldarsi le mani con il calore della tazza. “Già”, aggiunse poi in risposta a Stan. 

 

“Se indossi una canotta dopo tutta la pioggia che è venuta giù stanotte, di cosa ti lamenti?”, ribatté Harry con un sopracciglio alzato. 

 

“Ouch. Il ragazzo ha una bella lingua”, disse Nick, con una smorfia in volto. 

 

“Nick, piantala.”, lo ammonì Louis serio e l’uomo tornò silenzioso. 

 

“Eleanor è in giro a cercarti, comunque. Ero venuto a dirti questo.”, aggiunse Nick allontanandosi dai divani. 

 

“Non ho tempo per risolvere anche i suoi, di problemi”, sbottò fissando lo sguardo sulle manette. 

 

 

 

 

 

“Louis”, esclamò la voce di una ragazza. Sembrava quasi..preoccupata. Harry la guardò per qualche minuto; era alta e magra, molto magra. Aveva i capelli castani, lunghi e mossi, indossava uno skinny jeans nero di pelle e una maglia maniche bianca con un giubbino nero di pelle, decisamente non della sua taglia. Doveva essere sicuramente una modella, pensò e ipotizzò di trattasse di quella Eleanor che Louis non voleva vedere. 

 

“El”, sussurrò Louis voltandosi verso di lei. 

 

“Ti ho cercato ovunque, dov’eri finito?”, esclamò lei avvicinandosi al divano e sedendosi in braccio a lui. Harry guardava la scena con una smorfia in viso, aspettando il momento in cui la ragazza si fosse accorta del loro inconveniente. 

 

“Ero..uhm- impegnato con i ragazzi e-”

 

“Louis, sono davvero così invisibile? Non mi presenti alla tua amica?”, intervenne Harry con un enorme sorriso in volto. 

 

“Amica? Io sono la sua ragazza”, cinguettò lei in risposta. 

 

“El, lui è Harry. Harry, lei è Eleanor”, disse e la ragazza fece per porgergli la mano. 

 

“Ti stringerei la mano molto volentieri ma sai…”, iniziò a dire per poi alzare il suo polso in aria, e con esso anche quello di Louis. La ragazza strabuzzò gli occhi alla vista delle manette e si girò verso il suo fidanzato, esterrefatta. 

 

“Che significa questo Louis? Che ci fai ammanettato a questo ragazzino?”

 

“Ehyy”, esclamò teatralmente Harry, fingendosi colpito dall’appellativo. 

 

“El, posso spiegarti…è successo tutto-”

 

“Io ero qui, a girare tutto il parco per cercarti e tu eri qui a divertirti con lui?”

 

“Oh dio El no, tu non stai capendo io…lui…non-”

 

“Basta, me ne vado!”, esclamò lei, alzandosi di scatto e dirigendosi verso l’uscita. 

 

“No El aspetta”, urlò Louis, scattando in piedi e trascinando con sé Harry. “Non è come pensi, El, se mi facessi spiegare i-”

 

“Non mentirmi Louis. Mi sono stancata di rincorrerti..”, affermò la ragazza seria allontanandosi da loro. 

 

“Beh, è lei la stupida che ha creduto chissà cosa solo perché eravamo legati con delle manette”, affermò Harry sicuro di sé quando Louis smette di inseguirla.

 

Louis si voltò a guardarlo per un attimo e “hai appena dato della stupida alla mia ragazza?”

 

“Uhm, in realtà si.”, ribatté sicuro di sé.

Louis sbuffò e mai come in quel momento avrebbe voluto smettere di essere Louis Tomlinson, il venticinquenne punk pieno di tatuaggi dei The Rogue, e andare via. Via da tutto e da tutti. 

 

 

****

 

 

Erano le sei di pomeriggio e nessuno dei due aveva ancora trovato un’idea per liberarsi di quelle manette, per questo se ne stavano seduti sul divano del backstage, insieme ai loro compagni band. 

 

“Dio, inizia a far male”, sussurrò Louis indicando il polso destro, e cercando di darsi sollievo in qualche modo.

 

“Non strofinare in quel modo, sarà peggio”, disse Harry indicando il modo, quasi nevrotico, in cui Louis girava l’affare di metallo intorno al polso. 

 

“Hai idee migliori di questa?”, domandò sarcastico il ragazzo. 

 

“Prova a metterci un po’ d’acqua fredda, potrebbe servirti”, sbuffò Harry ma gli rispose comunque perché se c’era una cosa che non gli mancava, quella era di certo l’educazione. Louis lo guardò per un secondo cercando di cogliere una vena scherzosa nella sua voce ma alla fine capì che era maledettamente serio. 

 

“Stan, puoi procurarmi un bicchiere d’acqua fredda?”, chiese all’amico distrattamente, continuando a fissare Harry, che ricambiava il suo sguardo.

 

Quando il riccio distolse lo sguardo, anche lui fece vagare i suoi nella stanza, interdetto. Cosa era appena successo?, chiese a se stesso confuso, ma senza trovare risposta. I suoi occhi finirono sulle figure di Zayn e Liam, gli amici di Harry. Sembravano molto affiatati, erano seduti su una poltrona che chiaramente non riusciva a contenerli entrambi ma in qualche modo si erano incastrati in modo tale da essere seduti entrambi in quella stessa seduta. 

 

 

 

“Sembrano..complici, mh?”, constatò Louis indicando i due ragazzi in lontananza. 

 

“Già”, disse Harry ma Louis capì che non aveva finito di parlare “Sono sempre stati così, molto…uhm- uniti, ma da quando stanno insieme sono inseparabili”


“Aspetta- stanno insieme?”, chiese Louis sorpreso, ed Harry annuì.

 

“Sono due anni ormai. Ce ne è voluto per farli dichiarare l’uno all’altro.”

 

“Chi saresti tu? Cupido?”, chiese Louis retorico, con una smorfia in viso. 

 

“Una specie. E’ solo che…si vede no? Sono fatti per stare insieme, morivano l’uno per l’altro e io, beh, li ho solo aiutati a capirlo”, ammise Harry scrollando le spalle. 

 

Louis rimase per un attimo a fissarli. Continuavano a sussurrarsi frasi all’orecchio e ridere tra loro come se fossero in una bolla tutta loro, a cui nessuno poteva accedere. Sembravano felici..e innamorati. Forse come lui ed Eleanor erano mai stati. 

 

“Stai pensando ad Eleanor, vero?”, chiese Harry, quasi leggendogli nel pensiero. Louis si girò a guardarlo confuso e “Lo so, fanno quest’effetto anche a me”, disse il riccio in risposta indicando i suoi amici. 

 

“Già”, sbuffò Louis continuando a guardarli. 

 

“Che hai intenzione di fare con lei?”, chiese il ragazzo accanto a lui, girandosi leggermente verso di lui. 

 

“Non lo so, io non- c’è sempre stata da quando ho iniziato questa cosa con i The Rogue, capisci? In qualche modo, mi è sempre stata vicina ma…sento che spesso non riesce a capirmi come vorrei.”, ammise Louis sincero. “A volte vorrei avere un rapporto con qualcuno come il loro”, disse indicando i due ragazzi. “Qualcuno che mi capisca al cento per cento, qualcuno con cui poter essere me stesso e che capisca che la musica è la mia vita.”

 

“Se è così che la pensi…Non credi che continuare questa cosa…che avete..voi due, non sia giusta per nessuno dei due allora?”, chiese Harry retorico. 

 

“Non sembri uno romantico, Styles”, ribatté Louis “Da dove viene tutta questa saggezza?”

 

“Questo..perché non mi conosci affatto”, rispose Harry serio, con tono malinconico. 

 

Louis rimase colpito dalle sue parole, lo guardò per un attimo. 

 

“Bene, allora. Piacere, io sono Louis Tomlinson”, disse porgendogli la mano libera dalle manette, sotto lo sguardo curioso del riccio.  

 

 

****

 

 

 

“Quando hai iniziato a fare musica?”, chiese Harry curioso. Erano seduti su una piccola collinetta sopra una piccola coperta e il sole stava tramontando. C’era un gioco di colori bellissimo; il viola sfumava in piccoli accenni di rosa, il rosa sbiadiva nell’azzurro. Le nuvole bianche, simili a ciuffi di panna, si sovrapponevano tra loro creando strane forme. 

 

Louis rimase in silenzio per un attimo ed Harry intuì che forse quella non era la domanda giusta per iniziare la loro conoscenza. “Oh, scusami…non credevo che- non vuoi parlarne è okay io non-”

 

“Ehi, è tutto okay, era ovvio che tu mi facessi una domanda del genere dopo tutto.”

 

“No no, è ovvio che tu non ti senta a tuo agio a parlarne. Passiamo alla prossima domanda”, disse Harry mettendo la mano sotto il mento con fare pensieroso. “Allora, qual è il tuo colore preferito?”, chiese poi con un sorriso in volto. 

 

“Ma che…domanda è questa?”, chiese Louis sorpreso. 

 

“Si possono capire tante cose dal colore preferito di una persona sai?”

 

“Uhm, okay allora vediamo….probabilmente è il giallo.”

 

“Wow, è insolito.”, affermò Harry poi riprese a parlare. “Sei estroverso, e solare, molto attivo in quel che ti piace fare. E sei ambizioso, ma questo è facilmente intuibile.”, concluse indicandolo, e lasciandolo a bocca aperta. 

 

“Direi che mi conosci più di tante altre persone che mi girano intorno”, affermò Louis guardandolo dritto negli occhi. 

 

“Diciamo che mi piace capire le persone”, affermò con un lieve sorriso in volto. 

 

“A me piacerebbe capire te”

 

“Sono un tipo piuttosto facile da leggere”, ammise Harry con una smorfia triste in volto. 

 

“C’è una cosa che credo di aver capito di te sai? Ti sottovaluti troppo spesso.”, affermò Louis sicuro di sé. Harry alzò lo sguardo verso di lui, trafiggendolo con i suoi occhi. Per la prima volta in tutta la sua vita, sentì che non erano i suoi occhi ad essere i più freddi di tutti. C’era qualcosa di triste, quasi spento, negli occhi di Harry. Louis avrebbe dato tutto per far rivivere quel qualcosa. 

 

“Ho iniziato a fare musica quando i miei si sono separati. Avevo quindici anni e troppi pesi da portare sulle spalle. Ma non mi sono tirato indietro, sono diventato l’uomo di casa e mi sono occupato delle mie sorelline. Ne ho cinque, e sono delle vere pesti.”, iniziò a dire Louis catturando l’attenzione di Harry, che accennò un sorriso. “Ho iniziato con qualche frase scribacchiata sulla mia piccola agenda, poi mi sono comprato una chitarra con i risparmi che mettevo da parte ad ogni compleanno e festa comandata e alla fine, quando ho incontrato Stan e Aiden a liceo ho deciso di fare della musica la mia vita. In qualche modo, è stata l’ancora che mi teneva a galla, quando avevo perso ogni punto di riferimento.”

 

“Sono sicuro tu abbia fatto un buon lavoro con la tua famiglia, si vede che le ami”, sussurrò Harry con tono dolce. “E wow, devo ammettere che non pensavo ci fosse tutto questo dietro la tua storia”, ammise riportando lo sguardo sul terreno. 

 

“Non mi conoscevi, no? Non potevi saperlo”, rispose Louis comprensivo. “qual è la storia del tuo esordio invece?”

 

“La più banale di tutte. Ho partecipato ad una recita scolastica al liceo, abbiamo recitato in Grease”

 

“Grease è il mio film preferito”, esclamò Louis euforico. “Okay, scusami continua pure..”

 

“Uhm- non ho molto da dire, ho partecipato a questa recita e beh, due talent scout mi hanno contattato dicendo che avevo delle buone probabilità di combinare qualcosa. Avevo sedici anni, come potevo rifiutare? Insomma, la musica è sempre stato il mio sogno.”, si giustificò Harry. 

 

“I sogni vanno sempre inseguiti, me lo diceva sempre mia nonna quando ero un bambino”

 

“Già, beh io l’ho fatto. In sala di registrazione le cose non andarono bene, forse non ero pronto; forse si aspettavano troppo da me. Tornai a casa, come il peggiore dei falliti. Per fortuna conobbi Liam e Zayn, e beh una cosa tira l’altra e alla fine siamo finiti dove siamo adesso.”

 

“E’ una bella storia anche la tua”, ammise Louis “Come hai conosciuto Liam e Zayn?”

 

“Avevano un negozio di tatuaggi, vicino casa mia. Io sono andato da loro per fare un tatuaggio e beh, siamo diventati amici quasi all’istante.”

 

“Ho notato che hai una certa passione per i tatuaggi, in effetti”, disse Louis ridacchiando. 

 

Harry arrossì leggermente, per poi rispondergli maliziosamente “Devo dedurre che tu mi abbia guardato a sufficienza da notare il mio numero spropositato di tatuaggi, Tomlinson”. Louis rimase in silenzio, accusando il colpo ed Harry iniziò a ridere. Era contagiosa la risata di Harry, veniva dal cuore, così Louis si ritrovò a ridere insieme a lui. 

 

“Non sei così male come pensavo Styles”, affermò Louis convinto e guardandolo negli occhi. 

 

“Nemmeno tu, Tomlinson”, ribatté Harry a tono, ricambiando il suo sguardo. 

 

 

 

“Raccontami dei tuoi tatuaggi”, esclamò Harry. “Ne hai alcuni vedo..”

 

“Si, ne ho diversi. Alcuni sono totalmente senza senso, altri hanno davvero un significato per me. Tipo questo”, disse, indicando la scritta Far Away sul suo bicipite destro. “E’ strano, l’ho fatto nel momento più difficile della mia vita, quando sentivo che l’unica cosa giusta da fare era prendere e scappare via. Eppure sono rimasto. E adesso, che sono sereno, dovrei pentirmi di averlo fatto ma non è così. Mi ricorderà sempre una parte della mia vita e..”

 

“La forza che hai avuto nel non mollare nei momenti di difficoltà”, concluse Harry per lui, accennando un sorriso. 

 

“Questo invece”, disse indicando una piccola tazzina di te disegnata sul su avambraccio, “è la mia sfrenata passione per lo Yorkshire Tea. Se vuoi conquistarmi, un tazza di te è un ottimo inizio”

 

“Buono a sapersi..”, farfugliò Harry e Louis lo guardò interrogativo, come se cercasse di capire se aveva davvero pronunciato quelle parole. 

 

“Adesso tocca a te”, disse Louis indicando i suoi tatuaggi. 

 

“Uhm..vediamo, queste”, disse indicando una G e una A incise sulle sue spalle “sono le iniziali di mia madre, Anne, e mia sorella Gemma…sono le donne più importanti della mia vita.”, concluse guardando quelle due lettere con un leggero sorriso in volto. Era strano, si poteva intravedere l’amore che provava per quelle due donne attraverso il suo sorriso. 

 

“Questi”, disse indicando tre piccolissimi tatuaggi che raffiguravano un trifoglio, un lucchetto e una minuscola chiave, “me li ha fatti il mio migliore amico, Ed, e in realtà non hanno un senso”, ammise ridendo. 

 

“Ognuno ha i suoi tatuaggi senza senso, devo dedurre”, concluse Louis unendosi alla sua risata, ed Harry si ritrovò ad annuire con gli occhi ancora lucidi dalle risate.

 

 

 

 

 

 

 

Era buio ormai; appoggiati con le spalle ad un muretto non troppo alto, Louis fumava la sua sigaretta mentre Harry sbadigliava di tanto in tanto. Questo, a Louis non era fatto sfuggito. 

 

“Hai sonno?”, chiese Louis ben consapevole della risposta. 

 

“Uhm..no no, va tutto bene”, disse Harry ma l’ennesimo sbadiglio abbandonò le sue labbra, tradendolo. Louis gli sorrise leggermente, ed Harry arrossì. 

 

“Sei stanco Harry, perché non dormi?”

 

“Io uhm..-voglio vedere il set dei The 1975, sono gli ultimi ad esibirsi e non voglio perdermeli.

 

“Posso chiamarti io quando tocca a loro se vuoi. Insomma, se ti fidi abbastanza di me….”, sussurrò Louis cercando i suoi occhi. 

 

“Oh, si..insomma si, tu puoi farlo. Ma non voglio crearti problemi di nessun tipo, mi hai già sopportato abbastanza oggi”, ammise Harry titubante. 

 

“Nessun problema, io starò qui in silenzio a fumarmi la mia sigaretta e guardarmi intorno”, rispose Louis. Harry non disse altro, appoggiò la testa sulla spalla di Louis, timidamente, facendolo sussultare leggermente al contatto. Poi si rilassò e il riccio chiuse gli occhi, sospirando.

 

****

 

 

“Harry! Ehi, Haz sveglia”, sussurrò la voce di Louis, delicatamente, all’orecchio di Harry, scuotendolo leggermente dalle spalle. 

 

“Che- che succede?”, chiese con la voce ancora assonnata. 

 

“Dobbiamo andare…tocca ai The 1975”, disse teneramente il più grande. 

 

“COSA?!”, urlò Harry, mettendosi a sedere. “Dobbiamo - noi dobbiamo andare..dobbiamo muoverci Louis”

 

“Ehi, ehi tigre calma. Abbiamo ancora dieci minuti di tempo. Sta tranquillo, rilassati e vedrai il tuo set con tutta calma”, affermò Louis scompigliandogli leggermente i capelli. Harry sorrise, per davvero, facendo comparire due tenere fossette sulle sue guance e rimettendosi in piedi, si avviarono verso il Pyramid Stage.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le note di Medicine, ultima canzone della scaletta, si diffondono nell’aria, mentre tutti i presenti accendono le luci dei loro telefoni per creare una magica atmosfera. Harry e Louis sono in piedi, a qualche metro di distanza dal palco, l’uno accanto all’altro. E forse non è solo perché sono costretti ad esserlo. 

 

you rid me of the blues

Ever since you came into my life

 

Ha sempre trovato magica, Harry, la voce di Matty Healy. Ha quel qualcosa di tormentato e passionale che ti trasmette le canzoni al 100%. Quel qualcosa che ti arriva dritto all’anima. 

 

Si dice sempre che ci sono artisti che sono in grado di descrivere perfettamente le emozioni delle nostre vite. Per Harry, sono proprio i The 1975 a descriverlo al meglio. Non c’è canzone in cui non riesca a rispecchiarsi, anche solo in qualche frase. 

 

Nonostante lo abbia conosciuto quella mattina, c’è qualcosa di irrefrenabile in lui che gli fa accostare quella canzone a Louis. Ci si è scontrato all’improvviso con la personalità forte e irriverente di quel ragazzo super ricco e famosissimo, e ha dovuto convincerci forzatamente. Forse è stato quello che gli ha per messo di conoscerlo ancora meglio di quanto avrebbe potuto fare in condizioni normali

 

Normale. Ah, era una parola che aveva ormai abbandonato da tempo. Da quando aveva permesso alla musica di diventare il suo mestiere. Non c’era più nulla di normale nella sua vita da quando aveva iniziato ad acquisire popolarità con i White Eskimo. Ed era piuttosto sicuro che per Louis fosse lo stesso. Forse era questo che li rendeva pià simili di quanto loro stessi pensassero. 

 

Cause you're my medicine

(Yeah, you're medicine)

 

 

Non ci sarebbe mai stato nulla di normale tra loro. E non era quello che Harry stava cercando. 

 

Cercava qualcosa, e si era imbattuto in Louis. Ed era innegabile l’elettricità che scorresse tra di loro, che si trattasse di discussioni o di conversazioni amichevoli. 

 

Quel qualcosa, lo aveva portato a scorrere, con non poca difficoltà a causa delle manette, la sua mano su quella di Louis, sotto il suo sguardo confuso. Le loro dita si intrecciarono tra loro quasi involontariamente, ed entrambi non erano disposti a cambiare la situazione. Harry sorrise, continuando ad ascoltare l’interpretazione incredibile di Healy. 

 

Said I, I adore you

And that's all I have to say, bye-bye

And you opiate this hazy head of mine 

 

Louis era rimasto impassibile per tutto il tempo. Ascoltava rapito l’esibizione della band sul palco principale e alternava lo sguardo tra loro e le sue dita intrecciate a quelle di Harry. 

 

Era strano, pensò all’inizio. Quel ricciolino impertinente lo aveva davvero fregato. Si era guadagnato la sua fiducia passo dopo passo, durante quella giornata; e Louis glielo aveva permesso. In qualche modo, era come se Harry riuscisse a valicare tutte le sue barriere senza che lui se ne rendesse conto. O senza che lui facesse una vera e propria resistenza.  

 

“Vieni con me”, sussurrò Louis mentre le note di Medicine si spensero nella notte di Glastonbury ed Harry borbottava un come se potessi evitarlo, facendolo sorridere. “Smettila di lamentarti”, borbottò il più grande in risposta. 

 

****

 

Corsero. Corsero a perdi fiato, come due bambini che scoprono il mondo per la prima volta. Corsero, fino ad arrivare davanti l’enorme ruota panoramica. “Dove stiamo andando Louis?”, chiese Harry confuso. 

 

“Proprio qui, Harold”, disse indicando l’enorme giostra davanti ai loro occhi.

 

“No”, afferma il ragazzo serio in risposta. 

 

“Oh Harry andiamo, perché no? Non avrai paura di- Oh, tu hai davvero paura.”, disse Louis e il ricciolino rimase in silenzio guardandosi la punta delle scarpe. “Harry, andiamo. Ci sono io, fidati di me okay?”, sussurrò Louis muovendo un passo verso di lui. 

 

“Ti prometto che ti terrò la mano tutto il tempo okay?”

 

“Non puoi propriamente evitarlo”, borbottò Harry in risposta. 

 

“Fidati di me, Haz.”, soffiò Louis ancora più vicino al suo volto e il ragazzo cedette muovendo un passo verso l’enorme ruota insieme a lui. “Un giro per due”, disse Louis serio al giostraio posizionato accanto all’ingresso delle piccole cabine colorate. 

 

“C’è musica qui”, constatò Harry mettendosi a sedere sul lato destro della piccola navetta, mentre Louis prendeva posto accanto a lui. 

 

“Mi piace questa canzone”, sussurrò Louis mentre le note di Move Together si liberavano nell’aria attraverso le casse della ruota panoramica. 

 

“James Bay è davvero un talento”, constatò Harry dandogli ragione. “Ugh è -uhm- alto qui sopra”, aggiunse poi guardando verso il basso. 

 

“No Harry! Non guardare verso il basso, peggiori le cose.”, sussurrò Louis posandogli la mano libera sul braccio e accarezzandolo leggermente. Harry spostò lo sguardo verso il punto in cui la sua mano toccava il suo avambraccio e socchiuse per un attimo gli occhi. “Bravo, rilassati e fai un bel respiro”, aggiunse e ad Harry parve di percepire la sua voce ancora più vicina, come se Louis si fosse fatto più vicino. 

 

“Louis possiamo scendere? Non credo sia stata una buona ide-”

 

“Siamo in cima ormai, direi di no ricciolino”, rispose Louis ed Harry può percepire il suo sorriso solo attraverso il suo tono di voce.

 

“Credo che terrò gli occhi chiusi fino alla fine della corsa”, ribatté il più piccolo sistemandosi meglio sulla poltroncina. 


“Ma dai, ti perdi uno spettacolo meraviglioso”, sussurrò Louis e proprio quando finì la frase, il rumore di uno scoppio si liberò nell’aria. Harry aprì gli occhi di scatto, trovandosi davanti una miriade di colori diversi nel cielo. Ci fu una sequenza velocissima di scoppi e  un susseguirsi di forme e colori differenti che riempirono la notte, ma l’attenzione di Harry fu tutta rivolta al ragazzo al suo fianco. E immediatamente dimenticò la sua paura per i fuochi d’artificio. Lo fissò per qualche minuto, focalizzando la sua attenzione sui dettagli più piccoli del suo corpo. La barba appena accennata, le rughette ai lati degli occhi causate dal sorriso sul suo volto, le scapole pronunciate che si intravedevano dalla canotta nera. La sequenza di tatuaggi sul suo braccio destro, che lo rendevano così misterioso agli occhi di Harry. Era bellissimo, si ritrovò a pensare e “Forse hai ragione”, sussurrò istintivamente in risposta a Louis, che si girò, con le sopracciglia incurvate, a guardarlo. 

 

Lo fissò per un attimo, facendo incontrare i suoi occhi verdi con quelli azzurri dell’altro e il secondo dopo, si era sporto verso di lui e stava facendo scontrare le loro labbra in un tenero bacio. Louis restò ad occhi aperti per qualche minuto, colto alla sprovvista. Quando sentì le labbra soffici e delicate di Harry premere maggiormente sulle sue però, non riuscì a resistergli. E perché avrebbe dovuto? Si disse mentalmente. 

 

How we gonna move together? Just come closer

If we don't move together, just come closer

How we gonna breathe? How we gonna be together?

 

 

Il più grande sorrise nel bacio, quando Harry fece scorrere la sua mano libera lungo tutto il suo fianco, su per il braccio, fino ad arrivare alle sue spalle, dove si fermò. Louis intrecciò la sua tra i ricci del più piccolo, tirandoli leggermente per avvicinarlo di più a sé. 

 

“Louis aspett-”, iniziò a dire Harry allontanandosi per un secondo da lui. 

 

“Che hai, Harry?”

 

“Io -uhm- e se tutto questo fosse sbagliato?”, chiese guardando le sue stesse mani, intimidito dalle sue stesse parole. “Ci siamo conosciuti stamattina e..e..ci odiavamo fino a poche ore fa”

 

“Harry. Non c’è nulla di sbagliato in questo”, disse Louis senza fiato, prendendo la mano del riccio e portandola all’altezza del suo cuore. Batteva veloce, constatò Harry, perdendo per un attimo il fiato. Raccolse un po’ di coraggio e tornò a guardare Louis negli occhi. Erano azzurri, limpidi e splendenti. Erano stelle brillanti in quella notte buia e fredda. 

 

“Ma noi domani…”

 

“Non pensare a domani. Noi siamo qui, adesso. Stasera. Pensa solo a questo, come se non ci fosse un domani.”, sussurrò Louis unendo le loro fronti. Il riccio sospirò, lasciandosi andare ai brividi che il respiro fresco di Louis sulla sua pelle gli causava. Lo baciò di nuovo. Forte e deciso. Deciso a pensare solo a quel momento, a loro due. Alle labbra sottili di Louis sulle sue, e alla sua mano stretta intorno ai suoi ricci per tenerlo legato a sé. Come se già non lo fosse abbastanza. “Stasera, sei mio”, sussurrò Louis.

 

 

 

 

“Tu credi ai colpi di fulmine?”, chiese Harry titubante. Erano stesi sulla cappotta del maggiolino rosso del riccio. Quello che li aveva fatti incontrare, quello che li aveva fatti discutere. Ma forse, anche quello che li aveva uniti. 

 

“Uhm- no, tu?”, rispose Louis voltando il suo sguardo verso il ragazzo. 

 

“Ehm no, non esattamente”, esclamò Harry ricambiando il suo sguardo. Viso contro viso, occhi contro occhi; era come se l’uno potesse leggere l’anima dell’altro. 

 

“Eppure…”, iniziò a dire Louis. “eppure sento qualcosa, qualcosa di forte verso di te. E no, prima che tu lo dica…non è odio”, disse ridendo sommessamente. 

 

“Già, lo sento anche io”, concordò Harry. Avvicinò il suo viso a quello di Louis, per la terza volta quella sera, e fu facile far scontrare le loro labbra, che sembravano conoscersi ormai perfettamente. Le loro lingue si incontrarono quasi automaticamente, quando il loro bacio si fece più intenso, quasi frenetico. Come se i loro corpi fossero fatti per cercare maggiore contatto, maggiore frizione tra loro. Harry morse il labbro inferiore di Louis facendolo gemere sommessamente e il riccio pensò seriamente di impazzire. Avrebbe ascoltato Louis gemere per sempre, se fosse stato possibile. “Dio…”, si ritrovò a sussurrare senza parole, accennando un sorriso. Louis non gli rispose, si limitò a riappropriarsi delle sue labbra, con maggiore forza.  

 

“Pensi ancora che non dovremmo fare quello che stiamo facendo?”, sussurrò Louis, senza fiato, facendo scontrare le loro fronti. 

 

“No”, soffiò Harry e il suo fiato colpì Louis in pieno viso, facendolo sorridere. “Mi piaci Tomlinson”, sussurrò il riccio, con una smorfia in volto. 

 

“Anche tu, Styles. Da morire”, accennò il più grande facendo arrossire Harry. Arrossivano, ridevano sommessamente, sguardi complici e timidi baci. Sembravano due ragazzi di liceo alle prese con le loro prime cotte ma, sinceramente, a nessuno dei due importava più di tanto. 

 

 


 

****

 

L’anno dopo, i The Rogue erano ancora in cima alle classifiche ed erano pronti a lanciare sul mercato il loro secondo album, Ready to Run. 

I White Eskimo avevano lasciato il mondo della musica, Liam e Zayn erano tornati al loro negozio di tatuaggi, frequentato spesso e volentieri da VIP e da Harry e Louis. 

Si, Harry e Louis stavano ancora insieme. Erano più uniti che mai, e proprio da Zayn e Liam avevano iniziato la tradizione dei tatuaggi combinati. Un vascello e una bussola, una corda ed un’ancora, un pugnale e una rosa. Un cuore anatomico e una freccia. 

Harry era felice, dopotutto, della sua carriera come componente di una band; aveva avuto l’opportunità di farsi conoscere nel suo paese e in Europa ma era giunto il momento di intraprendere la sua strada e lui sapeva quale fosse. Aveva iniziato a scrivere canzoni quasi per gioco, ma subito in parecchi, Louis per primo, avevano notato le sue capacità. Era diventato un autore di testi eccezionale, tutti chiedevano di collaborare con lui; aveva scritto un duetto con John Legend, aveva collaborato con i Kodaline e scritto due canzoni o tre con Ryan Tedder, il frontman dei One Republic. I suoi progetti migliori, però, li lasciava tutti da parte. 

 

I The Rogue, quell’anno, si presentarono al Festival di Glastonbury con tre nuove anteprime: Where do Broken Hearts go, Stockolm Syndrome e Strong; l’ultima scritta da Louis, le prime due portavano la firma di Harry Styles. 

 

Harry ripensava spesso al loro primo bacio su quella ruota panoramica e pensava che si, alla fine, un domani l’avevano avuto anche loro. E a Louis piaceva pensare che, nel suo cuore, sapeva fin dall’inizio che c’era qualcosa di speciale tra loro. In fondo, erano quel che erano. E ad entrambi stava bene così. 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

HI!

 

Se siete arrivati fin qui, vuol dire che avete letto tutta la storia e di questo già vi ringrazio. Spero anche che vi sia piaciuta, anche solo un pochino, altrimenti non va bene così!

Nella storia trovate tre canzoni che sono quelle che più mi hanno ispirata durante la stesura: 


 

Se vi va di lasciarmi un piccolo commento, sarei felicissima di sapere cosa pensate della storia. Per farlo, mi trovate qui, su ask, twitter e FB

Ringrazio le 45 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti, chi spende qualche parolina per recensire le mie storie e chi le legge silenziosamente. 

 

So che avevo detto a molti che la prossima storia che avrei scritto sarebbe stata una parents!AU ma c’è stato un leggero cambio di rotta che mi costringe a cambiare i miei piani!

La prossima storia che ho programmato di scrivere sarà piuttosto…particolare. Credo che farete un bel viaggio nel mondo delle favole! Spero di trovarvi anche lì, ora vi saluto e alla prossima! 

 

Chri. 

 

   
 
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